Causa in corso
Luigi Maria Raineri
- Venerabile Servo di Dio -

Luigi Maria Raineri

(1895 -1918)

Venerabilità:

- 07 novembre 2018

- Papa  Francesco

Chierico professo della Congregazione dei Chierici Regolari di San Paolo, Barnabiti, visse la consacrazione a Dio con generoso impegno, lasciandosi plasmare secondo il carisma di Sant’Antonio M. Zaccaria. Anche di fronte alle difficoltà della guerra la sua dedizione fu pronta e costante

  • Biografia
Raggiunse l’apice della crescita spirituale durante l’ultima malattia, che accettò con serenità, cosciente di essere prossimo all’incontro con il Padre

 

    Il Venerabile Servo di Dio Luigi Maria Raineri nacque a Torino (Italia) il 19 novembre 1895. Dopo gli studi elementari, nel 1908 entrò nella Scuola apostolica dei Barnabiti a Genova. Iniziato l’anno di noviziato a Monza nel 1913, emise la professione religiosa l’8 novembre 1914.

    Verso la fine del 1915, il Servo di Dio ricevette la tonsura e gli ordini minori. Nonostante la sua salute gracile, dopo essere stato rinviato due volte, nel 1916, fu dichiarato idoneo alla leva e trascorse il periodo militare a Torino e a Tortona. Nel 1918 fu mandato a Caserta per il Corso “Allievi Ufficiali”. Da qui poté mantenere i contatti con la comunità barnabita di Roma e, così, sostenere alcuni esami di teologia. Di seguito fu destinato a Bra, da dove, ai primi di novembre 1918, fu inviato in linea a Guardianboschi, frazione di Crespano, sul Monte Grappa. Dopo un breve periodo trascorso a Brescia, ricevette l’ordine di recarsi a Montruglio (Vicenza). Questa nuova collocazione, esposta al vento e alle basse temperature di montagna, segnò per lui un declino fisico piuttosto rapido. Trasferito nell’ospedaletto di Crespano, gli fu diagnosticata la broncopolmonite (detta spagnola), che gli impediva anche di parlare.

    Dopo aver ricevuto il Sacramento dell’Unzione degli Infermi, morì a Crespano (Italia) il 24 novembre 1918.

    Il Venerabile Servo di Dio sin da piccolo si mostrò modesto, paziente, devoto, obbediente, dedito alla carità. Nel percorso di preparazione al sacerdozio fu uno studente modello. Visse la consacrazione a Dio con generoso impegno, lasciandosi plasmare secondo il carisma di Sant’Antonio M. Zaccaria. Anche di fronte alle difficoltà della guerra la sua dedizione fu pronta e costante. Durante il conflitto, beneficiando di una lunga licenza, fu inviato a Roma per lo studio della teologia che contribuì ad approfondire la sua unione con Dio. Raggiunse l’apice della crescita spirituale durante l’ultima malattia, che accettò con serenità, cosciente di essere prossimo all’incontro con il Padre.

    La sua fede fu caratterizzata da una devozione semplice e profonda. Visse un’eroica speranza nella sua fiducia illimitata alla Divina Provvidenza. Dall’intensa vita di preghiera scaturiva in lui una grande carità verso il prossimo, manifestata in gesti concreti di bene. Dai confratelli veniva chiamato “nonno” per la sua saggezza e la capacità di dare ottimi consigli. In seminario e in caserma era solito consolare quanti si trovavano nella sofferenza.