Causa in corso
Quintino Sicuro
- Venerabile Servo di Dio -

Quintino Sicuro

(1920 - 1968)

Venerabilità:

- 27 gennaio 2025

- Papa  Francesco

Sacerdote diocesano, eremita; seppe combinare la contemplazione e la solitudine con un fecondo apostolato tra la gente del luogo recandosi spesso ad aiutare i bisognosi mettendosi a disposizione dei parroci delle località vicine

  • Biografia
Il suo eremo divenne luogo di accoglienza e incontro con Dio per molta gente

 

Il Venerabile Servo di Dio Quintino Sicuro nacque il 29 maggio 1920 a Melissano, in Puglia, quinto figlio di una coppia devota che lo educò alla fede cristiana tanto che già alla scuola elementare manifestò l’idea di diventare religioso. Continuò gli studi presso l’Istituto tecnico industriale di Gallipoli ma, prima di finire l’ultimo anno, allo scoppio della Seconda guerra mondiale si arruolò nel Corpo della Guardia di Finanza. Nel corso del conflitto partecipò alle operazioni di guerra nei Balcani e, nel 1943, si unì ai partigiani della Brigata Garibaldi, venendo catturato e imprigionato dai nazifascisti. Riuscito a evadere travestito da prete, raggiunse l’Italia meridionale ormai liberata dalle truppe alleate e, terminata la guerra, entrò a far parte della Guardia di Finanza. Visse allora un periodo di crisi sul piano personale che risolse grazie alla guida spirituale di don Luigi Falsina, parroco di Iseo.

Lasciata la Guardia di Finanza, nel 1947 entrò nel convento dei Frati Minori di Ascoli Piceno. Due anni dopo fece la vestizione tra i Frati Minori di Treia, ma, poco tempo dopo, insoddisfatto, abbandonò il cammino francescano ritirandosi nell’Eremo di Montegallo, in provincia di Ascoli Piceno, col desiderio di “distacco radicale dal mondo”, vivendo in grande povertà. Si spostò poi in altri luoghi eremitici fino a fermarsi all’Eremo di Sant’Alberico alle Balze di Verghereto. Completati gli studi teologici ricevette l’Ordinazione sacerdotale nella Chiesa di Balze di Verghereto, dal Vescovo di Sarsina. Fece ristrutturare l’Eremo con l’intento di farlo diventare un’oasi di spiritualità dove sacerdoti e laici potessero recarsi per seguire corsi di esercizi spirituali.

Morì il 26 dicembre 1968, colpito da infarto lungo la strada che conduceva al luogo eremitico.

Nella valutazione delle sue virtù bisogna tener conto della particolarissima vocazione da lui vissuta, non più abituale nei tempi recenti. Egli seppe combinare la contemplazione e la solitudine con un fecondo apostolato tra la gente del luogo, in quanto si recava spesso ad aiutare i bisognosi mettendosi a disposizione dei parroci delle località vicine.

Nel contesto eremitico visse un totale distacco dalle cose materiali, dalle comodità e consolazioni umane, con un cuore sempre più libero per il Signore e colmo d’amore verso il prossimo. Nel suo itinerario vitale si può cogliere un indirizzo verso la radicalità evangelica. Sull’esempio di San Francesco d’Assisi, al quale era molto devoto, condusse una vita sobria, austera e distaccata dai beni materiali.

L’Ordinazione sacerdotale introdusse una grande novità nella sua fisionomia spirituale, ravvivando in lui un crescente amore per l’Eucaristia e un nuovo slancio nella dedizione agli altri, espressa attraverso la confessione e la direzione spirituale. In tal modo il suo eremo divenne luogo di accoglienza e incontro con Dio per tanti. Molti giovani e persone in ricerca della propria vocazione si recavano a trovarlo per parlare con lui, per confessarsi e avere consigli. Don Quintino fece dell’Eremo un centro di spiritualità per sacerdoti e laici, i cui frutti pastorali hanno oltrepassati i confini della Diocesi.

Verso la fine della sua vita venne considerato un autentico maestro dello spirito e ritenuto un santo eremita. Detta fama di santità era percepita dalla gente semplice del luogo, dai confratelli religiosi e dal Vescovo della sua Diocesi ed è continuata dopo la morte giungendo sino a oggi.