Causa in corso
Maria Aristea Ceccarelli
- Venerabile Serva di Dio -

Maria Aristea Ceccarelli

(1883 - 1971)

Venerabilità:

- 09 aprile 2022

- Papa  Francesco

Fedele Laica; la prossimità a Dio fu la ragione della sua vita e la visse soprattutto in un’intensa preghiera e con quest’amore perdonò e amò tutti, anche coloro che le volevano o avevano fatto del male

  • Biografia
  • Decreto sulle Virtù
Amò il suo prossimo in cui vide Gesù e fu quindi premurosa di servirlo

 

    La Venerabile Serva di Dio Maria Aristea Ceccarelli nacque ad Ancona (Italia) il 5 novembre 1883. La madre, analfabeta, era di carattere chiuso e molto dura; il padre, egoista, di carattere molto irascibile e violento, dedito al gioco e al vino, con un’avversione per Aristea. Ella vive in questo contesto di grande miseria materiale e spirituale, sperimentando in silenzio anche la fame e il freddo, maturando un profondo senso della sofferenza che la porta a non esigere nulla per sé. Come gli altri fratelli fu abbandonata a se stessa, senza istruzione scolastica e religiosa, ma da piccola è attratta verso le realtà soprannaturali e, quando poteva, si recava in chiesa a pregare. Trascorse la sua fanciullezza e adolescenza nel continuo lavoro: a 6 anni comincia a lavorare in sartoria e lo farà per 11 anni, a questo lavoro se ne aggiunge molto altro nella trattoria.

    Il 9 ottobre 1901, dopo quattro anni di fidanzamento, si sposò con Igino Bernacchia, scelto dai suoi genitori senza averle chiesto alcun parere. Il giorno del matrimonio per lei è il più brutto della sua vita. Si accordarono di vivere come fratello e sorella. Andando a vivere con i suoceri, ella fu accolta come donna di servizio. Lavorò anche nel forno, nella macelleria e nel negozio di generi alimentari, tutti di loro proprietà. Il suocero era violento e prepotente, ma ella lo serve con dolcezza e pazienza. I lavori più pesanti e umili erano riservati a lei. Anche il marito ben presto si mostrò violento, dedito al vino e alle donne. Nel 1902, ebbe la perforazione del globo oculare destro tra atroci dolori. Dopo cinque anni di sofferenze e cure, fu sottoposta all’espianto dell’occhio. Per lei iniziano nuove sofferenze fisiche, sovente atroci, in particolare la nevralgia del trigemino, coliche e vari dolori. Nelle sue malattie continuò la vita di lavoro e di umiliazioni custodendo, con la forza della preghiera, un senso profondo di serenità e dolcezza.

     Nel 1911 il marito vinse un concorso per l’amministrazione delle ferrovie a Roma, così andarono ad abitare presso la casa di una signora che ella assistette fino alla morte. Mentre il comportamento del marito verso di lei peggiora, nel 1925 si affidò alla guida spirituale di due Camilliani. Unita alla spiritualità e all’apostolato dell’Ordine di San Camillo, visse la missione negli ospedali, in particolare al Sanatorio Umberto I, tra i malati di tubercolosi, fra cui molti bambini, visitava gli ammalati nelle loro case, consolandoli e aiutandoli materialmente.

    Dal 1° gennaio 1969 al 15 maggio non può uscire di casa per le malattie, in particolare l’idropisia; riceve la Comunione in casa; alcune volte lì si celebra anche l’Eucaristia. A casa vanno per avere consiglio le sue figlie e figli spirituali.

    Morì a Roma (Italia) il 24 dicembre 1971.

    La Venerabile Serva di Dio visse la fede in una ininterrotta e crescente vita di unione con Gesù Cristo, fatta di amore e di dolore. La sua fu una vita di sofferenza: nella sua famiglia di origine, nella vita coniugale, con le diverse malattie. Molto forte era la devozione eucaristica, con la messa quotidiana, la Santa Comunione, la visita eucaristica.

    Visse la virtù teologale della speranza nell’abbandono fiducioso a Dio in ogni momento.

    La prossimità a Dio fu la ragione della sua vita e la visse soprattutto in un’intensa preghiera e con quest’amore perdonò e amò tutti, anche coloro che le volevano o avevano fatto del male. Ebbe un forte spirito di riparazione per i peccatori, specialmente per il marito. Amò il suo prossimo in cui vide Gesù e fu quindi premurosa di servirlo, specialmente chi gli fece del male, come il marito o alcuni familiari, ma anche chi intenzionalmente ne travisò l’opera.

    Amò suo marito anche quando la tradiva, la umiliava e le usava violenza e mai ne parlò in pubblico del tradimento. Si prese cura dei malati, specialmente i tubercolotici, dei poveri e dei sofferenti. La sua carità fu anche spirituale, diventando ‘madre’ per molti chierici camilliani e per molte persone amiche e conoscenti.

 

CONGREGAZIONE DELLE CAUSE DEI SANTI

 

ROMA

 

BEATIFICAZIONE e CANONIZZAZIONE

della SERVA DI DIO

MARIA ARISTEA CECCARELLI

FEDELE LAICA

(1883-1971)

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DECRETO SULLE VIRTÙ

 

“Lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza. (…) E colui che scruta i cuori sa che cosa desidera lo Spirito, perché egli intercede per i santi secondo i disegni di Dio” (Rm 8, 26-27).

La Serva di Dio Maria Aristea Ceccarelli Bernacchia è da molti considerata vera e propria madre di fede e di virtù. Vivendo le circostanze con carità e perfezionando sempre più la sua vocazione laicale al servizio e alla preghiera, accompagnava con dolcezza, assillo e materna sollecitudine i propri figli spirituali ed offriva, in primis a quanti erano chiamati al sacerdozio, la maniera pratica e le ragioni della perfezione evangelica.

La Serva di Dio nacque ad Ancona il 5 novembre 1883, dodicesima di sedici figli, di cui solo cinque sopravvissero. Fu battezzata un mese più tardi, coi nomi di Aristea, Margherita. Nonostante la famiglia, di origini molto semplici e povere, non si sia data da fare per curare la sua formazione scolastica ed istruzione religiosa, fin dalla tenera età si sentì attratta dalle realtà soprannaturali. Ogniqualvolta poteva, si recava nella chiesa del Crocifisso ad Ancona, dove se ne stava a lungo tranquilla. Lì imparò alcune preghiere, così che ogni mattina poteva recitare al risveglio tre “Ave Maria”. Desiderando imparare a leggere, si accordò con una maestra per un denaro a lezione. Per avere questo denaro, aveva parsimonia in tutto e lavorava talora presso la trattoria di famiglia, talora in un laboratorio di sartoria. Il 9 ottobre 1901 si sposò con Igino Bernacchia, che i suoi genitori le aveva scelto senza consultarla, e si trasferì nella casa dei suoceri, i quali, benestanti ma apertamente contrari alla religione, sempre la considerarono più come domestica che come famigliare. L’anno successivo, il giorno di Pasqua, la Serva di Dio soffrì la perforazione del globo oculare destro e successivamente, trascorsi cinque anni di dolori lancinanti, dovette sottoporsi all’espianto dello stesso occhio. L’ultima cosa che volle vedere con l’occhio malato fu l’immagine della Vergine Immacolata nella cappella dell’ospedale. Da quel momento le sofferenze fisiche, progressive, non l’abbandonarono più. Quando il marito venne assunto dalle ferrovie e trasferito a Roma, presero dimora nei pressi di Porta Pia. La Serva di Dio iniziò a frequentare assiduamente la chiesa del Corpus Domini, dove conobbe negli anni alcuni direttori spirituali, i quali la introdussero alla spiritualità di San Camillo per l’assistenza ai bisognosi e agli ammalati. E così la Serva di Dio soleva recarsi più volte alla settimana al Sanatorio “Umberto I”, dove erano ricoverati i malati di tubercolosi, fra cui molti bambini. Visitava anche i malati nelle loro case. Svolgeva con eccezionale alacrità i compiti quotidiani in famiglia, nonostante il carattere violento e le riprovevoli abitudini del marito. Ella tutto sopportava con pazienza, pregando e certa che, con l’aiuto del Signore, la sua sofferenza sarebbe servita alla conversione dell’uomo, il quale nel 1964 morì infatti riconciliato con Dio. Non conobbe la maternità naturale, ma seppe guidare e formare con fecondità molte anime, soprattutto di religiosi camilliani, che le erano stati affidati in modo particolare del suo direttore spirituale. Dava loro consigli ed offriva spirituale conforto. Coltivò incessantemente una profonda umiltà, sempre dimessa non amava apparire, difficilmente parlava di sé e chiedeva di intercedere per la salvezza della propria anima. La sua preghiera era vera mistica unione con la Trinità, così che l’ardente suo amore per Dio la spingeva a ricercare i segni della sua presenza in tutte le cose di ogni giorno. Diede pure un chiaro esempio di come un cristiano autentico sopporti sofferenze ed avversità. La sua identità di donna di fede, speranza e carità ne informò in tutto e per tutto l’essere e l’agire, assumendo e portando a perfezione le sue virtù umane. 

Quando avvenne a Roma il 24 dicembre 1971 il suo pio transito da questo mondo, la fama di santità, che la accompagnava, non solo non diminuì, ma si accrebbe anche. Per questo si decise di avviare la Causa di beatificazione e canonizzazione della Serva di Dio. La sessione di apertura dell’Inchiesta diocesana, celebrata presso la Curia ecclesiastica del Vicariatus Urbis, si tenne il 29 maggio 1998 e la sessione di chiusura il 29 settembre 2006. Questa Congregazione delle Cause dei Santi ha emesso il decreto di validità giuridica dell’Inchiesta il 7 dicembre 2007. Realizzata la Positio, si è discusso, secondo le consuete norme, se la Serva di Dio abbia esercitato in grado eroico le virtù cristiane. Il 1° ottobre 2020 hanno emesso il proprio voto favorevole i Consultori Teologi. I Padri Cardinali e Vescovi, riuniti nella Sessione Ordinaria del 15 marzo 2022, hanno quindi riconosciuto che la Serva di Dio ha esercitato eroicamente le virtù teologali, cardinali ed annesse.

Il sottoscritto Cardinale Prefetto ha quindi riferito tutte queste cose al Sommo Pontefice Francesco. Sua Santità, accogliendo e ratificando i voti della Congregazione delle Cause dei Santi, ha oggi dichiarato: Sono provate le virtù teologali Fede, Speranza e Carità verso Dio e verso il prossimo, nonché le cardinali Prudenza, Giustizia, Fortezza e Temperanza ed annesse in grado eroico della Serva di Dio Maria Aristea Ceccarelli Bernacchia, Fedele laica, nel caso e per il fine di cui si tratta.

Il Sommo Pontefice ha poi disposto che il presente decreto venga pubblicato e inserito negli atti della Congregazione delle Cause dei Santi.

Dato a Roma il 9 aprile nell’anno del Signore 2022.

 

MARCELLO Card. SEMERARO

Prefetto

 

                                            + FABIO FABENE

                                            Arciv. tit. di Montefiascone

                                            Segretario

 

 

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CONGREGATIO DE CAUSIS SANCTORUM

 

ROMANA

 

BEATIFICATIONIS et CANONIZATIONIS

SERVAE DEI

MARIAE ARISTEAE CECCARELLI

CHRISTIFIDELIS LAICAE

 (1883-1971)

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DECRETUM SUPER VIRTUTIBUS

 

“Spiritus adiuvat infirmitatem nostram. (…) Qui autem scrutatur corda, scit quid desideret Spiritus, quia secundum Deum postulat pro sanctis” (Rm 8, 26-27).

Serva Dei Maria Aristea Ceccarelli Bernacchia a multis vera fidei et virtutum mater habita est. Vices caritate vivendo laicalemque suam vocationem ad ministerium et precationem usque perficiendo, dulcedine, zelo maternaque sedulitate filios spirituales prosequebatur atque, iis in primis qui ad sacerdotium vocarentur, evangelicae perfectionis exercitium et rationes praebuit.

Serva Dei Anconae nata est die 5 mensis Novembris anno 1883, duodecima sedecim liberorum, quorum quinque tantum vixerunt. Post mensem baptizata est, impositis Aristeae, Margaritae nominibus. Quamvis familia, persimplex pauperque genere, eius eruditionis curam et christianae institutionis minime navaret, iam ab aetate tenella se supernaturalibus rebus attrahi percepit. Quotiescumque poterat, Anconae Crucifixi ad ecclesiam adibat, ubi diu remanebat quieta. Illic aliquas didicit orationes, ut omnibus matutinis, e somno expergefacta, tres “Ave Maria” posset dicere. Cum primas litteras discere cupiret, conventionem fecit quadam cum magistra denario pro singulis lectionibus solvendo. Ut hanc eandem pecuniam adipisceretur, in omnibus parcebat et opus praestabat tum apud familiae cauponam, tum in vestium promercalium officina. Die 9 mensis Octobris anno 1901 secum Iginum Bernacchia matrimonio coniunxit, quem parentes sui, ea ipsa autem haud consulta, elegerant, atque in domo socerorum se contulit. Qui vero, locuples ac religioni patenter adversantes, eam uti ancillam potius quam domesticam semper putaverunt. Insequenti anno, die vero Paschatis, Serva Dei dexteri bulbi ocularis passa est perforationem ac deinceps, quinque atrocium dolorum annis transactis, se eiusdem oculi explantationi subicere debuit. Postremum, quod aegroto oculo videre voluit, Virginis Immaculatae imago fuit in valetudinarii sacello. Ab illo tempore dolores increbrescentes eam numquam deseruerunt. Cum maritus eius ad opus ferroviarum facendum assumptus esset ac Romam motus, domicilium prope Portam Piam posuerunt. Serva Dei ecclesiam Corporis Domini assidue frequentare incepit, quo loco per annos spirituales aliquos cognovit moderatores, qui eam ad spiritalitatem Sancti Camilli instruxerunt pro adiuvandis egenis et aegrotantibus. Itaque omni hebdomada Serva Dei ad valetudinarium, quod “Humbertus I” appellatur, compluries ire solebat, ubi phthisici, inter quos plurimi pueri, erant recepti. Et aegrotos eorum in domibus visitabat. Praecellenti alacritate cotidiana officia in familia perficiebat, licet vir esset violentus moresque eius mendosi. Omnia summa patientia toleravit, precando et conscia, Domino adiuvante, maerorem suum viri conversioni profuturum esse, qui nam anno 1964 obiit cum Deo reconciliatus. Maternitatem naturalem non cognovit, sed multas animas moderari instituereque fecunditate valuit, praeter omnes Clericorum regularium Ministrantium infirmorum, qui ei precipue commissi erant a spirituale eius moderatore. Quibus dabat consilia et spirituale praebebat solacium. Altam humilitatem continenter coluit, semper demissa se non cupiebat ostentare, perdifficillime de se ipsa loquebatur atque, ut ad salutem animae eius intercederetur, petebat. Eius precatio adeo vera mystica unio erat cum Trinitate, ut ardens caritas in Deum eam praesentiae eius signa omnibus in cotidianis invenire impelleret. Illius modi clarum exemplum etiam praestitit, quo christianus dolores adversaque sincerus tolerat. Fidei, spei et caritatis mulieris ratio omnino eius naturam actusque informavit, humanas virtutes eius assumens atque perficiens. 

Cum die 24 mensis Decembris anno 1971 pius eius ex hoc mundo accideret transitus, sanctitatis fama, quae eam sequebatur, non tantum minime minuit, sed increbuit quoque. Quapropter censum est Servae Dei Causam beatificationis et canonizationis incepi. Inquisitionis dioecesanae, apud Curiam ecclesiasticam Vicariatus Urbis celebratae,  sessio inauguralis die 29 mensis Maii anno 1998 habita est ac ultima die 29 mensis Septembris anno 2006. Haec Congregatio de Causis Sanctorum de iuridica Inquisitionis validitate die 7 mensis Decembris anno 2007 edidit decretum. Positione confecta, disceptatum est, consuetas secundum normas, an Serva dei virtutes christianas heroico in gradu excoluisset. Die 1 mensis Octobris anno 2020 Consultores Theologi suum adfirmativum votum produxerunt. Patres Cardinales et Episcopi, Ordinaria in Sessione diei 15 mensis Martii anno 2022 congregati, Servam Dei inde professi sunt theologales, cardinales iisque adnexas virtutes heroico modo exercuisse. 

Facta demum de hisce omnibus rebus Summo Pontifici Francisco per subscriptum Cardinalem Praefectum accurata relatione, Sanctitas Sua, vota Congregationis de Causis Sanctorum excipiens rataque habens, hodierno die declaravit: Constare de virtutibus theologalibus Fide, Spe et Caritate tum in Deum tum in proximum, necnon de cardinalibus Prudentia, Iustitia, Fortitudine et Temperantia iisque adnexis in gradu heroico Servae Dei Mariae Aristeae Ceccarelli Bernacchia, Christifidelis laicae, in casu et ad effectum de quo agitur.

Hoc autem decretum publici iuris fieri et in acta Congregationis de Causis Sanctorum Summus Pontifex referri mandavit.

Datum Romae, die 9 mensis Aprilis a. D. 2022.