
Pier Giorgio Frassati
(1901 - 1925)
- 4 luglio
Laico, giovane militante in associazioni del laicato cattolico, si impegnò con tutto se stesso in iniziative di sviluppo sociale e di carità verso i poveri e i malati, finché morì colpito da paralisi fulminante
Pier Giorgio Frassati nacque a Torino il 6 aprile, sabato santo, del 1901 da Alfredo, fondatore del quotidiano “La Stampa” nel 1895, e da Adelaide Ametis.
La madre si distingue per il carattere forte ed il temperamento di artista. Un anno dopo i coniugi Frassati daranno a Pier Giorgio una sorella, Luciana, che diverrà sua inseparabile compagna di giochi e di studi. La famiglia Frassati può essere considerata appartenere all’alta borghesia locale ed è culturalmente di sentire liberale, con il padre agnostico e la madre credente in maniera formale: da questa Pier Giorgio riceve i primi rudimenti del cattolicesimo, mentre la fede, invece, maturerà in lui in maniera inaspettata, divenendo il fondamento stesso della sua vita.
Ricevette la sua formazione scolastica presso la scuola pubblica “Massimo d’Azeglio” e poi, l’“Istituto Sociale” dei Gesuiti. Il contatto con la spiritualità ignaziana e la formazione impartita portarono il giovane Pier Giorgio a fare la Comunione tutti i giorni, e successivamente ad entrare nelle Conferenze di San Vincenzo. Pur provenendo da una famiglia borghese, da giovane scelse di essere vicino ai bisognosi diventando il “facchino” dei poveri, trascinando per le vie di Torino i carretti carichi di masserizie degli sfrattati. Come membro della Conferenza di S. Vincenzo visitava le famiglie più bisognose alle quali offriva conforto e aiuti tangibili. La sua fede profonda si nutre di Eucaristia quotidiana, preghiera, confessione frequente. È innamorato della Parola di Dio: nel suo tempo è lettura riservata di fatto ai consacrati, ma lui si procura i testi per leggerli personalmente. Fidandosi totalmente delle parole di Gesù, vede nel prossimo la presenza di Dio, si considera «povero come tutti i poveri»: si prodiga in parole e gesti di carità fraterna, sia da solo che nella forma organizzata delle Conferenze di San Vincenzo, per le strade di Torino, nei quartieri poveri, al Cottolengo.
Nel 1918 si iscrisse ad Ingegneria meccanica (con specializzazione mineraria) per potersi dedicare a Cristo tra i minatori, che erano tra gli operai più umili e meno qualificati. Nel 1919 aderì alla FUCI (Federazione Universitaria Cattolica Italiana). Entrò a far parte dell’Azione Cattolica partecipando al circolo Milites Mariae facendo proprio il motto del PAS “Preghiera, Azione e Sacrificio”.
Nelle forti tensioni del primo dopoguerra è impegnato in un apostolato sociale, che lo vede presente anche nelle fabbriche. Convinto della necessità di riforme sociali, nel 1920 entra nel Partito Popolare Italiano che considera un utile strumento per poter realizzare una società più giusta. Nel medesimo periodo il padre è nominato Ambasciatore in Germania. A Berlino Pier Giorgio visita i quartieri più miseri ed entra in contatto con i circoli dei giovani studenti e operai cattolici tedeschi. Nel settembre 1921 a Roma, durante una grande manifestazione della Gioventù Cattolica, difende la bandiera del suo circolo dall’assalto delle Guardie Regie, venendo arrestato. Gli scritti di Santa Caterina da Siena e gli accesi discorsi di Savonarola lo spingono a entrare nel 1922 nel Terz’Ordine Domenicano con il nome di frate Girolamo. Da fervente discepolo di San Domenico, recitava ogni giorno il Rosario, affermando che “Il mio testamento – mostrando la corona del Rosario – lo porto sempre in tasca”. È iscritto a numerose associazioni ecclesiali, in cui riversa i tanti interessi della sua ardente vita cristiana.
Le sue giornate erano divise quindi tra preghiera, aiuto ai bisognosi, studio e amici. Dopo la sua morte, i genitori appresero dagli amici del figlio, e da coloro che avevano ricevuto il suo aiuto, lo stile di vita di questo ragazzo che correva per le strade di Torino, sempre a piedi perché i soldi per il tram li offriva in elemosina, per comprare le medicine per le persone ammalate, donando finanche i suoi indumenti per coloro che ne erano privi. I genitori lo rimproveravano spesso perché arrivava sempre tardi essendo all’oscuro della vita caritativa del loro figliolo.
Il giovane Pier Giorgio aveva pensato anche alla consacrazione sacerdotale ma scelse di vivere la vocazione alla santità nello stato laicale perché questo stile di vita gli permetteva di condividere da vicino il mondo degli operai e dei poveri attraverso un’azione sociale in prima persona.
A livello politico, pur essendo iscritto al Partito Popolare di don Sturzo, ne criticò alcune posizioni politiche tendenti ad appoggiare il nascente fascio.
È appassionato di montagna e di sport, e s’iscrive al Club Alpino Italiano e all’associazione Giovane Montagna. Organizza spesso gite con gli amici (la Società dei Tipi Loschi) che diventano occasione di apostolato. Va a teatro, all’opera, visita i musei, ama la pittura e la musica, conosce a memoria interi brani di Dante. È sempre attento, però, alle necessità degli altri, in particolare di poveri e ammalati, ai quali dona tempo, energie, la stessa vita.
Ormai quasi giunto al traguardo della laurea, gli mancavano due esami, muore per una poliomielite fulminante, contratta probabilmente nell’assistere i poveri. I primi sintomi, emicrania, inappetenza e febbre, si manifestarono il 30 giugno. Muore a Torino sabato 4 luglio 1925. Due giorni dopo, la folla trabocchevole ai funerali inizia a rivelare alla famiglia e al mondo la grandezza della sua testimonianza cristiana. Comincia così, a partire da questa grande fama sanctitatis il percorso che porterà alla sua beatificazione, presieduta dal Santo Padre San Giovanni Paolo II, in una piazza San Pietro gremita di fedeli.
Cappella Papale con il Rito di Canonizzazione dei Beati Pier Giorgio Frassati e Carlo Acutis
Alle ore 10.00 di questa mattina, XXIII Domenica del Tempo Ordinario, sul Sagrato della Basilica di San Pietro, il Santo Padre Leone XIV ha presieduto la Celebrazione Eucaristica e il Rito della Canonizzazione dei Beati Pier Giorgio Frassati e Carlo Acutis. Erano presenti le Delegazioni Ufficiali dall’Italia, dalla Gran Bretagna, dalla Polonia e dall’Ordine di Malta.
Pubblichiamo di seguito le parole a braccio del Santo Padre prima dell’inizio della Santa Messa e l’omelia che il Papa ha pronunciato dopo la proclamazione al Vangelo:
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Parole a braccio prima della Santa Messa con il Rito delle Canonizzazioni
Buongiorno a tutti! Buona domenica e benvenuti! Grazie!
Fratelli e sorelle, oggi è una festa bellissima per tutta l’Italia, per tutta la Chiesa, per tutto il mondo! E prima di cominciare la solenne celebrazione della Canonizzazione, volevo dire un saluto e una parola a tutti voi, perché, se da una parte la celebrazione è molto solenne, è anche un giorno di molta gioia! E volevo salutare soprattutto tanti giovani, ragazzi, che sono venuti per questa santa Messa! Veramente una benedizione del Signore: trovarci insieme con tutti voi che siete venuti da diversi Paesi. È veramente un dono di fede che vogliamo condividere.
Dopo la Santa Messa, se potete avere un po’ di pazienza, spero di venire e salutare voi in Piazza. E allora, se adesso siete lontani, speriamo almeno di poterci salutare…
Saluto i familiari dei due Beati quasi Santi, le Delegazioni ufficiali, tanti Vescovi e sacerdoti che sono venuti. Un applauso per tutti loro, grazie anche a voi per essere qui! Religiosi e religiose, l’Azione Cattolica!
Ci prepariamo per questa celebrazione liturgica con la preghiera, con il cuore aperto, volendo ricevere veramente questa grazia del Signore. E sentiamo tutti nel cuore la stessa cosa che Pier Giorgio e Carlo hanno vissuto: questo amore per Gesù Cristo, soprattutto nell’Eucaristia, ma anche nei poveri, nei fratelli e nelle sorelle. Anche tutti voi, tutti noi, siamo chiamati ad essere santi. Dio vi benedica! Buona celebrazione! Grazie per essere qui!
* * *
Cari fratelli e sorelle,
nella prima Lettura abbiamo sentito una domanda: «[Signore,] chi avrebbe conosciuto il tuo volere, se tu non gli avessi dato la sapienza e dall’alto non gli avessi inviato il tuo santo spirito?» (Sap 9,17). L’abbiamo sentita dopo che due giovani Beati, Pier Giorgio Frassati e Carlo Acutis, sono stati proclamati Santi, e ciò è provvidenziale. Questa domanda, infatti, nel Libro della Sapienza, è attribuita proprio a un giovane come loro: il re Salomone. Egli, alla morte di Davide, suo padre, si era reso conto di disporre di tante cose: il potere, la ricchezza, la salute, la giovinezza, la bellezza, il regno. Ma proprio questa grande abbondanza di mezzi gli aveva fatto sorgere nel cuore una domanda: “Cosa devo fare perché nulla vada perduto?”. E aveva capito che l’unica via per trovare una risposta era quella di chiedere a Dio un dono ancora più grande: la sua Sapienza, per conoscere i suoi progetti e aderirvi fedelmente. Si era reso conto, infatti, che solo così ogni cosa avrebbe trovato il suo posto nel grande disegno del Signore. Sì, perché il rischio più grande della vita è quello di sprecarla al di fuori del progetto di Dio.
Anche Gesù, nel Vangelo, ci parla di un progetto a cui aderire fino in fondo. Dice: «Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo» (Lc 14,27); e ancora: «Chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo» (v. 33). Ci chiama, cioè, a buttarci senza esitazioni nell’avventura che Lui ci propone, con l’intelligenza e la forza che vengono dal suo Spirito e che possiamo accogliere nella misura in cui ci spogliamo di noi stessi, delle cose e delle idee a cui siamo attaccati, per metterci in ascolto della sua parola.
Tanti giovani, nel corso dei secoli, hanno dovuto affrontare questo bivio nella vita. Pensiamo a San Francesco d’Assisi: come Salomone, anche lui era giovane e ricco, assetato di gloria e di fama. Per questo era partito per la guerra, sperando di essere investito “cavaliere” e di coprirsi di onori. Ma Gesù gli era apparso lungo il cammino e lo aveva fatto riflettere su ciò che stava facendo. Rientrato in sé, aveva rivolto a Dio una semplice domanda: «Signore, che vuoi che io faccia?». [1] E da lì, tornando sui suoi passi, aveva cominciato a scrivere una storia diversa: la meravigliosa storia di santità che tutti conosciamo, spogliandosi di tutto per seguire il Signore (cfr Lc 14,33), vivendo in povertà e preferendo all’oro, all’argento e alle stoffe preziose di suo padre l’amore per i fratelli, specialmente i più deboli e i più piccoli.
E quanti altri santi e sante potremmo ricordare! A volte noi li raffiguriamo come grandi personaggi, dimenticando che per loro tutto è cominciato quando, ancora giovani, hanno risposto “sì” a Dio e si sono donati a Lui pienamente, senza tenere nulla per sé. Sant’Agostino racconta, in proposito, che, nel «nodo tortuoso e aggrovigliato» della sua vita, una voce, nel profondo, gli diceva: «Voglio te». [2] E così Dio gli ha dato una nuova direzione, una nuova strada, una nuova logica, in cui nulla della sua esistenza è andato perduto.
In questa cornice, oggi guardiamo a San Pier Giorgio Frassati e a San Carlo Acutis: un giovane dell’inizio del Novecento e un adolescente dei nostri giorni, tutti e due innamorati di Gesù e pronti a donare tutto per Lui.
Pier Giorgio ha incontrato il Signore attraverso la scuola e i gruppi ecclesiali – l’Azione Cattolica, le Conferenze di San Vincenzo, la FUCI, il Terz’Ordine domenicano – e lo ha testimoniato con la sua gioia di vivere e di essere cristiano nella preghiera, nell’amicizia, nella carità. Al punto che, a forza di vederlo girare per le strade di Torino con carretti pieni di aiuti per i poveri, gli amici lo avevano ribattezzato “Frassati Impresa Trasporti”! Anche oggi, la vita di Pier Giorgio rappresenta una luce per la spiritualità laicale. Per lui la fede non è stata una devozione privata: spinto dalla forza del Vangelo e dall’appartenenza alle associazioni ecclesiali, si è impegnato generosamente nella società, ha dato il suo contributo alla vita politica, si è speso con ardore al servizio dei poveri.
Carlo, da parte sua, ha incontrato Gesù in famiglia, grazie ai suoi genitori, Andrea e Antonia – presenti qui oggi con i due fratelli, Francesca e Michele – e poi a scuola, anche lui, e soprattutto nei Sacramenti, celebrati nella comunità parrocchiale. È cresciuto, così, integrando naturalmente nelle sue giornate di bambino e di ragazzo preghiera, sport, studio e carità.
Entrambi, Pier Giorgio e Carlo, hanno coltivato l’amore per Dio e per i fratelli attraverso mezzi semplici, alla portata di tutti: la santa Messa quotidiana, la preghiera, specialmente l’Adorazione eucaristica. Carlo diceva: «Davanti al sole ci si abbronza. Davanti all’Eucaristia si diventa santi!», e ancora: «La tristezza è lo sguardo rivolto verso sé stessi, la felicità è lo sguardo rivolto verso Dio. La conversione non è altro che spostare lo sguardo dal basso verso l’Alto, basta un semplice movimento degli occhi». Un’altra cosa essenziale per loro era la Confessione frequente. Carlo ha scritto: «L’unica cosa che dobbiamo temere veramente è il peccato»; e si meravigliava perché – sono sempre parole sue – «gli uomini si preoccupano tanto della bellezza del proprio corpo e non si preoccupano della bellezza della propria anima». Tutti e due, infine, avevano una grande devozione per i Santi e per la Vergine Maria, e praticavano generosamente la carità. Pier Giorgio diceva: «Intorno ai poveri e agli ammalati io vedo una luce che noi non abbiamo». [3] Chiamava la carità “il fondamento della nostra religione” e, come Carlo, la esercitava soprattutto attraverso piccoli gesti concreti, spesso nascosti, vivendo quella che Papa Francesco ha chiamato «la santità “della porta accanto”» (Esort. ap. Gaudete et exsultate, 7).
Perfino quando la malattia li ha colpiti e ha stroncato le loro giovani vite, nemmeno questo li ha fermati e ha impedito loro di amare, di offrirsi a Dio, di benedirlo e di pregarlo per sé e per tutti. Un giorno Pier Giorgio disse: «Il giorno della morte sarà il più bel giorno della mia vita»; [4] e sull’ultima foto, che lo ritrae mentre scala una montagna della Val di Lanzo, col volto rivolto alla meta, aveva scritto: «Verso l’alto». [5] Del resto, ancora più giovane, Carlo amava dire che il Cielo ci aspetta da sempre, e che amare il domani è dare oggi il meglio del nostro frutto.
Carissimi, i santi Pier Giorgio Frassati e Carlo Acutis sono un invito rivolto a tutti noi, soprattutto ai giovani, a non sciupare la vita, ma a orientarla verso l’alto e a farne un capolavoro. Ci incoraggiano con le loro parole: “Non io, ma Dio”, diceva Carlo. E Pier Giorgio: “Se avrai Dio per centro di ogni tua azione, allora arriverai fino alla fine”. Questa è la formula semplice, ma vincente, della loro santità. Ed è pure la testimonianza che siamo chiamati a seguire, per gustare la vita fino in fondo e andare incontro al Signore nella festa del Cielo.
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[1] Leggenda dei tre compagni, cap. II: Fonti Francescane, 1401.
[2] Confessiones, II, 10, 18.
[3] Nicola Gori, Al prezzo della vita: “L’Osservatore romano”, 11 febbraio 2021.
[4] Irene Funghi, I giovani assieme a Frassati: un compagno nei nostri cammini tortuosi: “Avvenire”, 2 agosto 2025.
[5] Ibid.
BEATIFICAZIONE DI PIER GIORGIO FRASSATI
OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II
Domenica, 20 maggio 1990
“Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore . . . Lo Spirito di verità” (Gv 14, 15).
1. Nel tempo pasquale, a mano a mano che ci avviciniamo alla Pentecoste, queste parole diventano sempre più attuali. Sono state pronunziate nel cenacolo da Gesù, il giorno prima della passione, mentre si congedava dagli apostoli. La sua partenza - la partenza dell’amato Maestro mediante la morte e la risurrezione - apre la via a un altro Consolatore. Verrà il Paraclito: verrà, grazie proprio alla dipartita redentrice di Cristo, che rende possibile e inaugura la nuova presenza misericordiosa di Dio fra gli uomini. Lo Spirito di Verità, che il mondo non vede e non conosce, si fa, invece, conoscere dagli apostoli, “perché dimorerà presso di loro e in loro opererà” (Gv 14, 17). E di ciò, il giorno della Pentecoste, tutti diverranno testimoni.
2. La Pentecoste, tuttavia, è solo l’inizio, poiché lo Spirito di Verità viene per rimanere con la Chiesa “per sempre”, nell’incessante rinnovarsi delle generazioni future. E allora non solo agli uomini del suo tempo, ma a tutti noi e ai nostri contemporanei si rivolgono le parole dell’apostolo Pietro: “Adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi” (1 Pt 3, 15).
Nel nostro secolo, Pier Giorgio Frassati, che a nome della Chiesa oggi ho la gioia di proclamare beato, ha incarnato nella propria vita queste parole di san Pietro. La potenza dello Spirito di verità, unito a Cristo, lo ha reso moderno testimone della speranza, che scaturisce dal Vangelo, e della grazia di salvezza operante nel cuore dell’uomo. È diventato, così, il testimone vivo e il difensore coraggioso di questa speranza a nome dei giovani cristiani del secolo ventesimo.
3. La fede e la carità, vere forze motrici della sua esistenza, lo resero attivo e operoso nell’ambiente in cui visse, in famiglia e nella scuola, nell’università e nella società; lo trasformarono in gioioso ed entusiasta apostolo di Cristo, in appassionato seguace del suo messaggio e della sua carità.
Il segreto del suo zelo apostolico e della sua santità, è da ricercare nell’itinerario ascetico e spirituale da lui percorso; nella preghiera, nella perseverante adorazione, anche notturna, del Santissimo Sacramento, nella sua sete della parola di Dio, scrutata nei testi biblici; nella serena accettazione delle difficoltà della vita anche familiari; nella castità vissuta come disciplina ilare e senza compromessi; nella predilezione quotidiana per il silenzio e la “normalità” dell’esistenza.
È proprio in questi fattori che ci è dato scoprire la sorgente profonda della sua vitalità spirituale. Infatti, è attraverso l’Eucaristia che Cristo comunica il suo Spirito; è attraverso l’ascolto della sua parola che cresce la disponibilità ad accogliere gli altri, ed è pure attraverso l’abbandono orante nella volontà di Dio che maturano le grandi decisioni della vita. Solo adorando Dio presente nel proprio cuore, il battezzato può rispondere a chi “domandi ragione della speranza” che è in lui. E il giovane Frassati lo sa, lo sperimenta, lo vive. Nella sua esistenza la fede si fonde con la carità: saldo nella fede e fattivo nella carità, poiché la fede senza le opere è morta.
4. Certo, a uno sguardo superficiale, lo stile di Pier Giorgio Frassati, un giovane moderno pieno di vita, non presenta granché di straordinario. Ma proprio questa è l’originalità della sua virtù, che invita a riflettere e che spinge all’imitazione. In lui la fede e gli avvenimenti quotidiani si fondono armonicamente, tanto che l’adesione al Vangelo si traduce in attenzione amorosa ai poveri e ai bisognosi, in un crescendo continuo sino agli ultimi giorni della malattia che lo porterà alla morte. Il gusto del bello e dell’arte, la passione per lo sport e per la montagna, l’attenzione ai problemi della società non gli impediscono il rapporto costante con l’Assoluto.
Tutta immersa nel mistero di Dio e tutta dedita al costante servizio del prossimo: così si può riassumere la sua giornata terrena! La sua vocazione di laico cristiano si realizzava nei suoi molteplici impegni associativi e politici, in una società in fermento, indifferente e talora ostile alla Chiesa. Con questo spirito Pier Giorgio seppe dare impulso ai vari movimenti cattolici, ai quali aderì con entusiasmo, ma soprattutto all’Azione Cattolica, oltre che alla FUCI, in cui trovò vera palestra di formazione cristiana e campi propizi per il suo apostolato. Nell’Azione Cattolica egli visse la vocazione cristiana con letizia e fierezza e s’impegnò ad amare Gesù e a scorgere in lui i fratelli che incontrava nel suo sentiero o che cercava nei luoghi della sofferenza, dell’emarginazione e dell’abbandono per far sentire loro il calore della sua umana solidarietà e il conforto soprannaturale della fede in Cristo.
Morì giovane, al termine di un’esistenza breve, ma straordinariamente ricca di frutti spirituali, avviandosi “alla vera patria a cantare le lodi a Dio”.
5. L’odierna celebrazione invita tutti noi ad accogliere il messaggio che Pier Giorgio Frassati trasmette agli uomini del nostro tempo, soprattutto a voi, giovani, desiderosi di offrire un concreto contributo di rinnovamento spirituale a questo nostro mondo, che talora sembra sfaldarsi e languire per mancanza di ideali.
Egli proclama, con il suo esempio, che è “beata” la vita condotta nello Spirito di Cristo, Spirito delle Beatitudini, e che soltanto colui che diventa “uomo delle Beatitudini” riesce a comunicare ai fratelli l’amore e la pace. Ripete che vale veramente la pena sacrificare tutto per servire il Signore. Testimonia che la santità è possibile per tutti e che solo la rivoluzione della carità può accendere nel cuore degli uomini la speranza di un futuro migliore.
6. Sì, “stupende sono le opere del Signore . . . Acclamate a Dio da tutta la terra” (Sal 66, 1-3). I versetti del Salmo, che risuonano nella liturgia dell’odierna domenica, sono come un’eco viva dell’anima del giovane Frassati. È noto, infatti, quanto egli abbia amato il mondo creato da Dio!
“Venite a vedere le opere di Dio”: anche questo è un invito che si raccoglie dalla sua giovane anima e si rivolge in modo particolare ai giovani.
“Mirabile Dio nel suo agire sugli uomini” (Sal 66, 5). Mirabile il suo agire per gli uomini! Occorre che gli occhi umani - occhi giovani, occhi sensibili - sappiano ammirare le opere di Dio, nel mondo esterno e visibile. Occorre che gli occhi dell’anima sappiano volgersi da questo mondo esterno e visibile a quello interno e invisibile: e così possano svelare all’uomo quelle dimensioni dello spirito nelle quali si riflette la luce del Verbo che illumina ogni uomo. In questa luce opera lo Spirito di verità.
7. Ecco l’uomo “interiore”! E tale ci appare Pier Giorgio Frassati. Difatti, tutta la sua vita sembra riassumere le parole di Cristo che troviamo nel Vangelo di Giovanni: “Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui” (Gv 14, 23).
Egli è l’uomo “interiore” amato dal Padre, perché molto ha amato! Egli è anche l’uomo del nostro secolo, l’uomo moderno, l’uomo che ha tanto amato! Non è forse l’amore la cosa più necessaria al nostro XX secolo, al suo inizio come alla sua fine? Non è forse vero che soltanto ciò resta, senza mai perdere la sua validità: il fatto che “ha amato”?
8. Egli se ne è andato giovane da questo mondo, ma ha lasciato un segno nell’intero secolo, e non soltanto in questo nostro secolo. Egli se ne è andato da questo mondo, ma, nella potenza pasquale del suo Battesimo, può ripetere a tutti, in particolar modo alle giovani generazioni di oggi e di domani: “Voi mi vedrete, perché io vivo, e voi vivrete!” (Gv 14, 19).
Queste parole furono pronunciate da Gesù Cristo, mentre si congedava dagli apostoli, prima di affrontare la passione. Mi piace raccoglierle dalla bocca stessa del novello beato, quale suadente invito a vivere di Cristo, in Cristo. Ed è invito valido tuttora, valido anche oggi, soprattutto per i giovani di oggi. Valido per tutti noi. Invito valido che ci ha lasciato Pier Giorgio Frassati. Amen.