Serafino Morazzone

Serafino Morazzone

(1747-1822)

Beatificazione:

- 26 giugno 2011

- Papa  Benedetto XVI

Ricorrenza:

- 13 aprile

Sacerdote diocesano, parroco di Chiuso (Lecco) dal 1773 al 1822, fu confessore di Alessandro Manzoni

 

  • Biografia
  • il miracolo
  • angelus
"Il consacrato deve avere u­nicamente il Signore per sua eredità"

 

Serafino Morazzone nacque a Milano da Francesco e Anna Maria Saldarini il 1 febbraio 1747 terzo dei loro quattro figli. La povertà fu loro compagna fedele, insieme al dolore: proprio quattro giorni prima di ricevere il Sacramento della Confermazione (10 aprile 1760) la sua mamma moriva ancora in giovane età.

Visse poveramente gli anni della fanciullezza e dell’adolescenza, coltivando, però, con tenace desiderio quella “chiamata” che sentiva nel cuore sin da fanciullo. Non potendo frequentare il Seminario diocesano a causa della sua povertà, fu accolto tra quei chierici che prestavano il loro servizio nel Duomo di Milano, per il servizio delle molte messe che vi si celebravano quotidianamente. Poteva così trascorrere ogni sua mattina presso l’altare del Signore e dedicarsi agli studi teologici nel pomeriggio, fondendo così l’amore per la preghiera e il raccoglimento interiore con il sostegno alla famiglia e la fedeltà agli studi, che amava.

Finalmente, dopo un’attesa di due anni che trascorse con il consueto raccoglimento operoso presso la sua Parrocchia e il Duomo di Milano, si rese vacante la Parrocchia della Madonna Assunta di Chiuso (Lecco). Era una piccola e povera parrocchia, con meno di duecento abitanti, perlopiù agricoltori e pescatori, alla quale nel 1809 fu concesso dal Governo il sussidio, riservato «ai parroci più poveri». Don Serafino non esitò: ordinato sacerdote il 9 maggio 1873, si recò immediatamente a Chiuso, ove il giorno seguente celebrò la sua prima messa, iniziando così il suo ministero di sacerdote e di parroco. In questa piccola parrocchia – tra le più povere della diocesi – don Serafino trascorse i suoi quarantanove anni di ministero, crescendo sempre più in fedele obbedienza ai superiori, in totale dedizione al suo gregge e in comunione sempre più profonda con Dio.

Così fu scrupolosamente obbediente alla volontà dei superiori, e in particolare all’obbligo della residenza in parrocchia, non assentandosene mai, se non per gli Esercizi Spirituali – e anche per quelli chiedendo sempre il permesso all’Arcivescovo – o per le riunioni del clero locale, al punto che non si recò neppure ai funerali di suo padre (29 maggio 1775).

Suo unico desiderio fu di vivere per amore di Dio totalmente al servizio della sua gente, curando l’amministrazione dei sacramenti, in particolare la S. Messa, celebrando la quale tutti rimanevano colpiti dalla sua devozione. Fu sempre disponibile per il sacramento della Riconciliazione e il suo confessionale divenne ben presto tanto affollato, che «impiegava anche la notte» per compiere il santo ministero. Anche nella cura della catechesi dei ragazzi e degli adulti fu pastore zelante. Insegnò non solo con le parole, ma con la vita.  Sin dal suo arrivo nella parrocchia di Chiuso, scelse di vivere in rigorosa povertà, per testimoniare che «il consacrato deve avere u­nicamente il Signore per sua eredità».

Frugalissimo nel cibo donava ai poveri tutto il possibile. Poiché povertà e malattia sono spesso compagne, il Serafino si mostrò attento e generoso anche con i malati, tanto da giungere un giorno a togliere «dal proprio letto il materasso per darlo ad un infermo moribondo». Don Serafino, infatti, visitava tutti gli ammalati della sua parrocchia immancabil­mente almeno una volta al giorno» e se qualcuno era in condizioni gravi, tornava a trovarlo verso sera e, se necessario, trascorreva la notte accanto al capezzale, per accompagnare con la preghiera quell’anima del suo gregge all’incontro con Dio. Amato da tutti, spirò sazio di giorni e di bene, il 13 aprile 1822.

In vista della sua beatificazione, la Postulazione della Causa ha presentato al giudizio della Congregazione delle Cause dei Santi un asserito evento miracoloso attribuito all’intercessione del Servo di Dio. Il fatto in questione, accaduto a Lecco tra la notte del 17 e il 18 dicembre 1960, riguarda la guarigione straordinaria del neonato Serafino Corti da una grave atresia nell’apparato digerente. Circa un mese prima, il bambino era nato prematuro e le sue condizioni generali erano molto precarie; ma, soprattutto con il trascorrere dei giorni, si notò un suo accelerato deperimento a causa della sua permanente malformazione. Tutto lasciava prevedere un esito infausto per il neonato.

Constatata la gravità della situazione, la famiglia, i parenti, le suore in servizio presso l’ospedale, la parrocchia, i bambini della scuola materna e numerosi anziani ed ammalati della zona pregarono coralmente e con fervore per la vita del piccolo Serafino, impetrando con forza l’intercessione del Venerabile Servo di Dio. Per volere della mamma fu posta anche una piccola immagine di Don Serafino sotto la culla del neonato. Improvvisamente, la mattina del 18 dicembre, avvenne il prodigio: la malformazione da cui il bambino era affetto si risolse completamente, al punto che il suo quadro clinico era del tutto normale.

Appare evidente la concomitanza cronologica e il nesso tra l’invocazione al Venerabile Servo di Dio e la guarigione di Serafino Corti, che successivamente godette di buona salute e fu in grado di gestire una normale vita relazionale.

BENEDETTO XVI

ANGELUS

Piazza San Pietro
Domenica, 26 giugno 2011

 

Cari fratelli e sorelle!

Oggi, in Italia e in altri Paesi, si celebra il Corpus Domini, la festa dell’Eucaristia, il Sacramento del Corpo e Sangue del Signore, che Egli ha istituito nell’Ultima Cena e che costituisce il tesoro più prezioso della Chiesa. L’Eucaristia è come il cuore pulsante che dà vita a tutto il corpo mistico della Chiesa: un organismo sociale tutto basato sul legame spirituale ma concreto con Cristo. Come afferma l’apostolo Paolo: “Poiché vi è un solo pane, noi siamo, benché molti, un solo corpo: tutti infatti partecipiamo dell’unico pane” (1Cor 10,17). Senza l’Eucaristia la Chiesa semplicemente non esisterebbe. E’ l’Eucaristia, infatti, che fa di una comunità umana un mistero di comunione, capace di portare Dio al mondo e il mondo a Dio. Lo Spirito Santo, che trasforma il pane e il vino nel Corpo e Sangue di Cristo, trasforma anche quanti lo ricevono con fede in membra del corpo di Cristo, così che la Chiesa è realmente sacramento di unità degli uomini con Dio e tra di loro.

In una cultura sempre più individualistica, quale è quella in cui siamo immersi nelle società occidentali, e che tende a diffondersi in tutto il mondo, l’Eucaristia costituisce una sorta di “antidoto”, che opera nelle menti e nei cuori dei credenti e continuamente semina in essi la logica della comunione, del servizio, della condivisione, insomma, la logica del Vangelo. I primi cristiani, a Gerusalemme, erano un segno evidente di questo nuovo stile di vita, perché vivevano in fraternità e mettevano in comune i loro beni, affinché nessuno fosse indigente (cfr At 2,42-47). Da che cosa derivava tutto questo? Dall’Eucaristia, cioè da Cristo risorto, realmente presente in mezzo ai suoi discepoli e operante con la forza dello Spirito Santo. E anche nelle generazioni seguenti, attraverso i secoli, la Chiesa, malgrado i limiti e gli errori umani, ha continuato ad essere nel mondo una forza di comunione. Pensiamo specialmente ai periodi più difficili, di prova: che cosa ha significato, ad esempio, per i Paesi sottoposti a regimi totalitari, la possibilità di ritrovarsi alla Messa domenicale! Come dicevano gli antichi martiri di Abitene: “Sine Dominico non possumus” – senza il “Dominicum”, cioè senza l’Eucaristia domenicale non possiamo vivere. Ma il vuoto prodotto dalla falsa libertà può essere altrettanto pericoloso, e allora la comunione con il Corpo di Cristo è farmaco dell’intelligenza e della volontà, per ritrovare il gusto della verità e del bene comune.

Cari amici, invochiamo la Vergine Maria, che il mio Predecessore, il beato Giovanni Paolo II ha definito “Donna eucaristica” (Ecclesia de Eucharistia, 53-58). Alla sua scuola, anche la nostra vita diventi pienamente “eucaristica”, aperta a Dio e agli altri, capace di trasformare il male in bene con la forza dell’amore, protesa a favorire l’unità, la comunione, la fraternità.

Dopo l'Angelus

Cari fratelli e sorelle, anche oggi ho la gioia di annunciare la proclamazione di alcuni nuovi Beati. Ieri, a Lubecca, sono stati beatificati Johannes Prassek, Eduard Müller ed Hermann Lange, uccisi dai nazisti nel 1943 ad Amburgo. Oggi, a Milano, è la volta di Don Serafino Morazzone, parroco esemplare nel Lecchese tra XVIII e XIX secolo; di Padre Clemente Vismara, eroico missionario del PIME in Birmania; e di Enrichetta Alfieri, Suora della Carità, detta “angelo” del carcere milanese di San Vittore. Lodiamo il Signore per questi luminosi testimoni del Vangelo!

In questa domenica che precede la solennità dei Santi Pietro e Paolo si celebra in Italia la Giornata per la carità del Papa. Desidero ringraziare vivamente tutti coloro che, con la preghiera e con le offerte, danno il loro appoggio al mio ministero apostolico e di carità. Grazie! Il Signore vi ricompensi!

Je salue les pèlerins francophones, particulièrement les anciens élèves de l’Institut Saint-Dominique de Rome. En ce jour, de nombreux pays célèbrent la Solennité du Saint-Sacrement du Corps et du Sang du Christ. Nous avons toujours à redécouvrir le don inouï de son Fils que Dieu nous fait dans l’Eucharistie en participant chaque dimanche à la messe. Faisons une large place à l’adoration eucharistique ! « Le Seigneur est là, dans le sacrement de son amour, il nous attend jour et nuit », répétait le saint Curé d’Ars. Puisons à cette source d’amour et de pardon la force de conformer toujours plus notre vie à l’Evangile ! Tant de chrétiens aujourd’hui lui rendent témoignage jusqu’au don de leur vie. Que notre prière fraternelle les soutienne sans relâche !

I am happy to welcome all the English-speaking pilgrims and visitors, particularly the group from Saint Fidelis Parish in Toronto. In many places today the Church celebrates the Solemnity of the Body and Blood of Christ. May our hearts rejoice in the great gift of Jesus, the Bread of Life, who has given himself for us and has come to nourish us. As we open our hearts to others and walk the path of life, may he always sustain and guide us. God bless you all!

Von Herzen heiße ich alle deutschsprachigen Pilger und Besucher auf dem Petersplatz willkommen. Zugleich geht mein Gruß an die Gläubigen des Erzbistums Hamburg, die gestern die Seligsprechung der „Lübecker Märtyrer“ gefeiert haben. Die katholischen Kapläne Johannes Prassek, Hermann Lange und Eduard Müller sowie der evangelische Pastor Karl Friedrich Stellbrink haben mit ihrem gemeinsam getragenen Leiden im Gefängnis bis zu ihrer Hinrichtung im Jahre 1943 ein großartiges, auch ökumenisches Zeugnis der Menschlichkeit und der Hoffnung gegeben. Es ist beeindruckend, wie sie in ihren Kerkerzellen stets den Blick zum Himmel gerichtet haben. So hat Johannes Prassek geschrieben: „Wie ist Gott so gut, daß er mir alle Furcht nimmt und die Freude und die Sehnsucht schenkt“. Lassen wir uns von ihrem Gottvertrauen anstecken und bringen wir das Evangelium der Liebe zu den Menschen unserer Zeit. Der Herr begleite unser Reden und unser Tun.

Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española que participan en esta oración mariana, en particular a los miembros de la Asociación de la Medalla Milagrosa, así como a los directivos de la Radiotelevisión “El sembrador por la nueva evangelización”. En la solemnidad del Santísimo Cuerpo y Sangre de Cristo, la Iglesia hace memoria agradecida del don de la Eucaristía y la adora con devoción. Que nuestros corazones se abran con humildad ante Jesús Sacramentado, para que, transformados por su gracia, seamos testigos valientes de su amor por todos los hombres. Que Dios os bendiga.

Słowo pozdrowienia kieruję do wszystkich Polaków, a szczególnie do Episkopatu Polski i wiernych, uczestników jubileuszu 600-lecia konsekracji katedry włocławskiej. W modlitwie polecam was Najświętszej Maryi Pannie Wniebowziętej, Patronce katedry. Niech wymowne dzieje tej świątyni będą dla wszystkich zachętą do trwania w wierze Ojców i świadczenia o Chrystusie w codziennym życiu. Z serca wam błogosławię.

[Il mio saluto va a tutti i Polacchi e, in modo particolare, all'Episcopato polacco e ai fedeli, partecipanti alla celebrazione del Giubileo del 600° anniversario della consacrazione della Cattedrale di Włocławek. Nella preghiera vi raccomando tutti alla Beata Vergine Maria, Assunta al Cielo, a cui essa è intitolata. La storia eloquente di questo tempio sia per tutti incoraggiamento a perseverare nella fede dei Padri e nella testimonianza resa a Cristo nella vita di ogni giorno. Vi benedico di cuore.]

Infine, saluto con affetto i pellegrini italiani, in particolare il gruppo dell’associazione “Laici Betlemiti”. A tutti voi auguro una buona domenica, una buona settimana. Buona Festa dei Santi Pietro e Paolo. Buona domenica a tutti voi!