Giuseppe Bernardi e Mario Ghibaudo

Giuseppe Bernardi e Mario Ghibaudo

(† 1943)

Beatificazione:

- 16 ottobre 2022

- Papa  Francesco

Ricorrenza:

- 19 settembre

Sacerdoti Diocesani; entrambi furono uomini che, pur consapevoli dei pericoli che correvano, continuarono ad essere dediti al ministero che mirava a salvare gli altri donando la propria vita sino agli ultimi istanti

  • Biografia
  • Decreto sul Martirio
“Divenire Sacerdote, vivere da Sacerdote, morire da Sacerdote: questa è la sintesi delle speranze più care che concepisco per la mia vita”

 

    La vicenda martiriale di Giuseppe Bernardi e Mario Ghibaudo si colloca in Italia, dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943. Le truppe tedesche presero il controllo del Centro-Nord. La cittadina di Boves (Cuneo) si trovava in un punto di concentrazione delle forze tedesche che cercavano di bloccare la fuga dei militari italiani, molti dei quali si nascondevano con i partigiani in montagna anche per evitare la possibile deportazione in Germania. La strage di Boves fu originata da uno scontro a fuoco tra militari tedeschi e resistenti italiani. Questo comportò un morto da ambo le parti, la cattura di due soldati germanici e l’arrivo di rinforzi tedeschi sotto il comando del maggiore Joseph Peiper. Costui minacciò la distruzione di Boves se non avesse ottenuto la liberazione dei due uomini e il cadavere di quello ucciso. Come intermediari, il Comandante convocò il Parroco, Don Giuseppe Bernardi, e un residente locale, il Signor Antonio Vassallo.

 

I martiri sono:

    1. Giuseppe Bernardi. Nato a Caraglio (Cuneo, Italia) il 25 novembre 1897, venne ordinato sacerdote il 29 giugno 1923. Fu prima vicario parrocchiale, poi rettore dell’orfanotrofio di Cuneo, amministratore parrocchiale e quindi parroco a Boves, dove fu amato dai parrocchiani per l’impegno pastorale, il profondo senso di paternità e la grande sensibilità verso i poveri e i malati. Interpellato dai nazisti per svolgere il ruolo di mediatore in vista della liberazione di due tedeschi catturati, il Servo di Dio riuscì sostanzialmente a portare a termine l’incarico ma venne trattenuto insieme all’imprenditore Antonio Vassallo. Il 19 settembre 1943, dopo essere stato fatto salire su un’autoblindata dei nazisti con il Vassallo, fu condotto in un luogo isolato, ucciso e dato alle fiamme.

    2. Mario Ghibaudo. Nato a Borgo San Dalmazzo (Cuneo, Italia) il 18 gennaio 192, fu ordinato sacerdote il 19 giugno 1943 e destinato quale vicario parrocchiale alla comunità di Boves. Durante la repressione del 19 settembre 1943, fu colpito a morte da una raffica di mitra essendo accorso presso una persona appena colpita, per impartirgli l’assoluzione in articulo mortis.

 

    Riguardo al martirio materiale, Giuseppe Bernardi il 19 settembre 1943, dopo aver svolto con successo la missione di liberare due soldati tedeschi e recuperare il cadavere di un terzo militare, fu costretto a salire con Antonio Vassallo su un’autoblindata e fu obbligato ad assistere alla distruzione del paese. Venne ucciso il giorno stesso, come risultò dalle grida udite attorno alle ore 18 dal luogo in cui furono ritrovati i loro cadaveri a Boves. Al delitto non assistettero testimoni ma il riconoscimento del cadavere avvenne attraverso la testimonianza del dentista, il quale riconobbe “la protesi dentaria” di Giuseppe. Altrettanto sicure sono le prove relative alla morte di Mario Ghibaudo: il 19 settembre 1943, piuttosto che darsi alla fuga, consapevole del precipitare degli accadimenti, si adoperò per mettere in salvo le bambine dell’orfanotrofio e altri cittadini di Boves. Attorno alle ore 16.30, avvicinatosi ad un uomo ferito a morte dalla mitragliatrice tedesca, fu colpito a sua volta da una raffica, proprio mentre stava dando l’assoluzione sacramentale. Il militare che gli sparò, poi, si accanì su di lui con una pugnalata, che dovette poi essere la vera causa del decesso.

    Riguardo al martirio formale ex parte victimarum, entrambi furono uomini che, pur consapevoli dei pericoli che correvano, continuarono ad essere dediti al ministero che mirava a salvare gli altri donando la propria vita sino agli ultimi istanti.

    Circa il martirio formale ex parte persecutorum, la consistenza dei fattori attribuisce un valore diverso alla morte dei due martiri rispetto alla tragedia collettiva che interessò, nelle stesse ore e per mano degli stessi aguzzini, la cittadina di Boves. L’abito religioso distingueva i due tra le altre vittime. Le uccisioni di don Bernardi e don Ghibaudo non furono episodi a se stanti. Il 16 settembre 1943 i nazisti avevano bombardato il santuario di Sant’Antonio a scopo intimidatorio. Vi fu altresì il tentativo fallito, da parte tedesca, di dar fuoco all’Istituto dei Sordomuti gestito dalle suore. Dopo la liberazione dei prigionieri, i nazisti non rispettarono i patti e catturarono don Bernardi e Vassallo, portandoli su di un’autoblindata in giro per il paese, obbligandoli ad assistere mentre davano fuoco alle case e istigando il sacerdote a contribuire all’incendio. Al termine di questa prolungata tortura psicologica, i nazisti condussero i due mediatori in un cortile, li uccisero e diedero fuoco ai corpi. L’uccisione di Vassallo è diversa da quella di don Bernardi ex parte victimae, poiché il laico non aveva militanza cattolica.

    Riguardo a Mario Ghibaudo il colpo di arma da fuoco lo colse nel compimento del ministero. Inoltre, il successivo infierire sul suo corpo con il pugnale, nonché lo sfigurare il volto con il calcio del fucile e gli stivali sono segni espliciti di odio per un sacerdote nello svolgimento del ministero, ucciso non per caso o per sbaglio oppure perché si trovava tra altri potenziali bersagli, ma crudelmente finito con intenzionalità anticristiana.

 

CONGREGAZIONE DELLE CAUSE DEI SANTI

 

CUNEO

 

BEATIFICAZIONE o DICHIARAZIONE DI MARTIRIO

dei SERVI DI DIO

GIUSEPPE BERNARDI e MARIO GHIBAUDO

SACERDOTI DIOCESANI

(† 19 settembre 1943)

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DECRETO SUL MARTIRIO

 

“Quando vi consegneranno, non preoccupatevi di come o di che cosa direte, perché vi sarà dato in quell’ora ciò che dovrete dire” (Mt 10, 19).

Così il Signore Gesù ha istruito i suoi discepoli, allorché li inviava come missionari. Allo stesso modo a Boves, non lontano da Cuneo, nel giorno della prima strage di civili, lo Spirito Santo ha suggerito ai Servi di Dio Giuseppe Bernardi e Mario Ghibaudo, che vi esercitavano come sacerdoti la cura delle anime, come dovessero parlare. Vale a dire, recando il perdono e la benevolenza di Dio. Giunsero quindi all’ora suprema quali ministri di riconciliazione, l’uno infatti impartendo benedizioni e l’altro assolvendo dai peccati.

Il Servo di Dio Giuseppe Bernardi nacque a Caraglio il 25 novembre 1897 e, a dieci anni, entrò nel seminario di Cuneo. Dovette partecipare come soldato ausiliario alla Prima Guerra Mondiale. Ordinato sacerdote nel 1923, fu vicario del parroco ad Aisone, poi presso la Cattedrale di Cuneo. Per tre anni resse l’Orfanotrofio Educativo Professionale della città. Diventò quindi parroco a Bersezio, nella più alta Valle Stura. Il 29 giugno 1938 inaugurò il proprio ministero di parroco a Boves.

Il Servo di Dio Mario Ghibaudo nacque a Borgo San Dalmazzo il 18 gennaio 1920. Quando ricevette la Prima Comunione, avvertì la chiamata al sacerdozio ed entrò nel seminario di Cuneo, dove educò la volontà, la mente ed il cuore con impegno e notevole saggezza. Amava la musica e la montagna, e seppe coltivare sane e profonde amicizie. Promosso al presbiterato il 19 giugno 1943, avrebbe dovuto svolgere per un certo tempo il lavoro pastorale e poi, secondo i progetti, sarebbe stato mandato a Roma a continuare gli studi ed insegnare nel seminario. Quindi, passato un mese dall’ordinazione, a 23 anni diventò vicario del parroco di Boves. In tre mesi appena si dedicò completamente ai giovani della parrocchia, sia a quelli che si trovavano lì, sia ai soldati in caserma, sia a quelli che combattevano al fronte. 

Il profilo spirituale dei Servi di Dio, le cui generazioni tuttavia erano diverse l’una dall’altra, corrisponde alla concezione del sacerdote del loro tempo, secondo il magistero del Sommo Pontefice Pio XII e gli insegnamenti di Vescovi come Giacomo Rosso, Presule a Cuneo. Coltivarono cioè, fin dalla giovinezza, un profondo spirito di sacrificio. Stimarono al massimo grado il dono dell’ordinazione sacerdotale, coscienti degli oneri che essa comportava. Completamente dediti alla comunità, aspiravano a conoscere i propri parrocchiani uno a uno per nome e tutti volevano condurre al Signore ed alla grazia dei suoi sacramenti. E così, pur percependo come imminente la tragedia, rifiutarono l’invito, giunto da più parti, ad abbandonare il luogo e trovare altrove rifugio.

All’indomani dell’armistizio del 1943, in uno scontro armato tra le truppe naziste, comunemente chiamate SS, ed un gruppo di partigiani che si stava formando sulle montagne di Boves, due soldati tedeschi vennero catturati. Perché fossero liberati, al Servo di Dio Giuseppe Bernardi fu chiesto di compiere il ruolo di mediatore, insieme ad un amico, Antonio Vassallo, impresario locale ed agnostico. I nazisti non rispettarono però i patti e il 19 settembre, nonostante avessero ottenuto la liberazione dei soldati, misero il paese a ferro e a fuoco. Loro ostaggio, don Giuseppe pregava e, visitato del suo giovane vicario, gli chiese di ascoltare la sua confessione. Venne costretto ad attraversare il paese, mentre questo veniva incendiato e distrutto, a bordo di un mezzo blindato, dal quale però benediva i cadaveri dei defunti ed esortava i vivi a pregare e mettersi in salvo. Nell’androne di un’abitazione presso la piazza centrale fu ucciso da un colpo di arma da fuoco e il suo corpo venne dato alle fiamme. Un giorno, nella festa di San Bartolomeo, patrono del paese, parlò del martirio dell’Apostolo e disse: “Morirà, se necessario, in mezzo ad atroci tormenti, per gridare a tutti dal patibolo che la sua fede, il suo amore a Dio è più forte della morte”.

Al mattino di quello stesso giorno 19 settembre 1943 il Servo di Dio Mario Ghibaudo andò molto presto a confessarsi e celebrò con speciale devozione la Messa festiva nella chiesa della Confraternita della Santa Croce. Quando gli avvenimenti parvero precipitare, dapprima portò conforto al proprio parroco, poi si prodigò per aiutare i concittadini. Fece in modo che le orfanelle potessero fuggire e le accompagnò nel contado. Tornato in paese, offrì l’assoluzione dei peccati a quanti incontrava. Alcuni di essi, dopo poco, trovarono così la morte riconciliati con Dio. Caricò su di un carretto un’anziana signora e la portò fuori dal paese. Poi tornò indietro, intenzionato a mettere al sicuro le Ostie Consacrate. Tornando di nuovo verso la campagna, si avvicinò ad un uomo, cui avevano appena sparato alla nuca, per impartirgli l’assoluzione in articulo mortis. Proprio in quel momento fu trucidato con alcuni colpi di mitragliatrice. L’omicida infierì sul suo corpo, trafiggendolo anche con un’arma da taglio e pestandogli il viso con gli scarponi. Componendo un tema negli anni del liceo, il Servo di Dio scrisse: “Divenire Sacerdote, vivere da Sacerdote, morire da Sacerdote: questa è la sintesi delle speranze più care che concepisco per la mia vita”.

I Servi di Dio invero non solo morirono sacerdoti, indossando l’abito talare, inviso per ragioni religiose ai nazisti e alle loro dottrine, ma vennero uccisi proprio a motivo del loro stato sacerdotale. L’efferata crudeltà infatti, con cui si sono trattati i loro cadaveri, l’uno arso e l’altro sfregiato, li distinse dalle altre vittime dell’eccidio e fu motivata dall’odium fidei da parte dei carnefici. Giuseppe Bernardi e Mario Ghibaudo dunque, lungi da ragioni di natura politica, consapevoli di correre un pericolo, andarono incontro alla morte, intesa in realtà quale atto supremo della carità pastorale che fino all’ultimo respiro ebbero ad esercitare.

La cittadinanza di Boves ha custodito la memoria dei due Servi di Dio come di veri martiri della fede e della carità. Nella gratuità della loro donazione di se stessi tutti hanno sempre visto inscritti i propositi della pace, della concordia e del perdono, che sono capaci di rimarginare sia le ferite dell’eccidio di Boves, sia le ferite che l’odio e la violenza lasciano come conseguenza. Nell’aprile 2016 i resti mortali dei Servi di Dio sono stati traslati nella chiesa parrocchiale di San Bartolomeo in Boves.

Trascorso un certo lasso di tempo, che invero si può giudicare opportuno, e dal momento che la loro fama di martirio mai si estinse, venne istruita la Causa di beatificazione o di dichiarazione di martirio dei Servi di Dio. L’Inchiesta diocesana si celebrò presso la Curia ecclesiastica di Cuneo dal 31 maggio 2013 al 5 giugno 2014 e la sua validità giuridica venne riconosciuta da questa Congregazione delle Cause dei Santi mediante decreto del 5 giugno 2015. Il 3 aprile 2019 i Consultori Storici hanno preso in esame la Positio, che era stata realizzata. Si è poi discusso, secondo l’iter consueto, se quello dei Servi di Dio sia stato un vero e proprio martirio. I Consultori Teologi si sono espressi favorevolmente il 4 maggio 2021. I Padri Cardinali e Vescovi, riuniti nella Sessione Ordinaria del 5 aprile 2022, hanno riconosciuto che i Servi di Dio furono uccisi per la loro fedeltà a Cristo e alla Chiesa.

Il sottoscritto Cardinale Prefetto ha quindi riferito tutte queste cose al Sommo Pontefice Francesco. Sua Santità, accogliendo e confermando i voti della Congregazione delle Cause dei  Santi, ha oggi dichiarato: Consta il martirio, e la sua causa, dei Servi di Dio Giuseppe Bernardi e Mario Ghibaudo, Sacerdoti diocesani, nel caso e per il fine di cui si tratta.

Il Sommo Pontefice ha poi disposto che il presente decreto venga pubblicato e inserito negli atti della Congregazione delle Cause dei Santi.

Dato a Roma il 9 aprile nell’anno del Signore 2022.

 

MARCELLO Card. SEMERARO

Prefetto

 

                                    + FABIO FABENE

                                    Arciv. tit. di Montefiascone

                                    Segretario

 

 

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CONGREGATIO DE CAUSIS SANCTORUM

 

CUNEENSIS

 

BEATIFICATIONIS seu DECLARATIONIS MARTYRII

SERVORUM DEI

IOSEPHI BERNARDI et MARII GHIBAUDO

SACERDOTUM DIOECESANORUM

(† die 19 mensis Septembris anno 1943)

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DECRETUM SUPER MARTYRIO

 

“Cum autem tradent vos, nolite cogitare quomodo aut quid loquamini; dabitur enim vobis in illa hora quid loquamini” (Mt 10, 19).

Dominus Iesus sic discipulos suos docuit, cum missionarios mitteret. Bovitii pariter, a Cuneo non longe, die primae civium stragis, Spiritus Sanctus Servis Dei Iosepho Bernardi et Mario Ghibaudo, sacerdotibus illic animarum curam colentibus, quomodo iis ipsis loquendum esset praeivit. Id est, veniam benevolentiamque Dei ferendo. Inde supremam ad horam pervenerunt uti reconciliationis ministri, alter enim benedicens, alter a peccatis absolvens.

Servus Dei Iosephus Bernardi ortus est Caralii die 25 mensis Novembris anno 1897 atque, decem annos natus, Cuneense ingressus est Seminarium. Primo mundano bello interesse debuit miles auxiliaris. Sacerdos anno 1923 ordinatus, vicarius fuit parochi Aisonis, dein apud Cathedralem Cuneensem. Tres per annos eadem in urbe Orphanotrophium Institutionis et Professionis rexit. Postea parochus factus est  Bersentii, in summa Vallis Sturae parte. Die 29 mensis Iunii anno 1938 suum Bovitii parochi ministerium inchoavit.

Servus Dei Marius Ghibaudo ortus est Burgi Sancti Dalmatii die 18 mensis Ianuarii anno 1920. Cum Primam Communionem susciperet, vocationem ad sacerdotium percepit ac Cuneense Seminarium ingressus est, quo loco voluntatem, mentem et cor studio multoque consilio educavit. Musicam diligebat et montes, necnon altas integrasque colere amicitias valebat. Presbyteratu auctus die 19 mensis Iunii anno 1943, aliquandiu opus pastorale facere debuisset et postea, iuxta proposita, Romam missus esset ut studia pergeret et in Seminario doceret. Inde, mense ab ordinatione peracto, quartum et vigesimum annum agens, Bovitii parochi factus est vicarius. Tribus vix mensibus se paroeciae iuvenibus omnino tradidit, sive adstantibus, sive militibus in castris vel in acie pugnatoribus.

Spiritualis Servorum Dei habitus, quorum tamen aetates altera ab altera differebant, sacerdotis temporis eorum rationi convenit, secundum Summi Pontificis Pii XII magisterium, necnon illorum Episcoporum praecepta, uti Iacobi Rosso, Praesulis Cuneensis. Scilicet altum sui ipsius oblationis spiritum a iuventute excoluerunt. Sacerdotalis ordinationis donum maxime existimaverunt, onerum consci eam consequentium. Communitati plane traditi, christifideles suos singillatim nomine cognoscere cupiebant et omnes ad Dominum sacramentorumque eius Gratiam volebant perducere. Itaque, etsi calamitatem proximam perceperunt, adhortationem, quae a plurimis pervenerat, ut locum desererent et alio confugerent, neglexerunt. 

Postridie indutias anni 1943, quodam exarso proelio inter nazistarum copias, plerumque vulgo SS appellatas, et voluntariorum coetus pugnatorum, in Bovetii montibus concrescentem, duo Germani comprehensi sunt milites. Servus Dei Iosephus Bernardi postulatus est, ut mediatoris ad eosdem ipsos liberandos munere fungeretur, una cum amico suo, Antonio Vassallo, negotiator loci, qui censuit veritatem per se procul esse a nostra cognitione. Nazistae attamen foedus fregerunt atque die 19 mensis Septembris, quamvis milites liberatos adepti essent, caede incendioque civitatem vastaverunt. Dominus Iosephus, eorum obses factus, precabatur et, cum a iuvene vicario suo visitaretur, eum ut confessionem suam audiret petivit. Per urbem, dum exurebatur et delebatur, vehiculo ferrato vectus transire coactus est, a quo autem mortuorum cadavera benedixit vivosque hortatus est ut precarentur et salutem fuga peterent. In cuiusdam domi vestibulo, medium apud urbis forum, sclopeti ictu necatus est corporique eius subditus est ignis. Quodam tempore, die festo Sancti Bartholomaei, civitatis patroni, de eiusdem Apostoli martyrio locutus est ac dixit: “Si opus erit, atrocia inter tormenta morietur, ut omnibus a patibulo pronuntiet fidem suam et caritatem in Deum morte esse fortiorem”.

Eiusdem matutino tempore diei 19 mensis Septembris anno 1943 Servus Dei Marius Ghibaudo multo mane ut confiteretur ivit et peculiari devotione festivam celebravit Missam in Sodalitatis Sanctae Crucis ecclesia. Cum vices visae essent ruere, primum parocho suo solacium tulit, dein summa ope nisus est concives adiuvare. Pupillas ut confugerent impulit et in agros perduxit. In urbem reversus, omnibus in quos incurrebat peccatorum praestitit absolutionem. Ita aliqui eorum, paulo post, mortem cum Deo reconciliati invenerunt. Seniorem quandam mulierem in plaustrum extulit eamque ab urbe egessit. Inde regressus est, Consecratas Ostias conservaturus. Rursus in agrum reversus, ad virum quendam accessit, emissione in cervice percussum, ut ei absolutionem in articulo mortis impertiret. Illo ipso tempore aliquot ictibus trucidatus est, parvo tormento automatario emissis. Interfector in corpus eius saeviit, id quodam gladio transfigendo et visum calceis proculcando. Cum quoddam thema lycei annis conficeret, Servus Dei scripsit: “Sacerdotem fieri, Sacerdotem vivere, Sacerdotem mori summa est omnium quae maximo studio pro vita mea spero”.

Servi Dei quidem non tantum uti sacerdotes, veste talari, nazistis eorumque doctinae religiosas ob causas invisa, induti, obierunt, sed etiam occisi sunt suum ipsum propter sacerdotalem statum. Quos efferata enim saevitas, qua eorum excepta sunt corpora, alterum combustum, alterum deturpatum, aliis a stragis victimis decrevit et ex parte persecutorum est fidei odio allata. Igitur Ioseph Bernardi et Marius Ghibaudo, longe a causis rei publicae generis, se vero periclitari conscii, mortem oppetivere, quam quidem quasi supremum caritatis pastoralis actum, usque ad postremum spiritum exercitae, intellexerunt.

Bovetii civitas duorum Servorum Dei memoriam custodivit, tamquam verorum fidei caritatisque martyrum. Omnes pacis, concordiae veniaeque proposita in gratuitate eorum sui ipsius oblationis inscribi continenter viderunt, per quas et vulnera stragis Bovitii, et vulnera odia viresque consequentia coalescere possunt. Mense Aprili anno 2016 Servorum Dei exuviae translatae sunt Bovitii in ecclesiam paroecialem Sancti Bartholomaei.

Aliquot temporis spatio transacto, quod vero peropportunum iudicari potest, cum eorum martyrii fama numquam esset extincta, Servorum Dei instructa est Causa beatificationis seu declarationis martyrii. Inquisitio dioecesana celebrata est apud Curiam ecclesiasticam Cuneensem a die 31 mensis Maii anno 2013 ad diem 5 mensis Iunii anno 2014. Cuius iuridica validitas ab hac Congregatione de Causis Sanctorum agnita est per decretum diei 5 mensis Iunii anno 2015. Die 3 mensis Aprilis anno 2019 Consultores Historici Positionem confectam exquisiverunt. Inde disceptatum est, usitatum iuxta iter, an Servorum Dei verum fuisset martyrium. Consultores Theologi adfirmative locuti sunt die 4 mensis Maii anno 2021. Patres Cardinales et Episcopi, Ordinaria in Sessione diei 5 mensis Aprilis anno 2022 congregati, Servos Dei professi sunt ob eorum fidem in Christum et in Ecclesiam interfectos esse.

Facta demum de hisce omnibus rebus Summo Pontifici Francisco per subscriptum Cardinalem Praefectum accurata relatione, Sanctitas Sua, vota Congregationis de Causis Sanctorum excipiens rataque habens, hodierno die declaravit: Constare de martyrio eiusque causa Servorum Dei Iosephi Bernardi et Marii Ghibaudo, Sacerdotum dioecesanorum, in casu et ad effectum de quo agitur.

Hoc autem decretum publici iuris fieri et in acta Congregationis de Causis Sanctorum Summus Pontifex referri mandavit.

Datum Romae, die 9 mensis Aprilis a. D. 2022.