Pino Puglisi

Pino Puglisi

(1937-1993)

Beatificazione:

- 25 maggio 2013

- Papa  Francesco

Ricorrenza:

- 21 ottobre

Sacerdote diocesano, martire: ucciso dalla mafia nel 1993; Educando i ragazzi secondo il Vangelo li sottraeva alla malavita, e così questa ha cercato di sconfiggerlo uccidendolo

  • Biografia
  • LITTERAE APOSTOLICAE
  • omelia di beatificazione
"Non ho paura delle parole dei violenti, ma del silenzio degli onesti"

 

Giuseppe Puglisi nacque a Palermo il 15 settembre 1937, nel disagiato quartiere “Brancaccio”. Nel 1953 entrò in seminario e, completato il curriculum di formazione, venne ordinato Sacerdote il 2 luglio 1960.

Per trent’anni svolse un’intensa attività in molti e delicati settori a livello parrocchiale, diocesano, regionale e nazionale: nel 1961 fu nominato vicario cooperatore della parrocchia SS. Salvatore in Settecannoli e rettore della chiesa di S. Giovanni dei Lebbrosi e nel 1967 cappellano dell’Istituto Roosvelt per orfani di lavoratori e vicario cooperatore della parrocchia Maria SS. Assunta in Valdesi.

Dal 1970 al 1978 fu parroco della parrocchia Maria SS.ma Immacolata in Godrano (PA). Ebbe inoltre gli incarichi di prorettore del Seminario Arcivescovile Minore, direttore del Centro Diocesano Vocazioni e poi di quello Regionale e membro del Consiglio Presbiterale. Fu animatore di diverse aggregazioni laicali, quali “Presenza del Vangelo”, Azione Cattolica, FUCI, Équipe Notre Dame nella Casa Madonna dell’Accoglienza e si occupò anche di donne e ragazze in difficoltà. Fu docente di religione e consigliere del Centro Nazionale Vocazioni, nonché direttore spirituale del Seminario Maggiore di Palermo.

Il 29 settembre 1990 venne nominato parroco di S. Gaetano - Maria SS.ma del Divino Amore, nel suo quartiere di origine. Qui, oltre alla pastorale ordinaria, organizzò missioni popolari, corsi di teologia di base, di alfabetizzazione e di formazione al volontariato. Con le “Sorelle dei Poveri di S. Caterina da Siena” promosse il Centro “Padre Nostro”, inaugurato nel gennaio 1993 e finalizzato alla promozione umana e cristiana dei ragazzi e dei giovani semiabbandonati, perché da anni facili prede delle cosche malavitose. In presenza delle innumerevoli carenze socioculturali e sanitarie della zona, il Servo di Dio sottopose alle autorità civili l’urgenza di aprire  una scuola media inferiore, di un piccolo ambulatorio e una biblioteca.

Percorrendo le tappe della sua vita, emerge l’”animus” del ministero presbiterale, che egli intese come servizio a Dio e all’uomo, in conformità con la Parola del Signore, il Magistero Pontificio e le direttive dei Pastori della Chiesa. La sua intensa vita spirituale costituì la vera forza del suo operare e la sorgente della sua speranza. L’apostolato di promozione umana e cristiana svolto dal Servo di Dio fu ispirato unicamente da un’ardente caritas pastoralis e le sue numerose opere furono segno consequenziale della fede, in quanto egli agì profondamente sui processi educativi delle persone e contribuì a cambiarne la visione delle cose.

Fare tutto il possibile per cercare di superare ed eliminare il diffondersi del fenomeno malavitoso, noto con il nome di “mafia”, fu uno degli obiettivi da lui intrapresi con impegno costante: attraverso l’azione educativa ai valori autentici del cristianesimo, sorretta dalla Parola di Dio, fonte di radicale conversione di vita, volle incidere sulle coscienze e sui cuori mediante la formazione di tutti i parrocchiani, in particolare di coloro che si erano allontanati dalla pratica religiosa.

Da qui il suo impegno lodevole e instancabile per la soluzione dei problemi che ostacolavano la maturazione religiosa del popolo a lui affidato, dando il massimo spazio alla catechesi, alla vita di preghiera, all’amministrazione dei sacramenti, al costante e puntuale riferimento alla Parola di Dio, che non proclamava solo dal pulpito ma dovunque si trovasse, come un predicatore missionario. Il Servo di Dio fu essenzialmente ed unicamente un prete, il cui ministero è adoperarsi instancabilmente per l’edificazione del regno di Dio e anche per il pentimento e la conversione dei mafiosi: perciò non è pertinente per lui il termine “antimafia”.

Questa sua incessante diffusione del Vangelo non poteva non mettere in cattiva luce, agli occhi dei cittadini, l’operato dei mafiosi, i quali, pur ritenendosi e proclamandosi cristiani, si comportavano secondo una logica diametralmente opposta ala fede e all’etica cristiana, fino a sopprimere quanti tentassero di ostacolarne i progetti: questo loro atteggiamento si configura come uno stile di vita sostanzialmente antievangelico e una forma di odium fidei. Pertanto, dai massimi livelli dell’organizzazione mafiosa prese forma una sistematica avversione nei confronti del Servo di Dio, che si espresse progressivamente attraverso intimidazioni, minacce e percosse, fino a giungere alla sentenza di morte e all’esecuzione.

Nonostante ciò, consapevole che il buon pastore dà la vita per il suo gregge, pur intimorito il Servo di Dio proseguì nella sua opera di evangelizzazione e di promozione umana; ma ormai percepiva chiaramente che il pericolo di morte era reale. In questo stato di progressiva tensione, egli scelse la strada della riservatezza per evitare di coinvolgere i fedeli.

La sera del 15 settembre 1993, giorno del suo cinquantaseiesimo compleanno, stava rincasando. Ad attenderlo c’erano due uomini assoldati  e armati da una cosca mafiosa. Uno gli puntò la pistola alla nuca. Il Servo di Dio pronunziò le sue ultime parole: «Me lo aspettavo», e gli sorrise.

Questo comportamento, in limine mortis, conferma l’accettazione libera e responsabile della eliminazione violenta, il totale orientamento nel donarsi al Signore e alla Chiesa fino al sacrificio supremo e la disponibilità al perdono. Quell’omicidio fu un atto contro la fede, perché la decisione di sopprimere la vita di Don Puglisi era rivolta contro la forza che lo muoveva a quel genere di attività pastorale.

FRANCISCUS PP.

LITTERAE APOSTOLICAE

VENERABILI DEI SERVO IOSEPHO PUGLISI
BEATORUM HONORES DECERNUNTUR*

 

Venerabili Dei Servo Iosepho Puglisi Beatorum honores decernuntur.  Ad perpetuam rei memoriam. — « Ego sum pastor bonus; bonus pastor animam suam ponit pro ovibus; mercennarius et, qui non est pastor, cuius non sunt oves propriae, videt lupum venientem et dimittit oves et fugit – et lupus rapit eas et dispergit » (Io 10, 11-12).

Sacerdotalis vocatio a Venerabili Dei Servo Iosepho Puglisi fidelissime secuta adduxit eum ad voluntatem divinam naviter faciendam atque provehendam quandoquidem eam habebat uti potissimum modum quo nos a simulatione et violentia societatis saecularium morum liberemur. Animas quidem numquam dereliquit; immo potius, sanguine suo effuso, iis christianam caritatem infulsit ob praeclarum exemplum quod post martyrium suum etiam magis refulsit.

Beatus Iosephus in vico populari urbis Panhormi natus est die XV mensis Septembris anno MCMXXXVII. Studiis apud seminarium expletis, die II mensis Iulii anno MCMLX ordinationem sacerdotalem suscepit, post quam nominatus est primum Vicarius paroeciae Sanctissimi Salvatoris in vico Settecannoli et Rector ecclesiae Sancti Ioannis Leprosorum, deinde cappellanus Instituti Roosevelt necnon Vicarius paroeciae Beatae Mariae in caelum Assumptae in Valdesi. Postea nominatus est Parochus ecclesiae Beatae Mariae Virginis Immaculatae in civitate Godrano Panormitanae provinciae. Munera Vices Gerentis Rectoris Seminarii Archiepiscopalis Minoris, Moderatoris Circuli pro vocationibus primum dioecesani, dein Regionalis, necnon membrum Consilii Presbyteralis exsequens, ille humano et psychologico sensu praeditus praeclarus exstitit. Animator plurium quoque laicarum societatum fuit, inter quas adnumerantur « Praesentia Evangelii », Actio Catholica, Foederatio Alumnorum Universitatum Studiorum Catholicorum Italicorum, Coetus « Domina Nostra » intra moenia Domus Beatae Mariae Virginis ab Acceptione, necnon multas puellas ac mulieres in difficultatibus versatas adiuvavit. Christianam religionem docuit in publicis scholis, Circuli Nationalis pro Vocationibus fuit consultor atque sacri moderatoris munere functus est apud Seminarium Maius Panormitanum. Parochus electus est ecclesiae Sancti Caietani et Beatae Mariae Virginis a Divino Amore in vico natali suo, ubi, praeter cotidianum pastorale opus, suis praebuit fidelibus missiones ad populum, instructionem in theologia ac arte legendi et scribendi necnon voluntario servitio pro bono proximi. Ut alliceret iuvenes qui, bonis magistris saepe orbati, flagitiis erant obnoxii, ille constituit Circulum « Pater Noster» ad humanam et christianam eorum facultatem iudicandi fovendam. Auctoritatibus civilibus persuasit ut schola media, parvum valetudinarium necnon bibliotheca constituerentur ad socialibus necessitatibus consulendum. Tota eius vita firmiter et congruenter testata est bona Christiana ac humana principia, quae magnum habuerunt pondus in eius spiritalitatem, dum ministerium presbyterale suum constanter exercebat, iugiter Verbo Domini, Magisterio Pontificis et mandatis Pastorum Ecclesiae illuminatus. Omni ope atque opera enisus est in catechesi, oratione, sacramentorum administratione, quorum omnia ex Verbo Dei exoriebantur et eodem contendebant. Cum fiducia et studio praecipue operatus est ad conscientiam christifidelium formandam et processus instruendi fovendos, ut omnes certiores faceret de necessitate facinora et nefaria propulsandi, quatenus impediunt corporis spiritusque incrementum in societate. Tametsi multi eius inceptis religiosis et civilibus institutis consenserunt, eum tamen una voce in odio habuerunt principes factionum hominum perditissimorum in Brancaccio cunctique qui scelestis eorum oboediebant mandatis. Omnia reapse eius incepta minis et plagis deliberate adversabantur et eum tandem ad poenam mortis condemnarunt. Verumtamen Dei Servus, etsi territus, operibus instabat evangelizationis et promotionis humanae. Periculum tamen percipiebat. Domum rediens primo vesperi die XV mensis Septempris anno MCMXCIII, quinquagesimo scilicet die natali suo, octavam circiter horam post meridiem, autocineto in area stativa statuto, ad fores domus accedebat. Dum claves ex sinu proferebat, aliquis de vico obviam ei ivit et inquit, « Pater, praedatoris opera haec est! » Pater Iosephus subridens respondit, « hunc meum vitae exitum iamdudum praevidebam ». Alterum maleficum hominem a tergo nequit videre qui furtim appropinquavit et ictum sclopeto misit in eum coniectu mortifero in cervicem. Tranquillitas animi, quam Dei Servus in puncto mortis ostendit, valde fortitudinem testatur eius fidei. Sanguine effuso, proclamavit Evangelium spei quod etiamnunc repercutitur in animis eorum qui noverant eum.

Martyrii fama per communitatem ecclesialem diffusa, Inquisitio dioecesana peracta est apud Curiam archidioecesis Panormitanae, cuius auctoritas probata est a Congregatione de Causis Sanctorum Decreto die XVI mensis Ianuariis anno MMIV promulgato. Voto favorabili Consultorum Theologorum habito in Congressu Peculiari diei X mensis Octobris anno MMVI, Patres Cardinales atque Episcopi, in Sessione Ordinaria congressi, agnoverunt mortem huius Venerabilis Servi Dei verum fuisse martyrium. Quapropter, die XXVIII mensis Iunii anno MMXII, Benedictus XVI iussit Congregationem de Causis Sanctorum ut promulgaret Decretum de martyrio, ac deinde statuit ut sollemnis ritus eius beatificationis Panhormi, in Italia, die XXV mensis Maii anno MMXIII, celebraretur.

Hodie igitur, in praedicta urbe, de mandato Nostro Venerabilis Frater Noster Angelus S.R.E. Cardinalis Amato, Praefectus Congregationis de Causis Sanctorum, textum Litterarum Apostolicarum legit, quibus Nos Venerabilem Dei Servum Iosephum Puglisi in Beatorum numerum adscribimus:

Nos, vota Fratris Nostri Pauli S.R.E. Cardinalis Romeo, Archiepiscopi Metropolitae Panormitani, necnon plurimorum aliorum Fratrum in Episcopatu multorumque christifidelium explentes, de Congregationis de Causis Sanctorum consulto, auctoritate Nostra Apostolica facultatem facimus ut Venerabilis Servus Dei Iosephus Puglisi, presbyter dioecesanus, martyr, secundum cor Iesu pastor, insignis eius Regni iustitiae pacisque testis, evangelicus veniae ac pacis sator, Beati nomine in posterum appelletur, eiusque festum die vicesima prima mensis Octobris, in locis et modis iure statutis, quotannis celebrari possit. In nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti.

Praestet praeclara huius martyris vita optimum fidei exemplum perspicuumque Dei gratiae testimonium omnibus et singulis christifidelibus quandocumque persecutiones patiuntur, ut Deo soli, qui est «refugium et virtus, adiutorium in tribulationibus» (Ps 46, 2), vitas suas concredant, quoniam ii gaudebunt et exsultabunt in caelis ubi merces copiosa erit et locuples.

Quae vero per has Litteras statuimus, ea firma sint in perpetuum, contrariis quibuslibet non obstantibus.

Datum Romae, apud Sanctum Petrum, sub anulo Piscatoris, die XXV mensis Maii, anno Domini MMXIII, Pontificatus Nostri primo.

 

De mandato Summi Pontificis
loco Secretarii Status

PETRUS PAROLIN
Archiepiscopus tit. Aquipendiensis

 

CELEBRAZIONE EUCARISTICA E RITO DI BEATIFICAZIONE DEL SERVO DI DIO GIUSEPPE PUGLISI SACERDOTE E MARTIRE

Palermo, Foro Italico Umberto I, 25 maggio 2013

 

1 – Più guardiamo il volto di don Pino Puglisi, svelato solennemente durante il Rito di Beatificazione, più sentiamo che il suo sorriso ci unisce tutti. Sorride ancora don Pino, e questo sorriso ci trasmette adesso anche la gioia soprannaturale della comunione gloriosa con Dio e con tutti i santi: finalmente possiamo invocarlo Beato!
La Chiesa riconosce nella sua vita, sigillata dal martirio in odium fidei, un modello da imitare perché i credenti di tutti i tempi camminino più speditamente verso quella Gerusalemme celeste che egli già abita.

2 – La similitudine di Gesù sintetizza bene tutta la sua esistenza: ‘Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto‘. Per portare frutto, il chicco di grano deve morire. “Gesù ha portato molto frutto quando è morto‘ spiegava il Beato Puglisi ad alcuni giovani in ricerca vocazionale, e spiegava loro come rendere feconde le scelte della vita: ‘La logica della scelta ‘ diceva ‘ diventa una logica di impegno ma anche, qualche volta, di sacrificio che però dà vera gioia’ Chi vuole crescere deve accogliere la logica del chicco di frumento‘.
In ogni sua scelta di discepolo, e nei 33 anni della sua vita sacerdotale, il Beato Puglisi fu ‘chicco’ perché ogni giorno accolse di morire poco alla volta nel quotidiano spendersi al servizio dei fratelli: in tutti i ministeri confidatigli dal Vescovo, il suo fu un donarsi senza riserve, ‘per Cristo a tempo pieno‘ come era solito ribadire.
Dice Gesù: ‘Chi ama la propria vita la perde‘. E don Pino, Beato, lo ricorda ai giovani che si sforzano di costruire il loro futuro, alle famiglie pressate da tante difficoltà, agli ammalati chiamati ad offrire la loro sofferenza, a tutti coloro che vogliono impegnarsi in un cammino di fede che dia autentico sapore alla vita. Solo se siamo disposti a donarci per amore, a condividere la vita spezzandola per gli altri, la ritroveremo moltiplicata. Don Pino parla poi in particolare a noi sacerdoti: non fu mai ‘prete per mestiere’, ma autentico ‘pastore secondo il cuore di Gesù‘, come ha affermato la Lettera Apostolica del Santo Padre.
La mano mafiosa che, quel 15 settembre 1993, lo ha barbaramente assassinato, ha liberato la vita vera di questo ‘chicco di grano’ che, nella ferialità della sua opera di evangelizzazione, moriva ogni giorno per portare frutto. Quella mano assassina ha amplificato oltre lo spazio e il tempo la sua delicata voce sacerdotale, e lo ha donato, martire, non solo a Brancaccio, non solo alla Sicilia o alla nostra bella Italia, ma alla Chiesa tutta e al mondo intero.

3 – ‘Se uno mi vuol servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore‘. Seguire Gesù è servirlo. E Cristo si serve nei fratelli. Per don Pino questa fu sempre la rotta sicura. La proponeva soprattutto ai giovani, perché potessero incontrare Gesù nei loro fratelli, in una ‘esperienza esistenziale feriale del servizio, ‘ diceva ‘ nelle azioni anche le più umili e banali‘.
In questo amore ai fratelli, ci ha detto San Giovanni, sta l’unica concreta e verificabile risposta dell’uomo all’amore ricevuto da Dio.: ‘Noi amiamo perché Dio ci ha amati per primo’ Chi non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede’‘.
E il Beato Puglisi servì e amò i fratelli da padre: 3P, Padre Pino Puglisi.
Fu un continuo generare figli ed un continuo prendersi cura di loro. Un padre dalle relazioni semplici e gioiose, caratterizzate da un’accoglienza che non guardava l’orologio, che sapeva di umano e di soprannaturale insieme: chi lo incontrava si sentiva accolto dall’amico e dal fratello e, poi anche amato da Dio, Padre di misericordia.
Un padre discreto, nell’accompagnamento e nell’ascolto generoso: ironizzava spesso sulle sue orecchie grandi. Un padre che provocava all’amore: amava definirsi un ‘rompiscatole’. Soprattutto un padre sempre in sapiente attesa dei tempi della fede di ciascuno. Questa paternità dovrebbe marchiare a fuoco ogni pastorale ecclesiale!
Servo, pastore, padre, soprattutto nei confronti dei piccoli, suoi veri prediletti, dei poveri. Padre ferito per la povertà di tanti figli lontani da Dio. Padre che si lasciò interpellare dai bisogni del territorio, di quella gente affidata alle sue cure, spesso lontana dalle devozioni e dalle sacrestie, ma ugualmente bisognosa della salvezza di Gesù.

4 – Fu soprattutto a Brancaccio che il Beato Puglisi trovò bambini e giovani quotidianamente esposti ad una ‘paternità’ falsa e meschina, quella della mafia del quartiere, che rubava dignità e dava morte, in cambio di protezione e di sostegno: ‘È quello ‘ diceva ‘ che la mafia chiama ‘onorabilità’. Per questo bisogna unirsi, dare appoggi esterni al bambino, solidarietà, farlo sentire partecipe di un gruppo alternativo a quello familiare‘.
La sua azione mirò allora a rendere presente un altro padre: il ‘Padre nostro’. Di ‘nostro’ ‘ egli intendeva dire ‘ non ci può essere una ‘cosa’ che si impone a tutti attraverso un ‘padrino’ onnipresente. Di ‘nostro’ c’è piuttosto Dio ‘Padre’ che ama tutti, che ama dentro e fuori la chiesa: riconoscersi suoi figli non ha costi, conseguenze, pericoli.
Il ‘Centro Padre Nostro’, realizzato insieme a parrocchiani e benefattori con grande fiducia nella Provvidenza, doveva rendere visibile questa paternità vera.
Così si esprimeva: ‘La casa di accoglienza ponendosi come promanazione di quella che è la nostra identità di cristiani, assume la connotazione di un centro socio-pastorale‘. Un centro di pastorale parrocchiale e di servizio sociale insieme che consentisse di vivere ‘ come diceva ‘ ‘la missione al servizio della persona nella sua totalità‘, indirizzato soprattutto ai poveri, ai bambini e ai giovani.
Con questa azione di evangelizzazione e promozione umana, Padre Puglisi sottraeva alla mafia del quartiere consenso, manovalanza, controllo del territorio.
In odio a questa fede compiuta nella carità, che si faceva missione nel territorio, la mafia tanto devota a parole uccise don Pino. Oggi rendiamo grazie al Signore perché il suo martirio conferma la verità della Parola di Dio: ‘Se uno dice: ‘Io amo Dio’ e odia suo fratello, è un bugiardo‘. La verità è che i mafiosi, che spesso pure si dicono e si mostrano credenti, muovono meccanismi di sopraffazione e di ingiustizia, di rancore e di odio, di violenza e di morte.
Ben lo mostrano anche quanti, come costruttori di pace e di giustizia, sono stati ignobilmente eliminati a motivo di quella stessa giustizia che hanno coraggiosamente servito. I loro nomi formano una lunghissima lista di cui abbiamo voluto far memoria nel corso della veglia di preghiera di ieri sera, ma mi sia permesso di ricordare oggi, tra gli altri, i magistrati Rosario Livatino, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino: come dimenticare il loro sacrificio? Come dimenticare il loro impegno per aprire, nella nostra società, un nuovo orizzonte di speranza libero da ogni predominio malavitoso?
Ogni azione assassina dei mafiosi ne rivela la vera essenza, che nulla ha che vedere con il Vangelo di Cristo, che è vita e pace, amore e giustizia. Per loro, da parte di tutta la Chiesa, riecheggi ancora il forte grido del Beato Giovanni Paolo II nella Valle dei Templi: ‘Nel nome di questo Cristo crocifisso e risorto, di questo Cristo che è Via, Verità e Vita, lo dico ai responsabili: Convertitevi! Un giorno verrà il giudizio di Dio!‘.

5 – ‘Questa è la vittoria che ha vinto il mondo: la nostra fede‘. Questa fede professata con le labbra e compiuta nella carità ha spinto don Pino a perseverare nella sua azione pastorale anche quando, insieme con i suoi collaboratori, subiva minacce e intimidazioni: ‘Ho creduto anche quando dicevo: ‘Sono troppo infelice’ ‘ .
Ma la forza della fede del Beato Puglisi ha riposato su un rapporto unico e costante con la Parola di Dio. Fu ‘ come espresse il Cardinale Pappalardo ‘ ‘missionario del Vangelo‘, perché si nutrì del rapporto con Gesù Cristo, Parola incarnata, vero Dio e vero uomo.
Il Vangelo di don Pino non era diverso dal nostro! La fede di don Pino non era diversa dalla nostra! Il suo martirio non ammonisce solo chi impasta religiosità esteriore e accondiscendenza al male, ma ci interpella tutti, come comunità ecclesiale, a vincere ogni forma di male nel mondo con questa professione di fede, saldamente fondata sulla Parola e compiuta nella carità. Ci chiama alla missione perché la nostra fede vincerà il mondo solo se verrà testimoniata, secondo il binomio che, in Puglisi, sintetizzò insieme evangelizzazione e promozione umana.

6 – ‘Adempirò i miei voti al Signore davanti a tutto il suo popolo‘. Il salmista ringrazia Dio perché lo ha liberato dalla morte, e testimonia la propria fede nell’assemblea dei credenti, perché tutti possano comprendere quanto ha fatto per lui il Signore.
Anche in don Pino, oggi Beato, tutta la Chiesa riconosce quanto il Signore ha operato in lui, e chiede forza perché questo stesso divino progetto d’amore, di giustizia, di pace e di santità possa compiersi in ciascuna delle sue membra vive, redente dall’Amore e chiamate all’Amore!
Beato martire Giuseppe, il tuo sangue continuerà a fecondare questa Chiesa! Tu lo desideri! Perché lo desidera il Dio tuo e Dio nostro! Poni, ti preghiamo, come un pungolo insistente a questa Chiesa che ti ha generato l’esigenza di continuare il suo cammino di fede e di carità, per testimoniare ovunque e sempre la liberazione del Vangelo, in una costante compromissione nella storia degli uomini, promuovendo la cultura della famiglia e della vita e costruendo la civiltà della giustizia e dell’amore.
I sorrisi di questa Chiesa possano intrecciarsi con il tuo, o Beato martire Giuseppe, e siano segno visibile di quella santità bella che Dio Padre ha preparato per tutti i suoi figli, e di quel futuro di speranza che questa nostra terra continua a desiderare e fortemente si impegna a costruire.


Beato martire Giuseppe Puglisi, prega per noi!