Margherita Crispi (al secolo: Diomira Ludovica Romana)
(1879 - 1974)
Fondatrice delle “Oblate al Divino Amore”; ebbe una fede solida, profonda, incrollabile, che la sostenne nei momenti di maggiore difficoltà. Visse un intenso amore per Dio, sostenuto da una preghiera costante e dalla spiritualità oblativa
La Venerabile Serva di Dio Margherita Crispi (al secolo: Diomira Ludovica Romana) nacque a Partinico (Palermo, Italia) il 19 novembre 1879.
Rimasta orfana di padre all’età di sette anni, fu inviata in collegio a Roma dalle Suore Dorotee per proseguire gli studi, pur coltivando la vocazione alla vita religiosa. Nel 1899, la madre si mostrò contraria alla scelta vocazionale della figlia e per questo la trasferì per un anno ad Arluno (Milano), presso il collegio diretto dalle Figlie del Sacro Cuore. Tornata a Roma, conseguì il diploma di licenza della scuola normale. In questo contesto conobbe la Congregazione delle Figlie della Croce dove entrò nel 1901. Partita per la Francia per il probandato presso la Casa madre di La Puye (Poitiers), il 2 settembre 1903 emise la prima professione e, il 25 agosto 1909, quella perpetua.
Dopo un decennio di insegnamento a Parma, la profonda inquietudine vocazionale la portò nel 1919 nel monastero delle Monache Passioniste di Corneto (Viterbo), dove rimase pochi mesi. D’intesa con il direttore spirituale tornò a Palermo per valutare la fondazione di una nuova Congregazione. Il progetto fu subito condiviso dal Venerabile Servo di Dio Antonio Augusto Intreccialagli, Arcivescovo di Monreale, che diede alla nuova fondazione il nome di “Oblate del Sacro Cuore” e come sede la chiesa cittadina di San Castrense con i relativi locali, autorizzando la prima vestizione, che si tenne il 17 gennaio 1923.
Con la nuova fondazione si concretizzò l’intuizione della Venerabile Serva di Dio: un Istituto che si dedicasse alle orfanelle, all’educazione dei bambini e all’assistenza degli anziani. Nel frattempo, la Congregazione si diffuse in altre diocesi e a Roma, dove ella si trasferì nel 1937 al fine di coordinarne lo sviluppo missionario, che giunse in America Centrale con diverse comunità, rispondendo all’impegno missionario richiesto da Papa Pio XI.
Alcuni problemi interni all’Istituto richiesero l’intervento della Congregazione dei Religiosi che il 30 marzo 1944 nominò un Superiore delegato nella persona del cappuccino Padre Lazzaro d’Arbonne. Tra difficoltà e incomprensioni, la Venerabile Serva di Dio si impegnò, con l’aiuto di esperti, a redigere le nuove Costituzioni, che furono approvate nel 1958. Il primo Capitolo Generale si celebrò nel 1963. In tale assise presieduta da padre Lazzaro d’Arbonne fu eletta Superiora Generale suor Maria Caterina Di Maggio. Gli anni successivi furono caratterizzati dal suo grande impegno per consolidare la presenza dell’Istituto in Italia, in America Centrale e negli Stati Uniti d’America.
Gli ultimi anni della sua vita furono segnati dalla salute precaria per le indisposizioni cardiocircolatorie.
Dopo una broncopolmonite, morì a Roma (Italia) il 18 giugno 1974, all’età di 95 anni.
La Venerabile Serva di Dio ebbe una fede solida, profonda, incrollabile, che la sostenne nei momenti di maggiore difficoltà e che fondava su un’intensa vita di preghiera. Custodì uno spirito contemplativo, passando lunghe ore in adorazione eucaristica.
Fiduciosa nell’amore del Signore, nutrì una grande speranza nella misericordia di Dio e per questa ragione non si mostrava scoraggiata. La sua forza d’animo era fondata sulla fiducia nella Provvidenza.
Visse un intenso amore per Dio, sostenuto da una preghiera costante e dalla spiritualità oblativa. Esprimeva tale amore in particolare attraverso il suo forte legame con l’Eucaristia e nella carità verso il prossimo. Fu generosa, soprattutto con chi si trovava nel bisogno. Si preoccupava anzitutto delle Consorelle, verso le quali si dimostrava disponibile e comprensiva, soprattutto verso quelle malate. Particolare attenzione e premura la mostrò nei confronti degli sfollati durante la guerra, delle persone sbandate e dei soldati in fuga nel periodo della guerra.
La sua fama di santità perdura sino ad oggi, unita ad una certa fama signorum.