
Peter To Rot
(† 1945)
- 7 luglio
Martire, padre di famiglia e catechista, fu arrestato durante la Seconda guerra mondiale, perché aveva perseverato nel suo ministero, e subì il martirio con una iniezione di veleno letale. Primo beato della Papua Nuova Guinea
Peter To Rot nacque nel piccolo villaggio di Rakunai nel 1912, trent’anni dopo l’arrivo dei primi missionari sull’attuale isola di New Britain, ora parte della Papua Nuova Guinea, nel 1882. Suo padre, Angelo To Puia, un capo tribù del villaggio, e sua madre, Maria Ia Tumul, furono entrambi battezzati da adulti, divenendo parte della prima generazione di cristiani del paese. Peter fu il terzo di sei figli nati da questo matrimonio.
All’inizio degli anni Trenta, appena diciottenne, Peter entrò nella scuola per catechisti. Tornò a casa all’inizio del 1933 per iniziare il suo ministero di catechista, ruolo che assunse a soli ventuno anni. Nel 1936, dopo tre anni di servizio, Peter To Rot aveva già guadagnato l’affetto e il rispetto di tutti a Rakunai e nei villaggi circostanti. L’11 novembre 1936 contrasse il sacramento del matrimonio nella chiesa parrocchiale di Rakunai, con Paula Ia Varpit. Ebbero tre figli.
Nel 1942, quando i giapponesi invasero parte dell’attuale Papua Nuova Guinea, uno dei loro primi atti fu quello di imprigionare tutti i missionari stranieri. Con la mancanza di sacerdoti (perché non c’era ancora clero locale), migliaia di fedeli di New Britain rimasero senza pastori che li guidassero e senza nessuno che custodisse la loro fede. In quel momento cruciale, il giovane catechista, che allora aveva solo trent’anni, si eresse a gigante della fede, assumendosi la responsabilità di mantenere viva la speranza e la fede del suo popolo. Nonostante i divieti imposti dai giapponesi sulle pratiche religiose, Peter To Rot portò avanti un apostolato esemplare nel suo villaggio e anche nelle comunità vicine, perché molti catechisti, presi dalla paura, avevano abbandonato il loro ministero. Dedito al servizio, passava tutto il tempo a visitare i malati, battezzare i bambini, pregare con la comunità, preparare le coppie al matrimonio, seppellire i morti e distribuire la Santa Comunione. Spesso camminava più di cinque o sei ore, affrontando pericoli e minacce da parte dei giapponesi, per raggiungere segretamente il carcere dove erano detenuti i missionari e ricevere le ostie consacrate, che poi distribuiva clandestinamente nei villaggi.
Nel giugno del 1944 i giapponesi sapevano che la loro sconfitta era inevitabile. Nel tentativo di guadagnarsi il favore dei capi villaggio, le loro autorità legalizzarono la poligamia tradizionale, che era stata vietata dalla Chiesa Cattolica e dal precedente governo coloniale, per coloro che si allineavano a loro. Sfortunatamente, la grande maggioranza dei capi tribù accettò l’offerta, e la poligamia cominciò ad essere praticata di nuovo.
La risposta di To Rot a questi sviluppi fu completamente prevedibile: fin dall’inizio denunciò apertamente la poligamia come una pratica pagana inaccettabile per i cristiani. Usò tutti i mezzi a sua disposizione per persuadere i cattolici a resistere a questa pratica. Sapeva che mantenere la sua posizione avrebbe potuto significare l’arresto o la morte, ma non poteva rimanere in silenzio di fronte a un pericolo così grave. Capiva e insegnava che l’unione matrimoniale, per sua stessa natura, richiede l’indissolubilità del vincolo e l’unità dei coniugi per tutta la vita.
In questa nuova situazione, Peter To Rot era pronto a lottare con tutte le forze e, se necessario, offrire la sua vita come tributo finale a Dio. A causa della sua predicazione e della sua insistenza nell’osservare la legge di Dio e nel rispettare la santità del matrimonio, To Rot attirò su di sé l’odio di molti uomini locali e giapponesi spinti dalla lussuria. Tra queste persone c’erano poliziotti, soldati e uomini importanti che avevano il potere di silenziarlo per sempre. In effetti, Peter To Rot fu arrestato e minacciato in diverse occasioni, e gli fu sempre chiesto di abbandonare il suo apostolato e abbracciare le pratiche infami che venivano proposte. Fu imprigionato per l’ultima volta nell’aprile o nel giugno del 1945. Dal momento del suo arresto, era convinto che sarebbe morto in prigione. Il giorno prima che To Rot fosse ucciso, uno dei capi del villaggio ebbe l’opportunità di vederlo per l’ultima volta. È lui che udì dalle labbra di To Rot la dichiarazione più chiara e bella del catechista: “Sono qui per coloro che infrangono i loro voti matrimoniali, e per coloro che non vogliono vedere l’opera di Dio andare avanti. Basta. Devo morire. Tu torna a prenderti cura del popolo. Mi hanno già condannato a morte.”
Anche sua moglie, Paula Ia Varpit, ricorda così il suo ultimo incontro con il marito: “Chiesi a Peter To Rot di sospendere il suo lavoro pastorale solo una volta. Questo avvenne il giorno della sua morte, quando lo visitai per l’ultima volta in prigione. Non gli avevo mai chiesto prima di interrompere il suo lavoro pastorale, perché, a causa della sua forte insistenza, della sua fede profonda e della determinazione nel suo lavoro, sapevo che si sarebbe rifiutato di prendere in considerazione richieste di questo tipo. La risposta di Peter To Rot alla mia supplica fu: ‘Non impedirmi di fare il mio lavoro. È l’opera di Dio’”.
La notte del 7 luglio 1945, due medici giapponesi si recarono dal catechista nella sua cella. Uno di loro gli fece un’iniezione e gli disse di sdraiarsi. Dopo un po’ di tempo, Peter To Rot cominciò ad agitarsi e sembrava voler vomitare. Il medico gli coprì la bocca e lo tenne fermo finché diede l’ultimo respiro.
“Iter” della causa
In vista della beatificazione
Peter To Rot è stato sempre considerato un martire della fede dal popolo del suo villaggio. La sua tomba divenne rapidamente un luogo di pellegrinaggio. I fedeli di Rakunai scrissero sulla croce che indicava il luogo della sepoltura del Beato la seguente frase: “To Rot. Martire della fede”.
Nel 1952, solo sette anni dopo la morte del catechista, il Vicario Apostolico di Rabaul, Monsignor Leo Scharmach, MSC, motivato dalla crescente fama del martirio e dalla devozione dei fedeli nel Vicariato, decise di formare una commissione di tre sacerdoti per un’indagine preliminare sulla vita e le circostanze della morte di Peter To Rot.
Purtroppo, nonostante il desiderio iniziale e l’entusiasmo di Monsignor Scharmach, la Causa fu praticamente abbandonata per i successivi 30 anni. Nel 1980, l’allora Arcivescovo di Rabaul ripensò seriamente alla Causa di Peter To Rot, sia per la continuazione di una fama irrefrenabile e diffusa di martirio, sia per il numero sempre crescente di richieste in tal senso da parte di gruppi di fedeli.
L’inchiesta diocesana fu avviata nel 1987 e conclusa nel 1989 dall’allora Arcivescovo di Rabaul. La validità giuridica degli atti fu riconosciuta con il decreto del 2 giugno 1989.
Completata la Positio super martyrio, il 26 giugno 1992 si riunì il Congresso peculiare dei Consultori teologi che diedero un giudizio unanimemente positivo. Anche la Sessione Ordinaria dei Cardinali e Vescovi, riunitasi il 1° dicembre 1992 riscontrò nella morte di Peter To Rot tutti gli elementi del martirio. Il 2 aprile 1993, alla presenza di San Giovanni Paolo II, fu promulgato il rispettivo Decreto super martyrio.
La cerimonia di Beatificazione si svolse il 17 gennaio 1995 al Sir John Guise Stadium di Port Moresby, la capitale della Papua Nuova Guinea, durante la seconda e ultima visita di San Giovanni Paolo II a questo paese.
In vista della canonizzazione
Dalla beatificazione di Peter To Rot, la devozione al Beato non ha fatto altro che aumentare, e la sua figura è divenuta popolare anche in paesi fuori dalla Papua Nuova Guinea. Segni attribuiti alla sua intercessione cominciarono a moltiplicarsi, e cappelle, oratori, scuole, centri giovanili, ecc., posti sotto il suo patrocinio, continuarono a sorgere. Rakunai divenne una meta di pellegrinaggi, e le reliquie del Beato continuano ad essere richieste in varie parti del mondo.
Il 18 gennaio 2024, i vescovi della Papua Nuova Guinea e delle Isole Salomone hanno inoltrato una lettera al Santo Padre Francesco, nella quale chiedevano la canonizzazione del Beato, dispensando dallo studio di un presunto miracolo, nella convinzione che questo permetterebbe per la prima volta ad un fedele della Papua Nuova Guinea di essere dichiarato santo.
Avendo tale supplica trovato benevola accoglienza da parte del Santo Padre, la Postulazione ha elaborato una speciale Positio super Canonizatione per illustrare i motivi che sostengono il desiderio di canonizzazione del Beato Peter To Rot.
Emergono dalla Positio, ad esempio, la devozione ininterrotta del popolo della Papua Nuova Guinea verso il Beato, oltre alla grande quantità di segni attribuiti alla sua intercessione, così come il suo esempio per il mondo attuale, avendo il Beato sacrificato la vita a difesa del matrimonio e della famiglia.
I Cardinali e i Vescovi del Dicastero delle Cause dei Santi, riuniti in Sessione Ordinaria il 4 marzo 2025, esaminando la Positio super Canonizatione, hanno espresso il loro parere positivo. Successivamente, il 28 marzo 2025, il Santo Padre Francesco ha approvato i voti della suddetta Sessione Ordinaria e ha deciso di sottoporre la canonizzazione del Beato Peter To Rot al successivo Concistoro.
CONCELEBRAZIONE EUCARISTICA
PER LA PROCLAMAZIONE DEL PRIMO BEATO DELLA PAPUA NUOVA GUINEA
OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II
«Sir John Guise Stadium» di Port Moresby (Papua Nuova Guinea)
Martedì, 17 gennaio 1995
Miei cari fratelli e sorelle,
Vi ringrazio molto per la calorosa accoglienza che mi avete riservato ieri all’aeroporto. Ho visto le variopinte decorazioni della gente e mi hanno colpito molto. Le vostre decorazioni tradizionali qui in Papua Nuova Guinea sono molto, molto belle.
1. “Rallegratevi... nella misura in cui partecipate alle sofferenze di Cristo” (1 Pt 4, 13).
Cari fratelli e sorelle, oggi il Popolo di Dio in Papua Nuova Guinea ripete queste parole dell’Apostolo Pietro con cuore fervido. Voi gioite perché la Chiesa Universale riconosce che il vostro concittadino, Pietro To Rot, ha condiviso le sofferenze di Cristo fino al martirio ed è stato considerato degno di essere annoverato tra i Beati.
Con la gioia che questa occasione ci dona, saluto il Popolo di Dio in Papua Nuova Guinea. Ringrazio l’Arcivescovo Kurongku e l’intera Arcidiocesi di Port Moresby per la calorosa accoglienza riservatami. L’Arcivescovo Hesse e la comunità cattolica di Rabaul avrebbero voluto che questa Beatificazione avesse luogo dove il Beato Pietro To Rot ha vissuto ed è stato reso martire. Con amore e solidarietà, i miei pensieri si volgono a tutti gli abitanti della Nuova Britannia – quelli presenti qui e quelli impossibilitati a partecipare – che sono stati colpiti dalla recente eruzione vulcanica. Saluto con gioia tutti i miei Fratelli Vescovi, tutti i sacerdoti, i religiosi e i laici di questa terra e delle Isole Salomone, e coloro che sono venuti da altre isole del vasto Oceano Pacifico, dall’Australia e dalla Nuova Zelanda. Tendo la mia mano in amicizia ai nostri Fratelli e alle nostre Sorelle delle altre Chiese e comunità ecclesiali cristiane. Ringrazio tutte le autorità civili per la loro presenza in questa solenne cerimonia.
Il primo Beato di Papua Nuova Guinea apre una nuova epoca nella storia del Popolo di Dio in questo Paese. Il martirio è sempre stato parte del pellegrinaggio del Popolo di Dio attraverso la storia. Nella lettura tratta dal Vecchio Testamento, il Secondo Libro dei Maccabei racconta la storia dell’incrollabile fedeltà di Eleazaro alla santa legge di Dio, la sua prontezza nell’accettare la morte piuttosto che compiere il male. Posto dinanzi alla prova suprema, disse: “Il Signore, cui appartiene la sacra scienza, sa bene che, potendo sfuggire la morte, soffro nel corpo atroci dolori sotto i flagelli, ma nell’anima sopporto volentieri tutto questo per il timore di lui” (2 Mac 6, 30).
La stessa cosa avviene nella Nuova Alleanza. Iniziando dal diacono Stefano (cf. At 7, 54-60) e dall’Apostolo Giacomo (cf. At 12, 1-2), il Nuovo Testamento narra che un “gran numero di testimoni” (cf. Eb 12, 1) hanno dato la loro vita per professare la loro fede in Cristo e il loro amore incondizionato per lui. E nel corso dei secoli, pagine gloriose della Martirologia della Chiesa sono state scritte in ogni generazione. I figli e le figlie di molte Chiese in Asia sono registrati negli “archivi della verità, scritti a lettere di sangue” (Catechismo della Chiesa Cattolica, 2474). Io stesso ho ricevuto la grazia di canonizzare i martiri coreani e vietnamiti. Possiamo anche ricordare san Paul Miki e i suoi Compagni, martirizzati in Giappone, Lorenzo Ruiz, il primo santo delle Filippine, e san Peter Chanel che è morto martire nelle isole del Pacifico.
Nel corso dei secoli i “testimoni fedeli” sono stati presenti in gran numero (cf. Tertio Millennio Adveniente, 37). Le guerre, i campi di concentramento e l’intolleranza del nostro tempo hanno prodotto una grande semina di martiri in molte parti del mondo! Anche in Papua Nuova Guinea ci sono stati molti cristiani delle varie Chiese e comunità ecclesiali che hanno offerto la suprema testimonianza. Oggi il vostro concittadino, Pietro To Rot, un vulnerabile figlio del popolo Tolai, un catechista della Nuova Britannia, è entrato a far parte del loro novero. La Chiesa innalza ovunque lodi al Signore per questo nuovo dono.
2. La sofferenza causata dalla recente e tragica eruzione ha avvicinato la comunità cristiana della Nuova Britannia al martire Pietro To Rot. Nel piano salvifico di Dio la sofferenza “più di ogni altra cosa, rende presenti nella storia dell’umanità le forze della Redenzione” (Salvifici Doloris, 27). Proprio come il Signore Gesù ha salvato il suo popolo amandolo “sino alla fine” (Gv 13, 1), “fino alla morte e alla morte in croce” (Fil 2, 8), così continua anche ad invitare ogni discepolo a soffrire per il Regno di Dio. Quando viene unita alla Passione redentrice di Cristo, la sofferenza umana diventa uno strumento di maturità spirituale e una magnifica scuola di amore evangelico.
3. Il Beato Pietro comprese il valore della sofferenza. Ispirato dalla sua fede in Cristo, egli fu un marito devoto, un padre amoroso e un catechista impegnato, noto per la sua cordialità, la sua gentilezza e la sua compassione. La Messa quotidiana e la Santa Comunione, oltre alle frequenti visite a Nostro Signore nel Santo Sacramento, lo sostennero e gli diedero la saggezza per consigliare coloro che avevano smarrito la speranza e il coraggio di perseverare fino alla morte. Per essere un evangelizzatore efficiente, Pietro To Rot studiò molto e chiese consiglio a “grandi uomini” saggi e santi. Soprattutto pregò per se stesso, per la sua famiglia, per il suo popolo, per la Chiesa. La sua testimonianza del Vangelo ispirò gli altri, in situazioni molto difficili, dato che egli viveva la sua vita cristiana con grande gioia e purezza. Senza saperlo, si preparò per tutta la sua vita al dono più grande: rinunciando a se stesso ogni giorno, camminò con il suo Signore lungo la strada che conduce al Calvario (cf. Mt 10, 38-39).
4. Nei periodi di persecuzione, la fede degli individui e delle comunità “si prova col fuoco” (1 Pt 1, 7). Tuttavia Cristo ci dice che non c’è ragione di aver paura. Coloro che vengono perseguitati per la loro fede saranno più eloquenti che mai: “non siete infatti voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi” (Mt 10, 20). Così è stato per il Beato Pietro To Rot. Quando il villaggio di Rakunai fu occupato, durante la seconda Guerra Mondiale, e dopo che gli eroici sacerdoti missionari erano stati imprigionati, egli si assunse la responsabilità della vita spirituale dei suoi abitanti. Non solo continuò ad istruire i fedeli e a visitare i malati, ma battezzò, presenziò i matrimoni e le preghiere.
Quando le autorità legalizzarono e incoraggiarono la poligamia, il Beato Pietro, sapendo che ciò andava contro i principi cristiani, denunciò fermamente tale pratica. Grazie allo Spirito di Dio che dimorava in lui, egli proclamò coraggiosamente la verità circa la santità del matrimonio. Rifiutò di prendere la “via più facile” (cf. Mt 7, 13) del compromesso morale. “Devo compiere il mio dovere come testimone nella Chiesa di Gesù Cristo” spiegò. Non lo fermò il timore della sofferenza e della morte. Durante la sua ultima prigionia, Pietro To Rot rimase sereno, persino gioioso. Egli disse alla gente che era pronto a morire per la fede e per il suo popolo.
5. Nel giorno della sua morte, il Beato Pietro chiese a sua moglie di portargli il suo crocifisso di catechista. Lo accompagnò fino alla fine. Condannato senza essere processato, sopportò tranquillamente il suo martirio. Seguendo le orme del suo Maestro, “l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo” (Gv 1, 29), anche lui fu “condotto come un agnello al macello” (cf. Is 53, 7). E ciononostante questo “chicco di grano” che è caduto silenziosamente in terra (cf. Gv 12, 24) ha prodotto una messe di benedizioni per la Chiesa in Papua Nuova Guinea!
Sì, la saggezza del Vangelo ci dice che la vita eterna si ottiene attraverso la morte, e la vera gioia attraverso la sofferenza. Per comprendere ciò dobbiamo giudicare con i criteri divini e non con quelli umani! (cf. Mt 16, 23). La Lettura di questa mattina dalla Prima Lettera di Pietro dice: “Beati voi, se venite insultati per il nome di Cristo, perché... lo Spirito di Dio riposa su di voi” (1 Pt 4, 14). Queste parole si possono applicare a Pietro To Rot. Esse descrivono la particolare “beatitudine” delle persone “di ogni tribù, lingua, popolo e nazione” (Ap 5,9) che sopportano il martirio in ogni epoca della Chiesa. Agli occhi di Dio, coloro che sono stati perseguitati per la loro fedeltà al Vangelo sono realmente beati, poiché grande sarà la “ricompensa nei cieli” (Mt 5, 12).
6. Sono particolarmente contento che vi siano qui tanti catechisti provenienti da tutto il Paese. Voi, cari catechisti, siete “testimoni diretti, evangelizzatori insostituibili... la forza basilare delle comunità cristiane” (Redemptoris Missio, 73). Fin dagli inizi, l’opera dei catechisti laici in Papua Nuova Guinea ha apportato “un contributo singolare ed insostituibile alla propagazione della fede e della Chiesa” (Ad Gentes, 17). A nome dell’intera Chiesa vi ringrazio per l’opera santa che state svolgendo. Possa Dio premiare e benedire ognuno di voi.
L’esempio del Martire parla anche alle coppie sposate. Il Beato Pietro To Rot aveva un’alta considerazione del matrimonio e, nonostante il grande rischio personale e l’opposizione, difese l’insegnamento della Chiesa sull’unità del matrimonio e sul bisogno di fedeltà reciproca. Trattò sua moglie Paola con grande rispetto, e pregava con lei ogni mattina e ogni sera. Per i suoi figli nutriva un profondo affetto e trascorreva con essi più tempo possibile. Se le famiglie sono buone, i vostri paesi saranno pacifici e buoni. Mantenetevi fedeli alle tradizioni che difendono e rafforzano la vita familiare!
7. Un saluto speciale ai numerosi giovani qui presenti. Il Beato Pietro è un modello anche per voi. Egli vi insegna a non preoccuparvi solo per voi stessi, ma a mettervi generosamente al servizio degli altri. Come cittadini, dovreste sentire il bisogno di lavorare per migliorare il vostro Paese, e per garantire che la società si sviluppi in onestà e giustizia, in armonia e solidarietà. Come seguaci di Cristo, guidati dalle verità del Vangelo e dagli insegnamenti della Chiesa, costruite sulla solida roccia della fede e compite il vostro dovere con amore. Non abbiate paura d’impegnarvi nel compito di far conoscere e amare Cristo, in particolare tra le numerose persone della vostra età, che costituiscono la maggior parte della popolazione.
8. Per la Chiesa in Papua Nuova Guinea, la Beatificazione di Pietro To Rot apre un nuovo periodo di maturità cristiana. Nella storia della Chiesa locale, in ogni Paese il primo martire indigeno segna sempre un nuovo inizio. Per questa ragione, come Pastore della Chiesa universale, ho desiderato fervidamente di condividere questa grande gioia con voi e unirmi a voi nel rendere grazie a Dio per il primo Beato di Papua Nuova Guinea.
All’intercessione del nuovo Beato desidero affidare con particolare affetto il popolo di Bougainville, popolo che per sei anni ha subito le tragiche conseguenze della violenza, della guerra e della distruzione. Rivolgo una speciale parola d’incoraggiamento al Vescovo Gregory Singkai e alla Chiesa in Bougainville, che stanno portando un pesante fardello fisico e spirituale. Lancio un serio appello a tutte le parti in causa perché sappiano negoziare una soluzione in spirito di buona volontà e di costruttiva apertura. Prego affinché il dialogo avviato di recente conduca presto a una pace equa e duratura, nel rispetto delle legittime aspirazioni e dei diritti di tutte le persone coinvolte. Possano la riconciliazione e l’armonia prevalere nuovamente, affinché la ricostruzione a cui tutti anelano possa iniziare.
Al popolo della Nuova Britannia, ai concittadini del Beato Pietro To Rot, martire-catechista di Rakunai, ripeto le parole della Lettera di Pietro: “Rallegratevi... nella misura in cui partecipate alle sofferenze di Cristo” (1 Pt 4, 13). La vostra recente tragedia vi ha reso simili al vostro Martire, diversi nel tipo di sofferenza che avete dovuto sopportare, ma come lui configurati alla Passione e alla Morte del Signore. Gesù crocifisso è il segno dell’amore inesauribile di Dio per ognuno dei suoi figli, per ognuno di voi.
Desidero che voi ricordiate sempre Pietro To Rot. Dovete sempre pensare alla sua fede; dovete sempre pensare alla sua vita nella famiglia; dovete sempre pensare al suo lavoro come catechista. Poiché egli ci mostra la via. Mostra la via a tutti noi, ma in particolare alle famiglie qui in Papua Nuova Guinea, ai giovani e a tutti coloro, uomini e donne, che predicano la parola di Dio al popolo.
Gioite! Possa la vostra tristezza trasformarsi in gioia! Amen
Al termine della Celebrazione Eucaristica il Papa ha rivolto le seguenti parole ai fedeli radunati al “Sir John Guise Stadium”:
Miei fratelli e sorelle della Papua Nuova Guinea e delle Isole Salomone, partecipo profondamente con voi alla gioia per aver proclamato il primo Beato del vostro popolo, della vostra Chiesa.
Le mie felicitazioni ad ognuno di voi, ai Vescovi, ai sacerdoti, ai missionari, ai catechisti, a tutti i catechisti – è una grande festa di tutti i catechisti dovunque nel mondo – alle vostre famiglie.
Dio benedica le vostre famiglie, i vostri catechisti e tutti voi, ognuno di voi, la Chiesa e la società.
Sia lodato Nostro Signore Gesù Cristo!
Grazie