Leonardo Melki e Tommaso Saleh

Leonardo Melki e Tommaso Saleh

(† 1915 - 1917)

Beatificazione:

- 04 giugno 2022

- Papa  Francesco

Sacerdoti professi dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini, la vicenda martiriale si intreccia con il genocidio degli Armeni. Invitati a scegliere tra la morte o la conversione all’Islam, rimasero saldamente fermi nella fede cristiana. Vennero quindi barbaramente trucidati a colpi di scure e scimitarra, e i loro corpi, fatti a pezzi, furono gettati in pozzi e caverne

  • Biografia
  • Decreto sul Martirio
L’eliminazione dei due Beati, come le stragi di altri cristiani compiute contestualmente in quella regione, è passata a lungo sotto silenzio, ma la fama del loro martirio è giunta sino ad oggi

 

    La vicenda martiriale di Leonardo Melki e Tommaso Saleh si intreccia con il genocidio degli Armeni, che registrò anche stragi di cristiani di altri riti. Già dalla fine del XIX secolo, le autorità dell’Impero Ottomano avevano ordinato l’eliminazione di Armeni e Cristiani. La persecuzione divenne particolarmente violenta dopo l’inizio della Prima Guerra Mondiale. Il movimento nazionalista dei “Giovani Turchi” voleva estinguere anche le minoranze religiose. Iniziarono le “marce della morte”. Nel novembre del 1914 il Governo dell’Impero Ottomano richiese a tutte le autorità di segnalare i conventi dei Frati Minori Cappuccini nella regione mesopotamica perché ritenuti estranei all’Impero e ostili all’Islam.

    È riconosciuto il martirio dei due Beati, appartenenti all’Ordine dei Frati Minori Cappuccini.

    1. Leonardo Melki. Nato a Baabdath (Libano) tra la fine di settembre e l’inizio di ottobre del 1881, entrò nell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini nel 1895 e fu inviato al Seminario di Santo Stefano presso Costantinopoli, dove il 2 luglio 1899 iniziò l’anno di noviziato. Emise la professione religiosa dei voti il 2 luglio 1900 e fu ordinato sacerdote il 7 dicembre 1904. Inviato in Mesopotamia, prima ad Orfa e poi a Mardine, diresse la scuola della missione, curò il Terz’Ordine Francescano, amministrò i sacramenti, svolgendo l’apostolato tra i ragazzi e i giovani. Mentre si trovava a Mardine, con un confratello ottuagenario, il 5 dicembre 1914, i soldati fecero irruzione nel convento, che il 9 febbraio 1915 fu del tutto occupato, lasciando solo due stanze ai due religiosi. Il 5 giugno successivo, fu arrestato e, il 9 giugno, torturato. I carnefici gli offrirono più volte salva la vita se avesse abbracciato la religione islamica. L’11 giugno 1915, con altri 416 compagni, venne aggregato ad un convoglio diretto a Diarbékir (Turchia). Furono ancora una volta invitati a scegliere tra la morte o la conversione all’Islam, ma rimasero saldamente tutti fermi nella fede cristiana. Vennero quindi barbaramente trucidati a colpi di scure e scimitarra, e i loro corpi, fatti a pezzi, furono gettati in pozzi e caverne.

    2. Tommaso Saleh. Nato a Baabdath probabilmente il 3 maggio 1879, attratto dall’esempio dei Frati Cappuccini, chiese di entrare nell’Ordine. Fu inviato prima nel Seminario di Santo Stefano a Costantinopoli, dove fece l’anno di noviziato. Emise la professione religiosa dei voti il 2 luglio 1900 e venne ordinato sacerdote il 4 dicembre 1904. Fu destinato alle missioni di Mesopotamia a Mardine dove, insieme a Leonardo Melki, si dedicò all’apostolato all’attività didattica nella scuola della missione, alla predicazione e all’amministrazione dei sacramenti.

    Nel 1910 fu trasferito a Diarbékir, da dove fu espulso, per la situazione politica critica, insieme agli altri missionari, il 22 dicembre 1914 raggiungendo Orfa.

    Tra il 1915 e il 1916, nonostante le gravi limitazioni e pericoli, continuò a svolgere il suo apostolato missionario, nascondendo tra l’altro in convento un sacerdote armeno, che fu arrestato il 24 settembre 1916. Una perquisizione da parte della polizia portò anche alla scoperta in convento di un piccolo revolver, molto probabilmente messo lì dagli stessi agenti. I due fatti determinarono la sua condanna.

    Tratto in arresto il 4 gennaio 1917, subì ogni sorta di violenze e maltrattamenti, venendo tra l’altro rinchiuso anche in prigioni infette, tanto da prendere il tifo. Morì, sfinito dalle torture, il 17 gennaio 1917 a Marache (Turchia).

    Il martirio materiale dei due Beati è sufficientemente provato. Riguardo a Leonardo Melki, durante la marcia estenuante subì violenze e torture, finché venne ucciso, a colpi di pietra e poi di pugnale e scimitarra, insieme ad altri compagni, tra cui il Beato Ignazio Maloyan. Il corpo non venne ritrovato, ma le testimonianze documentali circa il suo martirio materiale sono sufficienti. Riguardo a Tommaso Saleh, fu rinchiuso in varie carceri e costretto a diverse marce della morte, subendo tremende torture. Colpito dal tifo, morì a Marache il 18 gennaio 1917 ex aerumnis carceris.

    Riguardo al martirio formale ex parte persecutoris, la motivazione dell’eliminazione dei due religiosi fu l’odium fidei. La persecuzione era mossa anche da interessi politici, tuttavia le richieste insistenti ai prigionieri di convertirsi all’Islam, abiurando la propria fede per aver salva la vita, non lasciano dubbi al riguardo. Ciò è evidente nell’uccisione di P. Melki. Anche per P. Saleh è possibile rilevare l’odium fidei dai vari tentativi usati dai carcerieri per costringerli ad abiurare. Anche la particolare ferocia praticata sui prigionieri indica un odio profondo dei persecutori verso chi testimoniava fedeltà a Cristo.

    Circa il martirio formale ex parte victimarum, sin dall’inizio della persecuzione religiosa i due Beati erano consapevoli che avrebbero potuto affrontare il sacrificio supremo a causa della loro fede. P. Melki era stato ampiamente informato ma, come risulta da alcune sue lettere, decise di rimanere nella Missione per accudire il confratello anziano. In carcere subì terribili torture ma rifiutò di rinnegare la fede. P. Saleh, nell’offrire rifugio al prete armeno cattolico, assunse consapevolmente il rischio di essere imprigionato e ucciso. Nelle ultime ore di vita riuscì a ricevere i sacramenti da un sacerdote compagno di prigionia.

    L’eliminazione dei due Beati, come le stragi di altri cristiani compiute contestualmente in quella regione, è passata a lungo sotto silenzio, ma la fama del loro martirio è giunta sino ad oggi.

 

VICARIATO APOSTOLICO DI BEIRUT

 

BEATIFICAZIONE o DICHIARAZIONE DI MARTIRIO

dei Servi di Dio

LEONARDO MELKI

E TOMMASO GIORGIO SALEH

Sacerdoti professi

dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini

 († 1915 / 1917)

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DECRETO SUL MARTIRIO

 

    «Nessuno ha amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici» (Gv 15,13).

    Dopo alcuni secoli, nei quali avevano coltivato reciproca amicizia e pacifica convivenza, in varie parti dell'Impero Ottomano, e specialmente nella regione della Mesopotamia, si ebbero, già dal 1894, episodi di persecuzione e ostilità verso i cristiani. Con lo scoppio della prima guerra mondiale, si inasprì la persecuzione contro la Chiesa, divenne sistematica e più feroce, con un piano di deportazione e sterminio, al punto da essere considerata “il primo genocidio del XX secolo”, come dissero insieme il 27 settembre 2001 il Santo Sommo Pontefice Giovanni Paolo II e Kerekin II, Catholicos della Chiesa Apostolica Armena. Dalla notte fra il 23 e il 24 aprile 1915, quando a Costantinopoli furono eseguiti i primi arresti tra l'élite armena, oltre un milione e mezzo di cristiani armeni, siri, caldei, assiri e greci trovarono la morte. Con essi furono uccisi, senza alcun processo, molti vescovi, sacerdoti, religiosi e religiose, nonché missionari stranieri, tra i quali anche Leonardo Melki e Tommaso Giorgio Saleh.

    I due Servi di Dio nacquero nel villaggio libanese di Baabdath, nella regione del Metn. Attirati dall'esempio dei Frati, decisero di entrare nell’Ordine dei Minori Cappuccini. Studiarono presso il Seminario Minore di Santo Stefano a Costantinopoli, che apparteneva all'Istituto Apostolico d'Oriente. In quello stesso luogo ricevettero il saio cappuccino ed emisero la prima professione. Nel convento di Bugià, presso Smirne, compirono gli studi filosofici e teologici, professarono i voti solenni il 2 luglio 1903 e il 4 dicembre 1904 furono ordinati sacerdoti. Furono destinati alla missione di Mesopotamia, dove si dedicarono con zelo al ministero di confessori, predicatori e insegnanti, tennero la direzione di scuole e compirono un lavoro pastorale per i giovani e i membri del Terz'Ordine Francescano.

    Il 5 dicembre 1914 il Servo di Dio Leonardo Melki aveva 33 anni e viveva a Mardin. Quel giorno le milizie imperiali irruppero nella chiesa dei cappuccini, perpetrarono violenze e molestie ai danni dei missionari e infine ordinarono loro di lasciare il convento. Il Servo di Dio, ben consapevole del pericolo, decise all'ultimo momento di rimanere lì con un anziano confratello che non poteva muoversi. Fu quindi arrestato e torturato per sei giorni, affinché rinnegasse la fede ed abbracciasse la religione islamica. L’11 giugno 1915 fu messo alla testa di un convoglio di alcune centinaia di altri prigionieri, tra i quali il Beato Ignace Maloyan, Arcivescovo Armeno Cattolico di Mardin, che dovevano essere deportati a Diarbekir. Circa a metà del viaggio, nel luogo detto Kalaat Zirzawane, dopo essersi ancora rifiutati di rinnegare la fede cristiana, furono massacrati e i loro corpi gettati in pozzi e caverne.

    Il 22 dicembre 1914 il Servo di Dio Tommaso Giorgio Saleh fu costretto ad abbandonare il convento di Diarbekir insieme ad un confratello e alcune suore, e trovò rifugio nel convento Orfa. Aveva compiuto 35 anni. Per due anni affrontò con coraggio le molestie delle milizie imperiali e sopravvisse a due serie di massacri di cristiani della città. Fu quindi falsamente accusato, insieme agli altri religiosi, di tenere nascosto un sacerdote armeno e di possedere indebitamente un'arma. Per questo fu condannato a morte. Dopo aver subito ogni sorta di violenze e maltrattamenti, si ammalò di tifo. Arrivato a Marash ormai esausto, morì probabilmente il 18 gennaio 1917.

    La fede e carità eroica dei Servi di Dio non solo diedero forma al loro servizio di missionari del Vangelo in mezzo a grandi difficoltà, ma anche li spinsero a portare a perfezione con l’effusione del sangue la propria vocazione alla vita consacrata

    La fama del martirio dei Servi di Dio indusse la Custodia Generale Cappuccina del Vicino Oriente a introdurne la Causa di beatificazione. Nel 2006 fu concessa la competentia fori al Vicariato Apostolico di Beirut. Presso la Curia ecclesiastica di quel Vicariato Apostolico fu celebrata pertanto dal 17 febbraio 2007 al 28 ottobre 2009 l’Inchiesta diocesana. Anche l’Inchiesta suppletiva fu istruita presso lo stesso Vicariato Apostolico dal 28 ottobre 2011 al 15 dicembre 2011. Di entrambe questa Congregazione delle Csuse dei Santi decretò la validità giuridica il 1° ottobre 2012. Preparata la Positio, il 28 febbraio 2017 è stata sottoposta al giudizio dei Consultori Storici. Si è quindi discusso, secondo la procedura in uso, se i Servi di Dio siano stati uccisi come veri martiri. Il Congresso Peculiare dei Consultori Teologi il 19 novembre 2019 espresse parere favorevole. I Padri Cardinali e Vescovi, riuniti nella Sessione Ordinaria del 6 ottobre 2020, hanno riconosciuto che i Servi di Dio sono stati uccisi per la loro fedeltà a Cristo e alla Chiesa.

    Il sottoscritto Prefetto ha quindi riferito tutte queste cose al Sommo Pontefice Francesco. Sua Santità, accogliendo e confermando i voti della Congregazione delle Cause dei  Santi, ha oggi dichiarato: Consta il martirio e la sua causa dei Servi di Dio Leonardo Melki e Tommaso Giorgio Saleh, Sacerdoti professi dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini, nel caso e per il fine di cui si tratta.

    Il Sommo Pontefice ha poi disposto che il presente decreto venga pubblicato e inserito negli atti della Congregazione delle Cause dei Santi.

    Dato a Roma, il 27 ottobre nell’anno del Signore 2020.

 

+ Marcello Semeraro

Prefetto

 

                                                                                    + Marcello Bartolucci

                                                                                        Arciv. tit. di Bevagna

                                                                                        Segretario

 

 

 

 

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VICARIATUS APOSTOLICI BERYTENSIS

 

BEATIFICATIONIS seu DECLARATIONIS MARTYRII

Servorum Dei

LEONARDI MELKI

et

THOMAE GEORGII SALEH

Sacerdotum professorum

Ordinis Fratrum Minorum Capuccinorum

 († 1915/1917)

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DECRETUM SUPER MARTYRIO

 

    «Maiorem hac dilectionem nemo habet, ut animam suam quis ponat pro amicis suis» (Io 15, 13).

    Post aliquot saecula, quibus religiones inter se amicitiam et pacificum convictum coluerant, in plurimis Turcarum imperii partibus, et Mesopotamiae in regione praesertim, vexationes et hostilia in christifideles evenerunt. Primo totius mundi bello deflagrante, persecutio erga Ecclesiam recruduit, disposita est ac saevior facta, deportationum stragiumque statuto proposito, tam ut “primum saeculi XX genocidium” putaretur, sicut die 27 mensis Septembris anno 2001 Summus Pontifex Sanctus Ioannes Paulus II et Karenin II, Catholicus Ecclesiae Apostolicae Armenae, una dixerunt. A nocte inter diem 23 et diem 24 mensis Aprilis anno 1915, cum Constantinopoli Armeniorum notabiles primum in vinculis ducti essent, plus quam quindecies centena milia Armenorum, Syrorum, Caldaeorum, Assyriorum Graecorumque christifidelium mortem obierunt. Cum quibus multi episcopi, sacerdotes, religiosi religiosaeque, necnon plurimi missionarii exteri interfecti sunt, quodam sine processu, inter quos et Leonardus Melki et Thoma Georgius Saleh.

    Hi duo Servi Dei nati sunt in Libanensi vico v.d. Baabdath, in regione v.d. Metn. Exemplo Fratruum commoti, Ordinem Minorum Capuccinorum ingredi statuerunt. Apud Seminarium Minus Costantinopolitanum Sancti Stephani, quod erat Instituto Apostolico Orientali, studuerunt. Eodem loco etiam Capuccinorum vestem acceperunt ac primam emiserunt professionem. In conventu loci v.d. Bugià, apud Smyrnam, philosophica theologicaque studia complerunt, vota sollemnia die 2 mensis Iulii anno 1903 nuncupaverunt atque die 4 mensis Decembris anno 1904 ordinati sunt presbyteri. Ad missionem Mesopotamiae adlegati sunt, ubi confessariorum, praedicatorum ac magistrorum officio zelanter se tradiderunt, scholas rexerunt, pastoraleque opus in iuvenes et Tertii Ordinis Sancti Francisci sodales fecerunt.

    Die 5 mensis Decembris anno 1914 Servus Dei Leonardus Melki quartum et trigesimum vitae annum agebat ac in urbe vivebat v.d. Mardin. Illa die imperii milites Capuccinorum ecclesiam irruperunt, vires ac vexationes contra missionarios patraverunt, denique eos iusserunt conventum relinquere. Servus Dei, valde periculi conscius, ad extremum quodam cum seniore Fratre, qui moveri non poterat, permanere censuit. Ergo in vinculis ductus est ac sex per dies cruciatus, ut fidem abdicaret atque religionem Islamicam susciperet. Die 11  mensis Iunii anno 1915 centenorum captivorum agmen praecedere iussus est Amidam deportandorum, inter quos Beatus Ignatius Maloyan, Catholicus Archiepiscopus Mardensis Armenorum. In dimidio circiter itineris, in loco quae vulgo appellabatur Kalaat Zirzawane, cum rursus fidem abdicare recusavissent, necati sunt eorumque corpora in putea vel speluncas adiecta.

    Die 22 mensis Decembris anno 1914 Servus Dei Thoma Georgius Saleh Amidensi conventu decedere coactus est, quodam cum Fratre aliquibusque Sororibus, ac Edessam confugit. Quinque et triginta annos compleverat. Duos per annos imperii militum vexationes strenue toleravit duobusque stragium christianorum ordinibus in urbe editis supervixit. Inde dolose insimulatus est, aliis cum religiosis, Armenum quendam sacerdotem occulere necnon quoddam telum irrite obtinere. Qua causa damnatus est capite. Cum omnia genera virum ac vexationum laboravisset, in typhum incidit. Iam exhaustus Germaniciam pervenit, ubi probabiliter die 18 mensis Ianuarii anno 1917 interiit.

    Heroica Servorum Dei fides et caritas non tantum eorum ministerium Evangelii missionariorum graviores inter angustias informavit, sed etiam ut suam vitae consacratae vocationem sanguinis effusione perficerent, impulit.

    Servorum Dei fama martyrii Custodiam Generalem Capuccinorum Proximi Orientis induxit ad eorum Causam beatificationis seu declarationis martyrii instruendam. Anno 2006 Vicariatui Apostolico Berytensi competentia concessa est fori. Apud Curiam ecclesiasticam eiusdem Vicariatus Apostolici Inquisitio dioecesana ergo celebrata est a die 17 mensis Februarii anno 2007 ad diem 28 mensis Octobris anno 2009. Et Inquisitio suppletiva habita est a die 28 mensis Octobris anno 2011 ad diem 15 mensis Decembris anno 2011. Ambarum Inquisitionum validitatem iuridicam haec Congregatio de Causis Sanctorum die 1 mensis Octobris anno 2012 decrevit. Positio confecta, die 28 mensis Februarii anno 2017 Consultorum Historicorum subiecta est iudicio. Inde disceptatum est, usitatam iuxta normam, an Servi Dei veri uti martyres interfecti essent. Peculiaris Consultorum Theologrum Congressus die 19 mensis Novembris anno 2019 votum adfirmativum emisit. Patres Cardinales et Episcopi, Ordinaria in Sessione diei 6 mensis Octobris anno 2020 congregati, Servorum Dei martyrium agnoverunt.  

    Facta demum de hisce omnibus rebus Summo Pontifici Francisco per subscriptum Praefectum accurata relatione, Sanctitas Sua, vota Congregationis de Causis Sanctorum excipiens rataque habens, hodierno die declaravit: Constare de martyrio eiusque causa Servorum Dei Leonardi Melki et Thomae Georgii Saleh, Sacerdotum professorum Ordini Fratrum Minorum Capuccinorum, in casu et ad effectum de quo agitur.

    Hoc autem decretum publici iuris fieri et in acta Congregationis de Causis Sanctorum Summus Pontifex referri mandavit.

    Datum Romae, die 27 mensis Octobris a. D. 2020.