Causa in corso
Carrara, Didonè, Faccin, Joubert
- Venerabili Servi di Dio -

Carrara, Didonè, Faccin, Joubert

(† 1964)

Beatificazione:

- 18 agosto 2024

- Papa  Francesco

Luigi Carrara e Giovanni Didonè, Sacerdoti professi della Pia Società di San Francesco Saverio per le Missioni Estere, Vittorio Faccin, Religioso professo della medesima Pia Società, e Albert Joubert, Sacerdote diocesano; furono uccisi in odium fidei. I fatti accaddero in un contesto ateo e antireligioso caratterizzato da un sottofondo magico-superstizioso che animava i Simba. La religione cristiana era stata violentemente contrastata, con chiese saccheggiate, tabernacoli e immagini sacre profanati e si erano verificati episodi di oltraggio e distruzione di simboli religiosi

  • Biografia
Il martirio è stato per tutti e quattro il coronamento di una vita spesa interamente per il Signore e per il prossimo

 

La Causa in parola tratta del martirio di tre Missionari Saveriani, due Sacerdoti e un Religioso, e di un Sacerdote diocesano, uccisi a Baraka e a Fizi, nella Repubblica Democratica del Congo, il 28 novembre 1964, durante la ribellione mulelista contro il Governo congolese. Infatti, dopo che il Congo, nel 1960, raggiunse l’indipendenza, iniziò la fase di transizione dal colonialismo franco-belga alla nuova situazione socio-politica caratterizzata da agitazioni che coinvolsero anche la Chiesa cattolica. Patrice Lumumba, eletto democraticamente e filo-sovietico, fu giustiziato nel 1961 ad opera del colonnello Mobutu che dopo un periodo di turbolenza spartì il potere fra la sua fazione (i Mobutu) e quella dei Kasavubu. Nel 1963 Pierre Mulele, già ministro del governo Lumumba, rientrò in Congo dopo un periodo di indottrinamento ideologico e di addestramento militare in Cina, dando vita ad un movimento di rivolta contro le strutture governative di Leopoldville e contro ogni presenza europea. I guerriglieri presero il nome di Simba (in swahili leoni). In questo clima, mentre gli Europei e la gran parte dei Missionari cattolici e Protestanti lasciavano il Congo, i Saveriani decisero di restare.

 

I Martiri sono:

1. Luigi Carrara. Nato a Cornale di Pradalunga (Bergamo, Italia) il 3 marzo 1933, entrò nell’Istituto dei Missionari Saveriani nel 1947. Emise la professione temporanea il 12 settembre 1954 e quella perpetua il 5 novembre 1959. Ordinato sacerdote il 15 ottobre 1961, l’anno successivo fu inviato a Baraka (Repubblica Democratica del Congo), dove venne ucciso. Il suo apostolato missionario fu caratterizzato da intimità con Cristo nella preghiera e da servizio incondizionato ai più piccoli ed umili.

2. Giovanni Didonè. Nato a Rosà (Vicenza, Italia) il 18 marzo 1930, entrò nell’Istituto dei Missionari Saveriani nel 1950. Emise i voti temporanei il 12 ottobre 1951 e quelli perpetui il 5 novembre 1954. Ordinato presbitero il 9 novembre 1958, l’anno successivo fu inviato a Fizi (Repubblica Democratica del Congo) dove venne ucciso.

3. Vittorio Faccin. Nato a Villaverla (Vicenza) il 4 gennaio 1934, entrò nell’Istituto dei Missionari Saveriani nel 1950. Emise la professione religiosa l’8 dicembre 1952. Inviato in missione a Baraka (Repubblica Democratica del Congo) nel 1959, luogo dove poi trovò la sua morte.

4. Albert Joubert. Nato a Saint Louis de Mrumbi-Moba (allora Congo Belga) il 18 ottobre 1908, da padre francese, appartenente alla Guardia pontificia, e madre africana. Ordinato sacerdote il 6 ottobre 1935, dopo aver svolto l’apostolato in varie parrocchie e Diocesi, venne ucciso a Fizi (Repubblica Democratica del Congo).

 

Essi furono uccisi il 28 novembre 1964. Intorno alle ore 14:00, davanti alla chiesa di Baraka si fermò una jeep militare da cui scese Abedi Masanga, un capo dei ribelli mulelisti che da mesi occupavano la zona. Costui invitò Fratel Vittorio Faccin a salire sulla jeep e al suo rifiuto, gli sparò al petto uccidendolo. Dopo aver sentito gli spari, Padre Carrara, che stava confessando, si diresse all’esterno della chiesa. Abedi gli intimò di salire in macchina ma Padre Carrara, alla vista del confratello morto, si inginocchiò davanti al suo corpo e qui fu ucciso con un proiettile alla testa. I cadaveri dei due religiosi furono orrendamente smembrati e un braccio di fratel Vittorio fu portato come trofeo in giro per il villaggio di Baraka da un giovane, appartenente al commando dei ribelli, che poi si convertì.

Dopo queste uccisioni, la jeep del colonnello Abedi Masanga ripartì diretta a Fizi, dove giunse in serata. Qui, egli – contro il parere dei capi dei ribelli mulelisti che controllavano la missione e che proteggevano i Padri Saveriani – si diresse alla parrocchia e fece chiamare i Religiosi. Padre Didonè aprì la porta insieme all’Abbé Joubert. Alla vista delle armi Padre Didonè fece appena in tempo a fare un segno di croce, quando il colonnello Abedi Masanga sparò colpendolo in fronte. Subito dopo Abedi sparò anche all’Abbé Joubert, colpendolo al petto. Joubert, ferito, tentò di allontanarsi ma fu raggiunto mortalmente da un altro colpo alle spalle.

Riguardo al martirio formale ex parte persecutoris, essi furono uccisi in odium fidei. I fatti accaddero in un contesto ateo e antireligioso caratterizzato da un sottofondo magico-superstizioso che animava i Simba. La religione cristiana era stata violentemente contrastata, con chiese saccheggiate, tabernacoli e immagini sacre profanati e si erano verificati episodi di oltraggio e distruzione di simboli religiosi. La violenza dei Simba si era rivolta non solo verso i religiosi e le religiose bianche, ma anche contro sacerdoti, religiosi e religiose di colore e ciò confermerebbe l’odio antireligioso che li muoveva. I Simba contrapponevano al Cristianesimo la loro religione tradizionale fatta di riti tribali e animisti. L’esecutore materiale degli assassinii, Abedi Masanga, che era cristiano, cambiò radicalmente dopo l’indottrinamento da parte dei cinesi con l’ideologia maoista profondamente anticristiana.

Circa il martirio formale ex parte victimarum, loro sapevano che alcuni confratelli Saveriani di Uvira erano stati presi in ostaggio dai ribelli e che correvano seri pericoli di vita. Loro stessi erano stati testimoni dei tanti crimini dei ribelli Simba. Erano consapevoli dei rischi e la loro decisione di rimane al proprio posto nonostante tutto, conferma la loro disponibilità ad accettare il martirio pur di non abbandonare i fedeli e la missione. Anche l’Abbé Joubert manifestò la sua disponibilità al martirio

Il martirio è stato per tutti e quattro il coronamento di una vita spesa interamente per il Signore e per il prossimo.

La fama di martirio è rimasta costante nel tempo, soprattutto nell’ambiente saveriano e nelle parrocchie italiane di provenienza, unita ad una certa fama signorum.