Marie Alphonsine Danil Ghattas

Marie Alphonsine Danil Ghattas

(1843-1927)

Beatificazione:

- 22 novembre 2009

- Papa  Benedetto XVI

Canonizzazione:

- 17 maggio 2015

- Papa  Francesco

- Piazza San Pietro

Ricorrenza:

- 25 marzo

Religiosa palestinese, co-fondatrice della Congregazione delle Suore Domenicane del Santissimo Rosario di Gerusalemme

  • Biografia
  • Omelia
  • Lettera Apostolica
  • omelia di beatificazione
Ha ben compreso che cosa significa irradiare l’amore di Dio nell’apostolato, diventando testimone di mitezza e di unità

 

 

VITA  E  OPERE

 

 

1. Giovinezza e formazione

 

    La Beata Maria Alfonsina Danil Ghattas rappresenta uno dei frutti più belli della Chiesa cattolica in Terra Santa e della sua fiori­tura dopo la ricostituzione del Patriarcato Latino di Gerusalemme, avvenuta nel 1841.

    La Beata nacque a Gerusalemme il 4 ottobre 1843 da genitori palestinesi cattolici di solida fede – Danil e Caterina Ghattas – molto devoti della Vergine Maria e fedeli alla preghiera quotidiana del Rosario.

    Fu chiamata Sultaneh (Sultana, Sovrana), ma al battesimo, ricevuto il 19 novembre dello stesso anno, le fu dato il nome di Màriam.

    Ancora quindicenne ottenne dal padre, dopo una certa opposi­zione, il consenso di entrare nel noviziato delle Suore di San Giuseppe dell’Apparizione a Gerusalemme, delle quali era stata allieva. Nel 1860 fece la vestizione religiosa e tre anni dopo pronunciò i primi voti.

 

2. Giovane suora e educatrice

 

    Giovane professa, le fu assegnato l’incarico di maestra di reli­gione nella scuola di Gerusalemme, dove insegnò per due anni, dando ottima prova e mostrando capacità d’insegnamento e zelo apostolico. Si distingueva per la profonda pietà e la salda adesione alla fede cattolica. Fondò per le giovani la confraternita dell’Imma­co­lata Concezione, che divenne in seguito l’associazione delle Figlie di Maria. Fondò pure l’associazione delle Madri Cristiane, che continua fino ad oggi. Trasferita a Betlemme, divenne un punto di riferimento molto importante nel progresso spirituale dei suoi abitanti e particolarmente delle ragazze nella scuola.

    Attraverso queste esperienze, il Signore la stava preparando per un’altra missione.

 

3. Le apparizioni della Vergine Maria

 

    A partire dall’Epifania dell’anno 1874, fu destinataria di nu­merose apparizioni della Madre di Dio. Per ordine del direttore spirituale scrisse di queste apparizioni e colloqui con la Vergine nei suoi diari. Di essi si è venuti a conoscenza soltanto dopo la sua morte.

    Scriveva: “Da quando la mia diletta Madre mi ha beneficiato della sua visita, mi sono sentita distaccata da ogni sentimento terreno e da tutto ciò che è passeggero. Provo come una sete ardente di sopportare ogni difficoltà e ogni pena, qualunque siano. Le amarezze e le sofferenze mi diventano dolci, la solitudine la considero un para­diso e l’obbedienza è per me una delizia del mio cuore e dello mio spirito. Trovo facile eseguire gli ordini dei superiori con un amore indescrivibile. La Madre mia effonde su di me abbondanti virtù senza alcun mio merito e senza troppo sforzo nel praticarle”.

 

4. La fondazione delle Suore del Rosario di Gerusalemme

 

    Come appare dai suoi diari, la Vergine Maria le chiese di fon­dare la Congregazione del Rosario per giovani arabe. Questa richiesta le causò sgomento, perché era conscia della propria inade­guatezza e incapacità a svolgere questo audace ruolo di fondatrice. Perciò preferì attendere e temporeggiare, ed esitò a lungo prima di muovere i primi passi.

    In quel periodo progredì molto nella mistica unione con Dio, nell’amore e nell’imitazione della Vergine, che invocava frequente­mente con la corona del Rosario.

    Aprì il cuore al Patriarca latino di Gerusalemme, monsignor Vincenzo Bracco, che le assegnò come direttore spirituale don Antonio Belloni. Poi fu scelto don Yousef Tannous, sacerdote dotato di grande intelligenza e molto stimato. Egli infatti fu l’esecutore materiale del desiderio della Vergine Maria nella fondazione della Congregazione delle Suore del Rosario e la guida spirituale delle Suore. La Beata nel nascondimento indicava il cammino da per­correre.

    Nell’anno 1880, cinque furono le prime giovani che decisero di consacrarsi al Signore nella nuova Congregazione e tra di loro vi era la sorella di Maria Alfonsina. Lei stessa, Alfonsina, fu la decima ad entrare, potendosi unire a loro solo nel 1883, dopo avere ottenuto la dispensa per la dimissione dalla Congregazione delle suore di San Giuseppe dell’Apparizione.

    Vivere senza poter dire che era lei la fondatrice e costantemente consultata da don Yousef Tannous, che tutti credevano il fondatore, fu per lei causa di molte difficoltà e di grandi sofferenze e incom­prensioni, soprattutto nei rapporti con la superiora della Congre­gazione, che non conosceva la verità dei fatti, né il ruolo primario ed essenziale avuto da Maria Alfonsina, né le grazie che le erano state date.

    La Beata sopportava tutto questo con grande pazienza, mentre la modesta comunità si accresceva rapidamente. Il Patriarca ne ap­provò le Regole il 10 maggio 1897.

 

5. Suora del Rosario di Gerusalemme

 

    La Beata Maria Alfonsina emise i voti religiosi con altre otto compagne il 7 marzo 1885 nelle mani di Sua Beatitudine il Patriarca latino di Gerusalemme. Già religiosa, il 4 ottobre del 1890, vigilia della festa di Santa Maria del Rosario, fu ammessa nel Terz’Ordine Domenicano nel convento dell’Ordine dei Predicatori a Gerusa­lemme. Quindi fu destinata alla missione di Jaffa di Nazaret come insegnante. In seguito passò a quelle di Beit Sahur, Salt, Nablus, Zababdeh, Betlemme, Gerusalemme e infine a quella di Ain Karem, dove rimase fino alla morte.

    In ogni luogo dovette affrontare grandi difficoltà, ma il suo cuore era sempre traboccante di pace e gioia. Si distingueva presso le altre suore e presso il popolo per la sua grande umiltà, il profondo silenzio, la vita nascosta, la pazienza e una capacità senza limiti nel dono di sé, fino al sacrificio.

    Viveva in costante unione con Dio mediante la preghiera con­tinua. Si accostava all’Eucaristia con grande fede e pietà.

    Considerava le sofferenze come un segno della bontà di Dio e non attribuiva nessuna importanza alle cose materiali, desiderosa soltanto di compiere fino in fondo la sua missione.

    Il suo amore per Dio era per lei fonte di gioia interiore e di pace esteriore, origine della sua forza di amore e della sua sopportazione nelle sofferenze, causa della sua dolcezza verso tutti, della sua costanza e tenacia nel servizio degli altri e della testimonianza fedele e generosa.

    Era felice di insegnare la dottrina cristiana, i comandamenti di Dio e i precetti della Chiesa, praticandoli esse stessa con sommo amore.

 

6. La morte

 

    Visse circondata da fama di santità e piamente morì il 25 marzo 1927, mentre pregava il Rosario con alcune consorelle.

 

 

"ITER" DELLA CAUSA

 

 

a) In vista della Beatificazione

 

    La Causa di Beatificazione e Canonizzazione iniziò nel 1985 quando il Patriarca latino di Gerusalemme Mons. Giacomo Beltritti istituì il Processo Canonico.

    Preparata la Positio super virtutibus (1991), il 14 giugno 1994 si svolse il Congresso Peculiare dei Consultori Teologi ed il 22 no­vembre 1994 la Sessione Ordinaria dei Cardinali e Vescovi.

    Il 15 dicembre 1994 il Papa San Giovanni Paolo II promulgò il Decreto sulla eroicità delle virtù.

    L’Inchiesta diocesana sul presunto miracolo è stata istruita presso il Patriarcato latino di Gerusalemme dal novembre del 2004 al marzo del 2005, e riguardava la perfetta incolumità di alcuni giovani caduti in un pozzo inquinante.

    Il caso fu sottoposto all’esame dei Periti della Consulta medica il 29 novembre 2007 e a quello dei Consultori Teologi il 23 maggio 2008 e il 20 dicembre del 2008. I Cardinali e Vescovi membri della Congregazione nella Sessione Ordinaria del 28 aprile 2009 hanno riconosciuto l’inspiegabilità dell’evento e l’intercessione della Vene­rabile Serva di Dio il 28 aprile 2009. Il Santo Padre Benedetto XVI, il 3 luglio del 2009, riconobbe che il caso in esame era stato un vero miracolo da attribuirsi all’intercessione della Venerabile Maria Alfonsina Danil Ghattas che fu beatificata nella Basilica dell’Annun­ciazione a Nazareth il 22 novembre 2009.

 

b) In vista della Canonizzazione

 

    In vista della Canonizzazione, è stato presentato alla Congrega­zione delle Cause dei Santi il presunto caso miracoloso del recupero rapido, completo, duraturo e senza reliquati neurologici dello stato di coscienza da parte di un uomo adulto dopo folgora­zione di una linea elettrica ad alta tensione (24.000 Volt). La sua guarigione è stata attribuita all’intercessione della Beata e sul caso è stata istruita una Inchiesta Diocesana presso il Patriarcato latino di Gerusalemme ne­gli anni 2012 e 2013. Riconosciuta la validità giuridica con decreto dell’11 ottobre 2013, l’evento fu esaminato dalla Consulta Medica del Dicastero che, il 12 maggio 2014, ha ritenuto la guarigione inspiegabile scientificamente. Il Congresso Peculiare dei Consultori Teologi si svolse il 25 settembre 2014. La Sessione Ordinaria dei Cardinali e dei Vescovi, il 2 dicembre 2014, ha giudicato la guari­gione come un vero miracolo.

    Il Santo Padre Francesco ha autorizzato la Congregazione delle Cause dei Santi a promulgare il decreto sul miracolo il 6 dicembre 2014.

SANTA MESSA E CANONIZZAZIONE DELLE BEATE:
- GIOVANNA EMILIA DE VILLENEUVE
- MARIA CRISTINA DELL'IMMACOLATA CONCEZIONE BRANDO
- MARIA ALFONSINA DANIL GHATTAS
- MARIA DI GESÙ CROCIFISSO BAOUARDY

OMELIA DEL SANTO PADRE FRANCESCO

Piazza San Pietro
 VII Domenica di Pasqua, 17 maggio 2015

 

Gli Atti degli Apostoli ci hanno presentato la Chiesa nascente nel momento in cui elegge colui che Dio ha chiamato a prendere il posto di Giuda nel collegio degli Apostoli. Non si tratta di assumere una carica, ma un servizio. E infatti Mattia, sul quale cade la scelta, riceve una missione che Pietro definisce così: «Bisogna che […] uno divenga, insieme a noi, testimone della sua risurrezione» - della risurrezione di Cristo (At 1,21-22). Con queste parole egli riassume cosa significa far parte dei Dodici: significa essere testimone della risurrezione di Gesù. Il fatto che dica “insieme a noi” fa capire che la missione di annunciare Cristo risorto non è un compito individuale: è da vivere in modo comunitario, con il collegio apostolico e con la comunità. Gli Apostoli hanno fatto l’esperienza diretta e stupenda della Risurrezione; sono testimoni oculari di tale evento. Grazie alla loro autorevole testimonianza, in molti hanno creduto; e dalla fede nel Cristo risorto sono nate e nascono continuamente le comunità cristiane. Anche noi, oggi, fondiamo la nostra fede nel Signore risorto sulla testimonianza degli Apostoli giunta fino a noi mediante la missione della Chiesa. La nostra fede è legata saldamente alla loro testimonianza come ad una catena ininterrotta dispiegata nel corso dei secoli non solo dai successori degli Apostoli, ma da generazioni e generazioni di cristiani. A imitazione degli Apostoli, infatti, ogni discepolo di Cristo è chiamato a diventare testimone della sua risurrezione, soprattutto in quegli ambienti umani dove più forte è l’oblio di Dio e lo smarrimento dell’uomo.

Perché questo si realizzi, bisogna rimanere in Cristo risorto e nel suo amore, come ci ha ricordato la Prima Lettera di Giovanni: «Chi rimane nell’amore rimane in Dio e Dio rimane in lui» (1 Gv 4,16). Gesù lo aveva ripetuto con insistenza ai suoi discepoli: «Rimanete in me … Rimanete nel mio amore» (Gv 15,4.9). Questo è il segreto dei santi: dimorare in Cristo, uniti a Lui come i tralci alla vite, per portare molto frutto (cfr Gv 15,1-8). E questo frutto non è altro che l’amore. Questo amore risplende nella testimonianza di suor Giovanna Emilia de Villeneuve, che ha consacrato la sua vita a Dio e ai poveri, ai malati, ai carcerati, agli sfruttati, diventando per essi e per tutti segno concreto dell’amore misericordioso del Signore.

La relazione con Gesù Risorto è – per così dire - l’“atmosfera” in cui vive il cristiano e nella quale trova la forza di restare fedele al Vangelo, anche in mezzo agli ostacoli e alle incomprensioni. “Rimanere nell’amore”: questo ha fatto anche suor Maria Cristina Brando. Ella fu completamente conquistata dall’amore ardente per il Signore; e dalla preghiera, dall’incontro cuore a cuore con Gesù risorto, presente nell’Eucaristia, riceveva la forza per sopportare le sofferenze e donarsi come pane spezzato a tante persone lontane da Dio e affamate di amore autentico.

Un aspetto essenziale della testimonianza da rendere al Signore risorto è l’unità tra di noi, suoi discepoli, ad immagine di quella che sussiste tra Lui e il Padre. E’ risuonata anche oggi nel Vangelo la preghiera di Gesù nella vigilia della Passione: «Siano una sola cosa, come noi» (Gv 17,11). Da questo amore eterno tra il Padre e il Figlio, che si effonde in noi per mezzo dello Spirito Santo (cfr Rm 5,5), prendono forza la nostra missione e la nostra comunione fraterna; da esso scaturisce sempre nuovamente la gioia di seguire il Signore nella via della sua povertà, della sua verginità e della sua obbedienza; e quello stesso amore chiama a coltivare la preghiera contemplativa. Lo ha sperimentato in modo eminente suor Maria Baouardy che, umile e illetterata, seppe dare consigli e spiegazioni teologiche con estrema chiarezza, frutto del dialogo continuo con lo Spirito Santo. La docilità allo Spirito Santo l’ha resa anche strumento di incontro e di comunione con il mondo musulmano. Così pure suor Maria Alfonsina Danil Ghattas ha ben compreso che cosa significa irradiare l’amore di Dio nell’apostolato, diventando testimone di mitezza e di unità. Ella ci offre un chiaro esempio di quanto sia importante renderci gli uni responsabili degli altri, di vivere l’uno al servizio dell’altro.

Rimanere in Dio e nel suo amore, per annunciare con la parola e con la vita la risurrezione di Gesù, testimoniando l’unità fra di noi e la carità verso tutti. Questo hanno fatto le quattro Sante oggi proclamate. Il loro luminoso esempio interpella anche la nostra vita cristiana: come io sono testimone di Cristo risorto? E’ una domanda che dobbiamo farci. Come rimango in Lui, come dimoro nel suo amore? Sono capace di “seminare” in famiglia, nell’ambiente di lavoro, nella mia comunità, il seme di quella unità che Lui ci ha donato partecipandola a noi dalla vita trinitaria?

Tornando oggi a casa, portiamo con noi la gioia di quest’incontro con il Signore risorto; coltiviamo nel cuore l’impegno a dimorare nell’amore di Dio, rimanendo uniti a Lui e tra di noi, e seguendo le orme di queste quattro donne, modelli di santità, che la Chiesa ci invita ad imitare.

 

LITTERAE APOSTOLICAE

de peracta beatificatione

 

BENEDICTUS  XVI

ad perpetuam rei memoriam

 

 

    «Reperit in Maria Christi contemplatio specimen insuperabile suum. Filii enim facies peculiari omnino ad eam pertinet titulo» (Ep. Ap. Rosarium Virginis Mariae, 10).

 

    Dilectio in Sanctissimam Virginem Mariam, Dei et nostram Matrem, indefatigatum insignivit apostolicum opus Venerabilis Servae Dei Mariae Alfonsinae Danil Ghattas.

    Ipsa Hierosolymis nata est die IV mensis Octobris anno MDCCCXLIII. Recensetur inter primas alumnas scholae ibidem constitutae a Sororibus S. Ioseph ab Apparitione. Cupiens totam se Domino consecrare, velum postulantis suscepit e manibus Patriarchae anno MDCCCLII. Attamen propter paternam oppositionem ad relinquendam Palaestinam quo melius se in Gallia praepararet, quosdam per annos suum ingressum in Institutum differre coacta est. Nomen dedit Instituto anno MDCCCLVIII, atque quinque elapsis annis professionem emisit sollemnem, tamquam prima multa post saecula soror catholica linguae Arabicae in Palaestina. Statim destinata est in scholam popularem Hierosolymis uti magistra eiusque actuositas pastoralis plurimas formas comprehendit associationis catholicae, antea non exsistentes illis in locis. Anno MDCCCLXV in urbem Bethleem missa est, ubi una cum sororibus curavit scholam pro puellis illius paroeciae.

    Multis perceptis mysticis experientiis, voluntati oboediens Beatae Virginis Mariae, definitiva habita benedictione Patriarchae Hierosoly­mitani Latinorum Excellentissimi Domini Vincentii Bracco, anno MDCCCLXXX una cum septem iuvenibus, e Palaestina oriundis, Congre­gationem Sororum a Sancto Rosario instituit, primum institutum religiosum in Palaestina et ex Palaestinis constitutum. Die XV mensis Decembris anno MDCCCLXXXI Patriarcha ipse habitum imposuit primo coetui Sororum a Sancto Rosario. Quod tamen evenit non sine crucis participatione Venerabilis Servae Dei, quae saltem tres annos exspectare debuit antequam cum sororibus se sociaret, quae insuper, heroicam propter suam humilitatem, uti vera conditrix nullo umquam tempore apparuit.

    Anno MDCCCLXXXV Ioppen missa est novam domum conditura, itemque insequenti anno in locum Beit-Sahour. Maxima in primordiis paupertas fecunda exstitit; ianuasque aperuit innumeris missionibus, sive in Palaestina sive in Iordania. Mulier prudens et fortis, officia gessit magni ponderis apud Congregationem Sororum a Sancto Rosario, ipsaque sua vita « Regula » fuit sororibus, semper divinis obsequens inspirationibus nec non institutionibus Sanctissimae Deiparae Virginis Mariae. Apostolico consumpta opere, ad caelestem Patrem pertransiit die XXV mensis Martii anno MCMXXVII, Rosarium recitans quod instrumentum fuit sanctificationis totam per vitam eius. Perdurans et crescens eius fama sanctitatis inter populum Dei permovit Patriarcham Hierosolymitanum Latinorum ut Processum Informativum Ordinarium incoharet anno MCMLXXXVI. Probata eius iuridica validitate anno MCMLXXXVII, perquisitio de virtutibus eius heroico more exercitis prosperum habuit exitum ex parte Congressus peculiaris Consultorum Theologorum anno MCMXCIV, quem comprobaverunt etiam Patres Cardinales et Episcopi, in Sessione Ordinaria coadunati die XXII mensis Novembris eiusdem anni. Veneratus Decessor Noster Ioannes Paulus II die XV mensis Decembris anni MCMXCIV declaravit Servam Dei virtutes theologales, cardinales iisque adnexas heroico in gradu exercuisse, et facultatem tribuit Congregationi de Causis Sanctorum ut hac de re Decretum ederet. Rite actis omnibus iure praescriptis, Nostro de consensu Congregatio de Causis Sanctorum die III mensis Iulii anno MMIX rite promulgavit Decretum super miro eiusdem intercessioni adscripto. Demum illam Servam Dei beatae titulo honestandam Nos decrevimus atque statuimus ut ritus beatificationis in urbe Nazareth ageretur die XXII mensis Novembris hoc anno MMIX.

    Hodie igitur Nazarethana in urbe de mandato Nostro Venerabilis Frater Angelus Amato, S.D.B., Archiepiscopus titulo Silensis, Praefectus Congregationis de Causis Sanctorum, textum Litterarum Apostolicarum legit, quibus Nos Venerabilem Servam Dei Mariam Alfonsinam Danil Ghattas in Beatorum numerum adscribimus:

    Nos, vota Fratris Nostri Fouad Twal, Patriarchae Hierosolymitani Latinorum, necnon plurimorum aliorum Fratrum in Episcopatu multo­rumque christifidelium explentes, de Congregationis de Causis Sancto­rum consulto, auctoritate Nostra Apostolica facultatem facimus ut Venerabilis Serva Dei Maria Alfonsina Danil Ghattas, quae, Virgine Maria afflante, Sorores a Sancto Rosario Hierosolymae Latinorum condidit et totam vitam impendit inserviens iuvenibus, minimis et egentioribus, evangelicum vivens spiritum ipsius terrae mysteriis vitae, mortis et resurrectionis Iesu consecratae, Beatae nomine in posterum appelletur eiusque festum die undevicesima mensis Novembris in locis et modis iure statutis quotannis celebrari possit. In nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti. Quod autem decrevimus, volumus et nunc et in posterum tempus vim habere, contrariis rebus quibuslibet non obsistentibus.

    Datum Romae, apud Sanctum Petrum, sub anulo Piscatoris, die XXII mensis Novembris, anno MMIX, Pontificatus Nostri quinto.

 

 

De mandato Summi Pontificis

Tharcisius Card. Bertone

Secretarius  Status

 

Loco   Sigilli

In Secret. Status tab., n. 124.371

 

1. La vita

 

    Nata a Gerusalemme, il 4 ottobre 1843, in una famiglia cristiana che contava diciannove figli, dei quali undici morti in tenerissima età, Marie-Alphonsine era la più grande tra quelli rimasti, cinque maschi e tre femmine. Al battesimo – 19 novembre 1843 – ricevette i nomi di Soultaneh (Sovrana) e Maria.

    La piccola fu fortunata, perché proprio in quel periodo il primo Patriarca latino di Gerusalemme, Sua Beatitudine Mons. Valerga, per vincere l’analfabetismo delle bambine, chiamò in Palestina le Suore di San Giuseppe. Appena aperta, la loro scuola registrò un successo straordinario accogliendo più di cento bambine, e tra queste anche la nostra piccola Maria Soultaneh.

    Affascinata dalle Suore, la bambina manifestò il desiderio di consacrarsi al Signore. Ma il padre bloccò sul nascere questa sua aspirazione, per il fatto che era inconcepibile lo stato verginale per una giovane. Ma una grazia ricevuta dalla Madonna, che lo fece guarire da gravissime scottature, gli fece cambiare opinione. Però si fece promettere che la figlia non sarebbe stata formata in Francia.

    Così la nostra Beata la troviamo postulante, nel 1858, presso le Suore di S. Giuseppe dell’Apparizione. La Congregazione era stata fondata, qualche anno prima, in Francia, da Santa Emilie de Vialar. Era la prima congregazione religiosa femminile a installarsi in Palestina dal tempo delle crociate. Il 30 giugno 1860, quasi a diciassette anni, la nostra Beata ricevette l’abito religioso e il nome di Suor Marie-Alphonsine e tre anni dopo emise la professione religiosa. Fu subito incaricata dell’insegnamento del catechismo in lingua araba.

    Dalla sua ansia apostolica e dal suo dono di parlare alle anime con entusiasmo e convinzione, nacquero la Confraternita dell’Immacolata Concezione e l’Associazione delle madri cristiane. Poco dopo la troviamo a Betlemme, dove continua la sua opera di catechista.

 

2. Le visioni

 

    A partire dall’epifania del 1874 la sua vita fu condizionata dalla presenza mistica della Beata Vergine, la quale la condurrà a poco a poco a gettare le basi della futura fondazione della Congregazione delle Suore del Rosario. Nel suo diario, conosciuto, solo dopo la sua morte, lei racconta la prima visione del 6 gennaio 1874: «Mi trovavo a Betlemme nella scuola parrocchiale. Quando arrivai alla recita del decimo mistero e mentre stavo meditando con profonda attenzione, sentii il mio cuore infiammarsi e accendersi d’amore per la Vergine Maria mia Madre e mi apparve all’improvviso una luce grandiosa, splendente e bella che non si può descrivere e in essa mi apparve all’improvviso la mia amata Madre, la Signora del Rosario, come io in seguito l’ho disegnata…: stava in piedi in mezzo ad una nube splendente, aveva le mani distese, il suo colore era bianco sfavillante, puro, indescrivibile e impareggiabile nella sua bellezza e la corona del Rosario, appesa alla croce che era sul petto, discendeva sopra le sue mani in forma rotonda. I grani dei misteri erano stelle lucenti e in mezzo a ciascuna stella era rappresentato lo specifico mistero. I quindici misteri della corona si sono manifestati contemporaneamente all’apparizione della dolce mia Madre. Sulla sua testa c’era una corona composta di quindici stelle e sotto i suoi piedi, nella nuvola, c’erano sette stelle raffiguranti le Allegrezze di Maria Vergine e, sotto di esse, nella nuvola, c’erano altre sette stelle raffiguranti i Dolori di Maria Mia Madre. Io vidi tutte queste scene contemporaneamente».

    Questa visione durò dalle nove del mattino fino all’una di pomeriggio. Fu una grazia straordinaria che cambiò la sua vita: ogni amarezza d’ora in poi le appariva dolce; i dolori si cambiavano in delizie, la solitudine le sembrava un paradiso, l’obbedienza il suo unico desiderio. Un’altra volta, il primo maggio dello stesso anno, mentre recitava il rosario nella grotta del latte a Betlemme, udì delle voci celesti che rispondevano alle sue Ave. Alzando gli occhi vide di nuovo la sua Madre celeste. Lo stesso avvenne l’ultimo giorno di maggio, quando la Vergine le appare con la scritta “Les Vierges du Saint Rosaire ”. Anche l’anno seguente, il 1875, fu ricco di apparizioni. Il 6 gennaio, passò delle ore alla Grotta della Natività e ascoltò 15 messe, durante le quali ebbe le visione di tre misteri: l’adorazione dei magi, il battesimo di Gesù al Giordano e le nozze di Cana. Alla fine della visione, Maria le appare circondata dalle Vergini del Rosario. È in questa apparizione che Maria le ordina di iniziare la Congregazione del Rosario.

 

3. La nuova Congregazione

 

    Però Suor Marie-Alphonsine non si sentiva in grado di fare ciò sia per non abbandonare le amate Consorelle sia perché si riteneva inadatta a tale compito.

    Si reca, per consiglio, a Gerusalemme dal Patriarca Vincenzo Bracco, che l’affidò alla direzione spirituale di Don Antonio Belloni a Betlemme. Ma Maria le apparve di nuovo, sollecitando la fondazione.

    Assente per viaggio don Belloni, la nostra Beata si rivolse al parroco della chiesa di Betlemme, il polacco padre Matteo Lesciki, il quale prese per tentazioni diaboliche le visioni mariane. Per questo le ingiunse di non guardare più l’immagine di Maria, di non recitare il Rosario e di accostarsi alla comunione solo due volte alla settimana. Marie-Alphonsine ubbidì ma non fu abbandonata dalla Vergine, che la consolava apparendole e anche portandole la santa Comunione. Finalmente anche P. Lesciki si arrese e le tolse ogni impedimento.

    Il 7 ottobre 1877, nella festa della Madonna del Rosario, la nostra Beata ebbe una visione di Maria in piedi sul tetto di un convento con quindici finestre con quindici Suore, ognuna delle quali portava il nome di un mistero del Rosario: Maria dell’annunciazione, … della Visitazione, … della Nascita… Marie-Alphonsine vedeva sé stessa alla decima finestra con il nome di Maria della Croce.44 Era la croce della sofferenza nel dover abbandonare la sua Congregazione delle Suore di San Giuseppe. Un’ultima grazia, la guarigione della sorella Regina gravemente ammalata, ottenuta per intercessione della Beata Vergine, convinse Marie-Alphonsine a dare finalmente inizio alla fondazione.

    Intanto la Beata Vergine le indicò anche il direttore spirituale nella persona del sacerdote don Tannous (Tannous Khalil Yamineh), prete colto e pio, che invitò Marie-Alphonsine a mettere per iscritto le sue esperienze mistiche e le locuzioni della Vergine, riguardanti la fondazione di una nuova Congregazione.

    Nel 1880, sotto le guida di don Tannous comunque le prime sette giovani si riunirono in una casa, la prima del nascente istituto. Suor Marie-Alphonsine, però, non ne fece parte subito parte, ma solo dopo tre anni. Ottenuta dal Papa la dispensa dal voto di obbedienza (12 settembre 1880), visse per tre anni ritirata nella casa del padre.

    Le prime consacrate presero l’abito – vestito blu con mantello nero, colletto bianco e una corona del Rosario – il 15 dicembre 1881 dalle mani del Patriarca Bracco. Era un vero miracolo, dal momento che le famiglie cristiane stesse ritenevano una follia fondare una congregazione interamente araba. La Congregazione ebbe l’approvazione pontificia il 4 agosto 1959.

 

4. Suor Marie-Alphonsine nella nuova Congregazione

 

Quei tre anni di ritardo per il passaggio nella nuova Congregazione sconvolsero i piani di Don Tannous, che voleva Suor Marie-Alphonsine come prima Superiora Generale. Non potè. Così fu nominata Suor Rosalie, che nulla sapeva della vera origine della Congregazione. Anzi, riempiva Suor Marie-Alphonsine di umiliazioni e sofferenze. Un giorno giunse perfino a cacciarla dal refettorio con parole dure e offensive. La nostra Beata passò due giorni isolata nel dormitorio senza alcunconforto da parte delle consorelle. Accettò tutto con serenitàin unione con la passione di Gesù. Nel 1885 fu mandata a Giaffa in Galilea, insieme a una consorella. C’erano solo due stanzette, una per la scuola, l’altraper le suore. L’anno dopo la troviamo a Beit-Sahour. Nonostante l’indigenza – spesso mancavano pane e acqua – le Religiose ebbero consensi e apprezzamenti, sia per l’educazione delle bambine sia anche per la loro attività apostolica ed evangelizzatrice. Nel 1887 la Beata parte con altre tre consorelle per una missione a Salt in Giordania. La scuola sin dall’inizio ebbe 146 allievi. L’ignoranza religiosa era grande. Il giorno di Pasqua una folla mai vista si accostò all’Eucaristia. Le Suore domandarono se avevano fatto la confessione e se fossero digiuni dalla mezzanotte. La risposta fu netta: avevano fatto colazione e non avevano nessuna intenzione di dire i loro peccati ai sacerdoti, caso mai alle Suore.45 L’opera catechistica delle Suore risultava estremamente urgente.

    Suor Marie-Alphonsine fu poi inviata a Naplus, a Zababdeh, a Betlemme, dove fu superiora della casa per quindici anni, dal 1893 al 1908. Dopo, la troviamo a Gerusalemme, per riposo. Ma, nel 1917, a settantaquattro anni, fu incaricata di fondare e di dirigere un orfanotrofio nella casa che era dei suoi genitori ad Ein-Karem. Questi ultimi anni furono contrassegnati da un intenso fervore religioso. Per presentarsi pura davanti al Signore si confessava tutti i gioni.

    Quando si accorse che la sua ora stava per giungere, pregò le suore che, dopo, la sua morte, aprissero l’armadio e dessero il suo quaderno al Patriarca. Ne facesse quello che voleva.

    Morì ad Ain Karem, il 25 marzo 1927, il giorno dell’Annunciazione, all’età di 84 anni, mentre recitava il Rosario e con le parole dell’Ave Maria sulla bocca. La sua anima volò presso la sua Madre celeste. Affetta da strabismo, alla morte il suo viso assunse una bellezza tutta particolare, che suscitò l’ammirazione di quanti la vedevano.

 

5. Una santità mariana

 

    Ci sono due elementi significativi da tener presente nella figura di Suor Marie-Alphonsine. Il primo è l’assoluto silenzio che mantenne a proposito delle apparizioni della Vergine. Ne scrisse su ordine di Don Tannous, ma il suo diario – iniziato nel 1879 – fu da lei tenuto segreto e fu conosciuto soltanto dopo la morte. In secondo luogo è da rilevare la sua profonda umiltà, pur nella consapevolezza di essere uno strumento di bene nelle mani di Maria.

    Tra le testimonianze sulla sua santità, la più convincente è quella delle sue Consorelle, che ripetevano spesso: «Ci sentivamo così felici di vivere in sua compagnia. Era una santa. […] Praticava l’obbedienza, il rispetto dell’autorità e la povertà a un altissimo grado. Pregava incessantemente. Tutta la sua vita si riassume in lavoro e preghiera ».

    In chiesa stava sempre in ginocchio. Il suo Vangelo era il Rosario, che è la sintesi della vita di Cristo.

    Le sue memorie furono importanti perché finalmente si venne a sapere che la vera fondatrice della nuova Congregazione era stata la Vergine Maria, che la Serva di Dio ne era stato il tramile e lo strumento docile, e che, infine, Don Tannous, era stato di aiuto all’inizio, quando la Beata era ancora legata alle Suore di S. Giuseppe. Ora tra le Suore non c’è alcun dubbio a riconoscere in Madre Marie-Alphonsine la fondatrice dell’Istituto, voluto da Maria, con l’aiuto di don Joseph Tannous, nativo di Nazareth.

    Le caratteristiche della spiritualità della Beata Marie-Alphonsine sono la sua “marianità ” e la preghiera del “Rosario ”.

    La sua marianità era il fulcro della sua devozione. Per le sue visioni mariane è una specie di Bernadette Soubirous araba. La Madonna era il tutto nella vita di questa figlia prediletta e fedele. Suor Marie-Alphonsine irradiava e donava Maria con tutto il suo essere femminile. È un fenomeno di mistica mariana che si esplicava nella venerazione e nell’imitazione di Maria. All’iniziativa di Maria, Suor Marie-Alphonsine corrispondeva con la sua docilità filiale. Maria era onnipresente nella sua esistenza. Era per lei la vocazione e la regola vivente della donna e della consacrata, in particolare.

    Questa marianità si esplicitava in concreto in una devozione intensissima al Rosario, che era la sua preghiera continua, la sua àncora di salvezza e la fonte di ogni grazia celeste. Il Rosario è la nota distintiva della sua santità. Le permetteva di associarsi più intimamente a Maria nei suoi misteri terreni come in quelli gloriosi: «La recita del Rosario – ella diceva – allontana da voi ogni male e fa regnare la pace nelle vostre famiglie e nel mondo intero ».

    Del resto il Rosario, pregato in Terra Santa, non è altro che rivivere con Maria tutto il mistero della nostra Incarnazione redentrice. La Terra Santa è un immenso santuario costellato dalle stazioni dei misteri gaudiosi, luminosi, dolorosi e gloriosi del Signore Gesù: da Nazareth ad Ain Karem, da Betlemme a Gerusalemme, da Cana al Calvario. Anche le preghiere del Rosario sono bibliche: dalle labbra di Gesù abbiamo ricevuto la preghiera del Padre Nostro (Mt 6,9-13), mentre da quelle dell’Angelo e di Santa Elisabetta la preghiera dell’Ave Maria (Lc 1,28.42).

    Si osserva in Suor Marie-Alphonsine una sintesi armonica tra occidente e oriente. La devozione all’Eucaristia è una caratteristica saliente della sua spiritualità latina: «Ella assiste talvolta a 15 o 20 messe al giorno, in occasione delle feste, ciò che costituisce un tratto essenzialmente latino, giacché questa pratica non esiste nell’Oriente cristiano».

    Di tipo orientale è, invece, la sua particolare devozione per la festa dell’Epifania. Oltre al fatto che tale ricorrenza le ricordava il suo nome – Ghattas significa “Epifania ” –, proprio in questa solennità ella ricevette speciali visioni mariane. Nel 1874 Maria le appare per la prima volta. Nel 1875, sempre il 6 gennaio, la Vergine le fa vedere per la prima volta la Congregazione del Rosario. Nel 1876 poi le imprime una ferita d’amore.

    Grande merito di Suor Marie-Alphonsine fu quello di aver elevato le condizioni della donna in Palestina, sia con l’istruzione e l’insegnamento, sia anche fondando un istituto religioso composto solo di donne del posto e con lo scopo dell’insegnamento religioso, per vincere l’analfabetismo delle donne.

    Non è esagerato affermare che, mediante l’esempio e l’opera di Suor Marie-Alphonsine, la Vergine abbia restituito alle donne della Terra Santa la dignità e la nobiltà che spetta loro nel piano di Dio. Di qui l’universalità della figura di Suor Marie-Alphonsine, che considerava Maria come la vocazione e la misura della femminilità e il modello etico-spirituale della donna in genere e della consacrata in particolare.

    Spetta alle sue figlie spirituali continuare e dilatare l’eredità di Suor Marie-Alphonsine con l’accoglienza di Maria come programma e modello di vita in tutto.

    Un’altra caratteristica della sua santità è data dalla sua profonda umiltà. Nonostante la familiarità con la Beata Vergine, nemmeno con la sorella, Madre Hanné, parlò delle visioni e dei segreti del suo cuore. La sua umiltà fu impreziosita dal sopportare serenamente il disprezzo altrui e l’ingiustizia. Anche all’interno della sua Congregazione, ricevette umiliazione ed emarginazione. Suor Madeleine, la cuciniera della casa di Gerusalemme, non aveva mai amato Madre Marie-Alphonsine durante la vita. La trattava con rudezza estrema. Ma, alla domanda se credeva a quello che la Madre aveva scritto nel suo diario rispose: «È una santa». E aggiunse: «Ogni giorno le davo da bere i resti del caffè del giorno precedente allungato con l’acqua e lo stesso facevo con il latte. La Madre si accorgeva di ciò ma mai ha detto una parola ».

    La stessa Suor Madeleine, dopo la morte della madre, a proposito della sua santità diceva: «Basta il mio modo di fare verso Mère Marie-Alphonsine, pieno di durezza, di disprezzo, di presa in giro, di freddezza, e, dall’altra, la sua sopportazione e la sua grande pazienza verso la mia maleducazione nei suoi confronti… basta tutto ciò affinché sia una santa ».

    Un giorno, la Madre stava pregando nella chiesa di Santa Caterina su un inginocchiatoio vicino al confessionale. Padre Francis arrivò e, dandogli un colpetto al piede, le disse: «Alzatevi di qui, ipocrita! ». La Madre si ritirò in silenzio. Madre Maria Shouéri le disse: «Ma come avete potuto tacere? Se fossi stata al vostro posto, non avrei taciuto ». Ma Madre Marie-Alphonsine replicò: «Ogni tanto fa bene essere umiliati ».

    Un giorno sua sorella, Madre Hanneh, la rimproverò perché aveva mangiato fuori del pasto comune e le ingiunse di fare penitenza e di accusarsene di fronte a tutta la comunità. Madre Marie-Alphonsine obbedì, nonostante la vecchiaia e la salute malferma.

    La testimonianza di Suor Roseline El-Qisar è esemplare a proposito della santità eroica della nostra Beata: «Io la considero una vera santa a motivo della sua particolare pazienza, sopportazione (esempio: col parroco di Betlemme, suo direttore), del segreto che ha sempre tenuto con tutti circa le apparizioni, perfino con la sua stessa sorella, Mère Hanneh. Noi se facciamo un sogno di notte, lo raccontiamo subito a tutte il giorno dopo, e lei, con tutte le apparizioni, non disse mai nulla. Ancora per la sua ubbidienza, perché veniva cambiata continuamente da una missione all’altra, senza mai lamentarsi. Noi, oggi, anche le suore più giovani, non accetteremmo senza lamentele cambiamenti così continui. L’esempio di ubbidienza di Mère Marie-Alphonsine, nei cambiamenti, mi aiutò ad accettare volentieri quando venivo mandata nelle missioni più difficili e lontane (come Ismakiyeh, ove rimasi per dieci anni), ed accettare di essere cambiata di sovente nelle altre missioni ».

    Commovente è poi la testimonianza di Suor Carmela Najjar che dice: «All’inizio di ogni opera di carità e di apostolato io dico a Mère Marie-Alphonsine: “Voi siete obbligata a continuarla con noi. È la vostra opera ”. Io ricorro sempre alla Madonna per l’intercessione di Mère Marie Marie-Alphonsine e ottengo la riuscita di tutte le mie opere. La Madonna è la Madre del Rosario, legata a noi secondo la promessa fatta a Mère Marie-Alphonsine ».

    La santità di Madre Marie-Alphonsine mostra il radicamento esistenziale del Vangelo nella terra di Gesù e di Maria. La sua è la prima e finora l’unica congregazione palestinese nella Chiesa.

    Madre Marie-Alphonsine aveva un attaccamento e un amore speciale per la sua terra, la terra santa di Gesù e di Maria. È un amore discreto ma profondo. La Sacra Famiglia di Nazareth costituiva per lei la sua famiglia, e Maria era la sua mamma celeste.

    La beatificazione è di particolare conforto per la comunità cattolica in Terra Santa. Essa è anche motivo di speranza a continuare ad affidarsi alla divina Provvidenza e alla protezione materna di Maria.

 

Card. Angelo Amato S.d.B

Prefetto