Chiara Dina Bosatta

Chiara Dina Bosatta

(1858-1887)

Beatificazione:

- 21 aprile 1991

- Papa  Giovanni Paolo II

Ricorrenza:

- 20 aprile

Vergine, che, con l’aiuto del beato Luigi Guanella, fondò l’Istituto delle Figlie di S. Maria della Divina Provvidenza

  • Biografia
  • omelia di beatificazione
"Nella sua mitezza e fragilità, Chiara nascondeva la forza indescrivibile di una carità veramente evangelica" (Giovanni Paolo II)

 

La breve vita di Chiara Bosatta, al secolo Dina, fu segnata dall'incontro con il beato Luigi Guanella. Avvenne quando lei era già avviata alla vita religiosa.

Infatti la giovane - nata a Pianello Lario, nel Comasco, il 27 maggio 1858 - dopo aver lavorato nelle filande della seta era entrata nelle Canossiane, ma era poi tornata a casa. Sull'esempio di una sorella aveva poi aderito alle Pia Unione delle Figlie di Maria, legata al carisma delle Orsoline, prendendo il nome di Chiara.

Morto il parroco del paese, che aveva dato vita al sodalizio, subentrò don Guanella, il quale trasformò la Pia Unione in una congregazione, le Figlie di Santa Maria della Provvidenza.

Nel 1886 suor Chiara andò a Como per occuparsi di anziane bisognose e giovani operaie. Ammalatasi di tisi, fu riportata a casa, dove morì nel 1887.

È venerata insieme a don Guanella nel santuario del Sacro Cuore a Como. È beata dal 1991. 

 

(fonte: Avvenire)

 

GIORNATA MONDIALE DI PREGHIERA PER LE VOCAZIONI
E BEATIFICAZIONE DI TRE RELIGIOSE: ANNUNCIATA COCCHETTI,
MARIE-THÉRÈSE HAZE E CHIARA BOSATTA

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Basilica Vaticana - Domenica, 21 aprile 1991

 

Nel nome di Gesù Cristo il Nazareno” (At 4, 10).

1. Desideriamo oggi ritornare su queste parole di Pietro. Le prendiamo dalla lettura degli Atti degli Apostoli. L’Apostolo si rivolge “ai capi del popolo e agli anziani” (cf. At 4, 8), testimoniando la risurrezione di Cristo. Proprio nel suo nome sta innanzi a loro un uomo sano, prima storpio fin dalla nascita. Egli ha ottenuto la salute nel nome di questo Cristo - dice Pietro - “che voi avete crocifisso e che Dio ha risuscitato dai morti” (At 4, 10).

“Questo Gesù è . . . la testata d’angolo . . . non vi è, infatti, altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale sia stabilito che possiamo essere salvati” (At 4, 11-12).

Nel nome di Gesù Cristo crocifisso e risorto la Chiesa si rallegra oggi per la glorificazione di tre nuove Beate:

Annunciata Cocchetti,
Marie-Thérèse Haze
e Chiara Bosatta.

Le nuove Beate sono state salvate con la forza della grazia della Croce di Cristo e della sua Risurrezione.

2. L’amore grande del Padre, che consente a noi di chiamarci suoi figli, non cessa di suscitare nella Chiesa il desiderio di continuare l’opera di Cristo nella ricerca delle pecore e nel ricondurle sotto la guida dell’unico Pastore, affinché ascoltino la sua voce e diventino gregge del suo pascolo.

Fu questo il desiderio costante ed intenso della Beata Annunciata Cocchetti, Fondatrice delle Suore di Santa Dorotea di Cemmo, in Val Camonica, in diocesi di Brescia.

Colpita dalla predicazione delle missioni al popolo e dal programma apostolico di uno zelante sacerdote, Don Luca Passi, iniziatore della Pia Opera di Santa Dorotea, decise di dedicare la propria vita al bene delle anime, applicando nella sua opera educativa il metodo della “correzione fraterna secondo il Vangelo”. “Amerò Dio con tutto il cuore, perché egli fu il primo ad amarmi”, fu questo il programma che ispirò tutta la sua fervida vita spirituale. Espresse il suo amore a Dio e alle giovani con una pietà soda; con una fedeltà a tutta prova; con un’ascesi robusta, che le faceva superare le difficoltà incontrate lungo l’arco della sua giornata. Le prime esperienze giovanili nell’oratorio e nella scuola di Rovato fecero di lei una saggia educatrice, alimentando la passione per la formazione umana e cristiana delle giovani, secondo lo spirito del Vangelo. L’azione educativa, mediante la scuola e le iniziative parrocchiali, divenne, così, nella vita di Annunciata Cocchetti la maniera concreta di far imitare Cristo, Pastore delle anime. Anch’essa le cercò, le condusse all’unità nella Chiesa, ne fece delle donne e maestre di vigorosa personalità cristiana, affinché divenissero, a loro volta, fermento e testimonianza dell’infinito amore di Dio. “Fatevi sante - è questo il testamento spirituale lasciato alle sue figlie - facendo del bene alle giovani a voi affidate”.

3. “Quale grande amore ci ha dato il Padre” (1 Gv 3, 1).

Madre Marie-Thérèse Haze ha saputo accogliere questo amore, ha saputo rispondergli giornalmente. Ha conosciuto la prova, ma, vicino a Nostra Signora dei Dolori, contemplava continuamente il Cuore di Cristo, trafitto sulla Croce, per la salvezza del mondo. Mostrando la via alle sue sorelle, ha potuto dire “che un cuore travagliato diventa il trono della grazia” (cf. Articuli a post., 89). La presenza del Redentore nel Santo Sacramento era per lei una sorgente costante di sottomissione serena alla volontà di Dio, di saggezza per dirigere la sua azione, di coraggio per cominciare numerose fondazioni.

Nell’umiltà dell’Incarnazione, nella generosità dell’amore che ci fa tutti “figli di Dio” (1 Gv 3, 2), le Suore della Croce trovano un esempio per mettersi al servizio del prossimo più povero. La Beata Marie-Thérèse le invita a mettere in opera l’appello evangelico a servire Cristo nella persona dei membri del suo Corpo più deboli e più sofferenti. Questa ispirazione segue quella di Pietro, che proclama, dopo la guarigione dell’infermo, che la salvezza viene dal Signore, crocifisso e risuscitato: “Non vi è infatti altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo essere salvati” (At 4, 12). A modo suo, Marie-Thérèse seguiva la lezione degli Apostoli, per il suo desiderio ardente di aprire gli animi alla gioia e alla fede, quando alleviava le sofferenze del corpo, e attraverso la sua passione per l’educazione religiosa dei più diseredati.

In questa domenica pasquale, rendiamo grazie con il discepolo diletto che ci guida nella speranza: “Quando il Figlio di Dio si manifesterà, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è” (1 Gv 3, 2). La figura di Marie-Thérèse Haze e la sua testimonianza di fedeltà instancabile ci fanno scoprire la bellezza dei figli di Dio, illuminati dalla grazia e trasformati dall’amore del Salvatore.

4. Quale grande amore ci ha dato il Padre, che sa suscitare nelle anime la capacità di ripetere i gesti del Buon Pastore che dà la vita per la salvezza del mondo!

Segno della carità di Dio fu anche la Beata Chiara Bosatta, discepola del Beato Luigi Guanella, e con lui partecipe del carisma della dedizione agli ultimi, nella piena e incrollabile fiducia nella Provvidenza divina.

Chiara ritenne per sé un dono della Provvidenza la formazione alla pietà ricevuta nella parrocchia e la chiamata a dedicarsi all’infanzia abbandonata ed agli anziani lasciati nella solitudine. Veramente provvidenziale fu per lei l’incontro con Don Guanella, alla cui scuola si rese disponibile per la realizzazione delle opere di assistenza spirituale e materiale fino alla consumazione delle sue energie, con l’ultima malattia, contratta proprio nel servizio ai sofferenti ed offerta come dono e sacrificio in favore dei più miseri.

Nella sua mitezza e fragilità, nella semplicità dei modi e nella delicatezza del tratto, Chiara nascondeva la forza indescrivibile di una carità veramente evangelica. Perciò “Iddio la condusse - come testimoniò il Beato Guanella, suo direttore spirituale - per la via delle anime forti, via aspra e per sé pericolosa, ma la guidò così che non ponesse piede in fallo. Ed ella non cadeva, perché si arrendeva con assoluta docilità alla mano che la guidava”.

5. L’attualità del messaggio di queste Beate sta nel fatto che hanno compiuto con amore le semplici azioni di ogni giorno, stando in continua sintonia con Dio e santificando così il quotidiano. Nella loro vita non ci sono stati fenomeni o gesti straordinari; straordinario, invece, è stato il loro modo di porsi in relazione con Dio, lasciando spazio a Lui in tutto il loro essere.

La loro umanità era affascinata dalla carità di Cristo, così da renderle solidali con la sofferenza dei poveri, nei quali vedevano splendere il volto di Cristo. In un mondo secolarizzato come il nostro, così povero di speranza, esse ci dicono con la loro vita che Dio è Padre, il quale ci ama e permette ogni cosa per il nostro bene. A chi rischia di naufragare nel mare dell’egoismo, esse propongono l’ideale della carità, della solidarietà e della condivisione; là dove non di rado viene a mancare il senso della vita, dono di Dio, esse ricordano la necessità del rispetto per la vita e la cura di essa, anche nelle situazioni di grande povertà umana. Le Beate, infine, dicono che la santità è possibile, è accessibile a tutti, purché si resti fedeli a Dio e fedeli all’uomo.

6. “Io sono il buon Pastore” (Gv 10, 11).

La quarta domenica di Pasqua, detta del Buon Pastore, è la domenica delle vocazioni sacerdotali. È, inoltre, la domenica della vocazione alla santità. “Il Buon Pastore conosce le sue pecore e le sue pecore lo conoscono, come il Padre conosce il Figlio e il Figlio il Padre” (Gv 10, 14-15).

La santità è il frutto di questa conoscenza che mette le radici nell’amore del Padre e del figlio. Il Figlio è buon Pastore perché offre la vita per le sue pecore (cf. Gv 10, 11).

Gesù aggiunge: “Nessuno mi toglie (questa vita), ma la offro da me stesso, poiché ho il potere di offrirla e il potere di riprenderla di nuovo” (Gv 10, 18).

Queste parole spiegano pienamente il mistero dell’amore del Padre e del Figlio. Gesù dice: “per questo il Padre mi ama: perché io offro la mia vita, per poi riprenderla di nuovo” (Gv 10, 17).

È, quindi, nel buon Pastore l’amore del Figlio per il Padre, e anche l’amore del Padre: l’amore eterno e rivelato nel tempo per mezzo dell’offerta della vita per le pecore: mediante il sacrificio pasquale.

Da questo amore siamo costantemente abbracciati.

Per questo amore siete accolte voi, e siete beate:

Annunciata, Marie-Thérèse e Chiara!

La Chiesa intera si rallegra oggi perché, mediante la risposta alla vocazione alla santità delle nuove Beate, ci fa partecipare più profondamente alla gioia pasquale del Buon Pastore.

“Celebrate il Signore, perché è buono;
perché eterna è la sua misericordia” (Sal 118, 1).
Amen!