Regina Maria Vattalil

Regina Maria Vattalil

(1954-1995)

Beatificazione:

- 04 novembre 2017

- Papa  Francesco

Ricorrenza:

- 25 febbraio

Religiosa professa della Congregazione delle Suore Clarisse Francescane e martire, ha dato testimonianza a Cristo nell’amore e nella mitezza, e si unisce alla lunga schiera dei martiri del nostro tempo

  • Biografia
  • l'eredità
  • angelus
"Era tanto buona. La chiamavano la suora del sorriso" (Papa Francesco)

 

Mariam Vattalil era nata a Pulluvazhy, nella diocesi di Ernakulam-Angamaly, in Kerala (India), il 29 gennaio 1954, da genitori cattolici di rito siro-malabarese. Fu battezzata nella locale parrocchia di San Tommaso il 5 febbraio 1954.

Fin da piccola manifestò un’indole incline alla preghiera, allo studio e alla laboriosità. Il 3 luglio 1972, a Kidangoor, fece il suo ingresso nella congregazione delle clarisse francescane, istituto religioso a cui era appartenuta sant’Alfonsa dell’Immacolata Concezione Muttathupadathu, la prima santa canonizzata dell’India.

Dopo aver compiuto il postulandato e il noviziato, emise la prima professione religiosa il 1° maggio 1974. L’anno successivo venne inviata nella missione dell’India settentrionale dove passò il resto della sua vita. Emise la professione religiosa perpetua il 22 maggio 1980.

Nel maggio 1992 venne inviata in quella che fu la sua ultima destinazione, il convento Dimora dell’amore di Udainagar, nella diocesi di Indore.

Il mattino del 25 febbraio 1995, mentre viaggiava nel pullman che da Udainagar la conduceva a Indore, veniva uccisa da un sicario con cinquantaquattro pugnalate. Si spense ripetendo più volte il nome di Gesù.

La notizia della sua uccisione si diffuse rapidamente e provocò sgomento e commozione. Migliaia di persone, anche non cattoliche, si recarono a rendere omaggio alla salma. Le esequie furono celebrate nella cattedrale di Indore il mattino del 27 febbraio 1995 con la partecipazione di diversi vescovi e un gran numero di sacerdoti. Al termine si formò un corteo funebre che percorse circa cento chilometri, da Indore ad Udainagar, a cui partecipò una gran folla di persone di ogni età.

Il martirio di suor Rani Maria ebbe come evangelico epilogo il perdono dell’assassino da parte della mamma, dei familiari e delle consorelle, come ideale prolungamento delle tante opere di misericordia operate in vita dalla religiosa. Madre e sorella dei poveri, apostola del perdono, Rani Maria aveva concluso la sua missione terrena fidandosi unicamente di Dio: «Padre, io sono debole e non appartengo al mondo degli eroi; aiutami a comprendere che tu ti servi di ciò che nel mondo è debole per confondere i forti. Benedici i miei umili sforzi, sicché io possa dare gloria al tuo nome con la mia vita».

PAPA FRANCESCO

ANGELUS

Piazza San Pietro
Domenica, 5 novembre 2017

 

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Il Vangelo di oggi (cfr Mt 23,1-12) è ambientato negli ultimi giorni della vita di Gesù, a Gerusalemme; giorni carichi di aspettative e anche di tensioni. Da una parte Gesù rivolge critiche severe agli scribi e ai farisei, dall’altra lascia importanti consegne ai cristiani di tutti i tempi, quindi anche a noi.

Egli dice alla folla: «Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ciò che dicono». Questo sta a significare che essi hanno l’autorità di insegnare ciò che è conforme alla Legge di Dio. Tuttavia, subito dopo, Gesù aggiunge: «ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno» (v. 2-3). Fratelli e sorelle, un difetto frequente in quanti hanno un’autorità, sia autorità civile sia ecclesiastica, è quello di esigere dagli altri cose, anche giuste, che però loro non mettono in pratica in prima persona. Fanno la doppia vita. Dice Gesù: «Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito» (v. 4). Questo atteggiamento è un cattivo esercizio dell’autorità, che invece dovrebbe avere la sua prima forza proprio dal buon esempio. L’autorità nasce dal buon esempio, per aiutare gli altri a praticare ciò che è giusto e doveroso, sostenendoli nelle prove che si incontrano sulla via del bene. L’autorità è un aiuto, ma se viene esercitata male, diventa oppressiva, non lascia crescere le persone e crea un clima di sfiducia e di ostilità, e porta anche alla corruzione.

Gesù denuncia apertamente alcuni comportamenti negativi degli scribi e di alcuni farisei: «Si compiacciono dei posti d’onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, dei saluti nelle piazze» (vv.6-7). Questa è una tentazione che corrisponde alla superbia umana e che non è sempre facile vincere. È l’atteggiamento di vivere solo per l’apparenza.

Poi Gesù dà le consegne ai suoi discepoli: «Non fatevi chiamare “rabbi”, perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. […] E non fatevi chiamare “guide”, perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo. Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo» (vv. 8-11).

Noi discepoli di Gesù non dobbiamo cercare titoli di onore, di autorità o di supremazia. Io vi dico che a me personalmente addolora vedere persone che psicologicamente vivono correndo dietro alla vanità delle onorificenze. Noi, discepoli di Gesù non dobbiamo fare questo, poiché tra di noi ci dev’essere un atteggiamento semplice e fraterno. Siamo tutti fratelli e non dobbiamo in nessun modo sopraffare gli altri e guardarli dall’alto in basso. No. Siamo tutti fratelli. Se abbiamo ricevuto delle qualità dal Padre celeste, le dobbiamo mettere al servizio dei fratelli, e non approfittarne per la nostra soddisfazione e interesse personale. Non dobbiamo considerarci superiori agli altri; la modestia è essenziale per una esistenza che vuole essere conforme all’insegnamento di Gesù, il quale è mite e umile di cuore ed è venuto non per essere servito ma per servire.

La Vergine Maria, «umile e alta più che creatura» (Dante, Paradiso, XXXIII, 2), ci aiuti, con la sua materna intercessione, a rifuggire dall’orgoglio e dalla vanità, e ad essere miti e docili all’amore che viene da Dio, per il servizio dei nostri fratelli e per la loro gioia, che sarà anche la nostra.

Dopo l'Angelus

Cari fratelli e sorelle,

ieri, a Indore, India, è stata proclamata Beata Regina Maria Vattalil, religiosa della Congregazione delle Suore Clarisse Francescane, uccisa per la sua fede cristiana nel 1995. Suor Vattalil ha dato testimonianza a Cristo nell’amore e nella mitezza, e si unisce alla lunga schiera dei martiri del nostro tempo. Il suo sacrificio sia seme di fede e di pace, specialmente in terra indiana. Era tanto buona. La chiamavano “la suora del sorriso”.

Saluto tutti voi, romani e pellegrini, in particolare quelli venuti da Gomel in Bielorussia, i membri del “Centro Académico Romano Fundación” di Madrid, i fedeli di Valencia, Murcia e Torrente (Spagna), e le religiose Irmãs da Divina Providência, che festeggiano i 175 anni del loro Istituto.

Saluto il coro giovanile “I Minipolifonici” di Trento – dopo cantate un po’! - , le corali di Candiana, Maser e Bagnoli di Sopra; i partecipanti al Festival di musica e arte sacra, provenienti da diversi Paesi; i fedeli di Altamura, di Guidonia, di Lodi e della parrocchia di San Luca in Roma.

A tutti auguro una buona domenica. Per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Buon pranzo e arrivederci!