Laura di Santa Caterina da Siena

Laura di Santa Caterina da Siena

(1874-1949)

Beatificazione:

- 25 aprile 2004

- Papa  Giovanni Paolo II

Canonizzazione:

- 12 maggio 2013

- Papa  Francesco

- Piazza San Pietro

Ricorrenza:

- 21 ottobre

Vergine, fondatrice della Congregazione delle Suore Missionarie di Maria Immacolata e di Santa Caterina da Siena, si dedicò con grande profitto ad annunciare il Vangelo tra le popolazioni indigene ancora prive della fede in Cristo 

  • Biografia
  • Omelia
  • Litterae Apostolicae
  • omelia di beatificazione
“Provai un grande desiderio di avere tre lunghe vite: una per dedicarla all’adorazione, l’altra per trascorrerla nelle umiliazioni e la terza per le missioni"

 

 

VITA E OPERE

 

 

    Santa Laura di Santa Caterina da Siena (al secolo: Laura Montoya y Upegui) nacque il 26 maggio 1874 nella località di Jericó, dipartimento di Antioquia (Colombia). I genitori, di condizione economica modesta, erano cristiani integri e ferventi.

    Laura aveva appena tre anni quando suo padre fu ucciso da oppositori politici. La mamma, non potendo farsi carico di tutta la famiglia, affidò la piccola Laura alla custodia dei nonni materni, che abitavano nella tenuta «La Vívora», vicino ad Amalfi. 

    Presso i nonni materni, la bambina ricevette un’ottima educazione umana e religiosa, al punto che imparò a memoria il catechismo, e, nel luglio del 1881, all’età di sette anni, fu ammessa alla prima comunione. Compì gli studi primari in diversi villaggi, dove sua madre esercitava la professione di maestra, e infine si stabilì a Medellín per frequentarvi la scuola normale di magistero.

    Ottenuto il titolo di maestra, intraprese la carriera di insegnante, prima come direttrice della «Scuola superiore di signorine» ad Amalfi, poi a Fredonia e a Santo Domingo e, nel 1909, come professoressa nel collegio dell’Immacolata a Medellín.

    Laura già dall’infanzia sentiva nel suo intimo la chiamata alla vita religiosa e missionaria e desiderava essere carmelitana scalza; però, nel contempo, era addolorata per la grave situazione degli indigeni e del fatto che nessuno si occupava della loro evangelizzazione. La sua vocazione, perciò, oscillava tra la clausura e la foresta.

    Nel 1907, a 33 anni, mentre si trovava a Marinilla (Antioquia), dove insegnava alla gente del posto, sentì con particolare intensità il mistero della Paternità di Dio. Questa esperienza sarà determinante e contribuirà alla realizzazione della sua vera vocazione missionaria, suscitando in lei un forte desiderio di maternità spirituale: “L’altra volta mi sono vista in Dio, ed è stato come se avvolgendomi con la sua paternità mi avesse reso madre degli infedeli nel modo più intenso. È come se si formassero in me figli che non conoscevo; da allora li ho chiamati piaga mia1”.

    Fu l’inizio di un crescente impegno di evangelizzazione di coloro che vivevano senza la fede cristiana, in modo particolare gli indigeni che occupavano vaste zone della Colombia.

    Compì il suo primo viaggio apostolico e missionario nel 1908 nella regione di Guapá - Chamí, con due compagne ed un sacerdote. La felice esperienza produsse un duplice risultato: il battesimo collettivo di 72 indigeni Embera-Chamí e la decisione di dedicare la

sua vita all’opera missionaria.

    Tornata a Medellín, organizzò viaggi missionari insieme a sua madre ed alcune compagne che si unirono a lei nell’opera che ella chiamava «Obra de los Indios».

    Consigliata dai superiori ecclesiastici, Laura cercò di dare una base sicura all’opera intrapresa e iniziò la fondazione di una congregazione religiosa che fin dall’inizio prese il nome di “Missionarie di Maria Immacolata e Santa Caterina da Siena”. Ebbe la prima approvazione ecclesiastica nel 1916. Laura di S. Caterina da Siena emise la prima professione il 1° gennaio 1917 e quella perpetua l’8 dicembre 1924. Fu eletta prima superiora generale del nuovo Istituto, che governò fino all’anno 1929, e poi dall’anno 1938 fino alla morte. Dopo nove anni in sedia a rotelle e dopo una lunga agonia morì a Medellín il 21 ottobre 1949.

    La Congregazione ebbe un rapido sviluppo. Mentre Madre Laura era ancora in vita furono aperte oltre cento case nei territori della Colombia, Ecuador e Venezuela. Centinaia di giovani, seguendo il suo motto «farsi indigene con gli indigeni per guadagnarli tutti per Cristo», si unirono a lei.

    Al momento della sua morte le sue figlie spirituali erano ormai 467, sparse in diversi paesi.

 

 

“ITER” DELLA CAUSA

 

 

a) In vista della beatificazione

 

    Data la fama di santità in vita e dopo la morte, appena 14 anni dopo il decesso, si istruirono i processi informativi sulla fama di santità, virtù e miracoli nell’Archidiocesi di Medellín negli anni 1963-64. Introdotta la Causa con Decreto della S. Congregazione delle Cause dei Santi del 5 aprile 1976, furono istruiti i processi apostolici negli anni 1976-79.

    Il 22 gennaio 1991 il Santo Padre dichiarò la eroicità delle virtù della Venerabile Serva di Dio.

    In vista della beatificazione fu presentato un presunto miracolo, riguardante la straordinaria guarigione della Sig.ra Herminia González da cancro all’utero in stadio terminale (1994).

    Dopo la promulgazione del Decreto sul miracolo in data 7 luglio 2003, si giunse alla beatificazione, che ebbe luogo, il 25 aprile del 2004.

 

b) In vista della canonizzazione

 

 Per la canonizzazione della Beata Laura Montoya è stata presentata alla Congregazione delle Cause dei Santi l’asserita inspiegabile guarigione del Prof. Carlos Eduardo Restrepo da “perforazione esofagea e mediastinite in paziente gravemente immunosoppresso, portatore di sindrome da sovrapposizione: lupus eritematoso sistemico, sindrome nefrosica, polimiosite autoimmune refrattaria alla terapia”.

 L’Inchiesta Diocesana è stata celebrata nella Curia Vescovile di Medellín negli anni 2005-2006.

 La validità giuridica venne decretata il 7 novembre 2008.

 Nella Seduta del 14 giugno 2012, dopo che nel frattempo erano stati richiesti ed eseguiti molti esami specialistici sia sulla natura della malattia che sull’attuale stato di salute del sanato, la Consulta Medica della Congregazione delle Cause dei Santi all’unanimità ha riconosciuto l’evento “inspiegabile scientificamente”.

 Il caso è stato esaminato, con esito positivo all’unanimità, dai Consultori Teologi il 22 settembre del 2012, e dai Cardinali e dai Vescovi il 10 dicembre 2012.

 Sua Santità Benedetto XVI, il 20 dicembre 2012, ha autorizzato la Congregazione delle Cause dei Santi a promulgare il decreto super miraculo.

SANTA MESSA E CANONIZZAZIONI

OMELIA DEL SANTO PADRE FRANCESCO

Piazza San Pietro
VII Domenica di Pasqua, 12 maggio 2013

 

Cari fratelli e sorelle!

In questa settima Domenica del Tempo di Pasqua ci siamo radunati con gioia per celebrare una festa della santità. Rendiamo grazie a Dio che ha fatto risplendere la sua gloria, la gloria dell’Amore, sui Martiri di Otranto, su Madre Laura Montoya e su Madre María Guadalupe García Zavala. Saluto tutti voi che siete venuti per questa festa –  dall’Italia, dalla Colombia, dal Messico, da altri Paesi – e vi ringrazio!

Vogliamo guardare ai nuovi Santi alla luce della Parola di Dio proclamata. Una Parola che ci ha invitato alla fedeltà a Cristo, anche fino al martirio; ci ha richiamato l’urgenza e la bellezza di portare Cristo e il suo Vangelo a tutti; e ci ha parlato della testimonianza della carità, senza la quale anche il martirio e la missione perdono il loro sapore cristiano.

Gli Atti degli Apostoli, quando ci parlano del diacono Stefano, il protomartire, insistono nel dire che egli era un uomo “pieno di Spirito Santo” (6,5; 7,55). Che significa questo? Significa che era pieno dell’Amore di Dio, che tutta la sua persona, la sua vita era animata dallo Spirito di Cristo risorto, tanto da seguire Gesù con fedeltà totale, fino al dono di sé.

Oggi la Chiesa propone alla nostra venerazione una schiera di martiri, che furono chiamati insieme alla suprema testimonianza del Vangelo, nel 1480. Circa ottocento persone, sopravvissute all’assedio e all’invasione di Otranto, furono decapitate nei pressi di quella città. Si rifiutarono di rinnegare la propria fede e morirono confessando Cristo risorto. Dove trovarono la forza per rimanere fedeli? Proprio nella fede, che fa vedere oltre i limiti del nostro sguardo umano, oltre il confine della vita terrena, fa contemplare «i cieli aperti» - come dice santo Stefano – e il Cristo vivo alla destra del Padre. Cari amici, conserviamo la fede che abbiamo ricevuto e che è il nostro vero tesoro, rinnoviamo la nostra fedeltà al Signore, anche in mezzo agli ostacoli e alle incomprensioni; Dio non ci farà mai mancare forza e serenità.

Mentre veneriamo i Martiri di Otranto, chiediamo a Dio di sostenere tanti cristiani che, proprio in questi tempi e in tante parti del mondo, adesso, ancora soffrono violenze, e dia loro il coraggio della fedeltà e di rispondere al male col bene.

Il secondo pensiero lo possiamo ricavare dalle parole di Gesù che abbiamo ascoltato nel Vangelo: «Prego per quelli che crederanno in me mediante la loro parola: perché tutti siano una cosa sola; come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi» (Gv17,20). Santa Laura Montoya è stata strumento di evangelizzazione prima come insegnante e poi come madre spirituale degli indigeni, ai quali infuse speranza, accogliendoli con l’amore appreso da Dio e portandoli a Lui con una efficacia pedagogica che rispettava la loro cultura e non si contrapponeva ad essa. Nella sua opera di evangelizzazione Madre Laura si fece veramente tutta a tutti, secondo l’espressione di san Paolo (cfr 1Cor 9,22). Anche oggi le sue figlie spirituali vivono e portano il Vangelo nei luoghi più reconditi e bisognosi, come una sorta di avanguardia della Chiesa.

Questa prima santa nata nella bella terra colombiana ci insegna ad essere generosi con Dio, a non vivere la fede da soli - come se fosse possibile vivere la fede in modo isolato -, ma a comunicarla, a portare la gioia del Vangelo con la parola e la testimonianza di vita in ogni ambiente in cui ci troviamo. In qualsiasi luogo in cui viviamo, irradiare questa vita del Vangelo! Ci insegna a vedere il volto di Gesù riflesso nell’altro, a vincere indifferenza e individualismo, che corrodono le comunità cristiane e corrodono il nostro cuore, e ci insegna ad accogliere  tutti senza pregiudizi, senza discriminazioni, senza reticenze, con amore sincero, donando loro il meglio di noi stessi e soprattutto condividendo con loro ciò che abbiamo di più prezioso, che non sono le nostre opere o le nostre organizzazioni, no! Quello che abbiamo di più prezioso è Cristo e il suo Vangelo.

Infine, un terzo pensiero. Nel Vangelo di oggi, Gesù prega il Padre con queste parole: «Io ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere, perché l’amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro» (Gv 17,26). La fedeltà dei martiri fino alla morte e la proclamazione del Vangelo a tutti si radicano, hanno la loro radice nell’amore di Dio effuso nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo (cfr Rm 5,5), e nella testimonianza che dobbiamo dare di questo amore nella nostra vita quotidiana. Santa María Guadalupe García Zavala lo sapeva bene. Rinunciando a una vita comoda – quanto danno arreca la vita comoda, il benessere; l’”imborghesimento” del cuore ci paralizza –, rinunciando a una vita comoda per seguire la chiamata di Gesù, insegnava ad amare la povertà, per poter amare di più i poveri e gli infermi. Madre Lupita si inginocchiava sul pavimento dell’Ospedale davanti agli ammalati e agli abbandonati per servirli con tenerezza e compassione. E questo si chiama: “toccare la carne di Cristo”. I poveri, gli abbandonati, gli infermi, gli emarginati sono la carne di Cristo. E Madre Lupita toccava la carne di Cristo e ci ha insegnato questo modo di agire: non vergognarsi, non avere paura, non provare ripugnanza a “toccare la carne di Cristo”! Madre Lupita aveva capito che cosa significa questo “toccare la carne di Cristo”. Anche oggi le sue figlie spirituali cercano di riflettere l’amore di Dio nelle opere di carità, senza risparmiare sacrifici e affrontando con mitezza, con perseveranza apostolica (hypomon?), sopportando con coraggio qualunque ostacolo.

Questa nuova Santa messicana ci invita ad amare come Gesù ci ha amato, e questo comporta non chiudersi in se stessi, nei propri problemi, nelle proprie idee, nei propri interessi, in questo piccolo mondo che ci arreca tanto danno, ma uscire e andare incontro a chi ha bisogno di attenzione, di comprensione, di aiuto, per portagli la calorosa vicinanza dell’amore di Dio, attraverso gesti di delicatezza, di affetto sincero e di amore.

Fedeltà a Cristo e al suo Vangelo, per annunciarlo con la parola e con la vita, testimoniando l’amore di Dio con il nostro amore, con la nostra carità verso tutti: sono luminosi esempi ed insegnamenti che ci offrono i Santi proclamati oggi, ma che suscitano anche domande alla nostra vita cristiana: Come io sono fedele a Cristo? Portiamo con noi questa domanda, per pensarla durante la giornata: come io sono fedele a Cristo? Sono capace di “far vedere” la mia fede con rispetto, ma anche con coraggio? Sono attento agli altri, mi accorgo di chi è nel bisogno, vedo in tutti fratelli e sorelle da amare? Chiediamo, per intercessione della Beata Vergine Maria e dei  nuovi Santi, che il Signore riempia la nostra vita con la gioia del suo amore. Così sia.

 

LITTERAE APOSTOLICAE

de peracta beatificatione

 

IOANNES PAULUS PP. II

ad perpetuam rei memoriam

 

 

    Cum in cruce pendens ad se omnes trahere vellet, moriturus, clamavit Iesus: «Sitio» (Io 19, 28).

    Haud erat aquae sitis, sed animarum. Haec Iesu clamatio Venerabilis Servae Dei Laurae a S. Catharina Senensi, saeculari nomine Mariae Laurae Montoya y Upegui appellatae, animam invasit atque in ea desiderium concitavit Iesu sitim restinguendi, ad eum valde optatas deferens animas: «Si tu animas sitis et equidem tuam sitim restinguere sitio, cur meam aviditatem non satisfacis...? Fac ut pretium illarum animarum solvam ipsaeque tuam coronam efficiant».

    Cum ipsa maximopere animas servare cuperet atque Evangelii nuntium iis deferre qui Iesum Salvatorem non noverant, indigenis potissimum, hoc ea et sociae missionariae apostolicae vitae usque affectaverunt propositum.

    In oppido Jericó Columbiana in natione die XXVI mensis Maii anno MDCCCLXXIV ex vere christiana familia orta, tertium annum agebat, cum pater patriam religionemque defensurus necaretur. Cum mater tres liberos sustinere non posset, minimam natu, id est Lauram, avibus maternis commisit. Usque ad sextum decimum aetatis annum scholam non adiit, sed per se legere et scribere ipsa didicit. Scholae deinceps magisterii dedit nomen, magistrae obtinens documentum atque compluribus in pagis docuit itemque moderatrix nominata est cuiusdam Medellensis collegii. Inibi de aliquibus indigenis in montibus saltibusque abditis, a vita sociali exclusis, audivit.

    Christum ignorabant atque haud germani cives habebantur. Laura, calumniis aerumnisque conflictata, in Deo et Virgine Maria, cui se omnino addixerat, solacium animique firmitudinem repperit et eadem magis magisque debiliorum desertiorumque percipiebat dolores, perculsa potissimum ab indigenis ab omnibus relictis et a Christo distractis. Saepe cogitavit ut se in coenobio claustrali Deo consecraret, sed tune illud «sitio» percepit Christi cruci affixi esse anhelitum quendam illos ad eum tradendi, qui eundem ignorabant. Animadvertit se a Deo vocari, ut Christi Regnum ad indigenas cunctos deferretur utque filiorum Dei atque civis dignitas illis redderetur.

    Anno MCMXIV una cum matre et quinque sociis montes petiit loci Dabeiba, ut indigenas inveniret. Quod postea iteratum est. Mox eam comitatae sunt iuvenes audaces, montes scansurae, densissimas silvas invasurae ac flumina decursurae, ut indigenae evangelizarentur. Orta est sic anno MCMXVII Congregatio Sororum B.M.V. Immaculatae et Sanctae Catharinae Senensis. Laura annorum decursu eximiarum virtutum dedit exemplum. Iuvenis iam animadvertit se a Deo trahi. «Cor meum, aiebat, tamquam tormenti bellici pyrobolus in Deum se iacit». Eius fides, quam assiduis precationibus colere solebat, efficiebat ut Christum in desertioribus, praesertim indigenis, videret. Spectabilis fuit in Eucharistiam eius amor, quem suis filiabus et indigenis inculcabat.

    Tenerrimum quoque in Virginem Mariam coluit amorem. Mariae nomen tamquam fuit vexillum quod indigenarum cordis ianuam reserabat. Novissimos vitae annos, fere paralytica, precando transegit et filiabus scribendo, easdemque ad operandum cohortando. Paulo antequam moreretur Lapurdensem Virginem Mariam invisit.

    Sacramentis roborata de hoc mundo die XXI mensis Octobris anno MCMXLIX demigravit, sanctitatis opinionem non modo relinquens in Columbia, verum etiam in aliis nationibus, quas evangelizationis eius opera attigit. Die XXII mensis Ianuarii anno MCMXCI cum eius virtutes esse exercitae heroum in modum dicerentur, die VII mensis Iulii anno MMIII beatificationis miraculum comprobavimus. Statuimus igitur ut beatificationis ritus die XXV mensis Aprilis anno MMIV Romae perageretur.

    Hodie in foro Petriano inter sacra hanc ediximus formulam: Nos, vota Fratrum Nostrorum Iosephi Michalik, Archiepiscopi Premisliensis Latinorum, Alberti Geraldi Jaramillo, Archiepiscopi Medellensis, Ioannis Cardinalis Sandoval Íñiguez, Archiepiscopi Guadalaiarensis, Severini Cardinalis Poletto, Archiepiscopi Taurinensis, Ignatii Noguer Carmona, Episcopi Onubensis, et Georgii Ferreira da Costa Ortiga, Archiepiscopi Bracarensis, nec non plurimorum aliorum Fratrum in Episcopatu multorumque christifidelium explentes, de Congregationis de Causis Sanctorum consulto, Auctoritate Nostra Apostolica facultatem facimus ut Venerabiles Servi Dei Augustus Czartoryski, Laura Montoya, Maria Guadalupe García Zavala, Nemesia Valle, Eusebia Palomino Yenes et Alexandrina Maria da Costa Beatorum nomine in posterum appellentur eorumque festum: Augusti Czartoryski die altera Augusti, Laurae Montoya die vicesima prima Octobris, Mariae Guadalupe García Zavala die vicesima septima Aprilis, Nemesiae Valle die vicesima sexta Iunii, Eusebiae Palomino Yenes die nona Februarii et Alexandrinae Mariae da Costa die decima tertia Octobris in locis et modis iure statutis quotannis celebrari possit.

    In nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti. Quod autem his sermonibus decrevimus, volumus et nunc et in posterum tempus vim habere, contrariis rebus minime quibuslibet officientibus.

 

    Datum Romae, apud Sanctum Petrum, sub anulo Piscatoris, die XXV mensis Aprilis, anno MMIV, Pontificatus Nostri sexto et vicesimo.

 

De mandato Summi Pontificis

+ ANGELUS Card. SODANO

Secretarius Status

 

Loco + Sigilli

In Secret. Status tab., n. 559.627

CAPPELLA PAPALE PER LA BEATIFICAZIONE DI SEI SERVI DI DIO

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Terza Domenica di Pasqua, 25 aprile 2004

 

1. "Sapevano bene che era il Signore" (Gv 21,12): così l’evangelista Giovanni esprime la reazione di gioia dei discepoli nel riconoscere il Signore risorto. Gesù si manifesta loro dopo una notte di duro e infruttuoso lavoro nel lago di Tiberiade. Fidandosi della sua parola, essi gettano le reti in acqua e portano a riva una "gran quantità di pesci" (Gv 21,6).

Come gli apostoli, anche noi restiamo stupiti dinanzi alla ricchezza delle meraviglie che Iddio compie nel cuore di quanti in lui confidano. Nel corso dell’odierna Celebrazione eucaristica contempliamo quanto Egli ha realizzato in sei nuovi Beati: nel presbitero Augusto Czartoryski; in quattro religiose: Laura Montoya, María Guadalupe García Zavala, Nemesia Valle, Eusebia Palomino Yenes; in una laica, Alexandrina Maria da Costa. Sono esempi eloquenti di come il Signore trasformi l’esistenza dei credenti, quando ci si fida di Lui.

2. "Jak miłe są przybytki Twoje, Panie Zastępów... dzień jeden w przybytkach Twoich lepszy jest niż innych tysiące" (Ps 84/83/, 2.11). Te słowa Psalmu zapisał jako motto życia na prymicyjnym obrazku błogosławiony August Czartoryski. Zawiera się w nich zachwyt człowieka, który idąc za głosem powołania odkrywa piękno kapłańskiej posługi. Brzmi w nich również echo różnorakich wyborów, jakich musi dokonywać każdy, kto odkrywa wolę Bożą i pragnie ją pełnić. August Czartoryski, młody książę, wypracował skuteczną metodę rozeznawania zamysłów Bożych. Wszystkie pytania i rozterki przedstawiał najpierw Bogu w modlitwie, a potem w duchu posłuszeństwa szedł za radą swoich duchowych przewodników. Tak odczytał swoje powołanie, aby podjąć życie ubogie i służyć najmniejszym.Ta sama metoda pozwoliła mu przez całe życie dokonywać takich wyborów, że możemy dziś powiedzieć, że realizował zamysły Bożej Opatrzności w sposób heroiczny.

Przykład jego świętości pragnę pozostawić szczególnie ludziom młodym, którzy dziś szukają sposobu na odkrywanie woli Bożej odnośnie do ich życia i pragną wiernie podążać każdego dnia za głosem Bożym. Moi drodzy młodzi przyjaciele, uczcie się od błogosławionego Augusta gorąco prosić na modlitwie o światło Ducha Świętego i o mądrych przewodników, abyście mogli poznawać Boży plan waszego życia i byście zdołali zawsze kroczyć drogą świętości.

["Quanto sono amabili le tue dimore, Signore degli eserciti! L’anima mia languisce e brama gli atri del Signore… Per me un giorno nei tuoi atri è più che mille altrove" (Sal 84/83/, 2.11). Queste parole del Salmo ha scritto come motto di vita sull’immaginetta della prima Messa il beato Augusto Czartoryski. In esse è contenuto il rapimento di un uomo che, seguendo la voce della chiamata, scopre la bellezza del ministero sacerdotale. Risuona in esse l’eco delle diverse scelte che deve fare chiunque scorge la volontà di Dio e desidera compierla. Augusto Czartoryski, giovane principe, ha elaborato un efficace metodo di discernimento dei disegni divini. Presentava a Dio nella preghiera tutte le domande e le perplessità di fondo e poi nello spirito di obbedienza seguiva i consigli delle sue guide spirituali. Così ha compreso la sua vocazione di intraprendere la vita povera per servire i più piccoli. Lo stesso metodo gli ha permesso, nel corso di tutta la vita, di compiere scelte tali, che oggi possiamo dire che egli ha realizzato i disegni della Provvidenza Divina in modo eroico.

Voglio lasciare l’esempio della sua santità soprattutto ai giovani, che oggi cercano il modo di decifrare la volontà di Dio nei riguardi della loro vita e desiderano ogni giorno procedere fedelmente secondo la parola divina. Miei cari giovani amici, imparate dal beato Augusto a chiedere ardentemente nella preghiera la luce dello Spirito Santo e guide sagge, affinché possiate conoscere il piano divino nella vostra vita e siate capaci di camminare sempre sulla via della santità.]

3. "Estaba ya amaneciendo cuando Jesús se presentó en la orilla; pero los discípulos no sabían que era Jesús" (Jn, 21,4). Es una posibilidad para el hombre no conocer al Señor, a pesar de múltiples manifestaciones a lo largo de la historia. La Madre Laura Montoya, viendo cómo tantos indígenas, lejos de los centros urbanos, vivían desconociendo a Dios, se decidió a fundar la Congregación de las Misioneras de María Inmaculada y Santa Catalina de Siena, para llevar la luz del Evangelio a los habitantes de las selvas.

Esta Beata colombiana se sintió madre espiritual de los indígenas, a los que quiso mostrar el amor de Dios. Sus tiempos no fueron fáciles, pues las tensiones sociales ensangrentaban también entonces su noble patria. Inspirándonos en su mensaje pacificador, le pedimos hoy que la amada Colombia goce pronto de paz, de justicia y de progreso integral.

["Quando già era l'alba Gesù si presentò sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù" (Gv 21, 4).
È possibile per l'uomo non conoscere il Signore, nonostante le sue molteplici manifestazioni nel corso della storia. Madre Laura Montoya vedendo come tanti indigeni, lontani dai centri urbani, vivevano senza conoscere Dio, decise di fondare la Congregazione delle Suore Missionarie di Maria Immacolata e di Santa Caterina da Siena, al fine di portare la luce del Vangelo agli abitanti delle selve.
Questa Beata colombiana si sentì madre spirituale degli indigeni, ai quali ha voluto mostrare l'amore di Dio. I suoi tempi non furono facili, poiché le tensioni sociali insanguinavano anche allora la sua nobile patria. Ispirandoci al suo messaggio pacificatore, le chiediamo oggi che l'amata Colombia possa presto godere della pace, della giustizia e del progresso integrale.]

4. En el Evangelio hemos escuchado la triple pregunta de Jesús a Pedro: "¿Me amas?". Esta misma pregunta Cristo dirige a los hombres y mujeres de todas las épocas. Los cristianos deben responder con firmeza y prontitud a los proyectos que Él tiene sobre cada uno. Así sucedió en la vida de la Beata Guadalupe García Zavala, mexicana, que renunciando al matrimonio, se dedicó al servicio de los más pobres, necesitados y enfermos, y fundó por eso la Congregación de las Siervas de Santa Margarita María y de los Pobres.

Con una fe profunda, una esperanza sin límites y un gran amor a Cristo, Madre Lupita buscó la propia santificación desde el amor al Corazón de Jesús y la fidelidad a la Iglesia. De este modo vivió el lema que dejó a sus hijas: "Caridad hasta el sacrificio y constancia hasta la muerte".

[Nel Vangelo abbiamo ascoltato la triplice domanda di Gesù a Pietro: "Mi ami?". Questa stessa domanda Cristo la rivolge agli uomini e alle donne di tutte le epoche. I cristiani devono rispondere con fermezza e prontezza ai progetti che Egli ha su ciascuno di noi. Così accadde nella vita della Beata Guadalupe García Zavala, messicana, che rinunciando al matrimonio, si dedicò al servizio dei più poveri, dei bisognosi e degli infermi, fondando a tal fine la Congregazione delle Ancelle di Santa Margherita Maria e dei più Poveri.
Con fede profonda, speranza sconfinata e grande amore per Cristo, Madre Lupita cercò la propria santificazione a partire dall'amore per il Cuore di Gesù e dalla fedeltà alla Chiesa. In questo modo visse il motto che lasciò alle sue Figlie:  "Carità fino al sacrificio e costanza fino alla morte".]

5. "Manifestare l’amore di Dio ai piccoli, ai poveri, ad ogni uomo, in ogni parte della terra": questo è stato l’impegno della beata Nemesia Valle nel corso di tutta la sua esistenza. Questo insegnamento essa lascia particolarmente alle sue consorelle, le Suore della Carità di Santa Giovanna Antida Thouret, come pure ai fedeli dell’Arcidiocesi di Torino. E’ l’esempio di una santità luminosa, protesa alle alte vette della perfezione evangelica, e che si traduce nei semplici gesti della vita quotidiana interamente spesa per Dio.

La nuova Beata continua a ripetere a noi tutti: "La santità non consiste nel fare molte cose o nel farne di grandi … Santo è chi si consuma al proprio posto ogni giorno, per il Signore".

6. El Señor dice a Pedro de manera decidida y tajante: "Sígueme". También Sor Eusebia Palomino, de las Hijas de María Auxiliadora, oyó un día la llamada de Dios y respondió a través de una intensa espiritualidad y una profunda humildad en su vida diaria. Como buena salesiana, estuvo animada por el amor a la Eucaristía y a la Virgen. Lo importante para ella era amar y servir; el resto no contaba, fiel a la máxima salesiana del "da mihi animas, caetera tolle".

Con la radicalidad y la coherencia de sus opciones, Sor Eusebia Palomino Yenes traza un camino fascinador y exigente de santidad para todos nosotros y muy especialmente para los jóvenes de nuestro tiempo.

[Il Signore dice a Pietro in modo deciso e incisivo: "Seguimi". Anche Suor Eusebia Palomino, delle Figlie di Maria Ausiliatrice, sentì un giorno la chiamata di Dio e rispose attraverso un'intensa spiritualità e una profonda umiltà nella vita quotidiana. Da buona salesiana, fu animata dall'amore per l'Eucaristia e per la Vergine. L'importante per lei era amare e servire; il resto non contava, fedele alla massima salesiana del "da mihi animas, caetera tolle".
Con la radicalità e la coerenza delle sue scelte, Suor Eusebia Palomino Yenes tracciò un cammino attraente ed esigente di santità per tutti noi e soprattutto per i giovani del nostro tempo.]

7. "Tu amas-Me?" - pergunta Jesus a Simão Pedro. Este responde: «Tu sabes tudo, Senhor, bem sabes que Te amo». A vida da Beata Alexandrina Maria da Costa pode resumir-se neste diálogo de amor. Investida e abrasada por estas ânsias de amor, não quer negar nada ao seu Salvador: de vontade forte, tudo aceita para mostrar que O ama. Esposa de sangue, revive misticamente a paixão de Cristo e oferece-se como vítima pelos pecadores, recebendo a força da Eucaristia que se torna o único alimento dos seus últimos treze anos de vida.

Pela esteira da Beata Alexandrina, expressa na trilogia "sofrer, amar, reparar", os cristãos podem encontrar estímulo e motivação para nobilitar tudo o que a vida tenha de doloroso e triste com a prova maior de amor: sacrificar a vida por quem se ama.

["Mi ami tu? " domanda Gesù a Simon Pietro. Egli risponde:  "Certo, Signore, tu lo sai che ti amo". La vita della Beata Alexandrina Maria da Costa può riassumersi in questo dialogo d'amore. Permeata e ardente di queste ansie d'amore, non vuole negare nulla al suo Salvatore:  dalla forte volontà, accetta tutto per dimostrargli che lo ama. Sposa di sangue, rivive misticamente la passione di Cristo e si offre come vittima per i peccatori, ricevendo la forza dall'Eucaristia che diventa l'unico alimento dei suoi ultimi tredici anni di vita.
Nell'esempio della Beata Alexandrina, espresso nella trilogia "soffrire, amare, riparare", i cristiani possono trovare lo stimolo e la motivazione per nobilitare tutto ciò che la vita ha di doloroso e triste attraverso la prova d'amore più grande:  sacrificare la vita per chi si ama.]

8. "Certo Signore, tu lo sai che ti amo" (Gv 21,15). Come Pietro, come gli Apostoli sulle rive del lago di Tiberiade, anche questi nuovi Beati hanno fatto propria, portandola alle estreme conseguenze, questa semplice ma incisiva professione di fede e di amore. L’amore verso Cristo è il segreto della santità!

Carissimi Fratelli e Sorelle, seguiamo l’esempio di questi Beati! Offriamo, come loro, una testimonianza coerente di fede e di amore nella presenza viva e operante del Risorto!