Eduardo Francisco Pironio
(1920 - 1998)
Cardinale di Santa Romana Chiesa, fermo ma comprensivo, nel lavoro dava importanza ai rapporti personali. Per lui erano preminenti le relazioni umane: intessere amicizie e far crescere l’altro attraverso l’incontro. Questa pedagogia, per i suoi detrattori, era una forma di debolezza, in realtà costituiva la sua forza
Eduardo Francisco Pironio nacque a Nueve de Julio (Argentina) il 3 dicembre 1920, in una famiglia di emigrati italiani. Compiuti gli studi primari nella città natale, nel 1932, entrò nel Seminario San José di La Plata. Venne ordinato sacerdote il 5 dicembre 1943, nella Basilica-Santuario nazionale di Nostra Signora di Luján. Svolse il servizio pastorale nel Seminario della sua diocesi come professore di letteratura, dogmatica, cristologia, teologia sacramentale, teologia fondamentale e filosofia. Nel 1953 fu inviato a Roma, dove conseguì la Licenza in Teologia presso l’Angelicum.
Rientrato in Argentina alla fine del 1954, riprese l’insegnamento in Seminario e l’impegno nella predicazione. Nel 1958, venne nominato Vicario Generale e iniziò l’attività di insegnamento all’Università Cattolica Argentina di Buenos Aires. Nel 1960, il Cardinale Antonio Caggiano, Arcivescovo di Buenos Aires, lo nominò Rettore del Seminario Metropolitano di Villa Devoto, avendone i Gesuiti lasciata la gestione all’Arcidiocesi.
Nel 1962, partecipò come Osservatore alla Sessione inaugurale del Concilio Vaticano II e, l’anno seguente, fu nominato tra gli “esperti”.
Nel 1964, fu nominato Vescovo ausiliare di La Plata e, il 31 maggio dello stesso anno, ricevette l’ordinazione episcopale nella Basilica di Luján. Nel 1967 gli fu affidata, in qualità di Amministratore Apostolico, la diocesi di Avellaneda e, l’anno successivo, divenne Segretario del CELAM, di cui fu anche Presidente dal 1972 al 1975. Preziosa fu la sua opera per lo svolgimento della Conferenza di Medellín (26 agosto – 6 settembre 1968).
Nel 1972 venne nominato Vescovo della diocesi di Mar del Plata. Nel 1974 San Paolo VI lo invitò a predicare gli Esercizi Spirituali alla Curia Romana. Il 18 settembre 1975 fu nominato Pro-Prefetto della Congregazione per i Religiosi e gli Istituti Secolari e, il 24 maggio 1976, creato Cardinale. San Giovanni Paolo II lo confermò Prefetto del Dicastero per i Religiosi. In tale compito, si impegnò con tutte le sue forze per favorire e sostenere il rinnovamento conciliare dei religiosi.
Nel 1984 fu nominato Presidente del Pontificio Consiglio per i Laici. La sua azione si sviluppò attorno a tre priorità: formazione, comunione e partecipazione. Si impegnò, in sintonia con San Giovanni Paolo II, per la promozione e il discernimento dei nuovi Movimenti Ecclesiali. Ebbe particolarmente a cuore i giovani. Il suo nome è legato soprattutto ai raduni e alle Giornate Mondiali della Gioventù, di cui fu uno degli ideatori. Nello stesso anno 1984 gli fu diagnosticato un tumore alla prostata. Il 6 agosto 1996, San Giovanni Paolo II accettò la sua rinuncia a Presidente del Pontificio Consiglio per i Laici. Peggiorando la malattia, seppe farsi carico con fiduciosa speranza delle sofferenze sempre più acute, offrendole, come egli stesso scriveva, «per la Chiesa, i sacerdoti, la vita consacrata, i laici, il Papa, la redenzione del mondo».
Morì a Roma (Italia) il 5 febbraio 1998.
La salma fu trasferita in Argentina, nel santuario mariano di Luján.
Fu una persona di grandi qualità umane e dalla spiritualità profonda. Nutrì la fede trasmessagli dalla madre con la preghiera costante e la irrobustì con lo studio, la lettura e la meditazione. L’unione con Dio gli consentiva di avere uno sguardo soprannaturale sulla realtà.
La speranza e la gioia furono i suoi tratti caratteristici, legati alla sua spiritualità mariana, propria del Magnificat. Fu un buon Pastore in circostanze complesse: paterno, mite, accogliente, fermo ma comprensivo. Nel lavoro dava importanza ai rapporti personali. Per lui erano preminenti le relazioni umane: intessere amicizie e far crescere l’altro attraverso l’incontro. Questa pedagogia, per i suoi detrattori, era una forma di debolezza, in realtà costituiva la sua forza. Come uomo di pace soffriva quando si trovava di fronte a conflittualità. Seppe assumere decisioni chiare, che perseguì con impegno. Nutrì un particolare amore per la povertà e visse nel distacco dai beni materiali e dalla ricchezza, mantenendo sempre l’esercizio della virtù dell’umiltà. Le sue capacità di mediazione, frutto di affidamento alla Provvidenza e di una vita all’insegna dell’imitatio Christi, si rivelarono preziose durante i lavori della Conferenza di Medellin. Accettò con fortezza le umiliazioni e l’ultima malattia.
Per la beatificazione del Card. Pironio, la Postulazione della Causa ha presentato all’esame del Dicastero l’asserita guarigione miracolosa, attribuita alla sua intercessione, del piccolo J. M. F. C. da “intossicazione acuta da porporina, broncopolmonite acuta massima da inalazione di porporina e contenuto gastrico, ARDS (Acute Respiratory Distress Syndrome”. Nel pomeriggio del 1° dicembre 2006, il piccolo, all’età di un anno e mezzo, mentre si trovava in casa in compagnia della mamma, involontariamente aspirò e ingerì della polvere di porporina, usata dalla madre per lavori di restauro. Portato alla Clinica “25 de Mayo” di Mar del Plata, il medico dell’accettazione visitò il bambino, gli lavò il corpo e applicò la lavanda gastrica mediante sonda. Dopo circa un’ora, fu registrato un peggioramento della respirazione e delle condizioni cliniche per cui i sanitari decisero il suo trasferimento al Servizio di Terapia Intensiva dell’Ospedale Specializzato Materno Infantile di Mar del Plata, dove fu sottoposto ad ulteriori interventi medici, che tuttavia non determinarono alcun miglioramento. Il 2 dicembre 2006 le condizioni cliniche furono valutate “gravi”, con pericolo di vita, dai medici curanti. Nei giorni successivi, tra il 4 e il 6 dicembre, pur considerando ancora grave lo stato clinico, si rilevarono i primi miglioramenti. Il 7 dicembre 2006 il bambino era reattivo, lucido, con respirazione spontanea. L’8 dicembre i medici definirono le condizioni cliniche “eccellenti” e Juan Manuel venne trasferito al reparto di Medicina Generale. Nei giorni seguenti si verificò un’ulteriore stabilizzazione, sino alla dimissione il 13 dicembre 2006.
L’invocazione al beato Eduardo Francisco Pironio iniziò il giorno seguente al ricovero, il 2 dicembre 2006. Quel giorno si svolgeva la cosiddetta “Marcia della Speranza” promossa proprio dal Beato. Per l’occasione il parroco aveva distribuito un opuscolo con la biografia e il testamento spirituale del Cardinale. I genitori del piccolo J. M., da quel momento, cominciarono a chiederne l’intercessione, recitando la preghiera riportata nell’opuscolo. La loro testimonianza venne confermata dal Parroco. La madre del bambino aveva invitato anche altre persone ad unirsi alla richiesta.
Fu ravvisato, il nesso causale tra l’invocazione e la guarigione rapida completa e duratura, non spiegabile scientificamente.
HOMILÍA DEL CARDENAL FERNANDO VÉRGEZ ALZAGA, REPRESENTANTE DE PAPA FRANCISCO, PARA LA BEATIFICACIÓN DEL CARDENAL EDUARDO FRANCISCO PIRONIO, SANTUARIO DE NUESTRA SEÑORA DE LUJÁN (ARGENTINA), SÁBADO 16 DE DICIEMBRE DE 2023.
“Magnificat”, “Magnificat” !
Es la palabra y la oración que hoy nace espontánea en nuestros corazones. Es la palabra que resume la vida del Cardenal Eduardo Francisco Pironio, es la palabra que repite continuamente en su Testamento espiritual como expresión de gratitud al Señor y a María, Nuestra Madre. También hoy nosotros queremos agradecer a Dios el don de la vida del Cardenal Pironio a la Iglesia y a todos nosotros, queridos hermanos y hermanas todos en Cristo.
Siento el deber de agradecer profundamente al Santo Padre, Papa Francisco, el don de su Beatificación hoy, aquí, a los pies de Nuestra Señora de Luján, corazón de la Argentina, donde el quiso ser enterrado. Gracias, Papa Francisco, por este don de quien fue hermano, padre y maestro para todos nosotros: su palabra, su vida y ejemplo están siempre presentes en nuestros corazones. En una memoria redactada en 2008 el entonces Mons. Bergoglio escribía: el Cardenal "te abría un panorama de santidad desde su profunda humildad. Te abría horizontes, experimentabas que no cerraba nunca la puerta a ninguno. Demostraba una gran paciencia. En esto reflejaba el amor de Dios por nosotros".
Hoy es un día de fiesta y de alegría para todos obispos, sacerdotes, consagrados, laicos y jóvenes, para toda la Iglesia y para toda la Argentina. Es un día de fiesta también para mí, y para todos los que conocieron al Cardenal Eduardo Francisco Pironio, hijo de esta tierra. En la Carta Apostólica, el Santo Padre describe al nuevo Beato como "humilde Pastor según el espíritu del Concilio Vaticano II, testigo de esperanza y paciencia evangélicas, defensor denodado de la causa de sus hermanos más pobres".
Estas palabras resumen las vicisitudes humanas del Cardenal que supo vivir siguiendo a Cristo en cualquier situación en la que se encontrara, comenzando, cuando siendo un joven sacerdote, prestó servicio pastoral en el Seminario de la diócesis de Mercedes (hoy Arquidiócesis de Mercedes-Luján), como profesor de literatura, dogmática, cristología, teología sacramental, teología fundamental y filosofía. En este Santuario mariano de Luján fue ordenado sacerdote el 5 de diciembre de 1943 y recibió la ordenación episcopal el 31 de mayo de 1964. Existe, pues, un vínculo indisoluble entre el nuevo Beato y María, Nuestra Señora de Luján, aquí venerada por los fieles de toda la Argentina, vínculo que se perpetúa aún después de su muerte y sella su amor a la Virgen cuya presencia goza en el Cielo.
Pero, ¿qué significa que el Cardenal Pironio sea declarado hoy Beato? Cuando un hombre o una mujer son declarados Beatos por la Iglesia, significa que han alcanzado la plenitud de la felicidad, de la alegría, en la contemplación de Dios en la gloria del Cielo. El Cielo, en palabras de Jesús, es entrar "en la alegría del Señor". La Iglesia confirma que la persona está en íntima comunión con Dios y lo hace después de un largo proceso, en el que se examina su fama de santidad, sus virtudes heroicas, es decir, su vida ejemplar, sus escritos, y la comprobación de un milagro atribuido a su intercesión, estudiado por un grupo de médicos especialistas, con una investigación muy seria.
El domingo 28 de setiembre de 1975, antes de partir hacia Roma para hacerse cargo de sus nuevas tareas como Pro-Prefecto de la Congregación para Religiosos e Institutos Seculares, el Beato improvisó una oración, en la que expresó su obediencia al Padre aunque le costara sacrificio y renuncia y se encomendó a Él para la nueva vida que le esperaba en la Curia Romana. Escuchamos sus palabras: “Señor, yo quiero dejar en tu corazón anonadado mi proprio anonadamiento, mi propia cruz, lo que me cuesta partir, lo que me cuesta hacer tu voluntad. Una vez te dije que sí, cuando me llamaste para ser sacerdote. Era muy joven y te dije que sí. No tenía tal vez conciencia de lo que significaba ese sí.
Tampoco María, la Madre de Jesús, cuando dio su consentimiento para ser Madre; lo comprendió cuando llegó la Cruz”. Entonces recordó cuando muy joven fue ordenado sacerdote en esta Basílica de Nuestra Señora de Luján: “También dije que sí y salí alegre a anunciar la Buena Noticia, a proclamar a los hombres que Tú eres el Cristo, el Hijo de Dios vivo”.
“Señor: gracias por haberme acompañado siempre. Por haberme hecho sentir tres cosas muy claras, Señor: que Dios es mi Padre y me ama; que es necesario vivir la fecundidad de la Cruz para ser semilla y que María, Nuestra Madre, está siempre a mi lado. Tres cosas muy claras: el Padre, la Cruz y María”. Después añade unas palabras de despedida de sus amigos, sus feligreses argentinos, concluye: “Señor: yo tengo que partir y ellos se quedan. Pero nos vamos todos juntos, tomados de la mano; vamos hacia la Pascua, hacia el encuentro definitivo”.
Ahora él está viviendo esta Pascua, él está en la plena unión con la Santísima Trinidad, y por eso, está aquí entre nosotros, en la comunión de los Santos, no nos deja solos, sino que está cerca de nosotros para caminar junto a su pueblo, a su gente, a su nación.
Al comenzar su ministerio en Roma escribe en su diario: "8 de diciembre. ¡Fiesta de la Inmaculada! Hoy comienza oficialmente mi vida y mi ministerio en Roma, junto al Sto. Padre. Acabo de celebrar con él la Misa en San Pedro. Una emoción muy honda, muy de fe, aunque poco sensible. Necesito estar a solas y orar más. Fueron 2 horas de larga y silenciosa contemplación del Misterio de la Iglesia en María. ¡El Papa me ha llamado a trabajar a su lado! No sé nada, ni puedo nada. Pero me entrego como María: "Sí, soy el servidor del Señor: que se haga en mí según tu Palabra". Hace 2 días que llegué a Roma. Me cuesta mucho acostumbrarme. Todos me reciben con cariño. Sobre todo, todos me esperan con esperanza. Creen que voy a cambiar el mundo y la Iglesia. Me creen sabio y santo, equilibrado y abierto, simple y pobre. ¡Qué equivocados todos! Pero quiero serlo, Señor. Quiero serlo, María. Yo confío en Ti. Me pongo filialmente en tus manos.
Quiero ser fiel y vivir la Iglesia, amar a Cristo, servir al hombre. ¡Cómo me costó dejar la diócesis y el Celam, la familia y la patria, los amigos y parientes! Ahora estoy solo en la ruta: pero el Señor está conmigo. ¡Qué confianza!" El nuevo Beato, como joven, fue llamado a seguir a Cristo para ser después un celoso ministro de la Iglesia y manifestar a todos las gloriosas riquezas de su misterio salvífico. Su inmenso amor a Cristo se transformó en amor a los hermanos, para que ellos a su vez pudieran experimentar las riquezas del Corazón divino. Quería que todos tuvieran acceso a los beneficios de la redención, y por eso se hizo todo a todos para velar por ellos en la causa de Cristo. Y el anuncio de Cristo Salvador lo hizo con absoluta fidelidad a la cruz y, al mismo tiempo, con ejemplar alegría evangélica en las dificultades, como cuando tuvo que dejar a su País. La característica del Cardenal es que a lo largo de su vida supo afrontar las pruebas y las dificultades con serenidad, con una sonrisa en la cara. Como su secretario particular en Roma durante muchos años, experimenté verdaderamente su paz interior, su profunda amistad con Dios y su espíritu de santidad. Es un hecho que han experimentado todos los que lo han encontrado y conocido. Por otro lado, la alegría en las pruebas y en los sufrimientos es una característica de los Santos. Al fin y al cabo, las bienaventuranzas no son más que un himno a la alegría. Hay muchas virtudes - como la fe, la esperanza, la caridad - que nuestro Beato vivió con heroísmo. Pero estos hábitos virtuosos los interpretó a la luz de las bienaventuranzas, de la mansedumbre, la misericordia y la pureza de corazón. Los testimonios son concordantes a este respecto.
Fue un ejemplo vivo de fidelidad al Evangelio, a la Iglesia y al Magisterio del Papa. Huyendo de todo personalismo, comunicaba la verdad del Evangelio y la integridad de la tradición. Su vida espiritual se nutrió de la piedad eucarística, de gran devoción mariana y de la veneración a los Santos. Fue misionero con la palabra y con el ejemplo; fue un proclamador del Evangelio con todo su ser, es más, hizo de la misión su objetivo diario.
En 1984 fue nombrado Presidente del Consejo Pontificio para los Laicos. Su acción se desarrolló en torno a tres prioridades: formación, comunión y participación, en profunda sintonía con San Juan Pablo II. Su actividad pastoral y apostólica se manifestó sobre todo en la organización y promoción de los laicos y en particular de los jóvenes y de las Jornadas Mundiales de la Juventud. Escribía en enero de 1995, durante el desarrollo de la X Jornada Mundial de la Juventud a Manila en las Filipinas, presidida por San Juan Pablo II: “Hoy se trata de elegir de nuevo al Señor y comprometernos a servirle: como misioneros, en el corazón de la sociedad. "Como el Padre me envió, yo también los envío". Acogemos a Cristo "la piedra angular" (en su Palabra, en su Eucaristía) y nos disponemos a formar como Iglesia la comunidad de los nuevos peregrinos que quieren anunciar la Buena Nueva de Jesús en el corazón de la sociedad y construir con todos los hombres de buena voluntad la nueva civilización del amor. Caminamos con María, "la madre de Jesús"”.
Hay una virtud que el Cardenal vivió de forma extraordinaria, considerándola un instrumento indispensable de santidad y apostolado: la humildad, como imitación e identificación con Cristo manso y humilde de corazón. De hecho, había interiorizado la actitud del Señor Jesús, que no vino a ser servido, sino a servir. También para él, como para San Agustín, la humildad era el hogar de la caridad. No era una humildad dura, ostentosa y exasperada, sino amorosa y gozosa. Para él, la humildad era la llave que abría la puerta de la santidad, mientras que el orgullo era el gran obstáculo para ver y amar a Dios. Expresó su pensamiento durante una conferencia a los sacerdotes, cuando afirmó: “Tener constantemente esta experiencia del amor de Dios. Tenerla en los momentos de oración y adoración, y en los momentos de generosa donación a los demás y de alegría compartida con nuestros hermanos sacerdotes. El día en que perdemos esta experiencia y esta conciencia de que Dios es amor y por eso nos ha elegido y nos ha enviado, la vida se nos vuelve sombría; nos cansamos y desalentamos, nos aburrimos y entristecemos, perdemos la alegría de ser sacerdotes, de celebrar cotidianamente la Eucaristía y de interiorizar la Palabra del Señor, dejando que la semilla germine en nuestra tierra buena; perdemos el gozo de la disponibilidad y del servicio”.
Cuando hablaba de su vida sacerdotal, sentía la alegría de ser sacerdote, y añadía que su vida estuvo marcada por tres grandes amores y tres grandes presencias: el amor y la presencia del Padre, el amor y la presencia de María, Nuestra Señora, el amor y la presencia de la Cruz. Y cuando hablaba de la Virgen era porque había experimentado su presencia en su vida. El Rosario, subrayaba, aparentemente monótono, dice mucho, es la profundidad de los misterios de la Salvación a través de los misterios del Hijo, contemplados desde el Corazón de María.
Así, cuando hablaba de la Cruz, no hablaba por teoría, sino por experiencia, porque el Señor la había regalado sobreabundantemente, más de lo que humanamente lo hubiese deseado. Cuando era joven sacerdote le gustaba mucho repetir en el Stabat Mater, aquella expresión, aquella estrofa: “Fac me plagis vulnerari, fac me cruce inebriári, et cruore Fílii”. “Hazme emborrachar con la Sangre de tu Hijo”. Y el Señor le había tomado en serio la palabra. Por eso, no estaba arrepentido y le decía al Señor: “Gracias por la Cruz de cada día”. La fecundidad, la alegría, la esperanza, añadía, nacen verdaderamente de la Cruz Pascual, nacen necesariamente del corazón de la Cruz Pascual.
El Cardenal estaba convencido que una actitud fuertemente contemplativa es absolutamente necesaria para toda la Iglesia, en un momento en que toda la Iglesia cobra conciencia de su misión profética. “No puede haber una verdadera profecía - subrayaba - no puede haber una verdadera evangelización - y es la urgencia de la Iglesia de hoy -, si no es desde el interior de la contemplación”. La contemplación abre a la santidad, abre a la comunión con Dios, a su Corazón misericordioso. Esta es la entrega que hoy nos hace el Beato Eduardo Francisco Pironio: nos invita a ser santos como él, viviendo una santidad amable, misericordiosa y humilde. La Iglesia y el mundo necesitan de la santidad para contrarrestar la contaminación de las malas prácticas y de la corrupción. Los Santos nos invitan a introducir en el seno de la Iglesia y de la sociedad el aire puro de la gracia de Dios.
El Santo Padre, Papa Francisco, dijo que “hay santidad en América; se ha sembrado y se sembrará mucha santidad”. El Beato es expresión de esta santidad, que brota del corazón del continente americano, que es fiel al Evangelio. Por eso, la beatificación del Cardenal Pironio es una buena noticia, es una fiesta de alegría y de fraternidad. Es un don del Espíritu Santo para la Iglesia y para la noble nación Argentina.
Concluyo con la invocación del nuevo Beato: “Te elevo mi oración, Señor, por la mediación de María Santísima, tu Madre y Madre nuestra, Madre de Cristo sacerdote y de los sacerdotes. María, la humilde esclava del Señor, la Virgen pobre, contemplativa y disponible, la Madre de la Iglesia y Madre mía. La Virgen del Fiat y del Magnificat. La Virgen causa de nuestra alegría y Madre de la santa esperanza. Y tú, oh María, en cuyo santuario de Luján, en Argentina, fui ordenado sacerdote y obispo, ..... ayúdame a vivir con fidelidad la alegría de mi sacerdocio y a cantar contigo mi Magnificat sacerdotal”.
Beato Eduardo Francisco Pironio, ruega por nosotros.
CONGREGAZIONE DELLE CAUSE DEI SANTI
ROMA
BEATIFICAZIONE e CANONIZZAZIONE
del SERVO DI DIO
EDUARDO FRANCISCO PIRONIO
CARDINALE DI SANTA ROMANA CHIESA
(1920-1998)
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DECRETO SULLE VIRTÙ
“Magnificat!” (Lc 1, 26).
Scrivendo il proprio testamento spirituale, il Servo di Dio Eduardo Francisco Pironio, Cardinale di Santa Romana Chiesa, ha ripetuto per tredici volte l’incipit del Cantico della Beata Vergine Maria, al fine di ringraziare Dio Padre per i doni di cui arricchì la sua esistenza. Doni ai quali egli ha saputo corrispondere attraverso ottime e luminose virtù, diventando vero profeta di speranza nella Chiesa del suo tempo.
Il Servo di Dio nacque a Nueve de Julio, in Argentina, in provincia di Buenos Aires, il 3 dicembre 1920, ultimo di ventidue figli di una famiglia di ferventi cattolici, originari del Friuli in Italia. Compì gli studi ecclesiastici nel seminario diocesano di La Plata e fu ordinato sacerdote il 5 dicembre 1943 nella Basilica di Nuestra Señora de Luján. Venne a Roma, per conseguire la licenza in teologia presso il Pontificio Ateneo Internazionale Angelicum. Insegnò nel seminario di Buenos Aires, del quale in seguito diventò anche Rettore. Fu nominato Decano della Facoltà di teologia dell’Università Cattolica Argentina. In quegli anni visse un sublime ideale sacerdotale, pieno di gioia per quella vocazione ricevuta. Elemento distintivo della sua spiritualità fu la somiglianza a Cristo servo, fratello, che si fa prossimo ed è capace di offrire sincerità, amicizia e generosità. Mediante la carità pastorale realizzò la propria vocazione e portò a perfezione le virtù dell’umiltà, dell’obbedienza, della castità e della povertà. Nel marzo 1964, quando aveva 43 anni, venne pubblicamente annunciata la sua nomina a Vescovo Ausiliare di La Plata. La consacrazione ebbe luogo il 31 maggio di quello stesso anno nella Basilica di Nuestra Señora de Luján, dove era stato anche ordinato sacerdote. Partecipò attivamente ai lavori del Concilio Ecumenico Vaticano II, specialmente in riferimento alla Costituzione apostolica Gaudium et Spes sulla Chiesa nel mondo contemporaneo, nello sforzo di agevolare un nuovo confronto della fede con l’umanesimo di quel tempo. Dal 1968 ricoprì il ruolo di Segretario Generale del Consiglio Episcopale Latinoamericano e, in quello stesso anno, offrì un contributo di grande importanza alla Conferenza di Medellín, nel corso della quale difese l’immagine di una Chiesa profondamente incarnata, preoccupata dell’uomo e che pone al centro Cristo. Come vescovo, interpretò rettamente l’opzione preferenziale, secondo cui la Chiesa deve onorare i poveri, amarli, difenderli e sostenerne la causa. Il Servo di Dio fu il primo a trattare il tema del rapporto tra salvezza cristiana e liberazione dell’uomo, intesa non soltanto come ultramondana, ma reale, che comprende tutta la realtà umana, trasformandola e portandola alla sua pienezza in Cristo Salvatore. Divenne così esempio per altri vescovi latinoamericani, fra cui Sant’Óscar Arnulfo Romero y Galdámez, Arcivescovo di San Salvador. Nel 1972 San Paolo VI designò il Servo di Dio Vescovo di Mar del Plata. Egli fece della Pasqua di Cristo il profilo fondamentale della Chiesa e del suo annuncio, nonché del dialogo il perno della sua azione pastorale. La sua parola, aperta ed audace, gli procurò nemici nei settori più vicini agli ambienti militari. Fu quello un tempo di grande dolore e angoscia per il Vescovo, ma egli non smise mai di lanciare eroicamente appelli alla pace vera, al rispetto dei diritti inviolabili e al riconoscimento della dignità dell’uomo. La parola, che più spesso utilizzò nel suo magistero episcopale, fu “comunione”. Nella prima settimana di Quaresima del 1974 venne invitato dal Sommo Pontefice a predicare gli esercizi spirituali alla Curia romana. Ritornato in Argentina, fu oggetto di pesanti minacce, in un tempo in cui, scatenatasi una campagna di intimidazione violenta e terroristica contro la Chiesa, sequestri, attentati ed assassini erano molto frequenti. Gli venne offerta anche una scorta, ma la rifiutò, non permettendo che innocenti potessero perdere la vita per difendere la sua.
Nel settembre 1975 San Paolo VI volle venisse a Roma e lo pose alla guida della Congregazione per i Religiosi e gli Istituti secolari. Desiderò inaugurare il suo nuovo ministero, presiedendo una concelebrazione nella Basilica di Nuestra Señora de Luján. Coltivò infatti e parimenti insegnò per tutta la vita una grande devozione alla Vergine Maria, che contemplava sia come donna e madre, ma anche nel quadro del mistero di Dio e della storia della salvezza. La sua preghiera a lei fu costante. Iniziò il lavoro in Congregazione il 9 dicembre 1975. Quel giorno chiese nella preghiera di essere sempre povero, semplice e contemplativo, un gioioso uomo di speranza. Svolse il servizio di Prefetto con lo stesso zelo pastorale. Incontrava i religiosi, li visitava nelle case, ascoltava le loro difficoltà, predicava nelle loro chiese e cappelle. Orientò tutte le sue decisioni a favorire in ogni modo il rinnovamento della vita consacrata secondo il Concilio Ecumenico Vaticano II. Concepì il suo compito non solo come risoluzione di problemi, ma soprattutto per aprire autentici cammini evangelici. Lavorò soprattutto sulle relazioni fra i religiosi e i vescovi diocesani e le Chiese locali, sulle formazione iniziale e permanente, sull’ambito della promozione umana e lo spazio della contemplazione. San Paolo VI lo creò quindi Cardinale nel Concistoro del 24 maggio 1976.
Alla fine di novembre del 1983 il Santo Pontefice Giovanni Paolo II gli preannunciò di volerlo nominare Presidente del Pontificio Consiglio per i Laici. Accettò, con profonda umiltà. La nomina avvenne l’8 aprile 1984. A partire dal quello stesso anno collaborò all’organizzazione dell’Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi sulla missione dei laici nella chiesa e nel mondo. La successiva Esortazione apostolica Christifideles laici del 1988 rappresentò la regola per il lavoro del Dicastero nel tempo della sua presidenza. Era convinto che formazione, comunione e missione avrebbero permesso ai laici di assumere adeguatamente il proprio ruolo nella vita della Chiesa e il loro compito di cattolici nei campi della politica, della società e della cultura. Insieme al Papa, egli riteneva i Movimenti ecclesiali espressione di una nuova stagione carismatica della Chiesa. Senza dubbio ebbe grande valore l’istituzione delle Giornate Mondiali della Gioventù, grazie alla piena vicendevole intesa fra San Giovanni Paolo II e il Servo di Dio, per la quale si unirono la sicura conduzione del primo e la lungimiranza del secondo. Presto il Servo di Dio venne chiamato “il Cardinale dei giovani”, poiché dimostrava grande vitalità nello stare con loro, nel capirne i bisogni e nell’interpretare la sollecitudine del Successore di Pietro verso di loro. Il Cardinale Eduardo Francisco Pironio fu anche annoverato fra i membri di questa Congregazione delle Cause dei Santi, dal 1989 fino alla morte.
San Giovanni Paolo II, col titolo della Chiesa Suburbicaria di Sabina-Poggio Mirteto, lo promosse l’11 luglio 1995 all’ordine dei Cardinali Vescovi. Il 20 agosto dell’anno successivo lo stesso Sommo Pontefice ne accettò la rinuncia all’incarico di Presidente del Pontificio Consiglio per i Laici, presentata in ragione dell’età.
Nel 1995 si manifestò un aggravamento della malattia, con la quale il Servo di Dio viveva da undici anni. Il dolore fisico si fece violento ed invasivo. Nella malattia egli poneva in Dio la sua fiducia, diceva di sentirsi nelle mani di un Padre amoroso. Anche in simili circostanze, benediva perfino la volontà del Signore. Il 2 febbraio 1998 ricevette con fede l’Unzione degli infermi. Le sue ultime parole furono: “Maria! Maria! Madre! Madre!”. Morì il 5 febbraio 1998. Il suo corpo venne poi trasportato in Argentina dove, dopo la Messa celebrata dal suo amico e fratello Cardinale Antonio Quarracino, Arcivescovo di Buenos Aires, fu tumulato all’interno della Basilica di Nuestra Señora de Luján, a lui tanto cara. Il feretro, giunto in Argentina, era stato accolto all’aeroporto dall’Arcivescovo Coadiutore, Jorge Mario Bergoglio, il quale, in una memoria redatta nel 2008 sul Servo di Dio, ha scritto: “Ti apriva un panorama di santità dalla sua profonda umiltà. Ti apriva orizzonti, sperimentavi che non chiudeva mai le porte a nessuno. Dimostrava anche una grande pazienza. In questo rifletteva l’amore di Dio per noi”.
Tanta riconosciuta abbondanza di virtù cristiane, espressa nel corso della sua vita in modo straordinario in plurimi luoghi e compiti da lui svolti, divenne una vera fama di santità. Per tale ragione la Conferenza Episcopale Argentina si è costituta Parte Attrice della Causa di beatificazione e canonizzazione del Servo di Dio. L’Inchiesta diocesana si è celebrata dal 23 giugno 2006 all’11 marzo 2016 presso la Curia ecclesiastica del Vicariato dell’Urbe, con Inchieste rogatoriali svolte a Buenos Aires, Madrid e Udine. Questa Congregazione delle Cause dei Santi ne ha emesso il decreto sulla validità giuridica il 14 luglio 2017. Secondo l’iter consueto, ultimata la Positio, si è discusso se il Servo di Dio abbia esercitato le virtù cristiane in grado eroico. Il 21 settembre 2021, con felice esito, si è tenuto il Congresso Peculiare dei Consultori Teologi. I Padri Cardinali e Vescovi, riuniti nella Sessione Ordinaria del 1° febbraio 2022, hanno riconosciuto che il Servo di Dio ha esercitato in modo eroico le virtù teologali, cardinali ed annesse.
Il sottoscritto Cardinale Prefetto ha quindi riferito tutte queste cose al Sommo Pontefice Francesco. Sua Santità, accogliendo e ratificando i voti della Congregazione delle Cause dei Santi, ha oggi dichiarato: Constano le virtù teologali Fede, Speranza e Carità verso Dio e verso il prossimo, nonché le cardinali Prudenza, Giustizia, Fortezza e Temperanza ed annesse in grado eroico del Servo di Dio Eduardo Francisco Pironio, Cardinale di Santa Romana Chiesa, nel caso e per il fine di cui si tratta.
Il Sommo Pontefice ha poi disposto che il presente decreto venga pubblicato e inserito negli atti della Congregazione delle Cause dei Santi.
Dato a Roma il 18 febbraio dell’anno del Signore 2022.
MARCELLO Card. SEMERARO
Prefetto
+ FABIO FABENE
Arciv. tit. di Montefiascone
Segretario
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CONGREGATIO DE CAUSIS SANCTORUM
ROMANA
BEATIFICATIONIS et CANONIZATIONIS
SERVI DEI
EDUARDI FRANCISCI PIRONIO
SANCTAE ROMANAE ECCLESIAE CARDINALIS
(1920-1998)
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DECRETUM SUPER VIRTUTIBUS
“Magnificat!” (Lc 1, 26).
Servus Dei Eduardus Franciscus Pironio, Sanctae Romanae Ecclesiae Cardinalis, suum spirituale testamentum scribens, ter decies Cantici Beatae Virginis Mariae initium repetivit, ut Deo Patri gratias ageret de donis illis, quibus vitam eius exornavit. IIsdem ipse per perfectas nitentesque virtutes respondere valuit, ut in sui temporis Ecclesia verus spei fieret propheta.
Servus Dei in urbe v.d. Nueve de Julio, in Argentina, intra Bonaërensis provinciae fines, die 3 mensis Decembris anno 1920 ortus est, extremus ex duo et viginti liberis familiae ferventium catholicorum, Foro Iulii in Italia oriundorum. Ecclesiastica studia Platensi in Seminario dioecesano peregit ac die 5 mensis Decembris anno 1943 presbyter ordinatus est in Basilica Beatae Virginis Immaculatae in oppido v.d. Lujan. Romam petivit, ut apud Pontificium Athenaeum Internationale Angelicum theologiae adipisceretur licentiam. In Bonaërensi Seminario docuit, cuius postea etiam factus est Rector. Intra Universitatem Catholicam Argentinam Facultatis theologiae Decanus est nominatus. Iisdem annis eminente sacerdotale propositum percoluit, gaudio illam propter vocationem susceptam imbutum. Similitudo Christi servi, fratris, qui semet ipsum proximum reddit ac sinceritatem, amicitiam largitatemque praebere valet, spiritalitatem eius denotavit. Pastoralem per caritatem vocationem suam adimplevit ac humilitatis, oboedientiae, castitatis et paupertatis virtutes perfecit. Mense Martio anno 1964, cum quadragesimum quartum ageret annum, nominatio eius ad Episcopum Auxiliarem Platensem propalam est renuntiata. Consecratio die 31 mensis Maii eiusdem anni habita est in Basilica Beatae Virginis Immaculatae in oppido v.d. Lujan, ubi iam ordinatus erat sacerdos. Concilii Oecumenici Vaticani II operibus actuose interfuit, maxime de Constitutione apostolica “Gaudium et Spes” de Ecclesia in mundo huius temporis, ut novus fidei foveretur coevo cum humanismo concursus. Ab anno 1968 munere functus est Secretarii Generalis Consilii Episcopalis Latini Americani atque, eodem anno, magni momenti opus Conferentiae Medellinensi praestitit, qua occurrente Ecclesiae imaginem defendit funditus incarnatae, de homine sollicitae Christumque in medio ponentis. Uti Episcopus, optionem praeferentialem sane est interpretatus, iuxta quam Ecclesia pauperes percolere, diligere, defendere eorumque causam sustinere debet. Servus Dei primus questionem tractavit de nexu christianam inter redemptionem et hominum liberationem, non tantum ultramundanam, sed veram autem intellegendam, totam humanam rem comprehendentem, eandem convertendo et in Christo Salvatore perficendo. Itaque factus est exemplum quorundam ex Latinis Americanis Episcopis, inter quos erat Sanctus Ansgarius Arnolfus Romero Galdámez, Sancti Salvatoris Archiepiscopus. Anno 1972 Sanctus Paulus VI Servum Dei Maris Platensis Episcopum designavit. Qui Christi mysterium Paschale fundamentalem Ecclesiae eiusque nuntii notam, necnon dialogum operis pastoralis reddidit caput. Eius apertus et impavidus sermo quosdam ei attulit inimicos intra ordines classibus militaribus propinquiores. Illud grave fuit tempus Episcopi maeroris angorisque, at heroico modo ipse numquam sinceram pacem proclamare intermisit, iura inviolabilia observanda atque hominis agnoscendam dignitatem. Verbum, quo munere episcopali gerendo saepissime usus est, fuit “communio”. Prima Quadragesimae hebdomada anno 1974 a Summo Pontifice vocatus est ad exercitia spiritualia Curiae Romanae praedicanda. Cum in Argentinam rediisset, tum aliquot saevas minas excepit, illo tempore quo, concitata erga Ecclesiam quadam virium pavorisque contentione, sequestrationes, petitiones vel interfectiones saepenumero accidebant. Immo propositum est, ut quodam praesidio frueretur, sed ille recusavit, cum innocentes, ad vitam eius tuendam, mori posse non concederet.
Mense Septembri anno 1975 Sanctus Paulus VI Servum Dei Romam petere voluit ac Congregationi pro Religiosis et Institutis saecularibus praeposuit. Qui novum incipere ministerium cupivit cuidam concelebrationi praesidendo in Basilica Beatae Virginis Immaculatae in oppido v.d. Lujan. Summam enim devotionem in Virginem Mariam coluit et pariter cunctam per vitam docuit, quam uti mulierem matremque contemplabatur, sed etiam in mysterio Dei et salutis historia inclusam. Eam vero constanter est precatus. Die 9 mensis Decembris anno 1975 suum in Congregatione opus inchoavit. Illo die, ut semper pauper, simplex et contemplativus esset, vir quidem spei gaudiosus, orando petivit. Pari pastorali zelo officium Praefecti adimplevit. Religiosis occurrere solebat, domibus eos visitabat, angustias audiebat, in ecclesiis vel sacellis eorum praedicabat. Omnia, quae statuit, direxit ad vitam consecratam quocumque modo iuxta Concilium Oecumenicum Vaticanum II renovandam. Munus suum intellexit non ad quaestiones solvendas tantum, sed maxime ad vera evangelica itinera instituenda. In primis operatus est pro necessitudinibus inter religiosos et Episcopos dioecesanos et Ecclesias locales, pro initiali et permanenti formatione, pro actuositate ad humanam promotionem faciendam et contemplationis spatio. Sanctus Paulus VI inde eum Cardinalem creavit in Concistorio diei 24 mensis Maii anno 1976.
Vergente mense Novembri anno 1983 Sanctus Pontifex Ioannes Paulus II ei praenuntiavit se eundem Praesidem Pontificii Consilii pro Laicis nominare velle. Qui magna humilitate accepit. Nominatio die 8 mensis Aprilis anno 1984 evenit. Ab eodem anno ad Coetum Generale Ordinarium Synodi Episcoporum de vocatione et missione laicorum in Ecclesia et in mundo apparandum laboris auxilio adiuvit. Insequens Adhortatio apostolica “Christifideles laici” anni 1988 regula fuit, eo ipso praesidente, Dicasterii operis. Formationem, communionem et missionem, ut laici suum munus in Ecclesiae vita recte susciperent et catholicorum propositum de re publica, societate et cultura sumerent, permissuras esse pro certo habuit. Una cum Summo Pontifice, Motus ecclesiales novum charismatis tempus Ecclesiae patefacere putabat. Haud dubie summum pondus habuit, plane invicem Sancto Ioanne Paulo II et Servo Dei consentientibus, Dierum Mundialium Iuventutis institutio, cuius causa firma prioris auctoritas et alterius providentia se valde coniunxerunt. Brevi spatio Servus Dei “Cardinalis iuvenum” appellatus est, cum egregiam vitalitatem cum iis manendo ostenderet, necessitates eorum intellegendo atque sollertiam Successoris Petri in eos interpretando. Cardinalis Eduardus Franciscus Pironio inter membra huius Congregationis de Causis Sanctorum, ab anno 1989 usque ad finem, etiam adscriptus est.
Sanctus Ioannes Paulus II die 11 mensis Iulii anno 1995 in ordinem Cardinalium Episcoporum eum promovit, titulo Suburbicariae Ecclesiae Sabinensis-Mandelensis commisso. Die autem 20 mensis Augusti sequenti anno idem Summus Pontifex renuntiationem eius, aetatis ratione adhibitam, a Praesidis Pontificii Consilii pro Laicis munere accepit.
Anno 1995 morbum, quo undecim ab annis laborabat, gravior apparuit. Dolor factus est pervadens atque acerbior. Infirmus in Deo fiduciam reponebat, se in manibus Patris diligentis percipere dicebat. Voluntatem Domini, illis in vicibus quoque, immo benedicebat. Die 2 mensis Februarii anno 1998 Unctionem infirmorum fide suscepit. Eius postrema verba: “Maria! Maria! Mater! Mater!” fuerunt. Die 5 mensis Februarii anno 1998 obiit. Dein corpus eius in Argentinam translatum est, quo loco, post Missam ab amico fratreque eius Cardinale Antonio Quarracino, Archiepiscopo Bonaërensi, celebratam, in tam ab eo dilecta Basilica Beatae Virginis Immaculatae in oppido v.d. Lujan conditum est. Arca eius, cum in Argentinam pervenisse, in aëroplanorum portu ab Archiepiscopo Coadiutore, Georgio Mario Bergoglio, recepta est, qui memoriam anno 2008 de Servo Dei cum conficeret, scripsit: “Per sinceram humilitatem suam, tibi sanctitatis patefaciebat prospectum. Tibi loca aperiebat, experiebaris eum umquam nemini portas claudere. Et summam patientiam ostendebat. Quo pacto caritatem Dei erga nos reddebat”.
Tanta agnita christianarum virtutum copia, qui suam per vitam plurimis in locis et officiis expletis praecellenti modo vixit, vera facta est sanctitatis fama. Quapropter Conferentia Episcopalis Argentina se Servi Dei Causae beatificationis et canonizationis Partem Actricem constituit. Inquisitio dioecesana celebrata est a die 23 mensis Iunii anno 2006 ad diem 11 mensis Martii anno 2016 apud Curiam ecclesiasticam Vicariatus Urbis, Inquisitionibus quidem rogatorialibus adiunctis Bono Aëri, Matriti Utinique peractis. Haec Congregatio de Causis Sanctorum eius de iuridica validitate decretum edidit die 14 mensis Iulii anno 2017. Usitatum secundum iter, Positione perfecta, an Servus Dei christianas virtutes heroico in gradu exercuisset est disceptatum. Fausto cum exitu, die 21 mensis Septembris anno 2021, Congressus Peculiaris Consultorum Theologorum habitus est. Patres Cardinales et Episcopi, Ordinaria in Sessione die 1 mensis Februarii anno 2022 congregati, Servum Dei professi sunt theologales, cardinales, iisque adnexas virtutes heroico more excoluisse.
Facta demum de hisce omnibus rebus Summo Pontifici Francisco per subscriptum Cardinalem Praefectum accurata relatione, Sanctitas Sua, vota Congregationis de Causis Sanctorum excipiens rataque habens, hodierno die declaravit: Constare de virtutibus theologalibus Fide, Spe et Caritate tum in Deum tum in proximum, necnon de cardinalibus Prudentia, Iustitia, Fortitudine et Temperantia iisque adnexis in gradu heroico Servi Dei Eduardi Francisci Pironio, Sanctae Romanae Ecclesiae Cardinalis, in casu et ad effectum de quo agitur.
Hoc autem decretum publici iuris fieri et in acta Congregationis de Causis Sanctorum Summus Pontifex referri mandavit.
Datum Romae, die 18 mensis Februarii a. D. 2022.