Carrara, Didonè, Faccin, Joubert
(† 1964)
- 28 novembre
Luigi Carrara e Giovanni Didonè, Sacerdoti professi della Pia Società di San Francesco Saverio per le Missioni Estere, Vittorio Faccin, Religioso professo della medesima Pia Società, e Albert Joubert, Sacerdote diocesano; furono uccisi in odium fidei. I fatti accaddero in un contesto ateo e antireligioso caratterizzato da un sottofondo magico-superstizioso che animava i Simba. La religione cristiana era stata violentemente contrastata, con chiese saccheggiate, tabernacoli e immagini sacre profanati e si erano verificati episodi di oltraggio e distruzione di simboli religiosi
La Causa in parola tratta del martirio di tre Missionari Saveriani, due Sacerdoti e un Religioso, e di un Sacerdote diocesano, uccisi a Baraka e a Fizi, nella Repubblica Democratica del Congo, il 28 novembre 1964, durante la ribellione mulelista contro il Governo congolese. Infatti, dopo che il Congo, nel 1960, raggiunse l’indipendenza, iniziò la fase di transizione dal colonialismo franco-belga alla nuova situazione socio-politica caratterizzata da agitazioni che coinvolsero anche la Chiesa cattolica. Patrice Lumumba, eletto democraticamente e filo-sovietico, fu giustiziato nel 1961 ad opera del colonnello Mobutu che dopo un periodo di turbolenza spartì il potere fra la sua fazione (i Mobutu) e quella dei Kasavubu. Nel 1963 Pierre Mulele, già ministro del governo Lumumba, rientrò in Congo dopo un periodo di indottrinamento ideologico e di addestramento militare in Cina, dando vita ad un movimento di rivolta contro le strutture governative di Leopoldville e contro ogni presenza europea. I guerriglieri presero il nome di Simba (in swahili leoni). In questo clima, mentre gli Europei e la gran parte dei Missionari cattolici e Protestanti lasciavano il Congo, i Saveriani decisero di restare.
I Martiri sono:
1. Luigi Carrara. Nato a Cornale di Pradalunga (Bergamo, Italia) il 3 marzo 1933, entrò nell’Istituto dei Missionari Saveriani nel 1947. Emise la professione temporanea il 12 settembre 1954 e quella perpetua il 5 novembre 1959. Ordinato sacerdote il 15 ottobre 1961, l’anno successivo fu inviato a Baraka (Repubblica Democratica del Congo), dove venne ucciso. Il suo apostolato missionario fu caratterizzato da intimità con Cristo nella preghiera e da servizio incondizionato ai più piccoli ed umili.
2. Giovanni Didonè. Nato a Rosà (Vicenza, Italia) il 18 marzo 1930, entrò nell’Istituto dei Missionari Saveriani nel 1950. Emise i voti temporanei il 12 ottobre 1951 e quelli perpetui il 5 novembre 1954. Ordinato presbitero il 9 novembre 1958, l’anno successivo fu inviato a Fizi (Repubblica Democratica del Congo) dove venne ucciso.
3. Vittorio Faccin. Nato a Villaverla (Vicenza) il 4 gennaio 1934, entrò nell’Istituto dei Missionari Saveriani nel 1950. Emise la professione religiosa l’8 dicembre 1952. Inviato in missione a Baraka (Repubblica Democratica del Congo) nel 1959, luogo dove poi trovò la sua morte.
4. Albert Joubert. Nato a Saint Louis de Mrumbi-Moba (allora Congo Belga) il 18 ottobre 1908, da padre francese, appartenente alla Guardia pontificia, e madre africana. Ordinato sacerdote il 6 ottobre 1935, dopo aver svolto l’apostolato in varie parrocchie e Diocesi, venne ucciso a Fizi (Repubblica Democratica del Congo).
Essi furono uccisi il 28 novembre 1964. Intorno alle ore 14:00, davanti alla chiesa di Baraka si fermò una jeep militare da cui scese Abedi Masanga, un capo dei ribelli mulelisti che da mesi occupavano la zona. Costui invitò Fratel Vittorio Faccin a salire sulla jeep e al suo rifiuto, gli sparò al petto uccidendolo. Dopo aver sentito gli spari, Padre Carrara, che stava confessando, si diresse all’esterno della chiesa. Abedi gli intimò di salire in macchina ma Padre Carrara, alla vista del confratello morto, si inginocchiò davanti al suo corpo e qui fu ucciso con un proiettile alla testa. I cadaveri dei due religiosi furono orrendamente smembrati e un braccio di fratel Vittorio fu portato come trofeo in giro per il villaggio di Baraka da un giovane, appartenente al commando dei ribelli, che poi si convertì.
Dopo queste uccisioni, la jeep del colonnello Abedi Masanga ripartì diretta a Fizi, dove giunse in serata. Qui, egli – contro il parere dei capi dei ribelli mulelisti che controllavano la missione e che proteggevano i Padri Saveriani – si diresse alla parrocchia e fece chiamare i Religiosi. Padre Didonè aprì la porta insieme all’Abbé Joubert. Alla vista delle armi Padre Didonè fece appena in tempo a fare un segno di croce, quando il colonnello Abedi Masanga sparò colpendolo in fronte. Subito dopo Abedi sparò anche all’Abbé Joubert, colpendolo al petto. Joubert, ferito, tentò di allontanarsi ma fu raggiunto mortalmente da un altro colpo alle spalle.
Riguardo al martirio formale ex parte persecutoris, essi furono uccisi in odium fidei. I fatti accaddero in un contesto ateo e antireligioso caratterizzato da un sottofondo magico-superstizioso che animava i Simba. La religione cristiana era stata violentemente contrastata, con chiese saccheggiate, tabernacoli e immagini sacre profanati e si erano verificati episodi di oltraggio e distruzione di simboli religiosi. La violenza dei Simba si era rivolta non solo verso i religiosi e le religiose bianche, ma anche contro sacerdoti, religiosi e religiose di colore e ciò confermerebbe l’odio antireligioso che li muoveva. I Simba contrapponevano al Cristianesimo la loro religione tradizionale fatta di riti tribali e animisti. L’esecutore materiale degli assassinii, Abedi Masanga, che era cristiano, cambiò radicalmente dopo l’indottrinamento da parte dei cinesi con l’ideologia maoista profondamente anticristiana.
Circa il martirio formale ex parte victimarum, loro sapevano che alcuni confratelli Saveriani di Uvira erano stati presi in ostaggio dai ribelli e che correvano seri pericoli di vita. Loro stessi erano stati testimoni dei tanti crimini dei ribelli Simba. Erano consapevoli dei rischi e la loro decisione di rimane al proprio posto nonostante tutto, conferma la loro disponibilità ad accettare il martirio pur di non abbandonare i fedeli e la missione. Anche l’Abbé Joubert manifestò la sua disponibilità al martirio
Il martirio è stato per tutti e quattro il coronamento di una vita spesa interamente per il Signore e per il prossimo.
La fama di martirio è rimasta costante nel tempo, soprattutto nell’ambiente saveriano e nelle parrocchie italiane di provenienza, unita ad una certa fama signorum.
N.B. il testo non è integrato di eventuali dichiarazioni spontanee durante il pronunciamento.
Domenica, 18 agosto 2024
(Letture: Pr 9, 1-6; Ap 7,2-4.9-14; Gv 6,51-58)
Eccellenza Mons. Sébastien-Joseph MUYENGO, Vescovo di Uvira,
Eccellenza Mons. il Nunzio Apostolico,
Eccellenze Monsignori Arcivescovi e Vescovi,
Eccellenza Sig. Governatore della Provincia del Sud-Kivu,
Rev.mo Padre Superiore Generale dei Missionari Saveriani,
Distinti ospiti,
Cari Fratelli e Sorelle nel Signore,
Saluti
1. È con gioia e gratitudine che celebro questa Eucaristia in ringraziamento per la beatificazione di quattro nuovi Beati Martiri della Chiesa, vale a dire: don Albert JOUBERT, sacerdote della diocesi di Uvira (46 anni), Padri Luigi CARRARA (31 anni) e Giovanni DIDONÈ (34 anni), sacerdoti della Pia Società di San Francesco Saverio per le Missioni Estere (Missionari Saveriani), e Fratello Vittorio FACCIN (30 anni), professo dello stesso Istituto. Con affetto, saluto ciascuno di voi che siete venuti così numerosi da ogni orizzonte per vivere con fede e fervore questo felice evento di grande portata ecclesiale.
2. In modo particolare, rivolgo i miei cordiali saluti a Sua Eccellenza Mons. Sébastien-Joseph MUYENGO, Vescovo di Uvira. Con lui, saluto tutti i fedeli della sua diocesi per l’accoglienza fraterna e calorosa che ci hanno riservato qui a Uvira. Con lo stesso slancio, saluto anche i miei fratelli Vescovi, le Autorità politico-amministrative, i Sacerdoti, i Consacrati e i fedeli laici. Saluto anche le diverse delegazioni della RD Congo, del Burundi, del Rwanda, della Francia, dell’Italia e di altrove, così come tutti coloro che sono uniti a noi attraverso la radio e la televisione.
Ringraziamenti
3. Rendendo grazie a Dio per questo meraviglioso dono di quattro nuovi Beati, vorrei prima di tutto esprimere la mia gratitudine al Santo Padre, Papa Francesco, che mi ha dato il mandato di compiere questo rito in suo nome. Chiedo con fervore a Sua Eccellenza Mons. Mitja LESCOVAR, Nunzio Apostolico nella RD Congo, di trasmettere i miei ringraziamenti a Sua Santità per questo segno di fiducia e per la sua sollecitudine verso il nostro Paese. Infatti, è per decreto di Papa Francesco e attraverso il rito della Santa Chiesa, che i nostri fratelli Martiri, che erano ieri dei venerabili Servitori di Dio, sono riconosciuti oggi come Beati. Questa beatificazione significa che le nostre Chiese locali, in particolare quelle della RD Congo, dell’Italia e della Francia, possono ora ricorrere alla loro intercessione e dedicare loro una devozione pubblica.
4. In questo slancio di riconoscenza, ringrazio anche Sua Eccellenza Mons. Sébastien-Joseph MUYENGO e tutti i fedeli della diocesi di Uvira, il Rev.mo Padre Fernando GARCIA e tutti i Membri della Congregazione dei Padri Saveriani, che oggi donano alla Chiesa quattro nuovi Beati.
5. In modo speciale, la mia gratitudine va al Padre Faustino TURCO, il Postulatore, che ha abbandonato tutto per studiare minuziosamente la vita di questi venerabili Servitori di Dio e ha valutato la devozione che si è sviluppata attorno alla loro persona e al loro martirio. Ha guidato con una carità eccezionale la causa della loro beatificazione.
6. Ecco, Fratelli e Sorelle, tante ragioni per essere nella gioia e benedire il Signore che ha reso i nostri fratelli capaci e degni di una testimonianza di fede cristiana così grande e così bella.
Parola di Dio e Esortazione
Cari Fratelli e Sorelle nel Signore,
7. In questa ventesima domenica del tempo ordinario, Dio ci ha appena rivolto la sua Parola attraverso i brani delle Sacre Scritture che abbiamo appena ascoltato. Questa Parola ci illumina sul significato del martirio e sulla portata della vita beata per la Chiesa e per il nostro mondo.
8. Nella prima lettura, tratta dal libro dei Proverbi, il Signore invita il suo Popolo a nutrirsi del pane e del vino che egli stesso ha preparato. Infatti, Dio dichiara: «Venite, mangiate del mio pane, bevete il vino che ho preparato. Lasciate l’insensatezza e vivrete, imboccate la via dell’intelligenza» (Pr 9,5-6). Il nostro Dio è dunque un Dio che si preoccupa, per primo, del nostro destino finale; egli desidera per ciascuno e ciascuna di noi la vita piena e beata con e accanto a lui.
9. Sì, fratelli e sorelle, dichiarando ufficialmente una persona beata, come accade oggi con i nostri Fratelli martiri Albert JOUBERT, Luigi CARRARA, Giovanni DIDONÈ e Vittorio FACCIN, la Chiesa riconosce e confessa che la morte fisica non ha vinto e che Dio non ha abbandonato i suoi servitori. Al contrario, ha premiato la loro fedeltà facendoli entrare in cielo, accanto a Lui, perché contemplino senza fine il suo volto, in compagnia degli angeli e nella comunione dei Santi (cf. Mt 5,10-12).
10. Questa verità della nostra fede è messa in evidenza nella seconda lettura, tratta dal libro dell’Apocalisse. Ai cristiani che subiscono le terribili persecuzioni organizzate dall’impero romano, San Giovanni rivolge un appello alla speranza. Li esorta e li incoraggia a rifiutare di rendere culto divino a un imperatore umano. Messì a morte per il loro credo, questi credenti si presentano però vittoriosi e vivi davanti al trono del Signore. San Giovanni li vede vestiti di vesti bianche e l’angelo del Signore gli rivela il mistero: «Questi, vestiti di bianche vesti, sono coloro che vengono dalla grande tribolazione; hanno lavato le loro vesti e le hanno imbiancate nel sangue dell’Agnello» (Ap 7,14). D’ora in poi, fanno parte della «folla immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua» (Ap 7,9). Cantano la vittoria che appartiene solo a «Dio nostro, che siede sul trono, e all’Agnello» (Ap 7,10).
11. Quanto al Vangelo del giorno, quello di San Giovanni, ci consegna il segreto della vita beata, che è la comunione profonda con Gesù nell’Eucaristia. Ecco perché Gesù ci dice: «Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Infatti, la mia carne è vero cibo, e il mio sangue è vera bevanda» (Gv 6,54). Comunicare al Corpo e al Sangue di Cristo significa partecipare alle sue sofferenze e alla sua morte, per vivere eternamente in Lui. Così, ogni volta che comunichiamo all’Eucaristia, la vita di Gesù cresce in noi.
Cari Fratelli e Sorelle nel Signore,
12. Celebrando e accogliendo oggi i nostri nuovi Beati Martiri, prendiamo coscienza della nostra vocazione cristiana e di ciò a cui Dio ci destina. Essere martire significa essere testimone; è rendere testimonianza. Il cristiano è colui che testimonia la sua fede in Cristo ovunque si trovi (At 1,8). Nonostante le persecuzioni e le tentazioni, egli resiste; rimane fedele alla sua fede, anche a costo della vita (cf. Ap 6,9). È evidente che i martiri non cadono dal cielo. Non sono nemmeno esseri straordinari, ma piuttosto cristiani come voi e me. Solo che hanno vissuto la loro fede in modo eccezionale, dimostrando fedeltà a Dio e alla sua parola, in un ambiente talvolta ostile.
13. Perché non hanno tradito la loro fede, i nostri quattro Fratelli Martiri sono proclamati oggi Beati e, quindi, elevati all’onore degli altari e proposti come modelli di vita cristiana. Infatti, al culmine della ribellione degli anni ’60 nel nostro Paese (RD Congo), mentre avrebbero potuto fuggire, i nostri Beati Martiri scelsero invece di testimoniare la loro fraternità evangelica rimanendo accanto ai loro fedeli di Fizi e Baraka fino all’effusione del sangue. Il loro sangue è diventato da allora “una semenza” per l’evangelizzazione profonda della RD Congo e di tutta la Chiesa. I nostri Beati si uniscono oggi alla schiera di persone vestite di bianco che si trovano davanti al trono del Signore. Cosa possiamo apprendere oggi dalla loro bella testimonianza di fede?
Cari Fratelli e Sorelle,
14. La Chiesa della RD Congo ha quattro nuovi Beati Martiri. Si aggiungono agli altri due che già conosciamo: la Beata Marie-Clémentine ANUARITE e il Beato Isidore BAKANJA. Si ricorderà, in particolare, che Suor ANUARITE, di cui celebriamo il giubileo di 60 anni dal martirio, fu massacrata lo stesso anno, il 1964, nelle stesse circostanze della ribellione “mulelista”. Tutti questi Beati Martiri sono il nostro orgoglio e sono l’espressione della vitalità della nostra Chiesa.
15. Sono convinto che il sangue dei nostri Beati Martiri ci otterrà il dono della pace. È per questo che la loro vita ci interpella oggi: Basta con le violenze! Basta con le barbarie! Basta con le uccisioni e le morti sul suolo congolese! e nella Sub-regione dei Grandi Laghi! Le violenze e le guerre sono frutto della stoltezza. Sono condotte da persone che si allontanano dal cammino dell’intelligenza, da gente insensata, che non ha né timore di Dio né rispetto per l’uomo, creato a immagine di Dio! Ricordate l’avvertimento di Dio nella prima lettura: “Lasciate l’insensatezza e vivrete, imboccate la via dell’intelligenza” (Pr 9,6). Lo sappiamo: Dio non ama le guerre. Poiché i conflitti armati avviliscono l’uomo e lo privano della dignità di figlio di Dio. Sono opera del diavolo e dei suoi accoliti che seminano desolazione e morte.
16. In occasione della beatificazione di don Albert JOUBERT e dei suoi Compagni, lancio questo pressante appello a tutti: abbandonate la stoltezza della volontà di potere, della dominazione e del controllo (armato) delle ricchezze. Si dovrebbe piuttosto privilegiare la via del dialogo e della risoluzione pacifica dei conflitti. Dove gli uomini parlano in verità, si finisce sempre per intendersi. Cessiamo con le nostre rivalità e violenze. Raduniamoci tutti attorno ai progetti che assicurano lo sviluppo delle nostre popolazioni. Agendo così, onoreremo la memoria dei nostri Beati Martiri che hanno versato il loro sangue in nome della fede in Cristo.
Eccellenze,
Cari Fratelli e Sorelle,
17. Possa il Signore benedirci nei nostri Beati Martiri Albert JOUBERT, Luigi CARRARA, Giovanni DIDONÈ e Vittorio FACCIN. Che faccia fiorire nei nostri cuori, nelle nostre famiglie e nelle nostre comunità le grazie della fede, della speranza, della carità e della pace. AMEN!
N.B. le texte n’inclut pas les éventuelles déclarations spontanées faites lors de la prononciation.
Dimanche, le 18 août 2024
(Lectures : Pr 9, 1-6 ; Ap 7,2-4.9-14 ; Jn 6,51-58)
Excellence Mgr Sébastien-Joseph MUYENGO, Evêque d’Uvira,
Excellence Mgr le Nonce Apostolique,
Excellences Mgrs les Archevêques et Evêques,
Excellence Monsieur le Gouverneur de la Province du Sud-Kivu,
Très Rév. Père Supérieur Général des Missionnaires Xavériens,
Distingués invités,
Chers Frères et Sœurs dans le Seigneur,
Salutations
C’est avec joie et gratitude que je célèbre cette Eucharistie en action de grâce pour la béatification de quatre nouveaux Bienheureux Martyrs de l’Église, à savoir : Abbé Albert JOUBERT, prêtre du diocèse d’Uvira (46 ans), Pères Luigi CARRARA (31 ans) et Giovanni DIDONÈ (34 ans), prêtres de la Pieuse Société de Saint François Xavier pour les Missions étrangères (Missionnaires Xavériens), et Frère Vittorio FACCIN (30 ans), profès du même Institut. Avec affection, je salue chacun et chacune de vous venus si nombreux de tous les horizons pour vivre avec foi et ferveur cet heureux événement de grande portée ecclésiale.
2. De manière particulière, j’adresse mes salutations cordiales à Son Excellence Mgr Sébastien-Joseph MUYENGO, Evêque d’Uvira. A lui je joins tous les fidèles de son Diocèse pour l’accueil fraternel et chaleureux qu’ils nous ont réservé ici à Uvira. Dans ce même élan, je salue également mes frères les Evêques, les Autorités politico-administratives, les Prêtres, les Consacrés et les fidèles laïcs. Je salue également les différentes délégations de la RD Congo, du Burundi, du Rwanda, de la France, de l’Italie et d’ailleurs, ainsi que tous ceux qui sont unis à nous à travers la radio et la télévision.
Remerciements
3. En rendant grâce à Dieu pour ce merveilleux don de quatre nouveaux Bienheureux, je voudrais avant tout exprimer ma gratitude au Saint-Père, le Pape François, qui m’a donné le mandat d’accomplir ce rite en son nom. Avec empressement, je prie Son Excellence Mgr Mitja LESCOVAR, Nonce Apostolique en RD Congo, de transmettre mes remerciements à Sa Sainteté pour cette marque de confiance et pour sa sollicitude à l’égard de notre Pays. En effet, c’est par décret du Pape François et à travers le rite de la Sainte Eglise, que nos frères Martyrs qui étaient hier des vénérables Serviteurs de Dieu, sont reconnus en ce jour comme Bienheureux. Cette béatification signifie que nos Eglises locales, en particulier celles de la RD Congo, de l’Italie et de la France, peuvent désormais recourir à leur intercession et leur vouer une dévotion publique.
4. Dans cet élan de reconnaissance, je remercie également Son Excellence Mgr Sébastien-Joseph MUYENGO et tous les fidèles du diocèse d’Uvira, le Très Révérend Père Fernando GARCIA et tous les Membres de la Congrégation des Pères Xavériens, qui donnent aujourd’hui à l’Eglise quatre nouveaux Bienheureux.
5. De façon spéciale, ma gratitude s’adresse au Père Faustino TURCO, le Postulateur, qui a tout abandonné afin d’étudier minutieusement la vie de ces vénérables Serviteurs de Dieu et a évalué la dévotion qui s’est développée autour de leur personne ainsi que de leur martyre. Il a guidé avec une charité exceptionnelle la cause de leur béatification.
6. Voilà, Frères et Sœurs, autant de raisons d’être dans la joie et de bénir le Seigneur qui a rendu nos frères capables et dignes d’un si grand et si beau témoignage de foi chrétienne.
Parole de Dieu et Exhortation
Chers Frères et Sœurs dans le Seigneur,
7. En ce vingtième dimanche du temps ordinaire, Dieu vient de nous adresser sa Parole à travers les extraits des Saintes Ecritures que nous venons d’entendre. Cette Parole nous éclaire sur le sens du martyre et sur la portée de la vie bienheureuse pour l’Église et pour notre monde.
8. Dans la première lecture, tirée du livre des Proverbes, le Seigneur invite son Peuple à se nourrir du pain et du vin qu’il a lui-même préparés. En effet, Dieu déclare : « Venez, mangez de mon pain, buvez le vin que j’ai préparé. Quittez l’étourderie et vous vivrez, prenez le chemin de l’intelligence » (Pr 9,5-6). Notre Dieu est donc un Dieu qui se soucie, le premier, de notre sort final ; il désire pour chacun et chacune de nous la vie pleine et bienheureuse avec et auprès de lui.
9. Oui, frères et sœurs, en déclarant officiellement une personne bienheureuse, comme c’est le cas aujourd’hui avec nos Frères martyrs Albert JOUBERT, Luigi CARRARA, Giovanni DIDONÈ et Vittorio FACCIN, l’Eglise reconnaît et confesse que la mort physique n’a pas été victorieuse et que Dieu n’a pas abandonné ses serviteurs. Bien au contraire, il a récompensé leur fidélité en les faisant entrer au ciel, auprès de Lui, pour qu’ils contemplent sans fin sa face, en compagnie des anges et dans la communion des Saints (cf. Mt 5,10-12).
10. Cette vérité de notre foi est mise en évidence dans la deuxième lecture, tirée du livre de l’Apocalypse. Aux chrétiens qui subissent les affres des sanglantes persécutions organisées par l’empire romain, St Jean adresse un appel à l’espérance. Il les exhorte et les encourage à refuser de rendre un culte divin à un empereur humain. Mis alors à mort au nom de leur foi, ces croyants se tiennent pourtant victorieux et vivants devant le trône du Seigneur. St Jean les voit vêtus de robes blanches et l’ange du Seigneur lui en dévoile le mystère : « Ces gens vêtus de robes blanches viennent de la grande épreuve ; ils ont lavé leurs robes, ils les ont blanchies par le sang de l’Agneau » (Ap 7,14). Désormais, ils font partie de la « foule immense, que nul ne pouvait dénombrer, une foule de toutes nations, tribus, peuples et langues » (Ap 7,9). Ils chantent la victoire qui appartient seulement à « notre Dieu qui siège sur le Trône et à l’Agneau » (Ap 7,10).
11. Quant à l’Évangile du jour, celui de Saint Jean, il nous livre le secret de la vie bienheureuse, qui est communion profonde avec Jésus dans l’Eucharistie. Voilà pourquoi Jésus nous dit : « Celui qui mange ma chair et boit mon sang a la vie éternelle ; et moi, je le ressusciterai au dernier jour. En effet, ma chair est la vraie nourriture, et mon sang est la vraie boisson » (Jn 6,54). Communier au Corps et au Sang du Christ, c’est prendre sa part à ses souffrances et à sa mort, afin de vivre éternellement en lui. Ainsi, à chaque fois que nous communions à l’Eucharistie, la vie de Jésus grandit en nous.
Frères et Sœurs dans le Seigneur,
12. En célébrant et en accueillant aujourd’hui nos nouveaux Bienheureux Martyrs, prenons bien conscience de notre vocation chrétienne et de ce à quoi Dieu nous destine. Être martyr, c’est être témoin ; c’est rendre témoignage. Le chrétien est celui qui témoigne de sa foi au Christ partout où il se trouve (Ac 1,8). Malgré les persécutions et les tentations, il tient bon ; il reste fidèle à sa foi, même au prix de sa vie (cf. Ap 6, 9). De toute évidence, les martyrs ne tombent donc pas du ciel. Ils ne sont pas non plus des êtres extraordinaires, mais plutôt des chrétiens comme vous et moi. Seulement, ils ont vécu leur foi de manière exceptionnelle, faisant preuve de fidélité à Dieu et à sa parole, dans un environnement parfois hostile.
13. Parce qu’ils n’ont pas trahi leur foi, nos quatre Frères Martyrs sont proclamés aujourd’hui Bienheureux et, donc portés à l’honneur de l’autel, et proposés comme modèles de vie chrétienne. En effet, au plus fort de la rébellion des années 1960 dans notre Pays (la RD Congo), alors qu’ils avaient la possibilité de s’enfuir, nos Bienheureux Martyrs avaient plutôt accepté de témoigner de leur fraternité évangélique en demeurant aux côtés en demeurant aux côtés de leurs fidèles de Fizi et Baraka, jusqu’à l’effusion du sang. Leur sang est devenu depuis lors « une semence » pour l’évangélisation en profondeur de la RD Congo et de toute l’Église. Nos Bienheureux rejoignent aujourd’hui la lignée des personnes vêtues de blanc qui se tiennent devant le trône du Seigneur. Que pouvons-nous retenir aujourd’hui de leur beau témoignage de foi?
Chers frères et sœurs,
14. L’Église de la RD Congo a quatre nouveaux Bienheureux Martyrs. Ils s’ajoutent aux deux autres que nous connaissons : la Bienheureuse Marie-Clémentine ANUARITE et le Bienheureux Isidore BAKANJA. On se souviendra notamment que la Sœur ANUARITE, dont nous célébrons le jubilé de 60 ans de martyre, a été massacrée la même année 1964 et dans les circonstances similaires de la rébellion « muleliste ». Tous ces Bienheureux Martyrs font notre fierté et sont l’expression de la vitalité de notre Église.
15. Je suis convaincu que le sang de nos Bienheureux Martyrs nous obtiendra le don de la paix. Raison pour laquelle leur vie nous interpelle aujourd’hui : Assez de violences ! Assez de barbaries ! Assez de tueries et de morts sur le sol congolais ! et dans la Sous-Région des Grands Lacs ! Les violences et les guerres sont le fruit de l’étourderie. Elles sont menées par des personnes qui s’écartent du chemin de l’intelligence, par des gens insensés, qui n’ont ni la crainte de Dieu, ni le respect de l’homme, créé à l’image de Dieu ! Rappelez-vous l’avertissement de Dieu dans la première lecture : « Quittez l’étourderie et vous vivrez, prenez le chemin de l’intelligence » (Pr 9,6). Nous le savons : Dieu n’aime pas les guerres. Car les conflits armés avilissent l’homme et le privent de la dignité d’enfant de Dieu. Ils sont l’œuvre du diable et de ses acolytes qui sèment la désolation et la mort.
16. À la faveur de la béatification de l’Abbé Albert JOUBERT et ses Compagnons, je lance cet appel pressant aux uns et aux autres à quitter l’étourderie de la volonté de puissance, de la domination et du contrôle (armé) des richesses. On devrait plutôt privilégier la voie du dialogue et du règlement pacifique des conflits. Là où les hommes se parlent en vérité, on finit toujours par s’entendre. Cessons avec nos rivalités et violences. Rassemblons-nous tous autour des projets qui assurent le développement de nos populations. En agissant ainsi, nous honorerons la mémoire de nos Bienheureux martyrs qui ont versé leur sang au nom de la foi au Christ.
Excellences,
Mes chers Frères et Sœurs,
17. Puisse le Seigneur nous bénir en nos Bienheureux Martyrs Albert JOUBERT, Luigi CARRARA, Giovanni DIDONÈ et Vittorio FACCIN. Qu’il fasse fleurir dans nos cœurs, dans nos familles et dans nos communautés les grâces de la foi, de l’espérance, de la charité et de la paix. AMEN !
N.B. the text does not include any spontaneous statements made during the speech.
Sunday, August 18, 2024
(Readings: Pr 9:1-6; Rev 7:2-4,9-14; Jn 6:51-58)
Excellency Mons. Sébastien-Joseph MUYENGO, Bishop of Uvira,
Excellency Mons. the Apostolic Nuncio,
Excellencies Monsignors Archbishops and Bishops,
Excellency Mr. Governor of the Province of South Kivu,
Very Rev. Father Superior General of the Xaverian Missionaries,
Distinguished guests,
Dear Brothers and Sisters in the Lord,
Greetings
1. It is with joy and gratitude that I celebrate this Eucharist in thanksgiving for the beatification of four new Blessed Martyrs of the Church, namely: Fr. Albert JOUBERT, priest of the Diocese of Uvira (46 years old), Fathers Luigi CARRARA (31 years old) and Giovanni DIDONÈ (34 years old), priests of the Pious Society of Saint Francis Xavier for Foreign Missions (Xaverian Missionaries), and Brother Vittorio FACCIN (30 years old), a professed member of the same Institute. With affection, I greet each and every one of you who have come in such large numbers from all horizons to live with faith and fervor this happy event of great ecclesial significance.
2. In a particular way, I extend my cordial greetings to His Excellency Mons. Sébastien-Joseph MUYENGO, Bishop of Uvira. Along with him, I greet all the faithful of his Diocese for the fraternal and warm welcome they have given us here in Uvira. In the same spirit, I also greet my brother Bishops, the political-administrative Authorities, the Priests, the Consecrated, and the lay faithful. I also greet the various delegations from the Democratic Republic of Congo, Burundi, Rwanda, France, Italy, and elsewhere, as well as all those who are united with us through radio and television.
Thanks
3. In giving thanks to God for this wonderful gift of four new Blessed, I would first like to express my gratitude to the Holy Father, Pope Francis, who gave me the mandate to perform this rite in his name. I earnestly ask His Excellency Mons. Mitja LESCOVAR, Apostolic Nuncio in the Democratic Republic of Congo, to convey my thanks to His Holiness for this sign of trust and for his solicitude towards our Country. Indeed, it is by decree of Pope Francis and through the rite of the Holy Church that our brothers, Martyrs who were yesterday venerable Servants of God, are recognized today as Blessed. This beatification means that our local Churches, particularly those of the Democratic Republic of Congo, Italy, and France, can now invoke their intercession and dedicate a public devotion to them.
4. In this spirit of gratitude, I also thank His Excellency Mons. Sébastien-Joseph MUYENGO and all the faithful of the Diocese of Uvira, the Very Rev. Father Fernando GARCIA and all the Members of the Congregation of Xaverian Fathers, who today give the Church four new Blessed.
5. In a special way, my gratitude goes to Father Faustino TURCO, the Postulator, who abandoned everything to meticulously study the lives of these venerable Servants of God and evaluated the devotion that has developed around their persons and their martyrdom. He has guided the cause of their beatification with exceptional charity.
6. Here, Brothers and Sisters, are so many reasons to be joyful and to bless the Lord who has made our brothers capable and worthy of such a great and beautiful testimony of Christian faith.
Word of God and Exhortation
Dear Brothers and Sisters in the Lord,
7. On this twentieth Sunday in Ordinary Time, God has just addressed us through the passages of Holy Scripture that we have just heard. This Word enlightens us on the meaning of martyrdom and the significance of the blessed life for the Church and our world.
8. In the first reading, taken from the book of Proverbs, the Lord invites his People to partake of the bread and wine that he himself has prepared. Indeed, God declares: “Come, eat my bread, drink the wine I have prepared. Leave foolishness behind and live, take the path of understanding” (Pr 9:5-6). Our God is therefore a God who first cares about our ultimate fate; he desires for each and every one of us a full and blessed life with and beside him.
9. Yes, brothers and sisters, by officially declaring a person blessed, as is the case today with our Martyr Brothers Albert JOUBERT, Luigi CARRARA, Giovanni DIDONÈ, and Vittorio FACCIN, the Church recognizes and confesses that physical death has not been victorious and that God has not abandoned his servants. On the contrary, he has rewarded their faithfulness by bringing them into heaven, beside Him, so that they may endlessly contemplate his face, in the company of the angels and in the communion of Saints (cf. Mt 5:10-12).
10. This truth of our faith is highlighted in the second reading, taken from the book of Revelation. To Christians suffering under the bloody persecutions organized by the Roman Empire, St. John issues a call to hope. He exhorts and encourages them to refuse to offer divine worship to a human emperor. Put to death in the name of their faith, these believers stand victorious and alive before the Lord’s throne. St. John sees them dressed in white robes, and the angel of the Lord reveals to him the mystery: “These people dressed in white robes are the ones who have come out of the great tribulation; they have washed their robes and made them white in the blood of the Lamb” (Rev 7:14). From now on, they are part of the “great multitude that no one could count, from every nation, tribe, people, and language” (Rev 7:9). They sing the victory that belongs solely to “our God who sits on the throne and to the Lamb” (Rev 7:10).
11. As for the Gospel of the day, that of St. John, it gives us the secret of the blessed life, which is deep communion with Jesus in the Eucharist. This is why Jesus tells us: “Whoever eats my flesh and drinks my blood has eternal life; and I will raise them up at the last day. For my flesh is true food, and my blood is true drink” (Jn 6:54). To partake of the Body and Blood of Christ is to share in his sufferings and death, in order to live eternally in him. Thus, every time we receive the Eucharist, the life of Jesus grows within us.
Dear Brothers and Sisters in the Lord,
12. By celebrating and welcoming our new Blessed Martyrs today, let us become fully aware of our Christian vocation and of what God has destined us for. To be a martyr is to be a witness; it is to give testimony. A Christian is someone who bears witness to his faith in Christ wherever he is (Acts 1:8). Despite persecutions and temptations, he stands firm; he remains faithful to his faith, even at the cost of his life (cf. Rev 6:9). It is evident that martyrs do not fall from the sky. Nor are they extraordinary beings, but rather Christians like you and me. Only, they lived their faith in an exceptional way, demonstrating faithfulness to God and his word, in an often hostile environment.
13. Because they did not betray their faith, our four Martyr Brothers are proclaimed Blessed today and thus elevated to the honor of the altar, proposed as models of Christian life. Indeed, at the height of the rebellion of the 1960s in our Country (the Democratic Republic of Congo), when they had the possibility to flee, our Blessed Martyrs chose instead to bear witness to their evangelical fraternity by staying close to their faithful in Fizi and Baraka until the shedding of their blood. Their blood has since become “a seed” for the deep evangelization of the Democratic Republic of Congo and the entire Church. Today, our Blessed join the ranks of those dressed in white who stand before the Lord’s throne. What can we learn today from their beautiful testimony of faith?
Dear Brothers and Sisters,
14. The Church in the Democratic Republic of Congo has four new Blessed Martyrs. They join the two others we know: Blessed Marie-Clémentine ANUARITE and Blessed Isidore BAKANJA. It will be particularly remembered that Sister ANUARITE, whose 60th anniversary of martyrdom we are celebrating, was massacred in the same year 1964 and under similar circumstances of the “muleliste” rebellion. All these Blessed Martyrs are our pride and are an expression of the vitality of our Church.
15. I am convinced that the blood of our Blessed Martyrs will obtain for us the gift of peace. This is why their lives challenge us today: Enough with violence! Enough with barbarism! Enough with killings and deaths on Congolese soil! and in the Great Lakes Sub-region! Violence and wars are the fruits of foolishness. They are carried out by people who stray from the path of understanding, by senseless people who have neither fear of God nor respect for man, created in the image of God! Remember God’s warning in the first reading: “Leave foolishness behind and live, take the path of understanding” (Pr 9:6). We know it: God does not love wars, we know it: God does not love wars. For armed conflicts debase man and strip him of the dignity of being a child of God. They are the work of the devil and his accomplices, who sow desolation and death.
16. On the occasion of the beatification of Fr. Albert JOUBERT and his Companions, I make this urgent appeal to everyone to abandon the foolishness of the will to power, domination, and armed control of wealth. Instead, we should favor the path of dialogue and the peaceful resolution of conflicts. Where men speak to each other truthfully, they always end up understanding one another. Let us cease our rivalries and violence. Let us all come together around projects that ensure the development of our populations. By doing so, we will honor the memory of our Blessed Martyrs who shed their blood in the name of faith in Christ.
Excellencies,
Dear Brothers and Sisters,
17. May the Lord bless us through our Blessed Martyrs Albert JOUBERT, Luigi CARRARA, Giovanni DIDONÈ, and Vittorio FACCIN. May He cause the graces of faith, hope, charity, and peace to flourish in our hearts, in our families, and in our communities. AMEN!
N.B. el texto no incluye las declaraciones espontáneas que se hayan hecho durante la pronunciación.
Domingo, 18 de agosto de 2024
(Lecturas: Pr 9:1-6; Ap 7:2-4,9-14; Jn 6:51-58)
Excelencia Mons. Sébastien-Joseph MUYENGO, Obispo de Uvira,
Excelencia Mons. el Nuncio Apostólico,
Excelencias Monseñores Arzobispos y Obispos,
Excelencia Sr. Gobernador de la Provincia de Sud Kivu,
Rev. Padre Superior General de los Misioneros Javerianos,
Distinguido invitados,
Queridos Hermanos y Hermanas en el Señor,
Saludos
1. Es con alegría y gratitud que celebro esta Eucaristía en acción de gracias por la beatificación de cuatro nuevos Beatos Mártires de la Iglesia, a saber: el P. Albert JOUBERT, sacerdote de la diócesis de Uvira (46 años), los Padres Luigi CARRARA (31 años) y Giovanni DIDONÈ (34 años), sacerdotes de la Pía Sociedad de San Francisco Javier para las Misiones Extranjeras (Misioneros Javerianos), y el Hermano Vittorio FACCIN (30 años), profeso del mismo Instituto. Con afecto, saludo a cada uno de ustedes que han venido en tan gran número desde todos los horizontes para vivir con fe y fervor este feliz acontecimiento de gran significación eclesial.
2. De manera particular, extiendo mis cordiales saludos a Su Excelencia Mons. Sébastien-Joseph MUYENGO, Obispo de Uvira. Junto a él, saludo a todos los fieles de su Diócesis por la acogida fraternal y calurosa que nos han brindado aquí en Uvira. Con el mismo espíritu, también saludo a mis hermanos Obispos, a las Autoridades político-administrativas, a los Sacerdotes, a los Consagrados y a los fieles laicos. También saludo a las diversas delegaciones de la República Democrática del Congo, Burundi, Ruanda, Francia, Italia y otros lugares, así como a todos aquellos que están unidos a nosotros a través de la radio y la televisión.
Agradecimientos
3. Dando gracias a Dios por este maravilloso don de cuatro nuevos Beatos, quisiera primero expresar mi gratitud al Santo Padre, el Papa Francisco, quien me dio el mandato de realizar este rito en su nombre. Pido con fervor a Su Excelencia Mons. Mitja LESCOVAR, Nuncio Apostólico en la República Democrática del Congo, que transmita mis agradecimientos a Su Santidad por este signo de confianza y por su solicitud hacia nuestro País. En efecto, es por decreto del Papa Francisco y a través del rito de la Santa Iglesia que nuestros hermanos Mártires, que eran ayer venerables Siervos de Dios, son hoy reconocidos como Beatos. Esta beatificación significa que nuestras Iglesias locales, en particular las de la República Democrática del Congo, Italia y Francia, pueden ahora invocar su intercesión y dedicarles una devoción pública.
4. En este espíritu de gratitud, también agradezco a Su Excelencia Mons. Sébastien-Joseph MUYENGO y a todos los fieles de la diócesis de Uvira, al Rev. Padre Fernando GARCIA y a todos los Miembros de la Congregación de los Padres Javerianos, quienes hoy dan a la Iglesia cuatro nuevos Beatos.
5. De manera especial, mi gratitud se dirige al Padre Faustino TURCO, el Postulador, quien lo dejó todo para estudiar minuciosamente la vida de estos venerables Siervos de Dios y evaluó la devoción que se ha desarrollado en torno a sus personas y a su martirio. Ha guiado con una caridad excepcional la causa de su beatificación.
6. Aquí, Hermanos y Hermanas, tenemos tantas razones para estar alegres y bendecir al Señor que ha hecho que nuestros hermanos sean capaces y dignos de un testimonio tan grande y hermoso de fe cristiana.
Palabra de Dios y Exhortación
Queridos Hermanos y Hermanas en el Señor,
7. En este vigésimo domingo del tiempo ordinario, Dios acaba de dirigirse a nosotros a través de los pasajes de las Sagradas Escrituras que acabamos de escuchar. Esta Palabra nos ilumina sobre el significado del martirio y el alcance de la vida bienaventurada para la Iglesia y para nuestro mundo.
8. En la primera lectura, tomada del libro de los Proverbios, el Señor invita a su Pueblo a alimentarse del pan y el vino que Él mismo ha preparado. En efecto, Dios declara: “Vengan, coman de mi pan, beban del vino que he preparado. Dejen la insensatez y vivirán, sigan el camino de la inteligencia” (Pr 9:5-6). Nuestro Dios es, por tanto, un Dios que se preocupa, en primer lugar, por nuestro destino final; desea para cada uno de nosotros una vida plena y bienaventurada con Él y junto a Él.
9. Sí, hermanos y hermanas, al declarar oficialmente a una persona bienaventurada, como es el caso hoy con nuestros Hermanos Mártires Albert JOUBERT, Luigi CARRARA, Giovanni DIDONÈ y Vittorio FACCIN, la Iglesia reconoce y confiesa que la muerte física no ha sido victoriosa y que Dios no ha abandonado a sus siervos. Al contrario, ha recompensado su fidelidad llevándolos al cielo, junto a Él, para que contemplen sin fin su rostro, en compañía de los ángeles y en la comunión de los Santos (cf. Mt 5:10-12).
10. Esta verdad de nuestra fe se pone de relieve en la segunda lectura, tomada del libro del Apocalipsis. A los cristianos que sufren las terribles persecuciones organizadas por el imperio romano, San Juan les dirige un llamado a la esperanza. Les exhorta y les anima a negarse a rendir culto divino a un emperador humano. Puestos a muerte en nombre de su fe, estos creyentes se presentan, sin embargo, victoriosos y vivos ante el trono del Señor. San Juan los ve vestidos con túnicas blancas, y el ángel del Señor le revela el misterio: “Estos que están vestidos con túnicas blancas son los que vienen de la gran tribulación; han lavado sus túnicas y las han emblanquecido en la sangre del Cordero” (Ap 7:14). Desde ahora, forman parte de la “gran multitud que nadie podía contar, de todas las naciones, tribus, pueblos y lenguas” (Ap 7:9). Cantan la victoria que pertenece solo a “nuestro Dios, que está sentado en el trono, y al Cordero” (Ap 7:10).
11. En cuanto al Evangelio del día, el de San Juan, nos entrega el secreto de la vida bienaventurada, que es la profunda comunión con Jesús en la Eucaristía. Por eso Jesús nos dice: “El que come mi carne y bebe mi sangre tiene vida eterna; y yo lo resucitaré en el último día. Porque mi carne es verdadera comida y mi sangre es verdadera bebida” (Jn 6:54). Comulgar con el Cuerpo y la Sangre de Cristo significa participar en sus sufrimientos y en su muerte, para vivir eternamente en Él. Así, cada vez que comulgamos con la Eucaristía, la vida de Jesús crece en nosotros.
Queridos Hermanos y Hermanas en el Señor,
12. Al celebrar y acoger hoy a nuestros nuevos Beatos Mártires, tomemos plena conciencia de nuestra vocación cristiana y de aquello a lo que Dios nos destina. Ser mártir es ser testigo; es dar testimonio. El cristiano es quien da testimonio de su fe en Cristo dondequiera que se encuentre (Hch 1:8). A pesar de las persecuciones y tentaciones, él se mantiene firme; permanece fiel a su fe, incluso a costa de su vida (cf. Ap 6:9). Es evidente que los mártires no caen del cielo. Tampoco son seres extraordinarios, sino más bien cristianos como tú y como yo. Solo que vivieron su fe de manera excepcional, demostrando fidelidad a Dios y a su palabra, en un entorno a veces hostil.
13. Porque no traicionaron su fe, nuestros cuatro Hermanos Mártires son proclamados hoy Beatos y, por tanto, elevados al honor de los altares y propuestos como modelos de vida cristiana. De hecho, en el punto álgido de la rebelión de los años 60 en nuestro País (la República Democrática del Congo), cuando tenían la posibilidad de huir, nuestros Beatos Mártires eligieron en cambio testimoniar su fraternidad evangélica permaneciendo junto a sus fieles en Fizi y Baraka hasta la efusión de su sangre. Su sangre se ha convertido desde entonces en “una semilla” para la evangelización profunda de la República Democrática del Congo y de toda la Iglesia. Hoy, nuestros Beatos se unen a la fila de los que están vestidos de blanco y que se encuentran ante el trono del Señor. ¿Qué podemos aprender hoy de su hermoso testimonio ¿Qué podemos aprender hoy de su hermoso testimonio de fe?
Queridos Hermanos y Hermanas,
14. La Iglesia de la República Democrática del Congo tiene cuatro nuevos Beatos Mártires. Se unen a los otros dos que ya conocemos: la Beata Marie-Clémentine ANUARITE y el Beato Isidore BAKANJA. Se recordará, en particular, que la Hermana ANUARITE, cuyo jubileo de 60 años de martirio celebramos, fue asesinada en el mismo año 1964 y en circunstancias similares durante la rebelión “mulelista”. Todos estos Beatos Mártires son nuestro orgullo y son una expresión de la vitalidad de nuestra Iglesia.
15. Estoy convencido de que la sangre de nuestros Beatos Mártires nos obtendrá el don de la paz. Es por eso que sus vidas nos interpelan hoy: ¡Basta de violencias! ¡Basta de barbaries! ¡Basta de asesinatos y muertes en suelo congoleño! y en la Subregión de los Grandes Lagos! Las violencias y las guerras son fruto de la insensatez. Son llevadas a cabo por personas que se apartan del camino de la inteligencia, por gente insensata, que no tiene ni temor de Dios ni respeto por el hombre, creado a imagen de Dios. ¡Recuerden la advertencia de Dios en la primera lectura: “Dejen la insensatez y vivirán, sigan el camino de la inteligencia” (Pr 9:6)! Lo sabemos: a Dios no le gustan las guerras. Porque los conflictos armados degradan al hombre y lo privan de la dignidad de ser hijo de Dios. Son obra del diablo y de sus cómplices que siembran desolación y muerte.
16. Con motivo de la beatificación del Abbé Albert JOUBERT y sus Compañeros, hago un llamado urgente a todos para que abandonen la insensatez de la voluntad de poder, de la dominación y del control (armado) de las riquezas. Se debería privilegiar la vía del diálogo y de la resolución pacífica de los conflictos. Donde los hombres hablan con verdad, siempre terminan por entenderse. Dejemos nuestras rivalidades y violencias. Reunámonos todos en torno a proyectos que aseguren el desarrollo de nuestras poblaciones. Al actuar así, honraremos la memoria de nuestros Beatos Mártires que derramaron su sangre en nombre de la fe en Cristo.
Excelencias,
Queridos Hermanos y Hermanas,
17. Que el Señor nos bendiga en nuestros Beatos Mártires Albert JOUBERT, Luigi CARRARA, Giovanni DIDONÈ y Vittorio FACCIN. Que haga florecer en nuestros corazones, en nuestras familias y en nuestras comunidades las gracias de la fe, la esperanza, la caridad y la paz. ¡AMÉN!
Fridolin Card. Ambongo Besungu, O.F.M. Cap.
Arcivescovo di Kinshasa (Repubblica Democratica del Congo)