Moisés Lira Serafín
(1893 - 1950)
- 25 giugno
Sacerdote professo dei Missionari dello Spirito Santo, Fondatore della Congregazione delle Missionarie della Carità di Maria Immacolata; mosso dal desiderio di fare del bene, nel 1934, fondò la Congregazione con la missione di aiutare tutti gli uomini a vivere come figli amati da Dio
Moisés Lira Serafín nacque il 16 settembre del 1893, nel quartiere di Tlatempa, comune di Zacatlán de Márquez y Galindo (Puebla). In questo periodo, il Messico visse il periodo di decadenza politica di Porfirio Díaz: anni di inquietudine e di transizione.
Moisés fu il minore di sette figli del matrimonio Lira-Serafín. Famiglia semplice, umile, che godeva della stima di tutti. Il suo papà fu maestro di scuola; professione che alternava con la coltivazione della terra. Sua madre, Juliana Serafín, che morirà quando Moisés aveva appena compiuto cinque anni, si dedicò ai lavori domestici e alla cura dei figli. Il 18 settembre, due giorni dopo la nascita, riceverà il Battesimo nella chiesa parrocchiale di San Pedro (Zacatlán).
L’infanzia fu tranquilla, serena e trascorsa in perfetta armonia con i genitori e con i parenti. Come è stato detto, questa pace sarà bruscamente interrotta dalla morte della mamma, il 14 settembre del 1898. La perdita della madre, e i successivi e continui allontanamenti dai suoi cari, provocheranno in Moisés una specie di instabilità emozionale affettiva, con segni, a volte, anche di ribellione.
Dopo la morte della madre, comincerà l’esperienza della vita itinerante di Moisés accanto a suo padre, il quale, per motivi di lavoro, seguirà fedelmente gli spostamenti del Sr. Cura Francisco fino al 1908.
Il primo trasferimento avverrà nel 1900. La famiglia Serafín, seguendo gli incarichi del Sr. Cura, si trasferirà da Tlatempa a Amozoc. Avrà luogo così la prima separazione della famiglia Serafín. Per lui, al dolore per la perdita della madre, si unirà così la sofferenza per il distacco dalla famiglia, dalla terra e dai suoi parenti.
Fino all’età di 12 anni rimarrà a Amozoc. In questo periodo riceverà la prima comunione e subito dopo comincerà il suo servizio di chierichetto nella parrocchia. Sentirà inoltre il bisogno di dare un futuro alla sua vita:
«me gustaba ser panadero, porque he ma gustado mucho el pan; fogonero, porque atizaba el tren y se movía todo el convoy; carretero, porque guía».
Sarà questo un periodo importante nel processo della sua formazione, nel quale soffrirà la solitudine per l’assenza della madre, in modo particolare quando sua sorella, che continuava ad avere cura di lui, si sposerà.
Dopo un periodo di attivo apostolato a Amozoc, il Sr. Cura Francisco Javier Hernández, sarà nuovamente trasferito, adesso a Tlatlauhquitepec. Continueranno quindi gli spostamenti, con suo padre e sua sorella. Da Tlatlauhquitepec a Zacatlán e poi a Huejotzingo. Siamo nell’anno 1906.
In questo periodo dell’infanzia di Moisés, due esperienze segnano la sua vita: da una parte, i continui spostamenti di dimora, saranno un serio ostacolo per dare stabilità alla sua vita; dall’altra, la separazione dalle persone care, provocherà instabilità affettiva ed emotiva nel suo carattere. È interessante sottolineare come, in questo contesto, e grazie soprattutto all’educazione ricevuta, prima da sua madre e poi da suo padre e da sua sorella, il piccolo Moisés maturerà l’idea di un Dio tenero, amoroso e provvidente: «Papá, Dios dirà!». Sarà una costante nella sua vita: quella dell’autoesigenza formativa.
Nel 1906 Moisés arriverà, con suo padre, ormai risposato, a Huejotzingo. Aveva 13 anni. Suo padre continuerà l’insegnamento nella casa parrocchiale. Moisés sarà ospite e aiutante del Sr. Cura. Sarà proprio nel 1908, che Moisés, all’età di 15 anni, riceverà un forte rimprovero dal Sr. Cura, per non avere innaffiato le piante della canonica. All’ingiusto rimprovero, Moisés, contrariato anche per la doverosa separazione da suo padre, rispose con un gesto di ribellione: decise di andarsene dalla canonica per non tornare più. Con l’aiuto di altre persone, questo fatto diventerà per Moisés motivo di crescita personale: consapevole del suo carattere impulsivo, riconoscerà di avere sbagliato e deciderà di prendere sul serio la sua vita, tentando di capire e cogliere il progetto di Dio su di lui. Comunque Moisés, nel futuro, manifesterà sempre rispetto, amore e gratitudine verso il Sr. Cura, dal quale imparerà sia l’impegno della vita interiore sia dell’esercizio dell’apostolato.
In queste circostanze, Dio si servì della M. Victoria, superiora di un collegio per bambine, per manifestare al giovane Moisés il suo amore: «La M. Victoria me regañó, pero bonito... con cariño maternal». Moisés non dimenticherà mai questo incontro con M. Victoria, la quale gli suggerirà di non prendere mai una decisione senza prima pensare, pregare e consigliarsi bene. Inoltre la M. Victoria seppe scoprire e potenziare le belle qualità del giovane Moisés: intelligenza, semplicità, sana ingenuità, amore all’Eucaristia e desiderio di insegnare agli altri ciò che lui sapeva su Dio. Saranno queste alcune delle qualità che permetteranno di intravedere il futuro di una vocazione sacerdotale.
Davanti alla M. Vittoria, Moisés manifesterà il desiderio di diventare sacerdote. Sarà sempre lei a convincere il padre di Moisés a rinunciare alla patria potestà e a cercare una benefattrice, nella persona della Srta. Petra Munive, per aiutare economicamente il giovane Moisés.
Alla fine del 1908, Don Pedro, accompagnato dalla M. Victoria, porterà Moisés a Puebla, per consegnarlo alla sua benefattrice, la quale lo riceverà con amore materno. Sarà l’ultima occasione nella quale si troveranno padre e figlio: Don Pedro continuerà la sua vita itinerante, fin quando, nel 1915, morirà a San Mateo Cuanalà.
Nella casa di Petrita, signora di grande pietà, seria, esigente e di cuore generoso, Moisés troverà un ambiente cristiano ed accogliente, stabile e senza ristrettezze economiche. In questa casa avrà la possibilità di conoscere il padre Vicente Sedeño, uomo di Dio e nipote di Petrita, e di convivere con i seminaristi della congregazione dell’Oratorio de San Felipe Neri. Moisés dimostrerà, ancora una volta, la forza di volontà nel migliorare il suo carattere e si manifesterà allegro, scherzoso e giocherellone.
Alla fine dell’anno 1910 Moisés finirà gli studi di commercio. Sarà il momento di decidere per il suo futuro: un lavoro o il seminario. Con l’aiuto del padre Vicente Sedeño e della Srta Petrita, Moisés maturò la decisione di iniziare gli studi nel Seminario Palafoxiano, come alunno esterno. Le testimonianze, durante questo primo anno di latinista, parlano di un giovane allegro, inquieto, ingegnoso, entusiasta, umile, responsabile e generoso nel condividere con i compagni le sue conoscenze. Con l’aiuto del rettore del seminario, padre Enrique Sánchez, supererà alcune difficoltà proprie della sua età: l’attrazione verso la sua amica Irene, qualche assenza a scuola... In ogni momento Moisés si manifestò una persona sincera e con cuore aperto.
Dopo il primo anno nel Seminario, Petrita portò Moisés a Huejotzingo per il giusto e meritato riposo. Là troverà persone a lui tanto care come il Sr. Cura Francisco o la M. Victoria. Finite le vacanze, al rientro al Seminario, Moisés parteciperà alla tradizionale muta di esercizi spirituali. Questi esercizi saranno fondamentali nella sua scelta vocazionale:
«Ejercicios tan lindos, no sé si habré hecho otros iguales en mi vida. Allí me cogió nuestro Señor».
Durante gli Esercizi, il predicatore, padre Camacho, definirà la vita religiosa come lo stato di più grande perfezione. Dopo anni di ricerca vocazionale, il giovane Moisés comincerà a chiarire il suo futuro:
«entonces, salí resuelto a hacerme sacerdote religioso porque era lo más que podía hacer por nuestro Señor».
Tuttavia si tratterà di una scelta accompagnata da momenti di inquietudine, di incertezza e di tentazioni. In questi momenti di difficoltà, il giovane Moisés troverà nella preghiera il rimedio ai suoi mali.
Nel mese di agosto del 1914 Moisés si incontrerà con il padre Félix de Jesús Rougier, venuto dalla Francia con l’idea di fondare una Congregazione religiosa. Subito nascerà una simpatia filiale verso questo sacerdote, la quale durerà tutta la vita:
«me encontré con él y me gustó la figura esbelta del Padre, como que me dieron un toque en el corazón».
Il padre Félix farà a Moisés la proposta della fondazione dei Misioneros del Espíritu Santo. Il seminarista Moisés, dopo essersi confrontato con il rettore del seminario, gli risponderà affermativamente.
Nel frattempo in Messico aumentava il clima di persecuzione contro la Chiesa. Per questo motivo, Moisés, accompagnato da Petrita, padre Sedeño ed altre persone, decisero di viaggiare in treno fino Veracruz, per poter poi emigrare a Cuba. Il viaggio non potrà realizzarsi, perché durante il tragitto, saranno scoperti dall’esercito carrancista. Dopo aver subito non poche umiliazioni ed alcuni giorni di galera, finalmente poterono ritornare a Puebla, nel dicembre del 1914.
Sarà in questi ultimi giorni del mese di dicembre del 1914 che il giovane Moisés ratificherà, davanti al Signore, il suo impegno di seguire il padre Félix, nella fondazione de los Misioneros del Espíritu Santo. Partì dunque in compagnia del padre Félix, ma non prima di aver ricevuto la benedizione sia della sua benefattrice Petrita, sia del padre Vicente Sedeño. Tanto la benefattrice quanto il sacerdote diventeranno simpatizzanti e benefattori dei Misioneros del Espíritu Santo.
Nonostante il clima ostile contro la chiesa messicana, il Venerabile Mons. Ibarra e il padre Félix decisero che il 25 dicembre del 1914 fosse il giorno indicato per la fondazione dei Misioneros del Espíritu Santo. Di buon mattino, iniziarono la celebrazione dell’eucaristia nella cappella de Las Rosas, del Tepeyac. Ai piedi della Madonna di Guadalupe, Mons. Ibarra, padre Félix, padre Domingo e fratello Moisés offrirono la Congregazione nascente e le loro vite alla Madonna. Due saranno le finalità della Congregazione: la cura del ministero della confessione e la propagazione della devozione al Santissimo Sacramento.
Lo stesso 25 dicembre Moisés inizierà il noviziato, come primo Missionario dello Spirito Santo. I primi anni del noviziato non saranno facili. A causa del conflitto politico religioso che imperava nel paese, il noviziato dovrà essere itinerante. Ben presto tra il maestro, padre Félix, e il novizio, Moisés, si stabilirà una relazione di profonda amicizia e stima vicendevole.
Il primo noviziato sarà caratterizzato da una forte ascesi nel ritmo di vita, nel vestito, nel cibo e nelle installazioni della casa. In questo ambiente, il giovane novizio imparerà ad essere forte e a vincere le difficoltà, con grande spirito di fede nel Signore Gesù. D’ora in poi, Moisés si firmerà: Moisés de Jesús.
Durante l’anno di noviziato, il 23 agosto 1915, Moisés riceverà la notizia della morte di suo padre. Davanti alla Madonna di Guadalupe pregò per l’eterno riposo di suo padre.
Il 16 gennaio 1916 Moisés riceverà l’abito di novizio dalle mani dell’arcivescovo di Puebla, Mons. Ibarra. Nello stesso anno inizierà gli studi di filosofia, all’interno della stessa comunità, a causa della persecuzione religiosa. Concluderà tali studi nel 1918, sempre sostenuto dal padre Félix e dal padre Domingo.
Il 4 febbraio del 1917 farà la professione religiosa, e la rinnovazione dei voti nel 1918. Due anni dopo, nel 1919, Moisés inizierà lo studio della teologia nell’Università Pontificia, rinnoverà i voti e riceverà la tonsura e gli ordini minori (cf. Summarium, 341). Il 26 ottobre 1920 Moisés uscirà dalla casa del noviziato di Tlalpan, con altri religiosi, per la prima fondazione dei Misioneros del Espíritu Santo, fuori del Distrito Federal, a Morelia. Sarà la prima vera separazione di Moisés, dall’amico e fondatore, padre Félix. Non sarà facile riempire il vuoto che lascerà la figura di padre Félix nel fratello Moisés:
«estoy mal acostumbrado padre mío...y ahora siento el cambio...antes me llevaban en los brazos...ahora...ando solo...Bendito sea Jesús».
A Morelia, imparerà a coniugare la vita di preghiera e dell’apostolato. Riceverà il subdiaconato il 24 settembre del 1921 e, qualche mese dopo, il diaconato, il 17 dicembre. Ormai si avvicinava per Moisés il grande giorno dell’ordinazione sacerdotale.
Un mese prima dell’ordinazione sacerdotale, Moisés realizzerà una muta di esercizi spirituali che gli servirà sopratutto per chiarire la sua missione nella Congregazione:
«Así yo Dios mío, que viva olvidado, sin que [se] preocupen de mí, el último y que cumpla con el papel que deseas, que sea sostén, los cimentos de ese cuerpo, ya que Tú lo quisiste. Bendito seas».
Sarà consacrato sacerdote il 14 maggio del 1922, dalle mani di Mons. Leopoldo Ruiz y Flores, arcivescovo della diocesi di Morelia, nella cappella delle Religiosas de la Cruz:
«Deseo ardientemente corresponder a tus favores, ser santo sacerdote. Ser perfecto Misionero del Espíritu Santo, con aquella perfección que deseas. Deseo tener mi voluntad unida íntimamente a la tuya, renunciando perfectamente todo propio querer. Aquí estoy, dispón de mí».
Nella preparazione ai voti perpetui, il padre Moisés comincerà a scoprire la bellezza dell’infanzia spirituale: un cammino di amore, di silenzio e di solitudine. Sarà un tempo di discernimento, studio, riflessione, preghiera e abbandono nello Spirito Santo, per capire la volontà di Dio. Al termine degli esercizi potrà scrivere: «Haré mi profesión, seré religioso para siempre... para toda mi vida».
Il 25 dicembre il padre Félix de Jesús Rougier riceverà i voti perpetui del padre Moisés Serafín:
«Dios mío, aquí estoy, tuyo, muy tuyo. Lo [que] quieras, siempre lo que quieras y como quieras».
Dopo la professione perpetua, il padre Moisés diventerà “maestro di casa” del noviziato, incarico che manterrà fino il mese di luglio del 1924. Si tratterà di un tempo propizio per l’apostolato della confessione e per la celebrazione dell’Eucaristia. Tempo favorevole per la maturazione della sua vocazione: «Es necesario ser muy pequeño, para ser un gran santo» e per rinnovare la sua dedizione totale al Signore, così come il suo grande amore verso Maria.
Tra gli apostolati del padre Moisés, c’era anche quello di visitare il Lazaretto de Tlapan, dove confessava i soldati malati. In questo posto contrasse, nel mese di marzo, il vaiolo:
«grave de viruela, Dios me salvó por tantas oraciones como se hicieron... Bendito seas».
Nel 1925, il padre Moisés, formerà parte della comunità del tempio di Santa Chiara. Continuerà ad incrementare la sua passione verso il culto dell’Eucaristia e verso la direzione spirituale. Purtroppo, ancora una volta, la persecuzione religiosa interromperà il lavoro apostolico del padre Moisés. In questa occasione, il padre manifesterà la sua interezza e fortezza nel continuare a celebrare l’Eucaristia e il sacramento della Riconciliazione, nonostante la proibizione del governo.
In febbraio del 1926 esplose la persecuzione religiosa, la quale si intensificò nel mese di giugno con l’approvazione della chiamata “Ley de Calles”. Fu allora che il padre Felix pensò di aprire una casa fuori del Messico: il luogo prescelto sarà Roma.
Padre Felix invierà nella città eterna il suo figlio spirituale, padre Moisés, anche per proteggerlo dalla persecuzione e per permettergli di continuare gli studi di teologia. Il 15 novembre del 1926 il padre Moisés arriverà a Roma. Rimarrà in questa città fino al mese di luglio del 1928. Furono anni di dedizione allo studio, ma anche di nostalgia del Messico, soprattutto per la situazione che stava vivendo il suo paese. L’allontanamento dalla sua terra, la difficoltà di relazione con il superiore della comunità di Roma, le complicazioni per trovare un confessore adeguato, il confronto con una nuova cultura, le tentazioni del mondo... provocheranno nel padre Moisés una vera crisi vocazionale:
«... pensé por eso si Dios se valdría de eso para indicarme la salida de mi vocación».
Non mancherà, ancora una volta, il sostegno e la direzione del padre Felix affinché padre Moisés, non soltanto superasse la crisi, ma, la stessa prova, diventasse per lui motivo per irrobustire la sua fede:
«Bajo un árbol estaba yo en una crisis espantosa y fue entonces cuando hice mi voto de abandono».
Superata la crisi, emetterà il voto di abbandono, che rinnoverà tutti gli anni, il giorno di Giovedì Santo. Sarà l’inizio del processo spirituale dell’infanzia spirituale. Con il voto dell’abbandono, riuscirà a conquistare la pace e la stabilità spirituale e vocazionale come Misionero del Espíritu. Il padre Moisés capirà, dopo l’esperienza vissuta, che accettare sempre e in ogni momento la volontà di Dio, vuol dire disporre di una continua adesione della propria volontà a quella del Padre, non sempre gioiosa, ma sempre voluta.
Il padre Moisés che ritornò in Messico, nell’anno 1929, era una persona più matura, più seria e più amabile. A Morelia, sede del suo nuovo destino, la sua vita sarà segnata dal trinomio: preghiera, lavoro e studio. Ebbe anche la possibilità di riflettere e valutare l’esperienza vissuta a Roma:
«es necesario dejarnos hacer y permanecer unidos a Dios aceptando en una dimensión contemplativa lo que nos va tocando vivir».
Nel 1931 il padre Moisés formerà parte della comunità fondatrice del tempio di San Felipe de Jesús. Oltre ad essere vice-superiore ed economo, ebbe la possibilità di esercitare il ministero di direzione spirituale e celebrare il sacramento della confessione. Fu allora che si manifestò in modo particolare lo zelo del padre Moisés per accompagnare le anime verso Dio:
«La santidad es fácil y sencilla: primero la unión y, segundo, un sí amoroso y constante a todo».
In questo tempo esercitò, in modo eccellente, il suo carisma di direttore spirituale, fino ad essere chiamato da alcuni suoi confratelli “mártir del confesionario”.
Sarà infatti il confessionale il luogo di incontro con le due signorine Amalia Garduño e Teresa Martínez, con le quali condividerà l’ideale di diventare “apóstoles de la bondad”. Con loro inizierà “l’opera di carità e di apostolato sociale”. Così sarà chiamata la fondazione delle Misioneras de la Caridad de María Inmaculada. Si trattava di una congregazione formata da religiose ben preparate, che si dedicheranno all’accoglienza dei bisognosi e arriveranno là dove magari le religiose interne del convento non potevano arrivare.
Descrive così l’identità dell’Opera:
«El Espíritu proprio de las Hermanas Eucarísticas de la Caridad y de María Inmaculada, es el de una verdadera pequeñez o sea el auténtico espíritu de la Infancia Espiritual, tal como nos lo enseña Jesucristo Nuestro Señor en su Evangelio, como nos lo recomienda la Santa Iglesia y como lo han practicado y enseñado los santos, como Santa Teresita del Niño Jesús».
Una volta trovata la casa, come sede dell’Opera, il 18 aprile del 1934 avverrà la consacrazione delle due prime sorelle dell’Opera, nella cappella dell’Immacolata, davanti a Gesù Eucaristia e a Maria Immacolata. Con questo atto sarà fondata l’Opera della Carità e Apostolato sociale, con il nome di Hijas Eucarísticas de la Caridad. La superiora sarà la signorina Amalia Garduño. Ben presto arriveranno altre signore e signorine per far parte della nuova fondazione, con l’unico scopo di fare il bene e di aiutarsi vicendevolmente. A motivo dell’aumento delle adesioni, le sorelle si divideranno in due gruppi: le sorelle esterne e quelle interne. Ambedue i gruppi saranno dirette dal padre Moisés. L’8 dicembre del 1934, il padre Moisés imporrà il velo di novizie alle signorine Amalia e Teresa. Ambedue, un anno dopo, faranno la prima professione.
Il 28 maggio del 1936 il padre Moisés riceverà l’ordine di trasferirsi nella città di Celaya, come membro, e poi come superiore, della comunità fondatrice del tempio de la Merced. Nonostante la sofferenza provocata per il distacco dall’Opera appena fondata, obbedirà senza tentennamenti:
«recuerden que si no se riegan las obras de Dios con las lágrimas no serán fecundas; viene el sufrimiento y vendrá la fecundidad irremisiblemente».
Proseguirà quindi la sua passione apostolica a Celaya. Attraverso la corrispondenza epistolare, continuerà la formazione carismatica delle sue figlie.
Il 10 gennaio 1938 morirà il padre Felix. Prima di morire raccomanderà il ritorno del padre Moisés nella città del Messico per avere cura delle Hijas Eucarísticas de la Caridad. Con la morte del padre Felix si chiudeva la prima tappa della Congregazione dei Misioneros del Espíritu Santo. Anche per il padre Moisés inizierà una nuova tappa della sua vita: era morto il suo fondatore, il suo padre, il consigliere, il confidente ed amico. Padre Moisés non dimenticherà mai di fare memoria della santità del padre Felix, ricordando l’ideale che il fondatore aveva per ogni Misionero del Espíritu Santo.
Il 4 maggio del 1938 il padre Moisés sarà nominato economo generale della Congregazione. Durante questo tempo si manifesterà uomo austero, semplice e generoso, sia con i confratelli sia con le religiose dell’istituzione.
Con il tempo, e con l’aumentare delle sorelle della Obra de Caridad de Religiosas en el mundo, si renderà necessario il passaggio dall’Opera sociale di carità alla creazione di un Istituto religioso. Sarà questo il motivo delle prime differenze di vedute, tra le due prime sorelle fondatrici e il padre Moisés. Frutto di queste tensioni sarà l’abbandono della srta Amalia, e poi anche della srta Teresa, dell’Opera. Il padre Moisés, dopo essersi consultato con i suoi superiori, e nonostante la sofferenza provocata per l’abbandono delle sue due prime collaboratrici, non perse mai la pace interiore perché sentiva che stava operando secondo la volontà.
Pian piano crebbe nel padre Moisés la consapevolezza di essere strumento di Dio per comunicare un carisma particolare alle sue figlie spirituali. Seguendo la vita e il modello dell’infanzia spirituale di Santa Teresita, egli farà sua la proposta di una spiritualità fondata nella semplicità, umiltà, fiducia, rettitudine e nascondimento. Lo scopo fondamentale che proporrà alle sue figlie sarà quello dell’unione delle volontà, secondo il motto: “Hago siempre el agrado de mi Padre”.
Il sogno del padre Moisés come fondatore, era molto semplice: “una exquisita caridad para con todos los seres que nos rodean” e l’apostolato voluto per le sue figlie sarà quello della bontà
«distintivo que quiero que tengan todas y cada una. Así que ya saben, en la calle, en los trenes, en los camiones, en cualquier accidente, o cualquier anciano que necesita ayuda, o niños solos, deben ustedes presentarse inmediatamente a ayudar, porque deben ser “bienhechoras de la humanidad”».
Il 4 febbraio 1942, il padre Moisés celebrerà le nozze di argento come Misionero del Espíritu Santo. Fu l’occasione, non soltanto del ringraziamento a Dio, ma anche di riconoscenza di tutta la Congregazione verso la persona di padre Moisés. Infatti il padre Edmundo, superiore generale, lo ringraziò pubblicamente per la sua vita virtuosa, la sua obbedienza, il suo zelo apostolico e lo incoraggiò nella crescita della propria spiritualità. Ricevette anche il ringraziamento da parte delle sue figlie le Misioneras de la Caridad de María Inmaculada.
Trascorse i mesi di agosto e settembre del 1943 nella comunità di San Luis Potosí. Fu allora che conobbe Jesús María, luogo dove si era instaurata la prima “Cruz del Apostolado”. Posteriormente sarà destinato alla comunità di Tijuana e, nel mese di giugno del 1944, sarà nominato superiore della comunità di Morelia. Durante la sua permanenza nella sua amata comunità di Morelia, il padre Moisés promosse l’apostolato con giovani di differenti gruppi; senza dimenticare il suo gruppo di accoliti, verso i quali offrirà una squisita formazione umana e spirituale. Un’attenzione speciale fu sempre riservata ai sacerdoti diocesani, per i quali sognava una casa sacerdotale, dove potessero avere uno spazio per riposarsi e per caricarsi spiritualmente. Purtroppo, in questo periodo cominciò a sentirsi cagionevole di salute. Prostrato al letto sperimentò la solitudine e la sofferenza:
«Aquí me tienes mal de salud como otras veces y como siempre solo, no, más bien no estoy solo, están conmigo Jesús y María».
L’anno 1947 sarà molto significativo per il padre Moisés. Da una parte, comincerà a sentire gli effetti della malattia della gotta che lo costringerà a rimanere per lunghi periodi al letto, incapacitato addirittura di celebrare l’Eucaristia; dall’altra parte, il 14 maggio del 1947, celebrerà le sue nozze d’argento sacerdotali. Tutta la Congregazione, nella persona del superiore generale, ringrazierà il primogenito del padre Felix. Per lui sarà un’occasione di lode al Signore e di richiesta di perdono.
Nonostante le esperienze di solitudine, di contrarietà e di sofferenza, rinnoverà con determinazione la decisione di abbandonarsi totalmente in Dio: “Lo que Dios quiera”. Tutta la sua persona sarà pronta ad un abbandono nelle mani del Padre, perché sia Lui a disporre della sua:
«Lo que El quiera. Que se cumpla en nosotros su divino querer, eso es lo único que ambicionamos en el cielo y en la tierra».
Il 25 giugno del 1948, il padre Moisés sarà nominato superiore della comunità del tempio della Concepción (Puebla). Il suo stato di salute andò progressivamente peggiorando. Infatti il 2 agosto dovrà trasferirsi a Morelia per essere curato dal suo medico. La malattia della gotta si complicò con la febbre di malta:
«Yo tengo en este año algo especial, son las enfermedades que Dios me ha dado por su misericordia, y otras cositas. Por todo esto, démosle gracias a Dios».
Il 19 maggio del 1948 il vescovo di San Luis Potosí solleciterà da Roma l’approvazione diocesana delle Misioneras de la Caridad. Sarà nel 1949 quando, accanto ad alcune correzioni al testo delle Costituzioni, arriverà al padre Moisés la notizia dell’approvazione diocesana della sua Opera. Con la data del 21 febbraio del 1949 il Papa Pio XII, erigerà nella Chiesa una nuova congregazione religiosa: las “Misioneras de la Caridad de María Inmaculada”. Posteriormente, il 19 dicembre del 1975, la Chiesa concederà l’approvazione pontificia all’Istituto da lui fondato.
Negli ultimi anni della vita, padre Moisés dovette combattere con l’esperienza della malattia che offrirà per la sua congregazione e per le sue figlie spirituali. Fu in questo periodo che si distinse specialmente per la sua pazienza; lo spirito di sacrificio e la sua consegna generosa nelle mani di Dio: “Lo que Él quiera, como Él quiera, cuando Él quiera”. Nonostante la malattia, ebbe tempo ancora per dedicarsi all’azione pastorale da lui preferita: il ministero della confessione e della direzione spirituale.
Nonostante la gravità del suo stato di salute, nel 1950, partecipò agli Esercizi quaresimali e alle celebrazioni di quella che sarà la sua ultima Settimana Santa. Le sue attività furono ridotte al minimo: non potendo neanche più celebrare l’eucarestia. Dato il suo stato di salute, sarà trasferito a Cuernavaca. Davanti al dolore e alla frustrazione, che come sacerdote sperimentava, umilmente rinnovò la sua consegna a Dio: “Yo siempre fiel. Yo siempre fiel”.
Il giorno 25 giugno del 1950, dopo una prolungata e dolorosa agonia, morì il padre Moisés, “el hijo pequeño del Padre”. Il 26 giugno si celebrarono i funerali, presieduti dal padre Edmundo Iturbide, superiore generale dei Misioneros del Espíritu Santo.
Per la beatificazione di Moisés Lira Serafín, la Postulazione della Causa ha presentato all’esame del Dicastero l’asserita guarigione miracolosa, attribuita alla sua intercessione, di una Signora da “idrope fetale tardiva generalizzata con versamenti viscerali multipli, non immunologica”. Durante la 22ª settimana della sua terza gravidanza, la Signora fu sottoposta ad un controllo medico che segnalò delle anomalie fetali. Vista la gravità della situazione i medici ritenevano che la gestazione non avrebbe raggiunto il sesto mese e, qualora fosse giunta a termine, il bambino alla nascita avrebbe presentato gravi problemi. Per tale motivo le consigliarono di interromperla subito. La sanata, al contrario, decise insieme al marito, di proseguire la gestazione. Ad una visita di controllo effettuata al 6° mese di gravidanza il medico, con grande stupore, comunicò alla paziente che l’idrope era scomparsa e il feto era in buono stato di salute. Il 6 settembre 2004 nacque da taglio cesareo la bambina, perfettamente sana. La protagonista principale dell’invocazione al Venerabile Servo di Dio fu la stessa sanata, che aveva conosciuto proprio in quei giorni, mentre stava leggendo un libro sulla sua vocazione sacerdotale. La gestante pregò con profonda fede e grande umiltà il Venerabile affinché intercedesse per la guarigione del piccolo che portava in grembo, ripetendo l’invocazione per nove giorni, come per fare una novena.
Mexicana
Beatificationis et Canonizationis
Servi Dei
MOYSIS LIRA SERAFÍN
Sacerdotis professi Missionariorum a Spiritu Sancto,
Fundatoris Congregationis
Missionariarum a Caritate Mariae Immaculatae
(1893-1950)
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Decretum Super Virtutibus
Cenni biografici
Il Servo di Dio Moisés Lira Serafín nacque a Tlatempa, vicino a Puebla (Messico), il 16 settembre del 1893, in una famiglia cristiana. Il padre era maestro nelle scuole parrocchiali e doveva spostarsi nelle sedi che, di volta in volta, gli assegnavano. La madre morì quando il Servo di Dio aveva circa cinque anni. Nel 1906, poiché il padre si era risposato, fu affidato al parroco don Francisco Javier Hernández, con il quale rimase a vivere nella casa parrocchiale. Successivamente, grazie all’intervento di Suor Victoria Ortega, alla quale aveva confidato il desiderio di diventare sacerdote, fu accolto con affetto da una benefattrice di Puebla, la Sig.ra Petra Munive, che, con il consenso del padre, lo adottò.
Dal 1911 al 1914, mentre frequentava i corsi di latino presso il Seminario palafoxiano di Puebla, prese la decisione di diventare sacerdote e religioso. Nel 1914 l’incontro con il Ven. Servo di Dio padre Felix de Jesùs Rougier, giunto dalla Francia con l’intento di fondare una Congregazione religiosa in Messico, segnò la vita del Servo di Dio che fu il primo ad entrare come novizio nel nascente Istituto dei Missionari dello Spirito Santo. Dopo aver emesso la professione religiosa temporanea il 4 febbraio 1917 ed aver compiuto gli studi di filosofia e teologia, fu trasferito a Morelia (Messico) per realizzare la prima fondazione della Congregazione. Ordinato sacerdote il 14 maggio 1922 ed emessa la professione perpetua, venne nominato “Maestro di casa del Noviziato”. In questo periodo si dedicò con zelo all’amministrazione del sacramento della Riconciliazione, alla celebrazione dell’Eucaristia e all’apostolato presso il Lazzaretto di Tlapan, dove erano ricoverati i soldati infermi. Si ammalò di vaiolo e a stento sopravvisse. Nel 1926, con l’aggravarsi della persecuzione religiosa in Messico, il Servo di Dio fu inviato a Roma per proseguire gli studi di teologia. La lontananza dalla sua terra e il confronto con una nuova cultura furono all’origine di un momento di dolorosa crisi, vissuto in unione con Dio e sfociato nell’emissione del “voto di abbandono alla volontà del Padre Celeste”, rinnovato, poi, ogni Giovedì Santo.
Nel 1929, rientrato in Messico, oltre ad un’intensa vita di preghiera, si dedicò, soprattutto, all’ascolto delle Confessioni e alla direzione spirituale. Nel 1933 cominciò a mettere le basi per un Istituto Religioso femminile e, l’anno successivo, fondò la Congregazione delle Missionarie della Carità di Maria Immacolata, con la finalità di dedicarsi “a atender a todo el necesitado, llegando incluso a los ámbitos a donde las religiosas de convento no podían llegar”. Nel 1936 i Superiori lo trasferirono a Celaya (Messico), affidandogli la cura pastorale della gioventù e dei bambini. Nonostante la sofferenza provocata dal distacco dall’Opera appena fondata, obbedì senza tentennamenti e, attraverso la corrispondenza epistolare, continuò la formazione spirituale delle religiose. Nel 1938, il Fondatore dei Missionari dello Spirito Santo fece ritornare il Servo di Dio a México per continuare ad occuparsi dell’Opera della Carità. Nello stesso anno, durante il terzo Capitolo Generale, il Servo di Dio venne nominato Economo generale della Congregazione, servizio che mantenne fino al 1944, quando fu trasferito di nuovo a Morelia per dedicarsi all’apostolato dei giovani, dei catechisti e degli accoliti. Dopo un breve periodo trascorso a Puebla come Superiore della Comunità, a causa del progressivo peggioramento delle sue condizioni di salute, dovette recarsi a Morelia e a México per curarsi. Nel 1949 ricevette la notizia dell’approvazione diocesana dell’Istituto femminile da lui fondato. Negli ultimi anni della vita, distinguendosi per la sua pazienza, lo spirito di sacrificio e il suo generoso affidarsi alla volontà di Dio, il Servo di Dio offrì le sofferenze fisiche per la sua Congregazione e per l’Istituto da lui fondato. Nonostante la gravità dello stato di salute, nel 1950 partecipò agli Esercizi quaresimali e alle celebrazioni della Settimana Santa ma, successivamente, i suoi limiti aumentarono, non riuscendo neppure a celebrare l’Eucaristia. Ricoverato nell’Ospedale “Rougier” di México, ivi morì il 25 giugno 1950, dopo una prolungata e dolorosa agonia.
Inchiesta Diocesana
L’Inchiesta Diocesana si svolse presso la Curia ecclesiastica di México, dal 4 febbraio 2000 al 18 settembre 2001, in cinquantatre Sessioni, con l’escussione di ventuno testi. Inoltre furono raccolte settantacinque dichiarazioni ad perpetuam rei memoriam.
La validità giuridica dell’Inchiesta fu riconosciuta con il Decreto del 26 aprile 2002.
Congresso Peculiare dei Consultori Teologi
Si svolse il 20 maggio 2011, presieduto dal Promotore della Fede, con la presenza dei Consultori prescritti, i quali riscontrarono nella vita del Servo di Dio l’esercizio eroico delle virtù. Trascorse una vita umile, caratterizzata dalla fiducia e dalla semplicità, nell’adempimento delle particolari esigenze proprie della dottrina dell’infanzia spirituale da lui praticata: il raccoglimento, la preghiera, l’autenticità, la fede e l’abbandono fiducioso alla volontà del Padre e all’opera dello Spirito Santo. I Teologi, inoltre, misero particolarmente in luce il lungo tempo da lui dedicato al ministero dell’accompagnamento spirituale e al Sacramento della Riconciliazione.
Un Consultore espresse parere sospensivo per alcune lacune evidenziate, fra le quali le motivazioni del ritardo dell’inizio della Causa, circa 50 anni dopo la morte e la fama sanctitatis, riconducibile più alle religiose della Congregazione da lui fondata che non ai confratelli.
Al termine del dibattito, la maggioranza dei Consultori si espresse con voto affermativo a favore del grado eroico delle virtù, della fama di santità e di segni del Servo di Dio.
Puntualizzazioni della Postulazione
Nonostante il voto positivo espresso dalla quasi totalità dei Consultori Teologi, la Postulazione fece pervenire delle puntualizzazioni circa i rilievi presentati.
In particolare, circa il ritardo dell’inizio della Causa, fu presentato un resoconto dettagliato, indicandone l’excursus storico e le motivazioni principali, fra le quali il fatto che fu data precedenza alla Causa del Fondatore della Congregazione cui apparteneva il Servo di Dio e che, essendo di origine indigena, egli non godeva della stima sociale negli ambienti messicani. Inoltre gli Istituti Religiosi interessati alla Causa dovettero impiegare energie e tempo per la celebrazione dei Capitoli Speciali voluti dal Concilio Ecumenico Vaticano II, per il rinnovo delle Costituzioni.
Infine, fu messa in evidenza la documentazione che attesta la fama di santità del Servo di Dio.
Sessione Ordinaria dei Cardinali e dei Vescovi
Si riunì il 15 gennaio 2013. L’Ecc.mo Ponente, dopo avere tratteggiato la storia della Causa e la figura del Servo di Dio, si soffermò sull’esercizio delle virtù. Seguendo come modello la dottrina dell’infanzia spirituale di Santa Teresa di Lisieux, ebbe come desiderio fondamentale della sua vita di rendere gloria a Dio, abbandonandosi totalmente alla Divina Provvidenza, in particolare nei momenti difficili della sua vita. Per questo emise anche il voto di “abbandono a Dio”. L’esercizio costante della preghiera, l’assidua frequentazione dei sacramenti, l’esemplare osservanza della vita religiosa e la continua attenzione alle esigenze spirituali del prossimo furono i tratti fondamentali della sua spiritualità. Si prodigò nella carità, non solo dedicandosi instancabilmente al ministero della Riconciliazione e alla direzione spirituale, ma anche venendo incontro alle necessità fisiche di ammalati e sofferenti, assistendoli nel Lazzaretto di Tlapan, a rischio della vita. Fondò una Congregazione religiosa femminile con lo scopo di assistere i più bisognosi.
Al termine della Relazione dell’Ecc.mo Ponente, che concluse constare de heroicitate virtutum, gli Em.mi ed Ecc.mi Padri risposero unanimemente al dubbio con sentenza affermativa.