Olinto Marella
(1882-1969)
- 6 settembre
Presbitero italiano, sacerdote diocesano, fondatore delle "Piccole operaie" per occuparsi del doposcuola e dell'avviamento al lavoro; “Padre Marella”, come era comunemente chiamato, seppe leggere, con intenso sguardo di fede, le esigenze del suo tempo, nel quale si avvertivano i rapidi cambiamenti della modernità
Giuseppe Olinto Marella nacque il 14 giugno 1882 nell’isola di Pellestrina, nella Laguna Veneta.
Dopo aver frequentato le scuole elementari, avvertì i segni della vocazione sacerdotale: perciò fu accompagnato a Roma, dove frequentò il Collegio Romano, quindi il Seminario Maggiore Romano (dove, tra gli altri, ebbe come compagno di studi Angelo Roncalli, il futuro San Giovanni XXIII).
Tra gli studenti più sensibili, il giovane Olinto si distinse per una grande apertura verso nuove proposte pastorali, che evidenziavano in modo particolare la dottrina sociale della Chiesa. Nei suoi anni di formazione non mancarono momenti di difficoltà, soprattutto a causa di una serie di lutti familiari. Anche per questo il Servo di Dio compì gli studi teologici fuori dal seminario e il 17 dicembre 1904 fu ordinato sacerdote. Ritornato a Pellestrina nel 1905, insegnò esegesi biblica e storia del cristianesimo nel seminario di Chioggia, la sua diocesi. In quel periodo, ispirato dai principi innovatori dell’enciclica Rerum Novarum, fondò nella sua isola un ‘Ricreatorio e Giardino d’infanzia’ per i figli poveri dei pescatori.
Nel frattempo grandi trasformazioni sociali, economiche e culturali incidevano profondamente anche nella vita della Chiesa e il Papa San Pio X, con l’intento di combattere l’eresia del modernismo, emanò delle disposizioni che coinvolsero anche il Servo di Dio. Così fu sospeso a divinis, sospensione che durò per quattordici anni; per il giovane sacerdote fu un dura prova, che egli cercò di superare con un rinnovato slancio di fede e impegnandosi nella ricerca di un lavoro all’interno delle scuole pubbliche.
Dopo varie tappe, nel 1924 giunse a Bologna, che diverrà la sua città d’adozione, si dedicò all’insegnamento e si inserì nelle attività della parrocchia di S. Giovanni in Monte dopo essere stato reintegrato nel ministero sacerdotale. Fu, quindi, incaricato della cura pastorale in una zona periferica disastrata economicamente e moralmente. Qui iniziò ad impegnarsi a favore dell’infanzia abbandonata, sia accogliendo i fanciulli nella sua casa sia sistemandoli nei vari istituti cittadini: per loro si mise a questuare, chiedendo la solidarietà dei cittadini.
Durante la seconda guerra mondiale, si dimostrò un vero gigante della carità: con alcuni volontari aprì mense, accolse orfani e abbandonati, raccolse indumenti e cibo; aprì la sua casa agli ebrei fuggiaschi e ne salvò alcuni dalla deportazione in Germania insieme con trenta soldati; salvò un padre di famiglia cercando di sostituirsi a lui davanti al plotone d’esecuzione; durante un sanguinoso episodio di guerriglia, nonostante il divieto, portò via dalla pubblica strada i corpi di dieci collaborazionisti che erano stati impiccati. Infine realizzò una “Città dei Ragazzi” e fu guida spirituale di anime elette, fra cui Santa Gianna Beretta Molla e la Serva di Dio Maria Bolognesi.
Il Servo di Dio fu un personaggio di primo piano in un’epoca che, a cavallo dei secoli XIX e XX, vide l’affermarsi di nuove teorie sociali, il contrasto Chiesa-Stato Italiano dopo le note vicende dell’unità d’Italia, gli orrori del primo conflitto mondiale, la necessità di operare attivamente nel soccorrere quanti erano stati provati dalla guerra. Nel suo profilo spirituale emergono con chiarezza le sue non comuni doti umane, le virtù cristiane e i valori del cammino sacerdotale.
“Padre Marella”, come era comunemente chiamato, seppe leggere, con intenso sguardo di fede, le esigenze del suo tempo, nel quale si avvertivano i rapidi cambiamenti della modernità. In questo contesto, non privo di tensioni, egli pervenne ad una maturità spirituale, che si espresse in una intensa offerta al Signore nella preghiera unita a grande sensibilità e generosità nel servizio del prossimo più bisognoso. L’esercizio delle virtù, sostenuto da un completo abbandono alla volontà di Dio e dall’Eucaristia, fu per lui un’esperienza quotidiana e costituì un percorso di purificazione e di maturazione.
La sua instancabile operosità si radicò in una incrollabile speranza. Completamente dimentico di se stesso, Padre Marella, il “Barbone di Dio”, visse in una straordinaria povertà e umiltà e orientò tutta la sua vita al servizio ecclesiale. La carità sgorgava limpida dal suo cuore e si riversava, con umiltà e dolcezza, verso tutti coloro che incontrava.
Morì il 6 settembre 1969 a S. Lazzaro di Savena (BO).
In vista della sua Beatificazione, la Postulazione della Causa ha sottoposto al giudizio della Congregazione delle Cause dei Santi una presunta guarigione miracolosa, avvenuta nel 1985 a Bologna.
Un uomo di trentasei anni, nel 1970, era stato sottoposto a intervento di gastroresezione per ulcera duodenale perforata. Dal 1983, in seguito a dolori gastrici, venne più volte ricoverato presso il policlinico S. Orsola di Bologna, dove gli venne diagnosticata pancreatite cronica e insufficienza esocrina pancreatica. Il 29 gennaio 1985 fu sottoposto a intervento chirurgico. Il decorso post-operatorio fu regolare fino al 5 febbraio, quando si verificarono episodi emorragici che si accentuarono bruscamente nei giorni successivi, con rischio di morte del paziente. I medici decisero di intervenire chirurgicamente per arrestare l’emorragia, ma invano. I parenti furono avvertiti del possibile exitus.
Il paziente e la moglie avevano un forte legame con il Ven. Servo di Dio, poiché entrambi erano stati accolti nelle “Case-Famiglia” da lui fondate nella Città dei Ragazzi a San Lazzaro di Savena. Anzi era stato proprio Don Olinto a benedire le loro nozze e il paziente era diventato il suo autista. Un’immaginetta del Venerabile venne posta sotto il cuscino del malato. Alle preghiere dei coniugi si unirono altri parenti, le suore e la caposala. La supplica rivolta al Venerabile fu efficace e antecedente al viraggio favorevole del decorso clinico, che dal 7 febbraio cominciò a registrarsi. Malgrado le previsioni sfavorevoli, le condizioni generali migliorarono rapidamente, fino a giungere alle dimissioni in data 23 marzo 1985.
Appare evidente la concomitanza cronologica e il nesso tra l’invocazione al Ven. Servo di Dio e la guarigione dell’uomo, che in seguito ha goduto di buona salute ed è stato in grado di gestire una normale vita relazionale.
Sulla guarigione, ritenuta miracolosa, presso la Curia di Bologna dal 13 giugno 2007 al 31 ottobre 2008 fu istruita l’Inchiesta diocesana, la cui validità giuridica è stata riconosciuta dalla Congregazione con decreto del 30 ottobre 2009. La Consulta Medica del Dicastero nella seduta del 10 gennaio 2019 ha riconosciuto che la guarigione fu rapida, completa e duratura, inspiegabile alla luce delle attuali conoscenze mediche.