José Gregorio Hernández Cisneros
(1864 - 1919)
- 26 ottobre
Fedele Laico, si impegnò nell’aiuto dei più bisognosi, venendo chiamato “il medico dei poveri”
José Gregorio Hernández Cisneros, secondogenito di 7 figli, nacque il 26 ottobre 1864 ad Isnotú, nello stato di Trujillo (Venezuela), dai coniugi Benigno Hernández Manzaneda e Giuseppina Antonia Cisneros y Mansilla.
La mamma, donna di grande bontà e carità, gli diede una soda educazione cristiana. Di lei il Beato scrisse: “dalla culla mi insegnò la virtù, mi fece crescere nella scienza di Dio e mi diede per guida la santa carità”.
Per quattro anni fu alunno dell’unica scuola privata di Isnotú. Passò poi nel 1878 al Collegio Villegas di Caracas, dove frequentò il corso preparatorio e filosofico, distinguendosi per intelligenza, impegno e profitto. Era un modello di pietà, di preghiera, di virtù e di stretto adempimento del dovere.
Conseguito il baccalaureato in filosofia, si iscrisse alla Facoltà di Medicina dell’Università di Caracas. In quell’ambiente materialista diede esempio di fede e di moralità ai compagni, che ebbero per lui grande stima e rispetto.
Laureatosi brillantemente, cominciò ad esercitare la professione medica. Nel 1889, per le sue eccellenti capacità, fu designato dal Presidente del Venezuela a seguire a Parigi corsi di perfezionamento in microbiologia, batteriologia, istologia normale e fisiologia sperimentale, cattedre inesistenti nell’Università di Caracas. Il celebre Prof. Duval di Parigi dichiara, in una lettera, che il Dott. Hernández, sotto la sua direzione, aveva raggiunto la statura di un tecnico, che egli sentiva orgoglioso di aver formato.
Lasciò a Parigi il ricordo non solo della sua intelligenza e del suo impegno nello studio, ma ancor più della sua pietà e purezza, che seppe resistere alle insidie di compagni senza scrupoli.
Ritornato in Venezuela, a 27 anni, iniziò la sua carriera universitaria. Istituì le cattedre di istologia normale e patologia, di fisiologia sperimentale e batteriologia. Senza alcun timore, professava apertamente la sua fede. Ogni giorno, partecipava alla celebrazione Eucaristica e faceva la Comunione. Prima di iniziare le lezioni, si faceva il segno della croce. Si iscrisse pure al Terz’Ordine Francescano, seguendone fedelmente la Regola. Nell’esercizio della professione, privilegiò i poveri, dai quali non solo non prendeva alcun compenso, ma spesso dava loro i soldi per le medicine. Per tale suo atteggiamento veniva chiamato “il medico dei poveri”.
Mentre era nel pieno apogeo della sua vita professionale, dopo matura decisione, il 16 luglio 1908, con il consenso del suo direttore spirituale Mons. Castro, Arcivescovo di Caracas, entrò nella Certosa di Farneta (Lucca). Il 20 agosto fece la vestizione e prese il nome di Fra Marcello. Però, dopo solo nove mesi, per le precarie condizioni di salute, dovette ritornare in Venezuela, sperando di poter essere di nuovo accolto nella Certosa, appena ristabilitosi in salute.
Entrò nel Seminario diocesano di Caracas, per divenire sacerdote, ma poco dopo ne uscì, per riprendere l’insegnamento e l’esercizio della professione medica.
Appena le sue condizioni di salute migliorarono, nel 1913 entrò nel Collegio Pio Latino-Americano di Roma. Vi rimase però solo otto mesi, perché colpito nuovamente da una pleurite secca e da un inizio di tubercolosi.
Uniformandosi alla divina volontà, ritornò in patria e si dedicò alla missione di professore e di medico, in uno spirito di unione con Dio e di servizio ai fratelli.
Il 29 giugno 1919, morì tragicamente, travolto da un’automobile, mentre stava portando un medicinale ad un infermo. Il Dott. Razzetti, non credente, chiamato d’urgenza al pronto soccorso, quando vide il cadavere esclamò: “Quest’uomo era un santo”. Fu fatto un concorso per l’epitaffio da porre sulla sua tomba e fu scelto quello di E. G. Machado, direttore della Biblioteca Nazionale: “Dottor Giuseppe Gregorio Hernández – Medico eminente e cristiano esemplare. Per la sua scienza fu dotto e per la sua virtù fu giusto. La sua morte assunse le proporzioni di una disgrazia nazionale”.
"Iter della Causa"
Il perdurare della fama di santità spinse il vescovo di Caracas a celebrare il Processo Ordinario negli anni 1949-1958. Introdotto il Processo Apostolico nel 1973, si concluse nel 1976.
Preparata la Positio super virtutibus, si sono svolti, con esito favorevole, il Congresso peculiare dei Consultori teologi il 24 settembre 1985 e la Sessione Ordinaria dei Cardinali e Vescovi il 17 dicembre 1985. San Giovanni Paolo II autorizzò la Congregazione delle Cause dei Santi ad emetterne il relativo Decreto super virtutibus il 16 gennaio 1986.
In vista della Beatificazione
Per la Beatificazione di José Gregorio Hernández Cisneros, la Postulazione della Causa presentò all’esame della Congregazione l’asserita guarigione miracolosa, attribuita alla sua intercessione, riguardante una bambina da “gravissimo trauma cranioencefalico con ferita craniocerebrale, da colpo da arma da fuoco”. L’evento accadde il 15 marzo 2017 in Venezuela. La bambina, nata nel 2006, nel pomeriggio del 10 marzo 2017, mentre si trovava insieme al padre in motorino, fu vittima di una rapina a mano armata. La piccola fu raggiunta alla testa da alcuni colpi di fucile da caccia, dalla distanza di 2 metri, riportando una ferita cranio-cerebrale. Soccorsa dalla madre, fu trasportata, con una piccola barca a motore, in ospedale dove giunse dopo circa quattro ore dal ferimento. Le fu diagnosticata una frattura parietale destra con molteplici frammenti ossei e metallici all’interno del tessuto cerebrale. Successivamente, si constatò un evidente peggioramento delle condizioni neurologiche. Per varie difficoltà, il neurochirurgo poté visitarla soltanto dopo 48 ore dal trauma, rilevando “fuoriuscita di materiale cerebrale attraverso le ferite craniche causate da molteplici proiettili d’arma da fuoco”. Nello stesso giorno fu deciso il trasferimento in una clinica privata, dove la piccola fu sottoposta ad un delicato intervento neurochirurgico. I medici informarono la madre che, se la bambina avesse superato l’operazione, sarebbe rimasta con disturbi neurologici e disabilità. Il 15 marzo 2017, però, si verificò un improvviso e inatteso miglioramento. Il 30 marzo, venne dimessa in buono stato di salute e assenza di deficit neurologici e cognitivi. L’artefice dell’invocazione al Venerabile Servo di Dio José Gregorio Hernández Cisneros fu la madre della bambina. Dopo aver appreso delle gravissime condizioni della figlia, iniziò ad invocarlo affinché intercedesse per la guarigione. Alle sue invocazioni si unirono i familiari ed altre persone.
In vista della Canonizzazione
Il 26 marzo 2024 l’arcivescovo di Caracas, Card. Baltazar Enrique Porras Cardozo chiese al Santo Padre di procedere con la canonizzazione del Beato José Gregorio Hernández Cisneros. La stessa istanza venne presentata dalla Conferenza Episcopale Venezuelana. Successivamente si aggiunsero altre lettere postulatorie da parte di Arcivescovi e Vescovi, in Venezuela, Spagna, Colombia, Argentina, Stati Uniti d’America, Ecuador, Antille Olandesi e dallo stesso Nunzio Apostolico in Venezuela. Queste lettere dimostrano il fatto che il Beato è conosciuto e venerato ben oltre la sua patria. A tali missive si aggiungono numerose lettere di raccomandazione di sacerdoti diocesani, parroci e rettori di santuari di vari luoghi del mondo. Seguono anche varie petizioni di Istituti di vita consacrata e di Associazioni di fedeli. Il Beato viene venerato in vari luoghi come centri sanitari e ospedali, scuole e santuari che espongono la sua immagine. In suo onore sono state predisposte manifestazioni artistiche, rappresentazioni teatrali e mostre di pittura e sono stati elevati monumenti e statue. Di particolare interesse sono il radicamento e la presenza della sua figura nella cultura e nella pietà popolare, come testimoniano fotografie e immagini sui veicoli e sul retro degli autobus.
Tutto questo evidenzia la venerazione diffusa del “santo medico” tra i fedeli. La sua fama di santità si manifesta anche nella comunicazione delle tante grazie ricevute e nelle richieste di Sante Messe affidandosi alla sua intercessione e nelle visite dei fedeli sia al Santuario di Isnatù, luogo di nascita del Beato, che all’altare a lui dedicato nella Chiesa della Candelaria a Caracas.
Il Beato Hernández Cisneros è particolarmente venerato per la sua vita esemplare, permeata di spirito di carità autentica, ardore missionario e testimonianza evangelica espressi nel mondo della professione medica, tanto che è comunemente conosciuto come “il medico dei poveri”. È altresì noto come un “santos de la caridad” e gli è tributato un considerevole culto dalla pietà popolare non solo in Venezuela, sua Patria, e nei paesi bolivariani (Ecuador e Colombia), ma anche in molti altri luoghi dell’America Latina e nella penisola iberica. In questi luoghi, alla preghiera di intercessione per il Beato Cisneros sono state attribuite guarigioni spirituali, fisiche e interventi miracolosi e gli sono state dedicate negli ultimi anni numerose pubblicazioni, mostre e giornate di studio.
Accogliendo le richieste presentate, il Santo Padre, ha autorizzato questo Dicastero a intraprendere l’iter speciale in vista della eventuale canonizzazione del Beato Hernández Cisneros.
In seguito fu preparata la Positio super canonizatione con lo scopo di dimostrare non solo la continuità e l’incremento del culto tributato al Beato, ma anche la forza trainante del suo esempio e l’importanza della sua protezione e della sua intercessione per la soluzione dei problemi legati alle necessità dei più bisognosi e di coloro che sono in condizioni di malattia.
La Sessione Ordinaria dei Cardinali e Vescovi si è riunita con esito affermativo circa l’opportunità della canonizzazione del Beato Hernández Cisneros. I Padri Cardinali e Vescovi hanno sottolineato l’attualità dell’esempio del Beato, con particolare riferimento al suo impegno come medico cattolico, testimone dell’amore eucaristico attraverso il suo impegno verso i poveri.
Santa Messa con il Rito di Canonizzazione di 7 Beati
Domenica 19 ottobre2025
Alle ore 10.30 di questa mattina, XXIX Domenica del Tempo Ordinario, in Piazza San Pietro, il Santo Padre Leone XIV ha presieduto la Celebrazione Eucaristica e il Rito della Canonizzazione dei Beati: Ignazio Maloyan, Peter To Rot, Vincenza Maria Poloni, María Carmen Rendiles Martínez, Maria Troncatti, José Gregorio Hernández Cisneros e Bartolo Longo. Alla Santa Messa erano presenti Delegazioni Ufficiali provenienti dall’Italia, dal Libano, dall’Armenia e dal Venezuela.
Pubblichiamo di seguito l’omelia che il Santo Padre leone XIV ha pronunciato dopo la proclamazione del Vangelo:
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Cari fratelli e sorelle,
la domanda che chiude il Vangelo appena proclamato apre la nostra riflessione: «Il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?» (Lc 18,8). Questo interrogativo ci rivela quel che è più prezioso agli occhi del Signore: la fede, cioè il legame d’amore tra Dio e l’uomo. Proprio oggi stanno davanti a noi sette testimoni, i nuovi Santi e le nuove Sante, che con la grazia di Dio hanno tenuto accesa la lampada della fede, anzi, sono diventati loro stessi lampade capaci di diffondere la luce di Cristo.
Rispetto a grandi beni materiali e culturali, scientifici e artistici, la fede eccelle non perché essi siano da disprezzare, ma perché senza fede perdono senso. La relazione con Dio è di somma importanza perché Egli ha creato dal nulla tutte le cose, all’inizio dei tempi, e salva dal nulla tutto ciò che nel tempo finisce. Una terra senza fede sarebbe popolata da figli che vivono senza Padre, cioè da creature senza salvezza.
Ecco perché Gesù, il Figlio di Dio fatto uomo, si interroga sulla fede: se sparisse dal mondo, che cosa accadrebbe? Il cielo e la terra resterebbero come prima, ma non ci sarebbe più nel nostro cuore la speranza; la libertà di tutti verrebbe sconfitta dalla morte; il nostro desiderio di vita precipiterebbe nel nulla. Senza fede in Dio, non possiamo sperare nella salvezza. La domanda di Gesù allora ci inquieta, sì, ma solo se dimentichiamo che è Gesù stesso a pronunciarla. Le parole del Signore, infatti, restano sempre vangelo, cioè annuncio gioioso di salvezza. Questa salvezza è il dono della vita eterna che riceviamo dal Padre, mediante il Figlio, con la forza dello Spirito Santo.
Carissimi, appunto per questo Cristo parla ai suoi discepoli della «necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai» (Lc 18,1): come non ci stanchiamo di respirare, così non stanchiamoci di pregare! Come il respiro sostiene la vita del corpo, così la preghiera sostiene la vita dell’anima: la fede, infatti, si esprime nella preghiera e la preghiera autentica vive di fede.
Gesù ci indica questo legame con una parabola: un giudice resta sordo davanti alle pressanti richieste di una vedova, la cui insistenza lo porta, infine, ad agire. A un primo sguardo, tale tenacia diventa per noi un bell’esempio di speranza, specialmente nel tempo della prova e della tribolazione. La perseveranza della donna e il comportamento del giudice, che opera controvoglia, preparano però una provocatoria domanda di Gesù: Dio, il Padre buono, «non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui?» (Lc 18,7).
Facciamo risuonare queste parole nella nostra coscienza: il Signore ci sta chiedendo se crediamo che Dio sia giudice giusto verso tutti. Il Figlio ci domanda se crediamo che il Padre vuole sempre il nostro bene e la salvezza di ogni persona. A proposito, due tentazioni mettono alla prova la nostra fede: la prima prende forza dallo scandalo del male, portando a pensare che Dio non ascolti il pianto degli oppressi e non abbia pietà del dolore innocente. La seconda tentazione è la pretesa che Dio debba agire come vogliamo noi: la preghiera cede allora il posto a un comando su Dio, per insegnargli come fare a essere giusto ed efficace.
Da entrambe le tentazioni ci libera Gesù, testimone perfetto di confidenza filiale. Egli è l’innocente, che soprattutto durante la sua passione prega così: “Padre, sia fatta la tua volontà” (cfr Lc 22,42). Sono le stesse parole che il Maestro ci consegna nella preghiera del Padre nostro. Qualunque cosa succeda, Gesù si affida da Figlio al Padre; perciò noi, come fratelli e sorelle nel suo nome, proclamiamo: «È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre e in ogni luogo a te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno, per Cristo Signore nostro» (Messale Romano, Preghiera Eucaristica II, Prefazio).
La preghiera della Chiesa ci ricorda che Dio fa giustizia verso tutti, donando per tutti la sua vita. Così, quando gridiamo al Signore: “dove sei?”, trasformiamo questa invocazione in preghiera e allora riconosciamo che Dio è lì dove l’innocente soffre. La croce di Cristo rivela la giustizia di Dio. E la giustizia di Dio è il perdono: Egli vede il male e lo redime, prendendolo su di sé. Quando siamo crocifissi dal dolore e dalla violenza, dall’odio e dalla guerra, Cristo è già lì, in croce per noi e con noi. Non c’è pianto che Dio non consoli; non c’è lacrima che sia lontana dal suo cuore. Il Signore ci ascolta, ci abbraccia come siamo, per trasformarci come Lui è. Chi invece rifiuta la misericordia di Dio, resta incapace di misericordia verso il prossimo. Chi non accoglie la pace come un dono, non saprà donare la pace.
Carissimi, ora comprendiamo che le domande di Gesù sono un vigoroso invito alla speranza e all’azione: quando il Figlio dell’uomo verrà, troverà la fede nella provvidenza di Dio? È questa fede, infatti, che sostiene il nostro impegno per la giustizia, proprio perché crediamo che Dio salva il mondo per amore, liberandoci dal fatalismo. Chiediamoci dunque: quando sentiamo l’appello di chi è in difficoltà, siamo testimoni dell’amore del Padre, come Cristo lo è stato verso tutti? Egli è l’umile che chiama i prepotenti a conversione, il giusto che ci rende giusti, come attestano i nuovi Santi di oggi: non eroi, o paladini di qualche ideale, ma uomini e donne autentici.
Questi fedeli amici di Cristo sono martiri per la loro fede, come il Vescovo Ignazio Choukrallah Maloyan e il catechista Pietro To Rot; sono evangelizzatori e missionarie, come suor Maria Troncatti; sono carismatiche fondatrici, come suor Vincenza Maria Poloni e suor Carmen Rendiles Martínez; col loro cuore ardente di devozione, sono benefattori dell’umanità, come Bartolo Longo e José Gregorio Hernández Cisneros. La loro intercessione ci assista nelle prove e il loro esempio ci ispiri nella comune vocazione alla santità. Mentre siamo pellegrini verso questa meta, preghiamo senza stancarci, saldi in quello che abbiamo imparato e crediamo fermamente (cfr 2Tm 3,14). La fede sulla terra sostiene così la speranza del cielo.
Queridas hermanas y hermanos,
¡Ha llegado el gran día de la beatificación de nuestro querido doctor José Gregorio Hernández! ¡Todos nos regocijamos en el Señor! Ha sido éste un día largamente deseado y esperado. Nos sentimos profundamente agradecidos con todas aquellas personas que han contribuido a llevar adelante su causa de beatificación, en medio de tantas dificultades. Aprobar la beatificación ha sido una nueva y gran manifestación de cariño paternal por parte de Papa Francisco, un gran regalo para todos los venezolanos. Al mismo tiempo agradecemos calurosamente al Santo Padre por el extraordinario mensaje, que, para esta ocasión, nos envió. Gracias al cardinal Jorge Urosa y al cardenal Baltazar Porras, a quien le ha correspondido la gran responsabilidad de llevar a cabo la última etapa de este proceso de beatificación. Nuestro querido Secretario de Estado, el cardenal Pietro Parolin, con todo su corazón, habría querido poder estar con nosotros en este momento, pero lamentablemente no ha sido posible. Esperemos que pueda volver pronto a Venezuela, quizás acompañando a Papa Francisco, quien, nos confió ¡tiene muchas ganas de visitar nuestro país!
Cuando el veintiséis de octubre de dos mil catorce estaba celebrando por primera vez en la iglesia de La Candelaria, aquí en Caracas, el aniversario del nacimiento de nuestro beato, me di cuenta de que el veintiséis de octubre coincidía con la fecha de mi nombramiento oficial como Nuncio Apostólico en Venezuela. Y por eso fue espontáneo decirles a las personas que llenaban el templo: "probablemente algo de esto está escrito en las estrellas… Entonces, ¡les prometo que permaneceré como Nuncio en Venezuela hasta la beatificación del Dr. José Gregorio!”, lo cual provocó un aplauso lleno de emoción. Obviamente en aquel momento no podía imaginarme que la beatificación del Dr. José Gregorio iba a ser proclamada pocos años después y mucho menos que Papa Francisco me nombrase como legado suyo para presidir esta solemne e histórica celebración. Era cierto, por tanto, que algo estaba escrito en el cielo, entre las estrellas, porque hoy tengo el honor de participar en la realización de este gran sueño de todo el pueblo de Venezuela.
La alegría de hoy no debe disminuir por la grave situación de salud provocada por el COVID-19. Por supuesto, nos imaginamos la celebración multitudinaria que se habría realizado para la proclamación del nuevo Beato, sin la pandemia, pero las actuales medidas necesarias de seguridad no lo han permitido. Sin embargo, y gracias a los medios de comunicación, en este momento tan esperado, están con nosotros, estrechamente unidos, todas las hijas e hijos de esta nación, incluidos los muchos que se han visto obligados a salir de su Patria por circunstancias dolorosas. Saludo a los amigos de Isnotú y de Trujillo y a las numerosas personas de diferentes países del mundo que viven con nosotros esto momento histórico. Parece providencial celebrar la beatificación de un médico en medio de una pandemia que afecta a toda la humanidad. Oremos intensamente por los millones de víctimas y por todos los enfermos a causa del virus. En la figura del Beato José Gregorio Hernández, la Iglesia rinde hoy a los profesionales de la medicina y de la salud, un homenaje de reconocimiento, gratitud y oración. Que el beato José Gregorio interceda para que el acceso a las vacunas se logre juntos, sin divisiones, sin resistencias, sin pretensiones partidistas.
La beatificación del doctor José Gregorio nos confirma que Venezuela es y será siempre “Tierra de Gracia”, aunque las circunstancias puedan parecer o sugerir lo contario. El nuevo beato es capaz de unir a todos sus compatriotas por encima de las diferencias sociales, políticas y económicas e incluso de las ideológicas o religiosas. ¡Me atrevo a decir que tal vez en estos momentos no existe en Venezuela otra figura más querida y aceptada por todos, como el Dr. José Gregorio Hernández!
El Doctor José Gregorio es sin duda uno de los mejores venezolanos de todos los tiempos, porque tenía un secreto. Su secreto era su fe, su creencia en Dios, su constante búsqueda por hacer la voluntad de Dios, su poner en práctica los mandamientos, su ser discípulo de Jesucristo, su vida de oración, su amor por la Eucaristía. Murió pronunciando el nombre de María santísima. Vivir el Evangelio lo ha convertido en el "santo del pueblo", el "médico de los pobres". La fe le permitió al Dr. José Gregorio entrar en una nueva dimensión; comprender su vida y la historia, con los ojos de Dios; ver que la existencia humana no termina en el sufrimiento, en el dolor y en la muerte, sino en el Paraíso. Me impresiona profundamente constatar que en la figura del beato Dr. José Gregorio se pueda encontrar al gran científico, al médico, al profesor… y al mismo tiempo la humildad radical, la renuncia a la arrogancia y la dedicación a los pobres. Esto es típico de la lógica del evangelio. El futuro de Venezuela depende de personas capaces de vivir esta nueva lógica.
Al escuchar la primera lectura de esta celebración, me imaginé que las palabras que el arcángel “médico”, Rafael, le dirige a Tobit, a su hijo Tobías y a su esposa Sara, fueran dedicadas a nuestro beato Dr. Gregorio: “Bendigan a Dios ... Proclamen las obras del Señor ... Hagan el bien ...”. Es el ángel que señala el camino del bien y lleva a la presencia de Dios las oraciones y las buenas obras de Tobit y Tobías. Ésta es la nueva dimensión de la vida que el mundo muchas veces no conoce. El ángel está a nuestro lado para decirnos que el cielo está abierto y nuestra historia está escrita en el cielo.
También me imaginé que las últimas palabras dichas por Jesús antes de su pasión y resurrección, narradas en el Evangelio de hoy, fueran dirigidas al Dr. José Gregorio: “Vengan, benditos de mi Padre; tomen posesión del Reino preparado para ustedes desde la creación del mundo; porque estuve hambriento, y me dieron de comer; sediento, y me dieron de beber; era forastero, y me hospedaron; estuve desnudo, y me vistieron; enfermo, y me visitaron; encarcelado, y fueron a verme… Yo les aseguro que, cuando lo hicieron con el más insignificante de mis hermanos, conmigo lo hicieron”.
El Dr. José Gregorio reconoció la imagen más pura de Dios en el rostro de los demás, y en particular en el de los pobres, los necesitados, los migrantes, los privados de libertad, con quienes Jesús se identificó. El respeto por la dignidad de las personas y su libertad es un mandamiento divino y nadie en la tierra puede negar la dignidad y la libertad. El doctor Gregorio luchó por el respeto de la dignidad sagrada de la vida, desde el instante de la concepción hasta la muerte natural.
La vía para realizar los grandes sueños de la existencia pasa por las obras de caridad, a través de "lavarnos los pies unos a otros, servir y dejar que los demás nos sirvan, porque todos necesitamos ayuda, para salvarnos juntos", como nos dijo el Papa en su mensaje. Que el Beato José Gregorio nos ayude a vencer el mal usando la fuerza mansa y desarmada del bien, porque para el cristiano no hay otro camino. Que nos ayude a entender que la violencia genera sólo violencia, el odio más odio y que el camino de Dios es el del amor. Que el nuevo beato conceda a este amado país el milagro de la reconciliación, de la unidad nacional, de la fraternidad, como nos subrayó el Papa Francisco. Sabemos que el Doctor José Gregorio ha ofrecido su vida por la paz. Hoy desde el Cielo nuestro querido Beato nos impulsa aún más por las sendas del amor, única vía para que el caminar terrenal no sea en vano, sin sentido.
Ustedes, los venezolanos, desde hace más de un siglo han contado con la intercesión segura del Dr. José Gregorio. La más reciente, reconocida por la Iglesia, ha sido la sanación de la niña Yaxury Solórzano, presente aquí. Ahora ya podemos venerar pública y litúrgicamente, la imagen del nuevo Beato, de la misma manera que a las tres grandes mujeres que lo antecedieron en el honor de los altares, María de San José, Candelaria de San José y Carmen Rendiles. Pero, a partir de hoy, el Beato José Gregorio ya no pertenece únicamente a los venezolanos, sino que, desde Venezuela, se dona a la Iglesia universal y al mundo entero.
Celebramos esta beatificación en el tiempo de Pascua. Cristo resucitado precedió al Dr. José Gregorio en Isnotú, en París, en Caracas y lo precedió en el cielo. Hoy el Resucitado nos preceda y acompañe a cada uno de nosotros. Que el Beato José Gregorio Hernández obtenga hoy una gracia especial para Venezuela y sea un rayo de luz que ilumine el futuro. Y su presencia, como hermano premuroso desde el Cielo, nos guíe en cada paso para que sepamos descubrir, más allá del cansancio, las lágrimas y los obstáculos del camino, la felicidad que el Señor Jesús nos ha preparado. Amén
Caracas, 30 de abril de 2021
+ Mons. Aldo Giordano
Arcivescovo Titolare di Tamada
Nunzio Apostolico
CONGREGATIO DE CAUSIS SANCTORUM
CARACENSIS
BEATIFICAZIONIS et CANONIZATIONIS
Venerabilis Servi Dei
IOSEPHI GREGORII HERNÁNDEZ CISNEROS
Christifidelis laici
(1864-1919)
DECRETUM SUPER MIRACULO
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Il Venerabile Servo di Dio José Gregorio Hernández Cisneros nacque nello stato venezuelano di Trujillo il 26 ottobre 1864. Mentre studiava medicina all’Università di Caracas, in un tempo di forte materialismo, diede continuamente prova di fede e di condotta virtuosa, e si distinse per intelligenza, impegno e profitto. Si laureò il 29 giugno 1888 e cominciò ad esercitare la professione medica. Perfezionati gli studi a Parigi e Berlino, fu il primo a ricoprire nell’Università del Venezuela le cattedre di istologia normale e patologica, di fisiologia sperimentale e batteriologia.
Ogni giorno si alzava molto presto per pregare, partecipare alla Messa e ricevere la Comunione. All’inizio di ogni lezione, si faceva il segno della Croce. Aiutava i poveri, non solo visitandoli senza compenso ma anche pagando loro la somma per le medicine. Veniva chiamato per questo “il medico dei poveri”. Divenne anche membro fondatore dell’Accademia di Medicina in Venezuela. All’età di 44 anni prese la decisione di entrare nella Certosa di Farneta in Italia e poi di diventare sacerdote, ma avverse condizioni di salute ripetutamente glielo impedirono e lo fecero tornare ogni volta in Venezuela. Dal 1914 in poi si dedicò esclusivamente alla missione di insegnante e medico. Il 29 giugno 1919 confidò ad un amico di avere offerto la sua vita al Signore per la pace in Europa e di essere felice per il Trattato di Versailles di cui aveva avuto notizia. Nel pomeriggio di quello stesso giorno, mentre portava medicine ad un malato, morì investito da un’auto. Il 16 gennaio 1986 San Giovanni Paolo II ne ha riconosciuto le virtù eroiche.
In vista della Beatificazione, la Postulazione della Causa ha sottoposto al giudizio di questa Congregazione delle Cause dei Santi la presunta guarigione miracolosa di una bambina di 10 anni, ferita alla testa da colpi di arma da fuoco. Il fatto avvenne nell’anno 2017. La bambina viaggiava, insieme al padre, su un ciclomotore quando da un fucile, distante appena 2 metri, furono sparati alcuni proiettili. Il quadro neurologico della bambina si presentò subito nettamente deteriorato, con disturbo della vigilanza profondissimo e conseguente necessità di intubazione endotracheale. Aveva infatti anche multipli frammenti di proiettile intraparenchimali e una vasta reazione edemigena emisferica nella parte destra del capo. Venne portata in una clinica medica privata di San Fernando de Apure, per essere sottoposta ad un intervento chirurgico con craniotomia, che tuttavia si rivelò tardivo e insufficiente. La mamma, la sorella e il medico anestesiologo raccomandarono la guarigione della bambina all’intercessione del Venerabile Servo di Dio José Gregorio Hernández Cisneros, che ispirò loro tanta interiore fiducia di un esito positivo. Da quel momento la situazione cambiò in meglio e in pochi giorni la bambina risultò neurologicamente indenne. È quindi evidente la concomitanza di tempo e di causa fra l’invocazione del Venerabile Servo di Dio e la guarigione della bambina che da allora ha goduto di buona salute ed è stata capace di una normale vita relazionale.
Su tale guarigione presso la Curia ecclesiastica di San Fernando de Apure fu istruita dal 18 dicembre 2018 all’11 gennaio 2019 l’Inchiesta diocesana, la cui validità giuridica è stata riconosciuta da questa Congregazione delle Cause dei Santi con decreto dell’1 marzo 2019. La Consulta Medica, nella seduta del 9 gennaio 2020, ha riconosciuto che la guarigione fu veloce, perfetta e costante, nonché inspiegabile secondo le attuali conoscenze della medicina. I Consultori Teologi il 17 marzo 2020, poi i Padri Cardinali e Vescovi il 17 giugno dello stesso anno, posto il dubbio se si sia trattato di un vero miracolo compiuto da Dio, hanno risposto in modo affermativo.
Il sottoscritto Cardinale Prefetto ha quindi riferito tutte queste cose al Sommo Pontefice Francesco. Sua Santità, accogliendo e ratificando i voti della Congregazione delle Cause ha oggi dichiarato: È provato il miracolo compiuto da Dio per intercessione del Venerabile Servo di Dio José Gregorio Hernández Cisneros, Fedele laico, ossia della veloce, perfetta e costante guarigione di una bambina da “gravissimo trauma cranioencefalico con ferita craniocerebrale da colpo di arma da fuoco”.
Il Sommo Pontefice ha poi disposto che il presente decreto venga pubblicato e inserito negli atti della Congregazione delle Cause dei Santi.
Dato a Roma il 19 giugno nell’anno del Signore 2020.
Angelo Card. Becciu
Prefetto
Marcello Bartolucci
Arciv. tit. di Bevagna
Segretario