Giovanni Paolo II

Giovanni Paolo II

(1920-2005)

Beatificazione:

- 01 maggio 2011

- Papa  Benedetto XVI

Canonizzazione:

- 27 aprile 2014

- Papa  Francesco

- Piazza San Pietro

Ricorrenza:

- 22 ottobre

Sommo Pontefice, è stato il primo papa slavo e il primo Papa non italiano dai tempi di Adriano VI. Nel suo discorso di apertura del pontificato ha ribadito di voler portare avanti l'eredità del Concilio Vaticano II.

  • Biografia
  • Omelia
  • omelia di beatificazione
  • COMPENDIUM
il Papa della famiglia

 

Karol Józef Wojtyła nacque a Wadowice (Polonia), il 18 maggio 1920. Era il terzo dei tre figli di Karol Wojtyła e di Emilia Kaczorowska, la quale morì nel 1929. Suo fratello maggiore Edmund, medico, morì nel 1932 e suo padre, sottufficiale dell'esercito, nel 1941.

A nove anni ricevette la Prima Comunione e a diciotto anni il sacramento della Cresima. Terminati gli studi al ginnasio di Wadowice, nel 1938 si iscrisse all'Università Jagellónica di Cracovia.

Quando le forze di occupazione naziste chiusero l'Università nel 1939, il giovane Karol lavorò (1940-1944) in una cava e poi in una fabbrica chimica Solvay per potersi guadagnare da vivere ed evitare la deportazione in Germania.

A partire dal 1942, sentendosi chiamato al sacerdozio, frequentò i corsi di formazione del seminario maggiore clandestino di Cracovia, diretto dall'Arcivescovo Adarn Stefan Sapieha. Nel contempo, fu uno dei promotori del "Teatro Rapsodico", anch'esso clandestino.

Dopo la guerra, continuò i suoi studi nel seminario maggiore di Cracovia, nuovamente aperto, e nella Facoltà di Teologia dell'Università Jagellónica, fino alla sua ordinazione sacerdotale, a Cracovia, il 1° novembre 1946. Successivamente, fu inviato dal Cardinale Sapieha a Roma, dove conseguì il dottorato in teologia (1948), con una tesi sul tema della fede nelle opere di San Giovanni della Croce. In quel periodo, durante le sue vacanze, esercitò il ministero pastorale tra gli emigranti polacchi in Francia, Belgio e Olanda.

Nel 1948 ritornò in Polonia e fu coadiutore dapprima nella parrocchia di Niegowić, vicino a Cracovia, poi in quella di San Floriano, in città. Fu cappellano degli universitari fino al 1951, quando riprese i suoi studi filosofici e teologici. Nel 1953 presentò all'Università Jagellónica di Cracovia una tesi sulla possibilità di fondare un'etica cristiana a partire dal sistema etico di Max Scheler. Più tardi, divenne professore di Teologia Morale ed Etica nel seminario maggiore di Cracovia e nella Facoltà di Teologia di Lublino.

Il 4 luglio 1958, il Papa Pio XII lo nominò Vescovo Ausiliare di Cracovia e titolare di Ombi. Ricevette l'ordinazione episcopale il 28 settembre 1958 nella cattedrale del Wawel (Cracovia), dalle mani dell'Arcivescovo Eugeniusz Baziak.

Il 13 gennaio 1964 fu nominato Arcivescovo di Cracovia da Papa Paolo VI, che lo creò Cardinale il 26 giugno 1967.

Partecipò al Concilio Vaticano II (1962-1965) dando un contributo importante all'elaborazione della costituzione Gaudium et spes. Il Cardinale Wojtyła prese parte anche alle 5 assemblee del Sinodo dei Vescovi, anteriori al suo Pontificato.

Venne eletto Papa il 16 ottobre 1978 e il 22 ottobre ebbe inizio il suo ministero di Pastore Universale della Chiesa.

Papa Giovanni Paolo II ha compiuto 146 visite pastorali in Italia e, come Vescovo di Roma, ha visitato 317 delle attuali 332 parrocchie romane. I viaggi apostolici nel mondo, espressione della costante sollecitudine pastorale del Successore di Pietro per tutte le Chiese, sono stati 104.

Tra i suoi documenti principali si annoverano 14 Encicliche, 15 Esortazioni apostoliche, 11 Costituzioni apostoliche e 45 Lettere apostoliche. A Papa Giovanni Paolo II si attribuiscono anche 5 libri: "Varcare la soglia della speranza" (ottobre 1994); "Dono e mistero: nel cinquantesimo anniversario del mio sacerdozio" (novembre 1996); "Trittico romano", meditazioni in forma di poesia (marzo 2003); "Alzatevi, andiamo!" (maggio 2004) e "Memoria e Identità" (febbraio 2005).

Papa Giovanni Paolo Il ha celebrato 147 riti di beatifìcazione, nei quali ha proclamato 1338 beati, e 51 canonizzazioni, per un totale di 482 santi. Ha tenuto 9 concistori, in cui ha creato 231 (e 1 in pectore) Cardinali. Ha presieduto anche 6 riunioni plenarie del Collegio Cardinalizio.

Dal 1978 ha convocato 15 assemblee del Sinodo dei Vescovi: 6 generali ordinarie (1980, 1983, 1987, 1990, 1994 e 2001), 1 assemblea generale straordinaria (1985) e 8 assemblee speciali (1980, 1991, 1994, 1995,1997, 1998 [2] e 1999).

Il 13 maggio 1981 in piazza San Pietro ha subito un grave attentato. Salvato dalla mano materna della Madre di Dio, dopo una lunga degenza, ha perdonato il suo attentatore e, consapevole di aver ricevuto una nuova vita, ha intensificato i suoi impegni pastorali con eroica generosità.

La sua sollecitudine di pastore trovò espressione, inoltre, nella erezione di numerose diocesi e circoscrizioni ecclesiastiche, nella promulgazione dei Codici di Diritto Canonico latino e delle Chiese Orientali, del Catechismo della Chiesa Cattolica. Proponendo al Popolo di Dio momenti di particolare intensità spirituale indisse l'Anno della Redenzione, l'Anno Mariano e l'Anno dell'Eucaristia nonché il Grande Giubileo del 2000. Avvicinò le nuove generazioni indicendo la celebrazione della Giornata Mondiale della Gioventù.

Nessun Papa ha incontrato tante persone come Giovanni Paolo II. Alle Udienze Generali del mercoledì (oltre 1160) hanno partecipato più di 17 milioni e 600mila pellegrini, senza contare tutte le altre udienze speciali e le cerimonie religiose (più di 8 milioni di pellegrini solo nel corso del Grande Giubileo dell'anno 2000). Ha incontrato milioni di fedeli nel corso delle visite pastorali in Italia e nel mondo. Sono state numerose anche le personalità governative ricevute in udienza: basti ricordare le 38 visite ufficiali e le altre 738 udienze o incontri con Capi di Stato, come pure le 246 udienze e incontri con Primi Ministri.

È morto a Roma, nel Palazzo Apostolico Vaticano, sabato 2 aprile 2005, alle ore 21.37, nella vigilia della Domenica in Albis o della Divina Misericordia, da lui istituita. I solenni funerali in Piazza San Pietro e la sepoltura nelle Grotte Vaticane sono stati celebrati l'8 aprile.

Il rito solenne della beatificazione, sul sagrato della Basilica Papale di San Pietro il 1° maggio 2011, è stato presieduto dal Sommo Pontefice Benedetto XVI, suo immediato successore e prezioso collaboratore per lunghi anni quale Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede.

Il 27 aprile 2014 Giovanni Paolo II è stato canonizzato da Papa Francesco.

 SANTA MESSA E CANONIZZAZIONE DEI BEATI GIOVANNI XXIII E GIOVANNI PAOLO II

OMELIA DEL SANTO PADRE FRANCESCO

Piazza San Pietro
II Domenica di Pasqua (o della Divina Misericordia), 27 aprile 2014

 

Al centro di questa domenica che conclude l’Ottava di Pasqua, e che san Giovanni Paolo II ha voluto intitolare alla Divina Misericordia, ci sono le piaghe gloriose di Gesù risorto.

Egli le mostrò già la prima volta in cui apparve agli Apostoli, la sera stessa del giorno dopo il sabato, il giorno della Risurrezione. Ma quella sera, come abbiamo sentito, non c’era Tommaso; e quando gli altri gli dissero che avevano visto il Signore, lui rispose che se non avesse visto e toccato quelle ferite, non avrebbe creduto. Otto giorni dopo, Gesù apparve di nuovo nel cenacolo, in mezzo ai discepoli: c’era anche Tommaso; si rivolse a lui e lo invitò a toccare le sue piaghe. E allora quell’uomo sincero, quell’uomo abituato a verificare di persona, si inginocchiò davanti a Gesù e disse: «Mio Signore e mio Dio!» (Gv 20,28).

Le piaghe di Gesù sono scandalo per la fede, ma sono anche la verifica della fede. Per questo nel corpo di Cristo risorto le piaghe non scompaiono, rimangono, perché quelle piaghe sono il segno permanente dell’amore di Dio per noi, e sono indispensabili per credere in Dio. Non per credere che Dio esiste, ma per credere che Dio è amore, misericordia, fedeltà. San Pietro, riprendendo Isaia, scrive ai cristiani: «Dalle sue piaghe siete stati guariti» (1 Pt 2,24; cfr Is 53,5).

San Giovanni XXIII e san Giovanni Paolo II hanno avuto il coraggio di guardare le ferite di Gesù, di toccare le sue mani piagate e il suo costato trafitto. Non hanno avuto vergogna della carne di Cristo, non si sono scandalizzati di Lui, della sua croce; non hanno avuto vergogna della carne del fratello (cfr Is 58,7), perché in ogni persona sofferente vedevano Gesù. Sono stati due uomini coraggiosi, pieni della parresia dello Spirito Santo, e hanno dato testimonianza alla Chiesa e al mondo della bontà di Dio, della sua misericordia.

Sono stati sacerdoti, e vescovi e papi del XX secolo. Ne hanno conosciuto le tragedie, ma non ne sono stati sopraffatti. Più forte, in loro, era Dio; più forte era la fede in Gesù Cristo Redentore dell’uomo e Signore della storia; più forte in loro era la misericordia di Dio che si manifesta in queste cinque piaghe; più forte era la vicinanza materna di Maria.

In questi due uomini contemplativi delle piaghe di Cristo e testimoni della sua misericordia dimorava «una speranza viva», insieme con una «gioia indicibile e gloriosa» (1 Pt 1,3.8). La speranza e la gioia che Cristo risorto dà ai suoi discepoli, e delle quali nulla e nessuno può privarli. La speranza e la gioia pasquali, passate attraverso il crogiolo della spogliazione, dello svuotamento, della vicinanza ai peccatori fino all’estremo, fino alla nausea per l’amarezza di quel calice. Queste sono la speranza e la gioia che i due santi Papi hanno ricevuto in dono dal Signore risorto e a loro volta hanno donato in abbondanza al Popolo di Dio, ricevendone eterna riconoscenza.

Questa speranza e questa gioia si respiravano nella prima comunità dei credenti, a Gerusalemme, di cui parlano gli Atti degli Apostoli (cfr 2,42-47), che abbiamo ascoltato nella seconda Lettura. E’ una comunità in cui si vive l’essenziale del Vangelo, vale a dire l’amore, la misericordia, in semplicità e fraternità.

E questa è l’immagine di Chiesa che il Concilio Vaticano II ha tenuto davanti a sé. Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II hanno collaborato con lo Spirito Santo per ripristinare e aggiornare la Chiesa secondo la sua fisionomia originaria, la fisionomia che le hanno dato i santi nel corso dei secoli. Non dimentichiamo che sono proprio i santi che mandano avanti e fanno crescere la Chiesa. Nella convocazione del Concilio san Giovanni XXIII ha dimostrato una delicata docilità allo Spirito Santo, si è lasciato condurre ed è stato per la Chiesa un pastore, una guida-guidata, guidata dallo Spirito. Questo è stato il suo grande servizio alla Chiesa; per questo a me piace pensarlo come il Papa della docilità allo Spirito Santo.

In questo servizio al Popolo di Dio, san Giovanni Paolo II è stato il Papa della famiglia. Così lui stesso, una volta, disse che avrebbe voluto essere ricordato, come il Papa della famiglia. Mi piace sottolinearlo mentre stiamo vivendo un cammino sinodale sulla famiglia e con le famiglie, un cammino che sicuramente dal Cielo lui accompagna e sostiene.

Che entrambi questi nuovi santi Pastori del Popolo di Dio intercedano per la Chiesa affinché, durante questi due anni di cammino sinodale, sia docile allo Spirito Santo nel servizio pastorale alla famiglia. Che entrambi ci insegnino a non scandalizzarci delle piaghe di Cristo, ad addentrarci nel mistero della misericordia divina che sempre spera, sempre perdona, perché sempre ama.

CAPPELLA PAPALE
IN OCCASIONE DELLA 
BEATIFICAZIONE DEL SERVO DI DIO GIOVANNI PAOLO II

OMELIA DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI

Sagrato della Basilica Vaticana 
Domenica, 1° maggio 2011

 

 

Cari fratelli e sorelle!

Sei anni or sono ci trovavamo in questa Piazza per celebrare i funerali del Papa Giovanni Paolo II. Profondo era il dolore per la perdita, ma più grande ancora era il senso di una immensa grazia che avvolgeva Roma e il mondo intero: la grazia che era come il frutto dell’intera vita del mio amato Predecessore, e specialmente della sua testimonianza nella sofferenza. Già in quel giorno noi sentivamo aleggiare il profumo della sua santità, e il Popolo di Dio ha manifestato in molti modi la sua venerazione per Lui. Per questo ho voluto che, nel doveroso rispetto della normativa della Chiesa, la sua causa di beatificazione potesse procedere con discreta celerità. Ed ecco che il giorno atteso è arrivato; è arrivato presto, perché così è piaciuto al Signore: Giovanni Paolo II è beato!

Desidero rivolgere il mio cordiale saluto a tutti voi che, per questa felice circostanza, siete convenuti così numerosi a Roma da ogni parte del mondo, Signori Cardinali, Patriarchi delle Chiese Orientali Cattoliche, Confratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio, Delegazioni Ufficiali, Ambasciatori e Autorità, persone consacrate e fedeli laici, e lo estendo a quanti sono uniti a noi mediante la radio e la televisione.

Questa Domenica è la Seconda di Pasqua, che il beato Giovanni Paolo II ha intitolato alla Divina Misericordia. Perciò è stata scelta questa data per l’odierna Celebrazione, perché, per un disegno provvidenziale, il mio Predecessore rese lo spirito a Dio proprio la sera della vigilia di questa ricorrenza. Oggi, inoltre, è il primo giorno del mese di maggio, il mese di Maria; ed è anche la memoria di san Giuseppe lavoratore. Questi elementi concorrono ad arricchire la nostra preghiera, aiutano noi che siamo ancora pellegrini nel tempo e nello spazio; mentre in Cielo, ben diversa è la festa tra gli Angeli e i Santi! Eppure, uno solo è Dio, e uno è Cristo Signore, che come un ponte congiunge la terra e il Cielo, e noi in questo momento ci sentiamo più che mai vicini, quasi partecipi della Liturgia celeste.

“Beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!” (Gv 20,29). Nel Vangelo di oggi Gesù pronuncia questa beatitudine: la beatitudine della fede. Essa ci colpisce in modo particolare, perché siamo riuniti proprio per celebrare una Beatificazione, e ancora di più perché oggi è stato proclamato Beato un Papa, un Successore di Pietro, chiamato a confermare i fratelli nella fede. Giovanni Paolo II è beato per la sua fede, forte e generosa, apostolica. E subito ricordiamo quell’altra beatitudine: “Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli” (Mt 16,17). Che cosa ha rivelato il Padre celeste a Simone? Che Gesù è il Cristo, il Figlio del Dio vivente. Per questa fede Simone diventa “Pietro”, la roccia su cui Gesù può edificare la sua Chiesa. La beatitudine eterna di Giovanni Paolo II, che oggi la Chiesa ha la gioia di proclamare, sta tutta dentro queste parole di Cristo: “Beato sei tu, Simone” e “Beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!”. La beatitudine della fede, che anche Giovanni Paolo II ha ricevuto in dono da Dio Padre, per l’edificazione della Chiesa di Cristo.

Ma il nostro pensiero va ad un’altra beatitudine, che nel Vangelo precede tutte le altre. E’ quella della Vergine Maria, la Madre del Redentore. A Lei, che ha appena concepito Gesù nel suo grembo, santa Elisabetta dice: “Beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto” (Lc 1,45). La beatitudine della fede ha il suo modello in Maria, e tutti siamo lieti che la beatificazione di Giovanni Paolo II avvenga nel primo giorno del mese mariano, sotto lo sguardo materno di Colei che, con la sua fede, sostenne la fede degli Apostoli, e continuamente sostiene la fede dei loro successori, specialmente di quelli che sono chiamati a sedere sulla cattedra di Pietro. Maria non compare nei racconti della risurrezione di Cristo, ma la sua presenza è come nascosta ovunque: lei è la Madre, a cui Gesù ha affidato ciascuno dei discepoli e l’intera comunità. In particolare, notiamo che la presenza effettiva e materna di Maria viene registrata da san Giovanni e da san Luca nei contesti che precedono quelli del Vangelo odierno e della prima Lettura: nel racconto della morte di Gesù, dove Maria compare ai piedi della croce (cfr Gv 19,25); e all’inizio degli Atti degli Apostoli, che la presentano in mezzo ai discepoli riuniti in preghiera nel cenacolo (cfr At 1,14).

Anche la seconda Lettura odierna ci parla della fede, ed è proprio san Pietro che scrive, pieno di entusiasmo spirituale, indicando ai neo-battezzati le ragioni della loro speranza e della loro gioia. Mi piace osservare che in questo passo, all’inizio della sua Prima Lettera, Pietro non si esprime in modo esortativo, ma indicativo; scrive, infatti: “Siete ricolmi di gioia” – e aggiunge: “Voi lo amate, pur senza averlo visto e ora, senza vederlo, credete in lui. Perciò esultate di gioia indicibile e gloriosa, mentre conseguite la meta della vostra fede: la salvezza delle anime” (1Pt 1,6.8-9). Tutto è all’indicativo, perché c’è una nuova realtà, generata dalla risurrezione di Cristo, una realtà accessibile alla fede. “Questo è stato fatto dal Signore - dice il Salmo (118,23) - una meraviglia ai nostri occhi”, gli occhi della fede.

Cari fratelli e sorelle, oggi risplende ai nostri occhi, nella piena luce spirituale del Cristo risorto, la figura amata e venerata di Giovanni Paolo II. Oggi il suo nome si aggiunge alla schiera di Santi e Beati che egli ha proclamato durante i quasi 27 anni di pontificato, ricordando con forza la vocazione universale alla misura alta della vita cristiana, alla santità, come afferma la Costituzione conciliare Lumen gentium sulla Chiesa. Tutti i membri del Popolo di Dio – Vescovi, sacerdoti, diaconi, fedeli laici, religiosi, religiose – siamo in cammino verso la patria celeste, dove ci ha preceduto la Vergine Maria, associata in modo singolare e perfetto al mistero di Cristo e della Chiesa. Karol Wojtyła, prima come Vescovo Ausiliare e poi come Arcivescovo di Cracovia, ha partecipato al Concilio Vaticano II e sapeva bene che dedicare a Maria l’ultimo capitolo del Documento sulla Chiesa significava porre la Madre del Redentore quale immagine e modello di santità per ogni cristiano e per la Chiesa intera. Questa visione teologica è quella che il beato Giovanni Paolo II ha scoperto da giovane e ha poi conservato e approfondito per tutta la vita. Una visione che si riassume nell’icona biblica di Cristo sulla croce con accanto Maria, sua madre. Un’icona che si trova nel Vangelo di Giovanni (19,25-27) ed è riassunta nello stemma episcopale e poi papale di Karol Wojtyła: una croce d’oro, una “emme” in basso a destra, e il motto “Totus tuus”, che corrisponde alla celebre espressione di san Luigi Maria Grignion de Montfort, nella quale Karol Wojtyła ha trovato un principio fondamentale per la sua vita: “Totus tutus ego sum et omnia mea tua sunt. Accipio Te in mea omnia. Praebe mihi cor tuum, Maria – Sono tutto tuo e tutto ciò che è mio è tuo. Ti prendo per ogni mio bene. Dammi il tuo cuore, o Maria” (Trattato della vera devozione alla Santa Vergine, n. 266).

Nel suo Testamento il nuovo Beato scrisse: “Quando nel giorno 16 ottobre 1978 il conclave dei cardinali scelse Giovanni Paolo II, il Primate della Polonia card. Stefan Wyszyński mi disse: «Il compito del nuovo papa sarà di introdurre la Chiesa nel Terzo Millennio»”. E aggiungeva: “Desidero ancora una volta esprimere gratitudine allo Spirito Santo per il grande dono del Concilio Vaticano II, al quale insieme con l’intera Chiesa – e soprattutto con l’intero episcopato – mi sento debitore. Sono convinto che ancora a lungo sarà dato alle nuove generazioni di attingere alle ricchezze che questo Concilio del XX secolo ci ha elargito. Come vescovo che ha partecipato all’evento conciliare dal primo all’ultimo giorno, desidero affidare questo grande patrimonio a tutti coloro che sono e saranno in futuro chiamati a realizzarlo. Per parte mia ringrazio l’eterno Pastore che mi ha permesso di servire questa grandissima causa nel corso di tutti gli anni del mio pontificato”. E qual è questa “causa”? È la stessa che Giovanni Paolo II ha enunciato nella sua prima Messa solenne in Piazza San Pietro, con le memorabili parole: “Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo!”. Quello che il neo-eletto Papa chiedeva a tutti, egli stesso lo ha fatto per primo: ha aperto a Cristo la società, la cultura, i sistemi politici ed economici, invertendo con la forza di un gigante – forza che gli veniva da Dio – una tendenza che poteva sembrare irreversibile.

Swoim świadectwem wiary, miłości i odwagi apostolskiej, pełnym ludzkiej wrażliwości, ten znakomity syn Narodu polskiego pomógł chrześcijanom na całym świecie, by nie lękali się być chrześcijanami, należeć do Kościoła, głosić Ewangelię. Jednym słowem: pomógł nam nie lękać się prawdy, gdyż prawda jest gwarancją wolności.

[Con la sua testimonianza di fede, di amore e di coraggio apostolico, accompagnata da una grande carica umana, questo esemplare figlio della Nazione polacca ha aiutato i cristiani di tutto il mondo a non avere paura di dirsi cristiani, di appartenere alla Chiesa, di parlare del Vangelo. In una parola: ci ha aiutato a non avere paura della verità, perché la verità è garanzia della libertà.]

Ancora più in sintesi: ci ha ridato la forza di credere in Cristo, perché Cristo è Redemptor hominis, Redentore dell’uomo: il tema della sua prima Enciclica e il filo conduttore di tutte le altre.

Karol Wojtyła salì al soglio di Pietro portando con sé la sua profonda riflessione sul confronto tra il marxismo e il cristianesimo, incentrato sull’uomo. Il suo messaggio è stato questo: l’uomo è la via della Chiesa, e Cristo è la via dell’uomo. Con questo messaggio, che è la grande eredità del Concilio Vaticano II e del suo “timoniere” il Servo di Dio Papa Paolo VI, Giovanni Paolo II ha guidato il Popolo di Dio a varcare la soglia del Terzo Millennio, che proprio grazie a Cristo egli ha potuto chiamare “soglia della speranza”. Sì, attraverso il lungo cammino di preparazione al Grande Giubileo, egli ha dato al Cristianesimo un rinnovato orientamento al futuro, il futuro di Dio, trascendente rispetto alla storia, ma che pure incide sulla storia. Quella carica di speranza che era stata ceduta in qualche modo al marxismo e all’ideologia del progresso, egli l’ha legittimamente rivendicata al Cristianesimo, restituendole la fisionomia autentica della speranza, da vivere nella storia con uno spirito di “avvento”, in un’esistenza personale e comunitaria orientata a Cristo, pienezza dell’uomo e compimento delle sue attese di giustizia e di pace.

Vorrei infine rendere grazie a Dio anche per la personale esperienza che mi ha concesso, di collaborare a lungo con il beato Papa Giovanni Paolo II. Già prima avevo avuto modo di conoscerlo e di stimarlo, ma dal 1982, quando mi chiamò a Roma come Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, per 23 anni ho potuto stargli vicino e venerare sempre più la sua persona. Il mio servizio è stato sostenuto dalla sua profondità spirituale, dalla ricchezza delle sue intuizioni. L’esempio della sua preghiera mi ha sempre colpito ed edificato: egli si immergeva nell’incontro con Dio, pur in mezzo alle molteplici incombenze del suo ministero. E poi la sua testimonianza nella sofferenza: il Signore lo ha spogliato pian piano di tutto, ma egli è rimasto sempre una “roccia”, come Cristo lo ha voluto. La sua profonda umiltà, radicata nell’intima unione con Cristo, gli ha permesso di continuare a guidare la Chiesa e a dare al mondo un messaggio ancora più eloquente proprio nel tempo in cui le forze fisiche gli venivano meno. Così egli ha realizzato in modo straordinario la vocazione di ogni sacerdote e vescovo: diventare un tutt’uno con quel Gesù, che quotidianamente riceve e offre nella Chiesa.

Beato te, amato Papa Giovanni Paolo II, perché hai creduto! Continua – ti preghiamo – a sostenere dal Cielo la fede del Popolo di Dio. Tante volte ci hai benedetto in questa Piazza dal Palazzo! Oggi, ti preghiamo: Santo Padre ci benedica! Amen.

 

COMPENDIUM

 

VITAE, VIRTUTM ac MIRACOLORUM

necnon  Actorum

in CAUSA CANONIZATIONIS

 

BEATI

IOANNIS  PAULI  II

(Caroli  Wojtyła)

 

Summi  Pontificis

(1920-2005)

______________________

 

 

E  TABULARIO

CONGREGATIONIS  DE  CAUSIS  SANCTORUM

 

I Padri Cardinali, i Patriarchi, gli Arcivescovi, i Vescovi e quanti parteciperanno al prossimo Concistoro troveranno in questo Compendium il profilo biografico del Beato Giovanni Paolo II, Sommo Pontefice, nonché le tappe principali della Causa di beatificazione e di canonizzazione e la Lettera Apostolica della sua beatificazione.

 

 

VITA  E  OPERE

 

 

1. Cenni biografici

 

    Karol Józef Wojtyła nacque a Wadowice (Polonia), il 18 maggio 1920. Era il secondo di due figli di Karol Wojtyła e di Emilia Kaczorowska. A nove anni ricevette la Prima Comunione e a diciotto anni il sacramento della Cresima. Terminati gli studi nella scuola superiore, mosso dal suo amore per la letteratura e la poesia, si iscrisse all’Università Jagellonica di Cracovia alla facoltà di lettere.

    Quando le forze di occupazione naziste chiusero l’Università nel 1939, il giovane Karol lavorò in una cava e poi in una fabbrica chimica per potersi guadagnare da vivere ed evitare la deportazione in Germania.

    A partire dal 1942, sentendosi chiamato al sacerdozio, frequentò i corsi di formazione del seminario maggiore clandestino di Cracovia. Nel contempo, fu uno dei promotori del “Teatro Rapsodico”, anch’esso clandestino.

    Dopo la guerra, continuò i suoi studi nel seminario maggiore di Cracovia, nuovamente aperto, e nella Facoltà di Teologia dell’Uni­versità Jagellonica, fino alla sua ordinazione sacerdotale, a Cracovia, il 1° novembre 1946. Successivamente, fu inviato a Roma, dove conseguì il dottorato in teologia.

    Nel 1948 ritornò in Polonia e fu coadiutore dapprima nella parrocchia di Niegowić, vicino a Cracovia, poi in quella di San Floriano, in città. Fu cappellano degli universitari fino al 1951, quando riprese i suoi studi filosofici e teologici all’Università Cattolica di Lublino. Più tardi, divenne professore di Teologia Morale ed Etica nel seminario maggiore di Cracovia e nella Facoltà di Teologia di Lublino.

    Il 4 luglio 1958, il Papa Pio XII lo nominò Vescovo Ausiliare di Cracovia e titolare di Ombi. Ricevette l’ordinazione episcopale il 28 settembre dello stesso anno nella cattedrale del Wawel a Cracovia. Il 13 gennaio 1964 fu nominato Arcivescovo di Cracovia dal Papa Paolo VI, che lo creò Cardinale tre anni più tardi, il 26 giugno 1967.

    Con grande impegno ed entusiasmo partecipò al Concilio Vaticano II dando un contributo all’elaborazione della costituzione Gaudium et spes. Il Cardinale Wojtyła prese parte anche ad alcune assemblee del Sinodo dei Vescovi, anteriori al suo Pontificato.

    Venne eletto Papa il 16 ottobre 1978 e il 22 ottobre successivo ebbe inizio il suo ministero di Pastore Universale della Chiesa.

    Prezioso e intenso fu il suo Pontificato: viaggi pastorali e apostolici in Italia e nel mondo, iniziative pastorali di grande risonanza tra i fedeli, come l’anno Santo della Redenzione, l’Anno Mariano, il Grande Giubileo dell’Anno 2000 e l’Anno dell’Euca­ristia, la pubblicazione di importanti documenti del suo Magistero. Avvicinò le nuove generazioni, indicendo la celebrazione della Giornata Mondiale della Gioventù. Nel 1981 subì un grave attentato in Piazza S. Pietro.

    Fino all’ultimo fu Maestro di verità ed esempio di accettazione della volontà del Signore e di santa vita. Dopo una lunga malattia che non gli impedì di svolgere il suo ministero, morì a Roma, nel Palazzo Apostolico Vaticano, sabato 2 aprile 2005, vigilia della Domenica in Albis o della Divina Misericordia, Solennità da lui istituita, circondato da una vastissima e solida fama di santità. L’8 aprile seguirono i solenni funerali in Piazza San Pietro e la sepoltura nelle Grotte Vaticane.

 

2. Le virtù

 

Fede

    Il Beato Giovanni Paolo II era un “uomo di preghiera”. In lui il desiderio di perfezione si manifestava così forte, da tenerne sempre desto lo spirito attraverso l’incessante orazione e l’ascolto meditato della parola di Dio. Il centro della sua vita era costituito dall’Eu­caristia.

    La sua fede profonda si esprimeva nella confidenza nell’aiuto di­vino negli eventi critici della vita, nonché il totale abbandono al materno aiuto della Beata Vergine Maria. Questi atteggiamenti interiori si manifestavano con particolare forza nei momenti di oscurità, come, ad esempio, dopo l’attentato del 1981 o durante la dura prova dell’avanzamento della malattia.

    Le sue visite alle parrocchie romane, i numerosi viaggi aposto­lici e gli insegnamenti contenuti nelle sue omelie, nelle Encicliche e nelle catechesi durante le udienze del mercoledì facevano trasparire, dietro la sicurezza della dottrina, una personale vita di fede e lo zelo per la salvezza delle anime e il desiderio di far conoscere al mondo intero Cristo, l’Unico Salvatore dell’uomo e il suo Redentore.

 

Speranza

    La radicale e quasi connaturale devozione allo Spirito Santo lo predisponeva ad una visione del mondo improntata dall’incrollabile speranza soprannaturale. Fu questa a spingerlo a desiderare con tutto se stesso il Regno dei cieli e la vita eterna, riponendo la sua fiducia nelle promesse di Cristo, confidando nella misericordia di Dio e appoggiandosi sull’aiuto della grazia.

    Nelle numerose sofferenze morali e durante la malattia fisica egli giunse ad annunziare il prezioso valore salvifico della sofferen­za umana unita al mistero della Croce di Cristo.

    Ha sostenuto l’anelito alla libertà dei popoli oppressi da vari regimi e totalitarismi, affermando la dignità inviolabile di ogni essere umano.

    Ha promosso e rinvigorito il dialogo ecumenico, cercando l’unità e la pace nella viva speranza di una futura piena comunione coi fratelli separati.

    Un segno straordinario della sua speranza fu la fiducia che ripose nei giovani, speranza della Chiesa del domani.

 

Carità

    Egli fu sempre animato da un grande fuoco d’amore. La sua propensione verso l’Alto, alimentata dall’amore all’Eucaristia e dalla preghiera, così come la costante ricerca del cuore dell’uomo per persua­derlo ad amare sinceramente il Signore, furono le vere motivazioni su cui si centrava ogni sua azione.

    La sua carità verso il Signore si esprimeva, oltre che nel costante e tenero dialogo con Lui, anche nell’ardente desiderio di compiacerLo nell’agevolare il cammino verso il cielo di altre persone. La carità operosa fu lo strumento primario dell’azione evangelizzatrice. Non tralasciò l’esercizio di nessuna delle opere di misericordia. Diede da mangiare e da vestire ai bisognosi, si prese cura dei senza tetto, si preoccupò della sorte dell’anziana parente, condivise il dolore dei sofferenti, destinò loro denaro di sua proprietà, visitò ammalati e prigionieri. Nondimeno, istruì, consigliò, consolò gli smarriti di cuore, offrì il proprio perdono all’attentatore e a quanti l’avevano offeso, sopportò con pazienza le persone a lui ostili. Si rapportava verso tutti con rispetto, evitando ogni tipo di maldicenza, creava piuttosto comunione e amicizia intorno a sé.

 

Fortezza

    Il primo motto “Non abbiate paura! Aprite, anzi spalancate le porte a Cristo!”, pronunciato durante la celebrazione di apertura del ministero papale, segnò il programma del suo lungo Pontificato, rimanendo vivo nei cuori dei fedeli anche dopo la sua morte.

    Numerose sono state, nell’arco della sua vita, le prove permesse da Dio per forgiare “come l’oro” la resistenza e la tempra del suo servo. L’infanzia non facile, segnata da tre lutti, e l’entrata in seminario proprio nel periodo in cui la guerra ne aveva imposto la chiusura, corroborarono certamente il suo coraggio.

    Come Arcivescovo di Cracovia mai esitò davanti ai numerosi ostacoli posti dal regime comunista polacco al diritto di professare la propria fede. Con fortezza seppe intervenire a favore dei diritti delle persone, senza sommuovere tuttavia l’ordine pubblico, combattendo da buon cristiano la sua battaglia anche quando tali impedimenti apparivano insuperabili.

    Come Sommo Pontefice, il 13 maggio 1981, giorno che segnò l’inizio di una seconda fase del suo pontificato, ebbe dal Signore la grazia di poter versare il proprio sangue in nome della fede, come egli stesso disse in riferimento all’accaduto.

    Verso la fine degli anni ‘90, apparvero i primi sintomi del “morbo di Parkinson”, che piano piano lo ridusse ad esercitare il suo ministero da “una sedia a rotelle”. Tutti hanno vissuto con partico­lare partecipazione e ammirazione la forza con cui seppe affrontare, specie negli ultimi anni, gli impegni pastorali in quelle difficili condizioni.

______________________

 

 

"ITER" DELLA CAUSA

 

 

a) In vista della beatificazione

 

    Constatata la vastissima e solida fama di santità, dimostrata anche con l’afflusso nei giorni dei funerali di enormi folle di fedeli e di persone di buona volontà anche di altre religioni ed il continuo pellegrinaggio devoto alla sua tomba nella Basilica papale di San Pietro, il Papa Benedetto XVI decise di dispensare dai cinque anni di attesa per l’inizio dell’Inchiesta diocesana, in modo che, il giorno 28 giugno 2005, potesse tenersene la Sessione di apertura. La validità giuridica del processo fu riconosciuta con decreto della Congregazione delle Cause dei Santi del 4 maggio 2007.

    I Consultori Teologi, radunati nel Congresso Peculiare del 13 maggio 2009, diedero parere favorevole circa l’eroicità delle sue virtù e così giudicarono i Padri Cardinali e Vescovi, radunati nella Sessione Ordinaria del 16 novembre 2009.

    Lo stesso Pontefice, Benedetto XVI, ha autorizzato la Congregazione delle Cause dei Santi a promulgare il relativo decreto il 19 dicembre 2009.

    In vista della beatificazione fu presentata una guarigione, attribuita all’intercessione del Venerabile Servo di Dio. La Consulta Medica del 21 ottobre 2010 la ritenne scientificamente inspiegabile e i Consultori Teologi, radunati nel Congresso Peculiare del 14 dicembre 2010, diedero parere favorevole, attribuendo tale guarigione alla sua intercessione. I Padri Cardinali e Vescovi nella Sessione Ordinaria dell’11 gennaio 2011, la giudicarono vero mira­colo. Infine, il Papa Benedetto XVI ha autorizzato la Con­gregazione delle Cause dei Santi a promulgare il relativo Decreto, il 14 gennaio 2011.

    Il rito solenne della beatificazione, sul sagrato della Basilica papale di San Pietro il 1° maggio 2011, è stato presieduto dal Sommo Pontefice Benedetto XVI, con una ingente partecipazione di fedeli.

 

b) In vista della canonizzazione

 

    Tra le testimonianze pervenute dopo la beatificazione è stato individuato il caso della guarigione di una donna latino-americana, alla quale fu accertato “aneurisma cerebrale fusiforme”. A seguito delle preghiere innalzate per intercessione di Giovanni Paolo II, il giorno stesso della sua beatificazione, l’aneurisma è scomparso totalmente. L’inchiesta diocesana fu istruita dal 20 novembre al 2 dicembre 2012. La Congregazione delle Cause dei Santi ne ha riconosciuto la validità con decreto del 12 febbraio 2013. La Consulta Medica del Dicastero, nella riunione del 28 febbraio 2013, ha espresso, all’una­nimità, parere favorevole circa 1’inspiegabilità scientifica della guarigione.

    Il caso è stato esaminato, con esito positivo all’unanimità, dai Consultori Teologi il 10 aprile del 2013, e dai Cardinali e dai Vescovi il 2 luglio 2013.

    Sua Santità Francesco, il 5 luglio 2013, ha autorizzato la Congregazione delle Cause dei Santi a promulgare il decreto super miraculo.

______________________

 

 

LITTERAE APOSTOLICAE

de peracta beatificatione

 

BENEDICTUS  pp. XVI

ad perpetuam rei memoriam

 

 

    “Venit hora, ut glorificetur Filius hominis. Amen, amen dico vobis: Nisi granum frumenti cadens in terram mortuum fuerit, ipsum solum manet; si autem mortuum fuerit, multum fructum affert” (Io 12, 23-24).

 

    Exemplum Domini nostri Iesu Christi, qui in mundo Patris amorem diffundebat ac denique se ipsum pro populi salute offerebat, etiam Venerabilis Servus Dei Ioannes Paulus II (Carolus Iosephus Wojtyła) secutus est, qui Evangelii lumen quocumque ferebat maternamque Ecclesiae sollicitudinem de hominibus nostrae aetatis demonstrabat. Hic Summus Pontifex pro Ecclesia et pro mundo tanta magnanimitate spirituque oblationis se impendit ut in vita et in morte sanctus sit iudicatus, atque iam occasione data ritus funebris ingens multitudo eum mortuum visitabat, gratitudinis et venerationis causa.

    Ipse in urbe Wadowice in Polonia natus est die XVIII mensis Maii anno MCMXX, alter filius Caroli Wojtyła et Aemiliae Kaczorowska. Novem annos natus Primam Communionem accepit, duodevicesimum autem annum agens sacramento Chrismatis confirmatus est. Curriculis scholae superioris expletis, nomen dedit Universitati Iagellonicae Craco­viae. Cum vero anno MCMXXXIX universitas ab occupationis regimine clausa esset, iuvenis Carolus operatus est in lapicidina ac deinde in fabrica chimica ut victum sibi mereret simulque deportationem in Germaniam vitaret. Ab anno MCMXLII, cum vocationem sentiret ad sacerdotium, curricula frequentavit secreti Seminarii Maioris Craco­viensis, quod rexit ipse Archiepiscopus, Eminentissimus Dominus Adamus Stephanus S.R.E. Cardinalis Sapieha. Eodem tempore una cum aliis promovit secretum «Theatrum Rapsodicum». Bello expleto Cracoviae prosecutus est studia theologica in Seminario Maiore atque apud Facultatem Theologiae Universitatis Iagellonicae. Die I mensis Novembris anno MCMXLVI presbyter ordinatus est. Deinde Romam missus est, ubi lauream in theologia consecutus est. Reversus in Poloniam, primum missus est adiutor parochi loci Niegowić prope Cracoviam, deinde in paroeciam sancti Floriani Cracoviae est translatus, ubi curam pastoralem universitatis iuvenum exercebat. Prosequens studia philosophica et theologica, complevit curricula apud Catholicam Universitatem Lublinensem et postea constitutus est professor theologiae moralis et ethicae apud eiusdem studiorum universitatis Facultatem Theologicam necnon apud Seminarium Maius Cracoviense. Die IV mensis Iulii anno MCMLVIII Summus Pontifex Pius XII nomi­navit eum Episcopum tit. Ombitanum et Auxiliarem Cracoviensem. Consecrationem episcopalem accepit die XXVIII mensis Septembris eiusdem anni in ecclesia cathedrali Cracoviensi per manus impositionem Reverendissimi Domini Eugenii Baziak, tunc Archiepiscopi Metro­politae Cracoviensis. Ipsius Successor in hac Sede est destinatus die XIII mensis Ianuarii anno MCMLXIV a Servo Dei Paulo VI, qui tribus elapsis annis eum in collegium Cardinalium cooptavit die XXVI mensis Iunii. Concilium Oecumenicum Vaticanum II participavit, solidam tribuens cooperationem potissimum in Constitutione pastorali “Gaudium et spes” exaranda. Summus Pontifex electus est die XVI mensis Octobris anno MCMLXXVIII, nomine sumpto Ioanne Paulo, ac die XXII eiusdem mensis ministerium suum pro universali Ecclesia inchoavit.

    Ioannes Paulus II frequenter invisebat varias partes Italiae et, uti Episcopus Romanus, fere omnes CCCXXXII paroecias Urbis visitavit. Similiter plurima fuerunt eius itinera apostolica in mundo, signum constantis pastoralis sollicitudinis beati Petri Successoris pro omnibus Ecclesiis. Inter documenta altioris eius Magisterii variae annumerantur Litterae Encyclicae, apostolicae Adhortationes, Constitutiones ac Epi­stulae. Fidelis interpres Concilii Oecumenici Vaticani II, exaltavit pondus universalis vocationis ad sanctitatem, diversis in mundi partibus plurimos complendo ritus beatificationis et canonizationis. Corroboravit ecclesialem communionem et collegialitatem coetus convocans Synodi Episcoporum.

    Die XIII mensis Maii anno MCMLXXXI, tempore audientiae generalis in Platea Petriana, graviter est vulneratus. Materna manu Deiparae salvatus, cui suum totum ministerium commisit, aggressori dimisit ac post diuturnam infirmitatem, conscius se novam vitam rece­pisse, sua munera pastoralia heroica cum actuositate amplificavit. Pastoris sollertiam inter alia manifestavit multas novas dioeceses erigendo, Codicem Iuris Canonici, Codicem Canonum Ecclesiarum Orientalium et Catechismum Catholicae Ecclesiae promulgando, Annum Redemptionis, Annum Marianum et Annum Eucharistiae necnon Magnum Iubilaeum Anni MM inchoando, ubi singulariter eius amor in Ecclesiam eiusque fidelitas erga crucem refulsit. Novas convenit generationes, indicens celebrandas Dies Mundiales Iuvenum. Vires ad haec omnia ingentia opera apostolica persolvenda traxit ex continuata oratione, praesertim ex adoratione eucharistica, et ex amore filiali erga Dei Genetricem, cuius venerationem ferventer fovit in Dei populo. Meritis onustus, obiit Romae, in Palatio Apostolico Vaticanae Civitatis, die sabbati postridie Kalendas Aprilis anno MMV, in vigilia Dominicae in albis seu Divinae Misericordiae, quam sollemnitatem ipse instituit.

    Considerata amplissima solidaque fama sanctitatis, iam in vita habita statimque post mortem elata, cum fidelium agmina continuatam peregrinationem facerent ad eius corpus ac deinde ad sepulcrum, dispensavimus a quinque annis exspectandis a morte ut Inquisitio dioecesana inchoaretur, ita ut die XXVIII mensis Iunii anno MMV, in vigilia sollemnitatis Apostolorum Petri et Pauli, in Basilica Lateranensi aperta est memorata Inquisitio, cuius iuridicam validitatem Congregatio de Causis Sanctorum agnovit per Decretum die IV mensis Maii anno MMVII datum. Consultores theologi, in Congressu peculiari die XIII mensis Maii anno MMIX adunati favens iudicium tulerunt de virtutibus Servi Dei heroum in modum exercitis. Idem iudicarunt Patres Cardi­nales et Episcopi in Sessione Ordinaria adstantes die XVI mensis Novembris eiusdem anni. Idcirco Nos Congregationi de Causis Sanctorum facultatem dedimus ut Decretum de virtutibus heroicis emanaret die XIX mensis Decembris anno MMIX.

    Beatificationis causa praesentata est quaedam mira asserta sanatio, Venerabilis Servi Dei intercessioni tributa, quam Consultores medici scientifice inexplicabilem iudicaverunt. Consultores Theologi in Con­gressu peculiari die XIV mensis Decembris anno MMX favorabile iudicium dederunt. Patres Cardinales et Episcopi in Sessione Ordinaria die XI mensis Ianuarii anno MMXI miram hanc sanationem iudicaverunt divinitus patratam. Itaque Nos Congregationi de Causis Sanctorum facultatem fecimus ut Decretum super miro ederet die XIV eiusdem mensis.

    Hodie igitur Ipsimet in Foro ante Basilicam Papalem Sancti Petri die I mensis Maii, in sollemnitate Dominicae in albis seu Divinae Misericordiae, immensa adstante multitudine gentium fere ex omni populo, lingua et natione, beatificationis ritum perlibenter praesidentes, hanc formulam pronuntiamus, qua Venerabilis Servus Dei Ioannes Paulus II (Carolus Iosephus Wojtyła) in Beatorum numerum adscribitur:

    Nos, vota Fratris Nostri Augustini Cardinalis Vallini, Vicarii Nostri pro Romana Dioecesi, necnon plurimorum aliorum Fratrum in Episcopatu multorumque christifidelium explentes, de Congregationis de Causis Sanctorum consulto, auctoritate Nostra Apostolica facultatem facimus ut Venerabilis Servus Dei Ioannes Paulus II, papa, Beati nomine in posterum appelletur eiusque festum die altera et vicesima Octobris in locis et modis iure statutis quotannis celebrari possit. In nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti.

    Quod autem decrevimus, volumus et nunc et in posterum tempus vim habere, contrariis rebus quibuslibet non obsistentibus.

    Datum Romae, apud Sanctum Petrum, sub anulo Piscatoris, die I mensis Maii, anno MMXI, Pontificatus Nostri septimo.

 

De mandato Summi Pontificis

+ Tarsicius Card. Bertone

 

Loco + Sigilli

In Secret. Status tab. n. 1.368