Lorenzo da Brindisi

Lorenzo da Brindisi

(1559-1619)

Beatificazione:

- 01 giugno 1783

- Papa  Pio VI

Canonizzazione:

- 08 dicembre 1881

- Papa  Leone XIII

- Basilica Vaticana

Ricorrenza:

- 21 luglio

Sacerdote e dottore della Chiesa: entrato nell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini, svolse instancabilmente nelle regioni d’Europa il ministero della predicazione; esercitò ogni compito in semplicità e umiltà nel difendere la Chiesa contro gli infedeli, nel riconciliare tra loro i potenti in guerra, nel curare il governo del suo Ordine. Il 22 luglio morì a Lisbona in Portogallo

  • Biografia
  • lettera apostolica
  • udienza generale
“Lo Spirito Santo rende dolce il giogo della legge divina e leggero il suo peso, affinché osserviamo i comandamenti di Dio con grandissima facilità, persino con piacevolezza”

 

Giulio Cesare Russo nacque a Brindisi il 22 luglio 1559. Sin dalla fanciullezza fu attratto dalla famiglia di san Francesco d’Assisi. Infatti, orfano di padre a sette anni, fu affidato dalla madre alle cure dei frati Conventuali della sua città.

Qualche anno dopo, però, si trasferì con la madre a Venezia, e proprio nel Veneto conobbe i Cappuccini, che in quel periodo si erano messi generosamente a servizio della Chiesa intera, per incrementare la grande riforma spirituale promossa dal Concilio di Trento.

Nel 1575 Lorenzo, con la professione religiosa, divenne frate cappuccino, e nel 1582 fu ordinato sacerdote assumendo il nome di Lorenzo da Brindisi.

Già durante gli studi ecclesiastici mostrò le eminenti qualità intellettuali di cui era dotato. Apprese facilmente le lingue antiche, quali il greco, l’ebraico e il siriaco, e quelle moderne, come il francese e il tedesco, che si aggiungevano alla conoscenza della lingua italiana e di quella latina, un tempo fluentemente parlata da tutti gli ecclesiastici e gli uomini di cultura.

Grazie alla padronanza di tanti idiomi, Lorenzo poté svolgere un intenso apostolato presso diverse categorie di persone. Predicatore efficace, conosceva in modo così profondo non solo la Bibbia, ma anche la letteratura rabbinica, che gli stessi Rabbini rimanevano stupiti e ammirati, manifestandogli stima e rispetto. Teologo versato nella Sacra Scrittura e nei Padri della Chiesa, era in grado di illustrare in modo esemplare la dottrina cattolica anche ai cristiani che, soprattutto in Germania, avevano aderito alla Riforma.

Con la sua esposizione chiara e pacata egli mostrava il fondamento biblico e patristico di tutti gli articoli di fede messi in discussione da Martin Lutero. Tra di essi, il primato di san Pietro e dei suoi successori, l’origine divina dell’Episcopato, la giustificazione come trasformazione interiore dell’uomo, la necessità delle opere buone per la salvezza. Il successo di cui Lorenzo godette ci aiuta a comprendere che anche oggi, nel portare avanti con tanta speranza il dialogo ecumenico, il confronto con la Sacra Scrittura, letta nella Tradizione della Chiesa, costituisce un elemento irrinunciabile e di fondamentale importanza, come ho voluto ricordare nell’Esortazione Apostolica Verbum Domini (n. 46).

Anche i fedeli più semplici, non dotati di grande cultura, furono beneficati dalla parola convincente di Lorenzo, che si rivolgeva alla gente umile per richiamare tutti alla coerenza della propria vita con la fede professata. Questo è stato un grande merito dei Cappuccini e di altri Ordini religiosi, che, nei secoli XVI e XVII, contribuirono al rinnovamento della vita cristiana penetrando in profondità nella società con la loro testimonianza di vita e il loro insegnamento.

Anche oggi la nuova evangelizzazione ha bisogno di apostoli ben preparati, zelanti e coraggiosi, perché la luce e la bellezza del Vangelo prevalgano sugli orientamenti culturali del relativismo etico e dell’indifferenza religiosa, e trasformino i vari modi di pensare e di agire in un autentico umanesimo cristiano. È sorprendente che san Lorenzo da Brindisi abbia potuto svolgere ininterrottamente questa attività di apprezzato e infaticabile predicatore in molte città dell’Italia e in diversi Paesi, nonostante ricoprisse altri incarichi gravosi e di grande responsabilità.

All’interno dell’Ordine dei Cappuccini, infatti, fu professore di teologia, maestro dei novizi, più volte ministro provinciale e definitore generale, e infine ministro generale dal 1602 al 1605.

In mezzo a tanti lavori, Lorenzo coltivò una vita spirituale di eccezionale fervore, dedicando molto tempo alla preghiera e in modo speciale alla celebrazione della Santa Messa, che protraeva spesso per ore, compreso e commosso nel memoriale della Passione, Morte e Risurrezione del Signore. 

Un altro tratto che caratterizza l’opera di questo figlio di san Francesco è la sua azione per la pace. Sia i Sommi Pontefici sia i principi cattolici gli affidarono ripetutamente importanti missioni diplomatiche per dirimere controversie e favorire la concordia tra gli Stati europei, minacciati in quel tempo dall’Impero ottomano. L’autorevolezza morale di cui godeva lo rendeva consigliere ricercato e ascoltato.

Fu proprio in occasione di una di queste missioni diplomatiche che Lorenzo concluse la sua vita terrena, nel 1619 a Lisbona, dove si era recato presso il re di Spagna, Filippo III, per perorare la causa dei sudditi napoletani vessati dalle autorità locali.

IOANNES PP. XXIII

LITTERAE APOSTOLICAE

« CELSITUDO EX HUMILITATE »*

 S. LAURENTIUS BRUNDUSINUS
DOCTOR ECCLESIAE UNIVERSALIS DECLARATUR
 

Ad pepetuam rei memoriam. — Celsitudo ex humilitate: quemadmodum e piscatorio grege Christus Dominus elegit, quos verbi divini satores et magistros constitueret gentium, ita sagatae familiae Franciscalis demissum vocavit alumnum, qui Ecclesiam sanctimoniae illustraret exemplis, potentia sermonis et copia doctrinae, Sanctum dicimus Laurentium a Brundusio, Ordinis Fratrum Minorum Capuccinorum, quos appellant, sodalem. « O inaestimabilis dilectio caritatis » (1) Christi, qui numquam temporibus Ecclesiae Sponsae suae passus est se deesse, et, quae ei ingerebantur, malis praesentia invenit remedia; qui, cum novatorum vecors insurgeret audacia nomenque catholicum infestis peteretur assultibus, fides in christiana plebe passim languesceret moresque praecipites irent, Laurentium excitavit, ut defenderet, quod impugnaretur, vindicaret, quod periisset, proveheret, quod omnium conduceret saluti. Quem, cum rursus pestes importentur nefariae et falsarum opinionum commentis aliisque corruptelis illaqueentur homines, in clariore expedit luce collocari, ut eius virtutum splendore ad rectum confirmentur Christifideles eiusque salutaris doctrinae praeceptis innutriantur. Quemadmodum igitur Roma gloriatur de Laurentio, invicto Christi athleta, qui dirissimis exhaustis cruciatibus robur addidit Ecclesiae, hostili divexatae furore, ita honestum est Brundusio se alterum progenuisse Laurentium, qui illam, domesticis externisque malis afflictam, studio religionis et ingenii sui ubertate solidavit. Qua in Apula urbe hic die XXII mensis Iulii anno MDLVIIII susceptus est in lucem, non sibi, non fiuxis saeculi rebus, sed Deo et hominibus christiana sapientia excolendis victurus. Quis esset superno futurus beneficio, praemonstravit parvulus, nam, abalienata mente a nugis, precationes facere solebat et, sacras oratiunculas pro frequenti habens contione, ad munus exerceri apostolicum. Qui, cum tenella aetas adhuc nescia esset voluptatis capi blandimentis, acriter tamen imperabat corpori, ac vix idoneus poenae, voluntariis in se animadvertebat castigationibus. Quod puer coeperat propositum, premens adulescens, Franciscali familiae inter Fratres Minores Capuccinos provinciae Venetae se addixit; quorum obiens instituta, christiana humilitate, oboedientia, precandi studio, diligentia disciplinae omnes facile praecucurrit, et palaestram vix ingressus, quasi palmam ferre visus est in nobilissimo virtutum certamine. Princeps ingenii philosophiam ac theologiam complexus est totam, et, quod supererat temporis, id in addiscendis sermonibus, maxime Graeco, Hebraico, Chaldaico, raro navitatis exemplo insumpsit. Qua e schola is postea egressus est sacer orator, qui singulari eloquentia mentis cogitata explicaret, conceptisque ingeniose sententiis volentes erigeret animos, obfirmatos frangeret et expugnaret. Sacerdos anno MDLXXXIII inauguratus, hoc pium contionandi munus statim suscepit et fere ad mortem usque indefatigatus Iesu Christi praeco est persecutus. Plurimas igitur Europae regiones peragrantem labores nulli, aerumnae ac molestiae nullae potuerunt remorari, quominus fines propagaret Regni Dei et quam maximum hominum numerum ad sempiternam vocaret salutem. Per Alpium aspera pedibus transgressus, diu est in plagis septemtrionalibus peregrinatus, ut ad veram fidem populos in tot tantisque illorum temporum turbis institueret; quam ob rem gravissimi quidam rerum scriptores sentiunt sodales Capuccinos, Laurentio Brundusino duce et principe, e providentis Dei consilio plebem et infimam multitudinem a pravis dissidentium opinionibus servasse immunem, aut, discussis errorum tenebris, unitati Ecclesiae restituisse. Attrita veste indutus, mente ornatus altissima, humilis Franciscalis in aulas se intulit principum, ut iis ad consociandas vires catholicorum auctor esset. Christianorum exercitum, cum esset in Hungaria comminus congressurus cum copiis Turcarum, crucem attollens accendit in arma, ita ut clarissimam victoriam referret e crucis inimicis. Non tamen solum verbo sed etiam vita docuit Laurentius: fuit enim vir, in quo praestabiles virtutes ad summum perductas esse apparuit, eo scilicet, quo Ecclesiae heroes progredi solent. Tanto etiam praeditus rerum usu tamque plenus fuit consilii, ut nonnullas Ordinis provincias in Italia rexerit, sodalibus in Austria, Bohemia, Bavaria, Tiroli mandato praefuerit munere, ipsumque summum egerit moderatorem; quae gerens officia austerioris instituti Franciscalis rationem inducendam servandamve curavit. Quamquam adversa laborabat valetudine, ut Neapolitanorum orator ad Philippum III regem in Lusitaniam se contulit, nt ab iis iniuriam, qua onerabantur, propulsaret, vindex eius exsistens iustitia.e, quae societatem coniunctionemque humanam tuetur. Qua in legatione die XXII mensis Iulii anno MDCXVIIII Ulisippone occubuit quasi in acie apostolici muneris. Qui cum viveret, apud Romanos Pontifices omnesque fere principes Europae gratiosus, singulares virtutes, ob quas dilaudabatur, ipse re probavit, easdemque Deus patratis miraculis testatus est; post mortem vero luculentius tamquam sidus in Ecclesia coruscavit et fama sanctitatis et prodigiis, quae eius deprecatione ferebantur evenisse. Merito igitur factum est, ut a Pio PP. VI ei Beatorum Caelitum, a Leone PP. XIII, Decessoribus Nostris, Sanctorum decernerentur honores, isque ut exemplum proponeretur, in quod Christifideles omnes intuerentur. Quo in viro alto et excellenti haec duo sunt praecipua: studium apostolicum et magisterium doctrinae: ore docuit, calamo erudivit, utroque militavit. Non sibi satis esse arbitratus in se ipsum recedere, precationibus litterisque se dedere in umbra coenobii atque adeo in domestica versari exercitatione, foras prosiluit, quasi impetum animi, Christi eiusque fratrum amore sauciati, non posset continere. E templorum suggestu de dogmate christiano, de moribus, de litteris divinis, de Sanctorum Caelitum dicens virtutibus, catholicos ad pietatem exstimulavit et peccatorum caeno ingurgitatos ad eluenda admissa et emendatioris vitae rationem ineundam permovit; scilicet audientium animos ingenii mentisque igne, quo ipse inflammabatur, incendit suarumque lacrimarum vi eorum lentitudinem excussit. Extra vero sacrarum aedium saepta ad homines verae religionis exsortes verba faciens, hanc defendit sagaciter et intrepide; in conventibus Hebraeorum haereticorumque stetit velut Romanae Ecclesiae signifer, et multos ad abdicanda eiurandaque falsae doctrinae placita impulit. Est autem admirabile, quot libros hic vir, qui numquam fere a piis contionibus laboribusque conquievit apostolicis, horis saepe subsicivis, de sacris omne genus disciplinis conscripserit; quae «opera omnia», veri scilicet thesauri sapientiae, e tabulariis nuper eruta ac typis impressa, quindecim amplius voluminibus continentur. Ex his commemorare Nobis libet librum, qui « Explanatio in Genesim » inscribitur et quo Laurentius, doctrina quoque usus magistrorum Iudaicorum, Ecclesiae Patrum, doctorum, quas scholasticos vocant, divinam veritatem perquirit subtiliter variasque sententias et controversias diiudicat tamquam gravissimus arbiter. Plurima vero numero volumina de sacra sunt eloquentia, quippe in quae sermones congesti sint, quos ille de tempore Quadragenarii Ieiunii et Adventus, de diebus Dominicis, Sanctorum Caelitum festis aliisque sollemnibus habuit redundantis fluminis more. Nec est quin praecipua ferat laude « Mariale », quod appellatur, totam doctrinam de Alma complectens Deipara. Ubi sententiis sapientissimis miraque sermonis suavitate de multiplicibus huius disciplinae rationibus ac rebus disputat, ea etiam praeoccupans, quae postea Decessores Nostri imm. mem. Pius PP. IX et Pius PP. XII certissimo definivere oraculo, scilicet Beatam Nlariam Virginem fuisse primae labis expertem et ad caelestem gloriam cum anima et corpore assumptam. Tribus denique voluminibus, quibus index « Lutheranismi hypotyposis » est, hic legis catholicae propugnator, recondita pollens eruditione, quos haeresis magistri disseminaverunt, errores populum studet dedocere. Habent igitur, qui divinas tractant disciplinas, maxime qui dogmati catholico exponendo defendove dant operam, quo mentes alant, quo ad veritatem tuendam suadendamque se instruant et ad aliorum procurandam salutem se comparent. Hunc si sequantur auctorem, qui errores evellit, obscura declaravit, dubia expedivit, certa se noverint via incedere. Meritis igitur laudibus Laurentium, qui rem catholicam et sacro ministerio et praestantia doctrinae tantopere auxit atque ornavit, cumulantibus testimonia Romanorum Pontificum, Decessorum Nostrorum, suffragari Nobis gaudemus, qui sive eius actuosam in vinea Domini navitatem sive ingenii vigorem celebravere. Eum Paulus PP. V aptum omnino habuit ad summam, quae Ecclesiae in Germania ingrueret, calamitatem prohibendam (2); Urbanus PP. VIII haec de eo scripsit: « Gratias agimus Deo, qui mirabilis est in Servis suis; cum inermis Sacerdos praeferens vexillum Crucis, et sacro tonans eloquio, inter cruentos bellorum saevientium gladios, non solum Caesareas Maiestates, Religionis propagatione triumphantes; sed barbariam etiam Divinitatis contemptricem, ad christianae, et Apostolicae fortitudinis administrationem traduxerit » (3); neque minus Clemens PP. XIV et Pius PP. VI apostolicos ab eo exanclatos labores praedicarunt (4). Apud Leonem vero PP. XIII scriptum videmus: « Nam non modo... teutonicam linguam piane didicit, sed etiam graecam, chaldaicam, syriacam et maxime hebraicam, in qua tantum valuit, ut Hebraei, qui illum audiebant, hominem suae nationis audire iurarent. Nempe Deus, sicut Apostolis, Laurentio linguarum donum largitus est, ut plurimorum ore loqueretur, qui ad plurimorum salutem destinatus erat » (5). Praeterea, « brevi », inquit, « eo pervenit, ut sacram litterarum sententiam non modo probe nosset et optime interpretaretur, sive ad fidelium mentes erudiendas animosque ad virtutes inflammandos, sive ad Hebraeorum perfidiam et haereticorum arrogantiam castigandam, sed etiam earum verba memoria teneret et promptissime fideliterque... effunderet » (6); « ubique opere et sermone potens, ubique virtutum exemplar, errorum et vitiorum extirpator, religionis defensor, pontificiae auctoritatis vindex » (7). Atque Benedictus PP. XV, tertio expleto saeculo ab huius egregii sacerdotis exitu, datis ad Fratres Minores Capuccinos Litteris, hane ei laudem tribuere non dubitavit: « Inter praestantissimos viros, qui Dei providentia in Ecclesiae laborantis auxilium unquam excitati sunt, insignem profecto locum obtinet praeclarum illud vestri Ordinis decus, Laurentius a Brundusio » (8). Quae omnia brevi complectens, Pius PP. XI Brundusinum « magnum lumen doctrinae et sanctitatis » appellavit (9). Nihil igitur mirum, quod Fratrum Minorum Capuccinorum Ordo a proximo Decessore Nostro Pio PP. XII, rec. mem., enixe flagitavit, ut Laurentius a Brundusio in numerum Sanctorum Ecclesiae Doctorum rite referretur. Cum vero huiusmodi vota Sanctae Romanae Ecclesiae Purpurati Patres, Archiepiscopi, Episcopi quam plurimi atque Religiosorum Ordinum et Congregationum moderatores aliique doctissimi viri sive e clero sive e popularibus sive denique e studiorum Universitatibus atque Institutis Coetibusque, suis ipsorum suffragiis auxissent, idem Decessor Noster Sacro Consilio Religionis ritibus praeposito rem tanti momenti pro « voto » commisit. Quae quidem Sacra Congregatio, eiusdem Summi Pontificis mandato obtemperans, viros ad rem accurate perpendendam excutiendamque idoneos « ex officio » delegit. Quorum denique exquisitis obtentisque suffragiis, prelo etiam impressis, Purpurati Patres sacris tuendis ritibus praepositi rogati sunt, an, consideratis tribus, quae post ree. mem. Decessorem Nostrum Benedictum PP. XIV in Ecclesiae universalis Doctore enumerari solent, requisitis, insigni nempe vitae sanctitate, eminenti caelesti doctrina et Summi Pontificis declaratione, procedi posse arbitrarentur ad Sanctum Laurentium a Brundusio Ecclesiae universalis Doctorem declarandum. In Ordinario autem Coetu, die xiv mensis Novembris anno MDCCCCL in Vaticanis Aedibus habito, iidem Sanctae Romanae Ecclesiae Cardinales sacris tuendis ritibus praepositi, debita rerum relations facta a Venerabili Fratre Nostro Clemente Sanctae Romanae Ecclesiae Cardinali Micara, Episcopo Veliterno, huius Causae Ponente seu Relatore, auditisque Praelatis Officialibus, praesertim dilecto filio Salvatore Natucci, tunc temporis Fidei Promotore Generali, consentientes procedi posse affirmaverunt. Idem vero Decessor Noster, pro rei momento, esperire distulit mentem suam, quo maiorem superni auxilii copiam ad tantam ferendam sententiam impetraret. Qui cum e vivis ereptus fuisset, magnum desiderium sui relinquens, et Nosmet, arcano Dei consilio, ad Petrianum Solium essemus evecti, Dilectus Filius Noster Caietanus Sanctae Romanae Ecclesiae Presbyter Cardinalis Cicognani, Sacrae Rituum Congregationis Praefectus, de cunctis rebus lisce peractis die xxviii mensis Novembris anno MDCCCCLVIII Nobis rettulit. Nos autem, omnibus attente perpensis, eiusdem Sacrae Congregationis consultum approbavimus et confirmavimus. Quae cum ita sint, Nos, Fratrum Minorum Capuccinorum ceterorumque suffragatorum vota ultro libenterque implentes, harem Litterarum vi, certa scientia ac matura deliberatione Nostra degne Apostolicae potestatis plenitudine Sanctum Laurentium a Brundusio, Confessorem, Ecclesiae Universalis Doctorem facimus, constituimus, declaramus, mandantes, ut eius memoria die XXI mensis Iulii, scilicet pridie eius natalis diei XXIII eiusdem mensis, inter Sanctos Confessores non Pontifices atque universalis Ecclesiae Doctores ab universa Ecclesia recolatur et in Martyrologio Romano annotetur. Non obstantibus Constitutionibus atque Ordinationibus Apostolicis ceterisque in contrarium facientibus quibusvis. Haec edicimus, statuimus decernentes praesentes Litteras firmas, validas atque efficaces semper exstare ac permanere; suosque plenos atque integros effectus sortiri et obtinere; sicque rite iudicandum esse ac definiendum; irritumque ex nunc et inane fieri, si quidquam secus, super his, a quovis, auctoritate qualibet, scienter sive ignoranter attentari contigerit.

Datum Roma, apud Sanctum Petrum, sub anulo Piscatoris, die XVIIII mensis Martii, in festo Sancti Ioseph, Sponsi Beatae Mariae Virginis, anno MDCCCCLVIIIII, Pontificatus Nostri primo.

 

IOANNES PP. XXIII

 

* AAS vol. LI, 1959, pp. 456-459.

(1) Praecon. pasch.

(2) Cfr. Arch. Vat. Borgh., II, 67, ff. 296-311.

(3) Bull. O. F. Cap., II, p. 292.

(4) Cfr. ibid., IX, p. 4.

(5) Acta Leon. XIII, II, 1881, p. 432.

(6) Ibid., p. 435.

(7) Ibid.

(8) Acta Ap. Sed., XI, 1919, p. 268.

(9) Cfr. Osservatore Romano, 1 Mart. 1934.

BENEDETTO XVI

UDIENZA GENERALE

Piazza San Pietro
Mercoledì, 23 marzo 2011

 

San Lorenzo da Brindisi

Cari fratelli e sorelle,

ricordo ancora con gioia l’accoglienza festosa che mi fu riservata nel 2008 a Brindisi, la città che nel 1559 diede i natali a un insigne Dottore della Chiesa, san Lorenzo da Brindisi, nome che Giulio Cesare Rossi assunse entrando nell’Ordine dei Cappuccini. Sin dalla fanciullezza fu attratto dalla famiglia di san Francesco d’Assisi. Infatti, orfano di padre a sette anni, fu affidato dalla madre alle cure dei frati Conventuali della sua città. Qualche anno dopo, però, si trasferì con la madre a Venezia, e proprio nel Veneto conobbe i Cappuccini, che in quel periodo si erano messi generosamente a servizio della Chiesa intera, per incrementare la grande riforma spirituale promossa dal Concilio di Trento. Nel 1575 Lorenzo, con la professione religiosa, divenne frate cappuccino, e nel 1582 fu ordinato sacerdote. Già durante gli studi ecclesiastici mostrò le eminenti qualità intellettuali di cui era dotato. Apprese facilmente le lingue antiche, quali il greco, l’ebraico e il siriaco, e quelle moderne, come il francese e il tedesco, che si aggiungevano alla conoscenza della lingua italiana e di quella latina, un tempo fluentemente parlata da tutti gli ecclesiastici e gli uomini di cultura.

Grazie alla padronanza di tanti idiomi, Lorenzo poté svolgere un intenso apostolato presso diverse categorie di persone. Predicatore efficace, conosceva in modo così profondo non solo la Bibbia, ma anche la letteratura rabbinica, che gli stessi Rabbini rimanevano stupiti e ammirati, manifestandogli stima e rispetto. Teologo versato nella Sacra Scrittura e nei Padri della Chiesa, era in grado di illustrare in modo esemplare la dottrina cattolica anche ai cristiani che, soprattutto in Germania, avevano aderito alla Riforma. Con la sua esposizione chiara e pacata egli mostrava il fondamento biblico e patristico di tutti gli articoli di fede messi in discussione da Martin Lutero. Tra di essi, il primato di san Pietro e dei suoi successori, l’origine divina dell’Episcopato, la giustificazione come trasformazione interiore dell’uomo, la necessità delle opere buone per la salvezza. Il successo di cui Lorenzo godette ci aiuta a comprendere che anche oggi, nel portare avanti con tanta speranza il dialogo ecumenico, il confronto con la Sacra Scrittura, letta nella Tradizione della Chiesa, costituisce un elemento irrinunciabile e di fondamentale importanza, come ho voluto ricordare nell’Esortazione Apostolica Verbum Domini (n. 46).

Anche i fedeli più semplici, non dotati di grande cultura, furono beneficati dalla parola convincente di Lorenzo, che si rivolgeva alla gente umile per richiamare tutti alla coerenza della propria vita con la fede professata. Questo è stato un grande merito dei Cappuccini e di altri Ordini religiosi, che, nei secoli XVI e XVII, contribuirono al rinnovamento della vita cristiana penetrando in profondità nella società con la loro testimonianza di vita e il loro insegnamento. Anche oggi la nuova evangelizzazione ha bisogno di apostoli ben preparati, zelanti e coraggiosi, perché la luce e la bellezza del Vangelo prevalgano sugli orientamenti culturali del relativismo etico e dell’indifferenza religiosa, e trasformino i vari modi di pensare e di agire in un autentico umanesimo cristiano. È sorprendente che san Lorenzo da Brindisi abbia potuto svolgere ininterrottamente questa attività di apprezzato e infaticabile predicatore in molte città dell’Italia e in diversi Paesi, nonostante ricoprisse altri incarichi gravosi e di grande responsabilità. All’interno dell’Ordine dei Cappuccini, infatti, fu professore di teologia, maestro dei novizi, più volte ministro provinciale e definitore generale, e infine ministro generale dal 1602 al 1605.

In mezzo a tanti lavori, Lorenzo coltivò una vita spirituale di eccezionale fervore, dedicando molto tempo alla preghiera e in modo speciale alla celebrazione della Santa Messa, che protraeva spesso per ore, compreso e commosso nel memoriale della Passione, Morte e Risurrezione del Signore. Alla scuola dei santi, ogni presbitero, come spesso è stato sottolineato durante il recente Anno Sacerdotale, può evitare il pericolo dell’attivismo, di agire cioè dimenticando le motivazioni profonde del ministero, solamente se si prende cura della propria vita interiore. Parlando ai sacerdoti e ai seminaristi nella cattedrale di Brindisi, la città natale di san Lorenzo, ho ricordato che “il momento della preghiera è il più importante nella vita del sacerdote, quello in cui agisce con più efficacia la grazia divina, dando fecondità al suo ministero. Pregare è il primo servizio da rendere alla comunità. E perciò i momenti di preghiera devono avere nella nostra vita una vera priorità... Se non siamo interiormente in comunione con Dio, non possiamo dare niente neppure agli altri. Perciò Dio è la prima priorità. Dobbiamo sempre riservare il tempo necessario per essere in comunione di preghiera con nostro Signore”. Del resto, con l’ardore inconfondibile del suo stile, Lorenzo esorta tutti, e non solo i sacerdoti, a coltivare la vita di preghiera perché per mezzo di essa noi parliamo a Dio e Dio parla a noi: “Oh, se considerassimo questa realtà! - esclama - Cioè che Dio è davvero presente a noi quando gli parliamo pregando; che ascolta veramente la nostra orazione, anche se noi soltanto preghiamo con il cuore e la mente. E che non solo è presente e ci ascolta, anzi può e desidera accondiscendere volentieri e con massimo piacere alle nostre domande”.

Un altro tratto che caratterizza l’opera di questo figlio di san Francesco è la sua azione per la pace. Sia i Sommi Pontefici sia i principi cattolici gli affidarono ripetutamente importanti missioni diplomatiche per dirimere controversie e favorire la concordia tra gli Stati europei, minacciati in quel tempo dall’Impero ottomano. L’autorevolezza morale di cui godeva lo rendeva consigliere ricercato e ascoltato. Oggi, come ai tempi di san Lorenzo, il mondo ha tanto bisogno di pace, ha bisogno di uomini e donne pacifici e pacificatori. Tutti coloro che credono in Dio devono essere sempre sorgenti e operatori di pace. Fu proprio in occasione di una di queste missioni diplomatiche che Lorenzo concluse la sua vita terrena, nel 1619 a Lisbona, dove si era recato presso il re di Spagna, Filippo III, per perorare la causa dei sudditi napoletani vessati dalle autorità locali.

Fu canonizzato nel 1881 e, a motivo della sua vigorosa e intensa attività, della sua scienza vasta e armoniosa, meritò il titolo di Doctor apostolicus, “Dottore apostolico”, da parte del Beato Papa Giovanni XXIII nel 1959, in occasione del quarto centenario della sua nascita. Tale riconoscimento fu accordato a Lorenzo da Brindisi anche perché egli fu autore di numerose opere di esegesi biblica, di teologia e di scritti destinati alla predicazione. In esse egli offre una presentazione organica della storia della salvezza, incentrata sul mistero dell’Incarnazione, la più grande manifestazione dell’amore divino per gli uomini. Inoltre, essendo un mariologo di grande valore, autore di una raccolta di sermoni sulla Madonna intitolata “Mariale”, egli mette in evidenza il ruolo unico della Vergine Maria, di cui afferma con chiarezza l’Immacolata Concezione e la cooperazione all’opera della redenzione compiuta da Cristo.

Con fine sensibilità teologica, Lorenzo da Brindisi ha pure evidenziato l’azione dello Spirito Santo nell’esistenza del credente. Egli ci ricorda che con i suoi doni la Terza Persona della Santissima Trinità illumina e aiuta il nostro impegno a vivere gioiosamente il messaggio del Vangelo. “Lo Spirito Santo – scrive san Lorenzo – rende dolce il giogo della legge divina e leggero il suo peso, affinché osserviamo i comandamenti di Dio con grandissima facilità, persino con piacevolezza”.

Vorrei completare questa breve presentazione della vita e della dottrina di san Lorenzo da Brindisi sottolineando che tutta la sua attività è stata ispirata da un grande amore per la Sacra Scrittura, che sapeva ampiamente a memoria, e dalla convinzione che l’ascolto e l’accoglienza della Parola di Dio produce una trasformazione interiore che ci conduce alla santità. “La Parola del Signore – egli afferma – è luce per l’intelletto e fuoco per la volontà, perché l’uomo possa conoscere e amare Dio. Per l’uomo interiore, che per mezzo della grazia vive dello Spirito di Dio, è pane e acqua, ma pane più dolce del miele e acqua migliore del vino e del latte... È un maglio contro un cuore duramente ostinato nei vizi. È una spada contro la carne, il mondo e il demonio, per distruggere ogni peccato”. San Lorenzo da Brindisi ci insegna ad amare la Sacra Scrittura, a crescere nella familiarità con essa, a coltivare quotidianamente il rapporto di amicizia con il Signore nella preghiera, perché ogni nostra azione, ogni nostra attività abbia in Lui il suo inizio e il suo compimento. E’ questa la fonte da cui attingere affinché la nostra testimonianza cristiana sia luminosa e sia capace di condurre gli uomini del nostro tempo a Dio.

Saluti:

Je salue les pèlerins francophones, spécialement les élèves, les collégiens et les membres des Associations présents. Puissiez-vous aimer la Parole de Dieu et être, comme Laurent de Brindisi, des évangélisateurs zélés et courageux capables d’insuffler dans les divers modes de pensée et d’action un authentique humanisme chrétien! Bon pèlerinage à tous!

I am pleased to greet the members of the Catenian Association from England, the students of the combined choir of Saint Anne and Saint Ibs Schools, and the many university students present here today. Upon all the English-speaking visitors, especially the pilgrims from England, Ireland, Denmark, Indonesia, the Philippines and the United States, I invoke God’s abundant blessings.

Mit Freude heiße ich alle Gäste deutscher Sprache willkommen und grüße besonders die Diakone aus dem Bistum Mainz in Begleitung von Weihbischof Werner Guballa. Der heilige Laurentius von Brindisi lehrt uns, die Schrift zu lieben, immer mehr mit ihr vertraut zu werden und im Gebet die Beziehung zum Herrn zu vertiefen. Ich denke, gerade dieser Rat wird uns in der Fastenzeit helfen, ihr den rechten Gehalt zu geben. Gottes Segen begleite euch allezeit.

Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española, en particular a los grupos provenientes de España, Ecuador, Perú, Argentina, México y otros países latinoamericanos. Os invito a que, siguiendo el ejemplo de San Lorenzo de Brindis, escuchéis y acojáis la Palabra de Dios, para que os dejéis transformar interiormente y, así, cada una de vuestras acciones tenga al Señor como su inicio y tienda a él como a su fin. Muchas gracias.

Amados peregrinos de língua portuguesa, a todos saúdo e dou as boas-vindas a esta Audiência! São Lourenço de Brindes nos ensina como a familiaridade com a Bíblia e a oração são essenciais para que todas as nossas ações tenham o seu início e cumprimento em Deus. Possa este ser o fundamento do vosso testemunho cristão no mundo de hoje. Que Deus vos abençoe!

Saluto in lingua polacca:

Witam serdecznie obecnych tu pielgrzymów polskich. Wielki Post wzywa nas do podejmowania umartwień i życia pokutnego, by pełniej uczestniczyć w cierpieniach Chrystusa i Jego męce. Szczególną okazją do refleksji i rachunku sumienia są rekolekcje wielkopostne. Wyrażam radość, że w Polsce tak chętnie w nich uczestniczycie. Niech one pomagają wam przemieniać życie i być bliżej Boga. Wam wszystkim i uczestnikom rekolekcji parafialnych z serca błogosławię.

Traduzione italiana:

Saluto cordialmente i pellegrini polacchi qui presenti. La Quaresima ci chiama alla mortificazione e alla penitenza per poter in modo più pieno partecipare alle sofferenze di Gesù e alla Sua agonia. Un’occasione propizia per la riflessione e per poter fare un esame di coscienza è offerta dagli esercizi spirituali quaresimali. Esprimo la mia gioia per il fatto che in Polonia partecipate ad essi così volentieri. Essi vi aiutino a rinnovare la vita spirituale e a stare più vicini a Dio. Benedico di cuore a tutti voi e i partecipanti agli esercizi spirituali nelle parrocchie.

Saluto in lingua croata:

Radosno pozdravljam sve hrvatske hodočasnike, a osobito vjernike iz župa Uznesenja Blažene Djevice Marije iz Tuhelja, Tijela Kristova iz Zagreba te Svetog Mihovila Arkanđela iz Murtera.

Dragi prijatelji, neka vam ova korizma bude prožeta postom, molitvom i djelima ljubavi, kako bi vaša srca pripremilo za nadolazeće blagdane. Hvaljen Isus i Marija!

Traduzione italiana:

Saluto con gioia tutti i pellegrini Croati, particolarmente i fedeli delle parrocchie dell’Assunzione della Beata Vergine Maria a Tuhelj, del Corpo di Cristo a Zagreb e di San Michele Arcangelo a Murter. Cari amici, sia questa Quaresima caratterizzata da digiuno, preghiera e opere di carità, affinché prepari i vostri cuori per la Pasqua ormai vicina. Siano lodati Gesù e Maria!

Saluto in lingua slovena:

Lepo pozdravljam romarje iz Slovenije, še posebej dijake Škofijske klasične gimnazije v Šentvidu!

V tem svetem postnem času nas Jezus vabi, naj se vadimo v premagovanju sebičnosti in tako postajamo podobni Njemu, ki je s svojo popolno daritvijo premagal greh, vstal od mrtvih in se dvignil v nebo. »Per angusta ad augusta,« pravi latinski pregovor: naj vam ne bo žal naporov, da bi dosegli srečo. Vas in vsa vaša plemenita prizadevanja obilno blagoslavljam!

Traduzione italiana:

Rivolgo un caro saluto ai pellegrini provenienti dalla Slovenia, in particolare agli alunni del Liceo Classico Diocesano di Šentvid!

In questo tempo quaresimale Gesù ci invita ad esercitarci nella lotta contro l’egoismo e così rassomigliare sempre di più a Lui che, con il Suo sacrificio perfetto, ha vinto il peccato risuscitando dai morti ed è salito in cielo. «Per angusta ad augusta», recita il proverbio latino: non risparmiate le fatiche necessarie per raggiungere la felicità. Su di voi e su tutti i vostri nobili impegni invoco abbondanti benedizioni!

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Rivolgo un cordiale pensiero ai numerosi pellegrini e gruppi di lingua italiana. In particolare, saluto i fedeli di Teggiano, accompagnati dal loro Pastore Mons. Angelo Spinillo, il Dipartimento della Polizia Stradale delle Marche, qui convenuto con l’Arcivescovo di Ancona Mons. Edoardo Menichelli, le delegazioni dei Comuni che aderiscono all’Associazione Città del SS.mo Crocifisso, i numerosi partecipanti all’incontro promosso dall’Associazione “Forma” e i rappresentanti dell’Associazione “Penelope”. A tutti chiedo di porre sempre al centro di ogni attività la persona umana, secondo l’insegnamento della Chiesa e incoraggio tutti nel servizio del bene

Porgo, inoltre, un affettuoso saluto ai giovani, ai malati e agli sposi novelli. Cari amici, il tempo quaresimale sia occasione propizia per tradurre nella quotidiana esistenza, secondo le diverse situazioni in cui ognuno si trova, gli stessi sentimenti del Salvatore, che per noi ha dato la vita sulla croce, trovando conforto e sostegno nel suo sacrificio offerto per la salvezza dell’intera umanità.