Isaia Columbro (al secolo: Nicola Antonio Maria)
(1908 - 2004)
Sacerdote professo dell’Ordine dei Frati Minori; incarnò l’ideale francescano di una vita intessuta di spirito di servizio, di semplicità, di umiltà nella costante donazione di sé. Come religioso fu fedele e obbediente alla Chiesa, manifestando amore e devozione al Papa, ai vescovi, ai sacerdoti e a suoi superiori
Il Venerabile Servo di Dio Isaia Columbro nacque a Foglianise, in provincia di Benevento, l’11 febbraio 1908 in una famiglia di agricoltori e crebbe in un ambiente sereno e molto religioso. Iniziò a undici anni il suo percorso vocazionale nella Provincia francescana del Sannio e dell’Irpinia. Compì gli studi di filosofia dapprima nella sua terra e poi in Toscana e tornò per studiare teologia a Benevento. Dopo aver pronunciato, nel 1929, la professione solenne, due anni dopo, il 25 luglio 1931, venne ordinato sacerdote dal cardinale Adeodato Giovanni Piazza, allora arcivescovo di Benevento. Nell’Ordine dei Frati Minori ricoprì l’ufficio di guardiano, maestro dei novizi, dei chierici e quello di parroco, risiedendo nei conventi della Madonna delle Grazie e in quello della Valle Vitulense, ma il suo apostolato superò i confini di questi territori tanto da renderlo un punto di riferimento spirituale per molti fedeli provenienti da diversi luoghi della Campania. Padre Isaia conobbe personalmente San Pio da Pietrelcina e ne seguì i consigli e gli esempi. Visse umilmente, accogliendo quanti si recavano da lui a cercare soccorso, ristoro e conforto spirituale e materiale. I fedeli facevano lunghe file per poterlo incontrare e parlargli; molto ricercato per le sue preghiere e le sue benedizioni. Egli era soprattutto stimato e benvoluto per l’infaticabile esercizio del sacramento della penitenza. Fu vicino alla popolazione irpina colpita dal devastante terremoto del 1980 e proprio con la gente sfollata dell’Irpinia e del Sannio volle trascorrere il suo cinquantesimo anniversario di sacerdozio. Con l’avanzare dell’età aumentarono i problemi di salute che, aggravatisi al punto da non renderlo autonomo nemmeno nell’amministrare i sacramenti, lo condussero alla morte il 23 luglio 2004. La fama di santità, riscontrata già in vita, si diffuse maggiormente dopo la morte.
Il Venerabile Servo di Dio incarnò l’ideale francescano di una vita intessuta di spirito di servizio, di semplicità, di umiltà nella costante donazione di sé. Come religioso fu fedele e obbediente alla Chiesa, manifestando amore e devozione al Papa, ai vescovi, ai sacerdoti e a suoi superiori.
Visse il dialogo profondo e costante con Dio attraverso l’adorazione prolungata, la preghiera liturgica e la devozione mariana.
Dalla sua fede, profonda e radicata, scaturiva la carità verso gli altri che manifestava accogliendo e aiutando chiunque si rivolgesse a lui. Per tale motivo padre Isaia è stato anche chiamato “frate dell’accoglienza” e definito, dal vescovo della sua diocesi, “calamita di Dio”. Centro di tutta la sua giornata fu l’Eucaristia, dalla quale traeva la forza per affrontare le difficoltà quotidiane e farsi prossimo agli altri. Il suo amore alla Madonna fu incondizionato e alla Vergine Maria affidò la sua vita e il suo sacerdozio. Visse con passione lo spirito di povertà di San Francesco, trasmessogli già in famiglia, e si prodigò verso i bisognosi, visitando in particolare gli ammalati sia presso le famiglie che presso l’ospedale di Benevento. Ad essi, con i sacramenti divini, portava il conforto delle sue parole affettuose.
La fama di santità, riscontrata già in vita, si diffuse soprattutto dopo la morte.