Causa in corso
 Maria Addolorata del Sacro Costato (al secolo: Maria Luciani)
- Venerabile Serva di Dio -

Maria Addolorata del Sacro Costato (al secolo: Maria Luciani)

(1920 - 1954)

Venerabilità:

- 07 novembre 2018

- Papa  Francesco

Religiosa professa della Congregazione delle Suore della Passione di Gesù Cristo, ha vissuto un percorso di vita spirituale nell’abbandono fiducioso alla volontà di Dio. Animata dalla fede, sopportò con fortezza le sofferenze fisiche e morali. Coloro che avevano la possibilità di incontrarla, rimanevano colpiti dalla solida fede e dalla forza d’animo

  • Biografia
Pur possedendo una cultura modesta, nei suoi scritti raggiunse livelli di intensa spiritualità, centrata sulla passione di Cristo e sulla devozione all’Addolorata

 

    La Venerabile Serva di Dio Maria Addolorata del Sacro Costato (al secolo: Maria Luciani) nacque il 2 maggio 1920 a Montegranaro (Italia), in una famiglia profondamente cristiana e di modeste condizioni economiche. Sentendo la chiamata del Signore, interruppe il fidanzamento e, nonostante le riserve dei suoi familiari, nel 1945, entrò nel monastero delle monache Passioniste di Ripatransone. In tal modo realizzò il suo desiderio di vivere nella contemplazione, nella penitenza, nel silenzio, nell’orazione e nella carità fraterna. Nel dicembre dello stesso anno, il dolore ad un ginocchio la portò a subire un intervento chirurgico particolarmente delicato. Per non violare la permanenza claustrale, fu operata all’interno del monastero, ma l’ambiente inadatto impedì le cure necessarie e soprattutto la possibilità di darle degli antidolorifici, per cui fu operata senza anestesia.

    Nonostante ciò, il 22 agosto 1946 iniziò l’anno di noviziato. Il 15 novembre 1947 emise la professione temporanea e, il 30 novembre 1950, quella perpetua.

    Nello stesso anno, le viene diagnosticata la tubercolosi in stadio avanzato. Rientrata nella casa paterna, si mantenne in contatto epistolare con il suo monastero.

    Nel 1951, a Macerata, fu operata, anche questa volta senza anestesia, di ulcera duodenale e resezione gastrica, venendo inviata per la convalescenza a Morrovale, dapprima nella casa paterna e, successivamente, per sua scelta, presso il locale convento delle Suore della Carità.

    Il 7 luglio 1952 fu trasferita nel Sanatorio di Groppino e, dopo cinque giorni, fu ricoverata nell’ospedale maggiore di Bergamo dove, nel 1953, subì un intervento di frenicotemia. Il 31 marzo 1954 fu trasferita nel Sanatorio “Alessandrini” di Teramo (Italia), dove morì il 23 luglio 1954.

    La Venerabile Serva di Dio ha vissuto un percorso di vita spirituale nell’abbandono fiducioso alla volontà di Dio. Animata dalla fede, sopportò con fortezza le sofferenze fisiche e morali. Coloro che avevano la possibilità di incontrarla, rimanevano colpiti dalla solida fede e dalla forza d’animo. Esercitò grande carità sia con le consorelle che in ospedale.

    Pur possedendo una cultura modesta, nei suoi scritti raggiunse livelli di intensa spiritualità, centrata sulla passione di Cristo e sulla devozione all’Addolorata. Vivendo il “Vangelo della Sofferenza”, la morte divenne per lei l’incontro con Cristo Crocifisso e Risorto.

    Un tratto caratteristico che l’accompagnò fu il modo in cui accettò serenamente le afflizioni e le sofferenze, vivendo nella costante ricerca della volontà di Dio. Fin da piccola aspirava alla santità e amava la preghiera. Era devota della Vergine Maria, venerata con il titolo di Addolorata, e, sull’esempio di San Gabriele dell’Addolorata, desiderava imitarla nelle sue sofferenze. Accettò la malattia e la lontananza dal monastero, a causa dei frequenti ricoveri in ospedale, con spirito di penitenza, manifestando il desiderio della vita eterna, con una fiducia illimitata nella Divina Provvidenza. Nei pochi momenti di discreta salute, si assumeva volentieri una notevole mole di lavoro per il monastero. La sua carità fu l’offerta di se stessa come vittima per i peccatori.