Giovanna Francesca di Chantal

Giovanna Francesca di Chantal

(1572-1641)

Beatificazione:

- 21 novembre 1751

- Papa  Benedetto XIV

Canonizzazione:

- 16 luglio 1767

- Papa  Clemente XIII

- Basilica Vaticana

Ricorrenza:

- 12 agosto

Religiosa: dal suo matrimonio cristiano ebbe sei figli, che educò alla pietà; rimasta vedova, percorse alacremente sotto la guida di san Francesco di Sales la via della perfezione, dedicandosi alle opere di carità soprattutto verso i poveri e i malati; diede inizio all’Ordine della Visitazione di Santa Maria, che diresse pure con saggezza. Il suo transito avvenuto a Moulins sulle rive dell’Allier vicino a Nevers in Francia ricorre il 13 dicembre

  • Biografia
"Tutto quello che di creato c’è quaggiù non è niente per me se paragonato al mio carissimo Padre"

 

Jeanne-Françoise Frémyot de Chantal nasce a Digione il 23 gennaio 1572, da famiglia nobile. A solo diciotto mesi rimane orfana della mamma che muore dando alla luce il fratello minore, Andrea. Da quel momento il padre – magistrato – sarà il suo educatore; da lui riceverà i forti principi di lealtà e giustizia che saranno l’ossatura della sua vita. Il 28 dicembre 1592, appena ventenne, sposa Cristoforo Barone di Raboutin - Chantal e si trasferisce a Bourbilly, una tenuta di proprietà del marito. Dal matrimonio nascono sei figli, di cui solo quattro sopravvivono. Il suo spirito pratico e razionale le permette di prendersi cura degli affari di famiglia e di rimettere in sesto con successo le finanze e le disastrose condizioni in cui versava la grande tenuta. Porta avanti tutta questa attività senza mai perdere di vista l’aiuto ai poveri che bussavano alla porta del castello, seguendo fedelmente il profondo impulso interiore che a questo la muove.

Nel 1601, a causa di un incidente durante una battuta di caccia, il marito more. Giovanna ne risente a tal punto da far temere per la sua stessa vita. Cerca rifugio in Dio, prodigandosi generosamente verso i poveri ed occupandosi con totale dedizione all’educazione dei figli. In un primo tempo torna a Digione, dal padre, ma poi si trasferisce a Monthelon (altra tenuta di famiglia), presso il suocero che l’aveva minacciata di escludere i figli dall’eredità se non lo avesse raggiunto. L’anziano era succube di una domestica, con la quale aveva avuto dei figli, e che farà passare a Giovanna sette anni duri e pieni di umiliazioni. Non sono, tuttavia, anni inutili per la sua crescita spirituale: a questa dura scuola impara sì l’umiltà, ma una umiltà generosa. Diceva: “Siamo umili, ma di quella umiltà generosa che teme soltanto il peccato, che dipende soltanto dalla volontà di Dio e tiene soltanto ad essa. In una parola, l’umiltà rende felici fin da questo mondo tutti quelli che vogliono gloriarsi solo della croce di Gesù Cristo”. In diverse occasioni vi furono signori che si fecero avanti per chiedere la sua mano, ma lei sempre rifiuta: aveva scelto in cuor suo di donarsi totalmente a Dio, tanto da incidersi il nome di Gesù sul petto con un ferro rovente …non amava certo le mezze misure! Lo dimostra una delle sue frasi preferite: “È troppo avaro il cuore cui Dio non basta ed è miserabile il cuore che si accontenta di meno che di Dio”.

Desiderosa di progredire nella vita spirituale, si affida alla guida di un sacerdote che però non riesce a comprenderla e che, anzi, inasprisce ulteriormente le sue pene. Solo incontrando a Digione, nel marzo 1604, san Francesco di Sales, Vescovo di Ginevra, trova colui che la sua anima da anni cercava. La spiritualità del Santo la trasforma: niente sovraccarico di pratiche religiose, niente eccessi penitenziali, ma l’invito a vivere una spiritualità profonda nella sua condizione di vita, nel fedele e quotidiano compimento dei doveri familiari. Poco prima di morire, sintetizzerà nel suo stile diretto e senza giri di parole l’insegnamento del “beato padre”, come lei amava chiamare il Santo Vescovo: “Siate, mia cara figlia, come un recipiente vuoto davanti alla divina Bontà, per ricevere quel che a lui piacerà di donarvi. Per il presente, siate fedele nel fare ciò che dovete e nel soffrire umilmente e senza mollezza ciò che Dio vi presenterà momento per momento”.

Anno dopo anno cresce nella Baronessa de Chantal il desiderio della vita religiosa, ma come realizzarlo? San Francesco da tempo desiderava fondare una comunità di donne dedite alla vita contemplativa coniugata ad una qualche forma di servizio di carità; incontra, nel desiderio e nella disponibilità di Giovanna, il tanto atteso segno di Dio. Nella primavera del 1610, superando grandi difficoltà soprattutto familiari, colei che fino a quel momento era conosciuta come “Madame de Chantal” lascia la casa paterna per trasferirsi ad Annecy, in Alta Savoia, dove Francesco di Sales risiedeva. Il 6 giugno 1610, viene fondato il primo nucleo della nuova famiglia religiosa, la “Visitazione di Santa Maria”, le cui monache sono comunemente dette “Visitandine”. Con questo nome S. Francesco di Sales voleva fosse onorato un mistero evangelico che allora nella Chiesa era quasi dimenticato. A stemma della congregazione venne scelto un cuore circondato di spine con una croce sovrapposta ed inciso un monogramma che intreccia i nomi di Gesù e di Maria.

Quando l’Ordine comincerà la sua espansione, questa duttilità tra vita contemplativa e attiva, troverà l’opposizione dell’Arcivescovo di Lione, che chiederà al Fondatore di trasformare la sua “piccola Congregazione” in un Ordine claustrale (siamo nel 1615). Nel 1618 san Francesco, vedendo in tale richiesta un segno della volontà di Dio, adotterà la Regola di Sant’Agostino e darà alle sue figlie le Costituzioni definitive.

Nel 1622 san Francesco di Sales muore a Lione: Giovanna ne soffre moltissimo, ma ormai la sua tempra interiore è tale da saper affrontare, con Dio e in Dio, anche questo distacco. Da subito si prodiga per far rientrare la salma del vescovo al monastero di Annecy, culla dell’Ordine. San Vincenzo de’ Paoli diventerà la nuova guida spirituale di Giovanna, lui che già dal 1619 era confessore delle Visitandine di Parigi.

Tra il 1622 e il 1641, anno in cui morirà santa Giovanna, i monasteri della Visitazione passano da 13 a 87. Dopo aver sistemato i figli (che seguirà con amore materno e premuroso fino alla fine) si dedica con tutta se stessa all’organizzazione della sua famiglia religiosa. Scrive migliaia di lettere (parte delle quali raccolte e pubblicate), si prodiga nel visitare tutti i Monasteri e sarà proprio durante uno di questi viaggi che le sue forze cederanno. Morirà sulla breccia il 13 dicembre 1641, a Moulins. Il suo corpo riposa nella basilica della Visitazione ad Annecy, accanto a quello del suo “beato padre”.

La causa di canonizzazione fu avviata nel 1715. La prima parte del processo si concluse nel 1751 con la beatificazione e nel 1767 santa Giovanna Francesca Fremyot de Chantal raggiunse san Francesco di Sales anche nella gloria dei santi. Concludiamo con un estratto da una preghiera che la Santa scrisse e portava sempre con sé: “O sovrana bontà della sovrana Provvidenza del mio Dio! Io mi riposo per sempre fra le tue braccia, sia che tu sia dolce o severa. Conducimi d’ora in avanti dovunque vorrai: io non guarderò la strada lungo la quale mi farai passare, ma guarderò a Te, mio Dio, che mi conduci; la mia anima non trova riposo all’infuori delle braccia e del seno di questa celeste Providenza, mia vera madre, mia forza e mio baluardo”.