Enrichetta Alfieri
(1891-1951)
- 23 novembre
Vergine, suora professa della Congregazione delle Suore della Carità di Santa Giovanna Antida Thouret, conosciuta come l’«angelo di San Vittore» per il servizio svolto per tanti anni nel grande carcere milanese
Maria Angela Domenica Alfieri nasce a Borgo Vercelli il 23 febbraio 1891.
A 22 anni chiede di far parte della famiglia religiosa delle Suore della Carità. Accolta a Vercelli il 20 dicembre 1911, non immagina di dover abbracciare una missione che un giorno ella stessa definirà «difficile e dura». Vi si dedicherà dal momento in cui le circostanze della sua vita ve la condurranno.
Per lei in ogni ambito di missione sarà importante tenere il cuore fisso in Dio e diventare un serbatoio d’amore che, straripando, si riversa nelle anime che le vengono affidate; è importante per lei diventare un ostensorio che porta Gesù a tutti e ovunque. Il 10 settembre 1917 dopo la preparazione pedagogica e la professione dei Voti temporanei, le viene affidata una scuola di Vercelli come campo da irrorare con le sue fresche energie.
Ma una terribile malattia ne interrompe ogni attività: il morbo di Pott progressivamente la porta in fin di vita. Dopo quattro anni circa di immobilità, guarisce per l’intervento chiaro della Vergine di Lourdes. Costretta a sottrarsi agli interessamenti di amici, giornalisti e curiosi, nel 1923 fu destinata dai superori al carcere di san Vittore, a Milano, accanto ad una sua zia, superiora della comunità al servizio dei detenuti.
La Venerabile Serva di Dio non lascerà mai più il carcere fino alla morte. Si inserisce con naturalezza in un ambiente nel quale regnano tristezza, rabbia, risentimenti. Le sue relazioni interpersonali sono improntate al dialogo, all’apertura, al desiderio di aiutare a cambiare direzione di vita, a cercare il reinserimento nella società. Nominata Superiora della comunità, continua a dare una testimonianza di vita coerente con il Vangelo della carità, con la santa Regola, con la ricerca del bene della persona che, se pur ha sbagliato, non va giudicata, né disprezzata, ma accompagnata sulla via della riabilitazione. Il periodo più duro trascorso a San Vittore coincide con l’avvento del Nazifascismo in Italia e a Milano, in particolare negli anni 1943-45.
Suor Enrichetta lotta per la difesa della giustizia e della libertà con la coscienza di italiana e di cattolica. I bombardamenti su Milano costringono all’evacuazione del carcere. Con lo stanziarsi dei tedeschi in San Vittore le Suore vengono richiamate al carcere. Qui si scontreranno con il comando tedesco. Il comportamento crudele e disumano dei nazifascisti nei confronti di ebrei e detenuti politici, arrestati, torturati, fucilati o avviati ai campi di sterminio, fa soffrire e strazia il cuore di Suor Enrichetta.
Ella è sempre pronta ad accogliere, a comunicare messaggi per evitare uccisioni e per facilitare incontri, in collaborazione con il del Beato Cardinale Ildefonso Schuster e con gli organi della Resistenza. I rischi che corre in prima persona sono tanti. Se venisse colta in flagrante sarebbe certa la condanna. L’intercettazione di un suo messaggio con il quale avverte una famiglia di una cattura imminente, le provoca l’immediato arresto e la reclusione in cella di rigore nei sotterranei di San Vittore, in attesa degli interrogatori, della fucilazione o della deportazione in Germania. L’interessamento del Cardinale Arcivescovo di Milano le ottiene la commutazione della condanna a morte in confino, a Grumello del Monte, in provincia di Bergamo. Il 24 dicembre 1944 le viene concesso il trasferimento alla casa provinciale delle Suore della Carità di Brescia.
La Venerabile Serva di Dio continua ad aiutare e a consolare chi è in difficoltà, dimostrando così abbandono alla volontà di Dio, unione alle sofferenze di Gesù crocifisso e di tanti deportati, affidamento alla Vergine Maria, impegno orante all’insegna della supplica, dell’adorazione, dell’accettazione. Numerose testimonianze ci raccontano come il 7 maggio 1945, al rientro in San Vittore, Suor Enrichetta riprenda il suo servizio con amore, con perspicacia, con intelligenza, con il consueto sorriso delle labbra e del cuore, tutto ordinato al bene delle persone e al loro riscatto.
Profonda conoscitrice dell’animo umano, consapevole che la forza di azione le derivi dalla vocazione religiosa della quale è sempre grata al Signore, la Venerabile Serva di Dio Enrichetta Alfieri spera sempre di poter umanizzare il carcere. Sui detenuti e sulle detenute può esercitare un positivo influsso. Si diceva di lei che «passa come un angelo, piange come una mamma» accanto a tutti. Al suo ricordo, una ex detenuta aggiunge: «bastava vederla per ricevere tanta luce». In effetti la sua vita era sempre illuminata dalla presenza del Signore, che ella amò con tutte le sue forze e imitò con umiltà e perseveranza.
Sostenuta dalla fede percorse alacremente la via della santità e praticò eroicamente le virtù teologali e cardinali, osservò con sommo impegno i consigli evangelici e la Regola, traendo forza e gioia dalla preghiera, dall’Eucarestia, dalla filiale devozione mariana. Ricca di meriti si addormentò nel Signore il primo pomeriggio del 23 novembre del 1951.
La fama della sua santità portò l’Arcivescovo di Milano, il Cardinale Carlo Maria Martini, a iniziare la Causa di Beatificazione della Venerabile Serva di Dio, che si svolse dal 30 gennaio 1995 al 20 aprile 1996, la cui validità fu riconosciuta dalla Congregazione delle Cause dei Santi con decreto del 13 dicembre 1996. I Consultori teologi nel Congresso peculiare tenutosi il 6 marzo 2009 diedero parere favorevole sull’eroicità delle virtù.
Così giudicarono i Padri Cardinali e Vescovi nella Sessione Ordinaria del 17 novembre 2009. Noi stessi abbiamo autorizzato la Congregazione delle cause dei santi a promulgare il decreto sull’eroicità delle virtù il 19 dicembre 2009.
Osservato quanto stabilito dal diritto, venne presentata la guarigione di un’atleta diciottenne. La Consulta medica del 28 ottobre 2010 dichiarò non spiegabile scientificamente la guarigione da sarcoma di Ewing/PNET con metastasi polmonari, epatiche, linfonodali. Il Congresso peculiare dei teologi del 14 gennaio 2011 ritenne che tale guarigione fosse vero miracolo. Nello stesso modo si espressero i Padri Cardinali e Vescovi nella Sessione Ordinaria del 1 marzo 2011.
BENEDETTO XVI
ANGELUS
Piazza San Pietro
Domenica, 26 giugno 2011
Cari fratelli e sorelle!
Oggi, in Italia e in altri Paesi, si celebra il Corpus Domini, la festa dell’Eucaristia, il Sacramento del Corpo e Sangue del Signore, che Egli ha istituito nell’Ultima Cena e che costituisce il tesoro più prezioso della Chiesa. L’Eucaristia è come il cuore pulsante che dà vita a tutto il corpo mistico della Chiesa: un organismo sociale tutto basato sul legame spirituale ma concreto con Cristo. Come afferma l’apostolo Paolo: “Poiché vi è un solo pane, noi siamo, benché molti, un solo corpo: tutti infatti partecipiamo dell’unico pane” (1Cor 10,17). Senza l’Eucaristia la Chiesa semplicemente non esisterebbe. E’ l’Eucaristia, infatti, che fa di una comunità umana un mistero di comunione, capace di portare Dio al mondo e il mondo a Dio. Lo Spirito Santo, che trasforma il pane e il vino nel Corpo e Sangue di Cristo, trasforma anche quanti lo ricevono con fede in membra del corpo di Cristo, così che la Chiesa è realmente sacramento di unità degli uomini con Dio e tra di loro.
In una cultura sempre più individualistica, quale è quella in cui siamo immersi nelle società occidentali, e che tende a diffondersi in tutto il mondo, l’Eucaristia costituisce una sorta di “antidoto”, che opera nelle menti e nei cuori dei credenti e continuamente semina in essi la logica della comunione, del servizio, della condivisione, insomma, la logica del Vangelo. I primi cristiani, a Gerusalemme, erano un segno evidente di questo nuovo stile di vita, perché vivevano in fraternità e mettevano in comune i loro beni, affinché nessuno fosse indigente (cfr At 2,42-47). Da che cosa derivava tutto questo? Dall’Eucaristia, cioè da Cristo risorto, realmente presente in mezzo ai suoi discepoli e operante con la forza dello Spirito Santo. E anche nelle generazioni seguenti, attraverso i secoli, la Chiesa, malgrado i limiti e gli errori umani, ha continuato ad essere nel mondo una forza di comunione. Pensiamo specialmente ai periodi più difficili, di prova: che cosa ha significato, ad esempio, per i Paesi sottoposti a regimi totalitari, la possibilità di ritrovarsi alla Messa domenicale! Come dicevano gli antichi martiri di Abitene: “Sine Dominico non possumus” – senza il “Dominicum”, cioè senza l’Eucaristia domenicale non possiamo vivere. Ma il vuoto prodotto dalla falsa libertà può essere altrettanto pericoloso, e allora la comunione con il Corpo di Cristo è farmaco dell’intelligenza e della volontà, per ritrovare il gusto della verità e del bene comune.
Cari amici, invochiamo la Vergine Maria, che il mio Predecessore, il beato Giovanni Paolo II ha definito “Donna eucaristica” (Ecclesia de Eucharistia, 53-58). Alla sua scuola, anche la nostra vita diventi pienamente “eucaristica”, aperta a Dio e agli altri, capace di trasformare il male in bene con la forza dell’amore, protesa a favorire l’unità, la comunione, la fraternità.
Dopo l'Angelus
Cari fratelli e sorelle, anche oggi ho la gioia di annunciare la proclamazione di alcuni nuovi Beati. Ieri, a Lubecca, sono stati beatificati Johannes Prassek, Eduard Müller ed Hermann Lange, uccisi dai nazisti nel 1943 ad Amburgo. Oggi, a Milano, è la volta di Don Serafino Morazzone, parroco esemplare nel Lecchese tra XVIII e XIX secolo; di Padre Clemente Vismara, eroico missionario del PIME in Birmania; e di Enrichetta Alfieri, Suora della Carità, detta “angelo” del carcere milanese di San Vittore. Lodiamo il Signore per questi luminosi testimoni del Vangelo!
In questa domenica che precede la solennità dei Santi Pietro e Paolo si celebra in Italia la Giornata per la carità del Papa. Desidero ringraziare vivamente tutti coloro che, con la preghiera e con le offerte, danno il loro appoggio al mio ministero apostolico e di carità. Grazie! Il Signore vi ricompensi!
Je salue les pèlerins francophones, particulièrement les anciens élèves de l’Institut Saint-Dominique de Rome. En ce jour, de nombreux pays célèbrent la Solennité du Saint-Sacrement du Corps et du Sang du Christ. Nous avons toujours à redécouvrir le don inouï de son Fils que Dieu nous fait dans l’Eucharistie en participant chaque dimanche à la messe. Faisons une large place à l’adoration eucharistique ! « Le Seigneur est là, dans le sacrement de son amour, il nous attend jour et nuit », répétait le saint Curé d’Ars. Puisons à cette source d’amour et de pardon la force de conformer toujours plus notre vie à l’Evangile ! Tant de chrétiens aujourd’hui lui rendent témoignage jusqu’au don de leur vie. Que notre prière fraternelle les soutienne sans relâche !
I am happy to welcome all the English-speaking pilgrims and visitors, particularly the group from Saint Fidelis Parish in Toronto. In many places today the Church celebrates the Solemnity of the Body and Blood of Christ. May our hearts rejoice in the great gift of Jesus, the Bread of Life, who has given himself for us and has come to nourish us. As we open our hearts to others and walk the path of life, may he always sustain and guide us. God bless you all!
Von Herzen heiße ich alle deutschsprachigen Pilger und Besucher auf dem Petersplatz willkommen. Zugleich geht mein Gruß an die Gläubigen des Erzbistums Hamburg, die gestern die Seligsprechung der „Lübecker Märtyrer“ gefeiert haben. Die katholischen Kapläne Johannes Prassek, Hermann Lange und Eduard Müller sowie der evangelische Pastor Karl Friedrich Stellbrink haben mit ihrem gemeinsam getragenen Leiden im Gefängnis bis zu ihrer Hinrichtung im Jahre 1943 ein großartiges, auch ökumenisches Zeugnis der Menschlichkeit und der Hoffnung gegeben. Es ist beeindruckend, wie sie in ihren Kerkerzellen stets den Blick zum Himmel gerichtet haben. So hat Johannes Prassek geschrieben: „Wie ist Gott so gut, daß er mir alle Furcht nimmt und die Freude und die Sehnsucht schenkt“. Lassen wir uns von ihrem Gottvertrauen anstecken und bringen wir das Evangelium der Liebe zu den Menschen unserer Zeit. Der Herr begleite unser Reden und unser Tun.
Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española que participan en esta oración mariana, en particular a los miembros de la Asociación de la Medalla Milagrosa, así como a los directivos de la Radiotelevisión “El sembrador por la nueva evangelización”. En la solemnidad del Santísimo Cuerpo y Sangre de Cristo, la Iglesia hace memoria agradecida del don de la Eucaristía y la adora con devoción. Que nuestros corazones se abran con humildad ante Jesús Sacramentado, para que, transformados por su gracia, seamos testigos valientes de su amor por todos los hombres. Que Dios os bendiga.
Słowo pozdrowienia kieruję do wszystkich Polaków, a szczególnie do Episkopatu Polski i wiernych, uczestników jubileuszu 600-lecia konsekracji katedry włocławskiej. W modlitwie polecam was Najświętszej Maryi Pannie Wniebowziętej, Patronce katedry. Niech wymowne dzieje tej świątyni będą dla wszystkich zachętą do trwania w wierze Ojców i świadczenia o Chrystusie w codziennym życiu. Z serca wam błogosławię.
[Il mio saluto va a tutti i Polacchi e, in modo particolare, all'Episcopato polacco e ai fedeli, partecipanti alla celebrazione del Giubileo del 600° anniversario della consacrazione della Cattedrale di Włocławek. Nella preghiera vi raccomando tutti alla Beata Vergine Maria, Assunta al Cielo, a cui essa è intitolata. La storia eloquente di questo tempio sia per tutti incoraggiamento a perseverare nella fede dei Padri e nella testimonianza resa a Cristo nella vita di ogni giorno. Vi benedico di cuore.]
Infine, saluto con affetto i pellegrini italiani, in particolare il gruppo dell’associazione “Laici Betlemiti”. A tutti voi auguro una buona domenica, una buona settimana. Buona Festa dei Santi Pietro e Paolo. Buona domenica a tutti voi!