Józef e Wiktoria Ulma e i loro sette figli

Józef e Wiktoria Ulma e i loro sette figli

(† 24 marzo 1944)

Beatificazione:

- 10 settembre 2023

- Papa  Francesco

Ricorrenza:

- 7 settembre

Coniugi Laici con sette figli uccisi in odio alla fede il 24 marzo 1944, che pur consapevoli del rischio e nonostante le ristrettezze economiche, nascosero in casa una famiglia di religione ebraica per un anno e mezzo. Scoperti, furono tutti trucidati, compreso il bimbo ancora nel grembo di Wiktoria

  • Biografia
  • Decreto sul Martirio
La scelta di aiutare gli ebrei venne ponderata alla luce del comandamento dell’amore e dell’esempio del buon samaritano, come risulta dalle sottolineature vergate sulla loro Bibbia

 

La Causa tratta del martirio dell’intera famiglia Ulma avvenuto nel contesto della persecuzione contro gli ebrei scatenatasi in Polonia nel 1939 a seguito dell’invasione nazista. Nel 1942, dopo la decisione hitleriana di attuare l’infame “soluzione finale”, gli Ulma accolsero in casa la famiglia ebrea di Saul Goldmann composta di 8 persone. Pur consapevoli del rischio e nonostante le ristrettezze economiche, gli Ulma nascosero i Goldmann per un anno e mezzo. Il 24 marzo 1944 si presentarono dei gendarmi che perquisirono l’abitazione. Scoperti i Goldmann, i poliziotti trucidarono le due famiglie.

I Martiri sono:

1. Józef Ulma. Nato il 2 marzo 1900 a Markowa (Polonia), si diplomò alla scuola agricola di Pilzno. Il 7 luglio 1935 sposò Wiktoria Niemczak. A Markowa Józef aveva una fattoria, commerciava in ortaggi, si occupava di frutticoltura, insegnando nel villaggio tecniche di coltivazione e di allevamento di api e bachi da seta e produceva anche, in modo artigianale, pellame. Inoltre, dirigeva una cooperativa lattiero-casearia ed era iscritto a una cooperativa sanitaria a Markowa. Era un fervente cristiano. Frequentava abitualmente la parrocchia di Santa Dorotea di Markowa, era il bibliotecario nel Circolo della Gioventù Cattolica e membro attivo dell’Unione della Gioventù Rurale “Wici”. Era benvoluto da tutti in paese ed era in buoni rapporti di amicizia con gli ebrei.

2. Wiktoria Niemczak. Nata il 10 dicembre 1912 a Markowa (Polonia), dopo il matrimonio con Józef Ulma, si dedicò alla casa e ai figli, aiutando il marito nelle sue attività e partecipando insieme a lui alla vita della comunità cristiana di Markowa. Si dedicava anche al teatro, prendendo parte alle recite del gruppo teatrale amatoriale dell’Unione della Gioventù Rurale “Wici”. Apparteneva, assieme al marito, alla Confraternita del Rosario Vivente, partecipando attivamente alle iniziative di preghiera e di apostolato.

3. Stanisława, nata il 18 luglio 1936;

4. Barbara, nata il 6 ottobre 1937;

5. Władysław, nato il 5 dicembre 1938;

6. Franciszek, nato il 3 aprile 1940;

7. Antoni, nato il 6 giugno 1941;

8. Maria, nata il 16 settembre 1942;

9. il settimo figlio, fu trovato nato la settimana successiva, quando alcuni uomini dissotterrarono la famiglia Ulma per una sepoltura più degna.

Pertanto, l’età dei piccoli va dagli otto anni a neanche un giorno.

Il martirio materiale è sufficientemente provato. Riguardo al martirio materiale, la famiglia Ulma venne uccisa dai poliziotti nazisti il 24 marzo 1944, subito dopo la famiglia Goldmann.

Riguardo al martirio formale ex parte persecutoris, guidava la spedizione il comandante Eilert Diecken e tra gli esecutori vi era il gendarme Joseph Kokott. Essi furono mossi da odio antisemita e da un’avversione anticristiana persino prevalente, non solo teorica o remota. Benché non fosse richiesto dai regolamenti della gendarmeria, Diecken aveva abiurato dalla fede cristiana – evangelica – proprio entrando nella polizia nazista. Anche Kokott, pur non appartenendo alle SS, esibiva sul berretto la “testa di morto” che distingueva pure i membri dei gruppi himmleriani di matrice satanista e esoterica, gli stessi a cui apparteneva probabilmente Diecken. Il comandante volle selezionare personalmente il gruppo di fuoco per la spedizione contro gli Ulma, assicurandosi che vi fossero i gendarmi più feroci, tra cui Kokott. Essi erano in servizio nel villaggio: conoscevano la militanza cattolica degli Ulma e la motivazione evangelica della loro ospitalità, estranea all’interesse economico. Gli infanticidi erano nefandezze totalmente discontinue rispetto a qualsiasi “giustificazione penale”. Tre o quattro bambini degli Ulma furono uccisi proprio da Kokott, che poi reagì alla richiesta di sepolture separate per ebrei e cristiani minacciando di morte il seppellitore e sparandogli vari colpi. Il massacro fu “festeggiato” con sghignazzi e bevute di vodka, come in un macabro rituale.

Per quanto riguarda il martirio formale ex parte victimarum, gli Ulma frequentavano la parrocchia. La scelta di aiutare gli ebrei venne ponderata alla luce del comandamento dell’amore e dell’esempio del buon samaritano, come risulta dalle sottolineature vergate sulla loro Bibbia. I bambini erano battezzati e coinvolti nella fede operosa dei genitori. Per il nascituro vi fu il battesimo di sangue.

La fama di martirio è rimasta costante nel tempo malgrado le complesse vicende storiche della Polonia ed è giunta sino a oggi, unita ad una certa fama signorum.

 

DICASTERO DELLE CAUSE DEI SANTI

 

PREMISLIENSIS LATINORUM

BEATIFICATIONIS seu DECLARATIONIS MARTYRII

Servorum Dei

IOSEPHI ULMA et VICTORIAE ULMA

coniugum

necnon VII SOCIORUM

eorum filiorum

 († die 24 mensis Martii anno 1944)

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DECRETO SUL MARTIRIO

 

“Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici” (Gv 15, 12-13). 

Fedeli a questo comando ed insegnamento di Cristo, che come Agnello innocente diede la vita perché l’umanità intera fosse sottratta al dominio del peccato e della morte, i Servi di Dio Józef e Wiktoria Ulma, unitamente ai loro sette figli e compagni di martirio, diedero una testimonianza straordinariamente coraggiosa ed estremamente chiara del Vangelo. Con le loro vite donate, segnate da una profonda intimità con il Signore fino al culmine di offrirsi in modo cruento per amore cristiano del prossimo, hanno mostrato i lineamenti del vero discepolo di Cristo, il quale, col suo agire, è segno di quel bene silenzioso e sofferto, con cui il Risorto prepara i suoi alla vittoria definitiva che si compirà al suo ritorno.

Il Servo di Dio Józef Ulma nacque il 2 marzo 1900 a Markowa, nella regione sud orientale dell’odierna Polonia. Si diplomò alla scuola agricola di Pilzno. Il 7 luglio 1935 sposò Wiktoria Niemczak. A Markowa il Servo di Dio aveva una fattoria di alcuni ettari, commerciava in ortaggi, si occupava di frutticoltura, peraltro insolita al tempo in quella regione, nonché di apicoltura e allevamento di bachi da seta. Lo attraeva la fotografia. Dirigeva inoltre una cooperativa lattiero casearia ed era iscritto ad una cooperativa sanitaria locale. Fervente cristiano, frequentava da sempre, con assiduità, la parrocchia di Santa Dorotea, era il bibliotecario del Circolo della Gioventù Cattolica e membro attivo dell’Unione della Gioventù Rurale detta “Wici”. Per il suo carattere e condotta di vita, in paese era benvoluto da tutti. Aveva amici fra le famiglie ebree di Marcowa ed intratteneva rapporti di lavoro con alcuni ebrei di Łańcut.

La Serva di Dio Wiktoria Ulma, il cui cognome da nubile era Niemczak, nacque il 10 dicembre 1912 nella stessa città del marito. All’età di sei anni rimase orfana della madre. Frequentò alcuni corsi presso l’Università Popolare di Gać ma, dopo il matrimonio con Józef Ulma, si dedicò alla casa e ai figli, aiutando il marito nelle sue attività e partecipando insieme con lui alla vita della comunità parrocchiale del luogo. Si dava da fare, tra le altre cose, nel gruppo teatrale amatoriale della “Wici” e prendeva parte col marito alle iniziative di preghiera ed apostolato della Confraternita del Rosario Vivente, di cui ambedue erano membri.

Dal matrimonio dei Servi di Dio Józef e Wiktoria Ulma vennero alla luce a Markowa i Servi di Dio: Stanisława, nata il 18 luglio 1936; Barbara, nata il 6 ottobre 1937; Władysław, nato il 5 dicembre 1938; Franciszek, nato il 3 aprile 1940; Antoni, nato il 6 giugno 1941; Maria, nata il 16 settembre 1942. A questi si aggiunge un settimo figlio, anch’egli Servo di Dio, ancora nel grembo della madre e ormai prossimo alla nascita il giorno in cui questa venne assassinata.

Nel contesto della “soluzione finale” ordinata da Adolf Hitler, si stabilì in Polonia la pena di morte per chiunque avesse nascosto ebrei e li avesse così sottratti all’arresto da parte delle autorità tedesche. In tale circostanza la famiglia dei Servi di Dio, ben consapevole dell’alto rischio, spinta da un sincero amore per Cristo e per il prossimo, ebbe ad esercitare, per oltre un anno e mezzo, un’esemplare ed eroica carità di accoglienza e di cura. In un primo tempo, gli Ulma aiutarono tre ragazze ebree, fuggite ai rastrellamenti, infine scoperte dai nazisti e trucidate nei boschi. Alla fine del 1942 poi, otto ebrei di Markowa e di Łańcut chiesero ed ottennero di essere ospitati e nascosti in casa dei Servi di Dio.

Il 24 marzo 1944, vigilia della festa dell’Annunciazione, poco prima dell’alba, si presentò all’abitazione degli Ulma un drappello di militari, formato da cinque uomini della Ordnungspolizei tedesca e da alcuni agenti della Polizia Polacca, la cosiddetta “Polizia blu”, accompagnati da quattro carrettieri per la conduzione degli automezzi. Erano partiti dalla caserma di Łańcut poco dopo la mezzanotte. Guidava la spedizione il comandante Eilert Diecken, originario della Germania, uno fra gli uomini più imbevuti delle dottrine filosofiche dell’ideologia nazionalsocialista, assistito da Joseph Kokott, personaggio di particolare crudeltà, tanto da far pensare aderisse a culti satanisti. Trovati gli otto ebrei ospitati in casa Ulma, li uccisero. Parimenti furono massacrati, a colpi di alma da fuoco, Józef, Wiktoria Ulma e tutti i loro figli. I cadaveri furono sepolti in quel luogo in due fosse distinte, una per i Servi di Dio e una per gli ebrei. In seguito, alcune persone disseppellirono con grande rispetto i corpi dei Servi di Dio e, dopo averli composti in bare, li inumarono nuovamente nello stesso luogo. Fu in quella occasione che si vide chiaramente lo stato avanzato della gravidanza del nascituro. L’11 gennaio 1945 gli stessi cadaveri furono trasportati segretamente al cimitero parrocchiale.

I Servi di Dio Józef e Wiktoria Ulma erano persone di profonda fede cristiana, si impegnavano nella comunità ecclesiale locale ed offrivano un’alta testimonianza cristiana. Erano adeguatamente disposti al martirio, che cristianamente accettarono. Nell’accoglienza degli ebrei in casa propria non si vede pertanto altro motivo, se non la carità cristiana, che caratterizzava la loro vita e la loro famiglia. Nel dare rifugio alle famiglie ebree, si erano lasciati ispirare infatti dal primato della carità, dell’accoglienza e della cura, come raccontato dal Signore Gesù nella parabola del buon samaritano, che per altro, in un volume antologico della Bibbia utilizzato dalla famiglia Ulma, una mano aveva sottolineato. Nella loro scelta di contravvenire ad una legge ingiusta e violenza non vi è traccia di spavalderia o sfida all’autorità di polizia, così come non sussiste alcun motivo plausibile per dubitare della loro perseveranza fino alla fine nella disposizione al martirio.

L’antisemitismo del regime nazionalsocialista, che si espresse fin dall’origine come un profondo odio contro la religione, non tardò a manifestarsi apertamente come persecuzione anticristiana ed anticattolica. Il comandante Diecken, che può essere considerato alla stregua di un mandante dell’omicidio dei Servi di Dio, aveva assimilato completamente la dottrina pangermanista, nonché le sue concezioni mitiche e legate alla magia; di confessione evangelica, aveva spontaneamente abiurato al cristianesimo e si ha pure prova del suo interesse per l’occultismo e della sua tendenza per i culti satanisti. Per la spedizione a casa degli Ulma, egli volle per l’appunto selezionare personalmente il gruppo di militari, assicurandosi che vi fossero i più accaniti e feroci. Tra questi, Joseph Kokott, noto per le sue simpatie verso i gruppi himmleriani di matrice satanista ed esoterica. Nell’accanimento dunque contro i coniugi Ulma, nonché nel massacro dei loro figli ancora piccoli, totalmente discontinuo rispetto a qualsiasi giustificazione di legalità penale, si intravvede come gli aguzzini fossero spinti da un peculiare odio viscerale, e non solo dal dovere di rispettare una norma stabilita. I Servi di Dio erano conosciuti da tutti come ferventi cattolici, il loro comportamento non poteva quindi non essere percepito dai persecutori come intimamente collegato con la loro fede. Essi sapevano bene, oltre ogni dubbio, che i Servi di Dio, nel trasgredire la legge, erano animati da carità cristiana e non da spirito di opposizione al nazismo. La serie di omicidi da loro perpetrati venne perciò a configurarsi, nella fattispecie del caso, come un odio contro la virtù della carità cristiana e i suoi atti, nella sua profonda ed inscindibile legame con la fede cristiana. Non a caso, come in un macabro rituale, il massacro fu festeggiato con sghignazzi e celebrato con abbondante consumazione di superalcolici. Quello che è passato alla storia come “Olocausto” degli ebrei, nel caso della famiglia Ulma, che ospitò e protesse gli ebrei, se anche non fu specificatamente anticristiano, sicuramente divenne espressione di un odio antidivino da parte dei loro uccisori.

Quanto ai sette compagni di martirio dei Servi di Dio Józef e Wiktoria, ossia tutti i loro figli, i sei bambini venuti alla luce erano battezzati e del tutto coinvolti nella fede operosa dei genitori; per il nascituro, vi fu il battesimo di sangue. Nella loro uccisione, intesa come testimonianza di fede e di amore a Cristo, si ravvedono elementi analoghi alla vicenda dei Santi Martiri Innocenti, dei quali si celebra la santità secondo il racconto dell’evangelista Matteo (2, 13-18).

La memoria dell’eroica azione della famiglia Ulma e le tragiche conseguenze della loro fedeltà ai principi dell’amore evangelico per il prossimo, è stata costantemente presente presso gli abitanti di Marcowa, assumendo i caratteri di una vera e propria fama di martirio. Col passare dei decenni tale fama non ha minimamente accennato ad estinguersi o a diminuire. Si stabilì pertanto di intraprendere l’iter canonico per il riconoscimento del loro martirio in vista della loro beatificazione.

L’Inchiesta diocesana rientrò nella Causa, istruita nella diocesi di Pelplin, riguardante un gruppo di 122 presunti martiri. Nell’ambito dell’Inchiesta diocesana, condotta fra il 2003 e il 2011, per raccogliere le testimonianze e i documenti sulla vicenda martiriale degli Ulma, si celebrò una Inchiesta rogatoriale presso la Curia ecclesiastica di Przemyśl dei Latini, dal 29 settembre 2003 al 25 aprile 2008. Il 10 maggio 2013 la Congregazione delle Cause dei Santi ha emesso il decreto di validità giuridica dell’intera Inchiesta diocesana della suddetta Causa riguardante il martirio presunto di 122 Servi di Dio. Considerato il legame della fama di martirio con il territorio e soprattutto al fine di mettere in maggiore risalto gli elementi particolari della loro testimonianza, il 31 gennaio 2017 Adam Szal, Arcivescovo Metropolita di Przemyśl dei Latini, richiese che i Servi di Dio Józef e Wiktoria Ulma, insieme ai sette Servi di Dio loro figli, fossero scorporati da quella Causa. Con riscritto del 20 febbraio 2017 la Congregazione delle Cause dei Santi accolse la richiesta. Si è quindi redatta la Positio, che venne sottoposta al giudizio dei Consultori Storici il 23 febbraio 2021. Il 22 febbraio 2022 si è quindi tenuto il Congresso Peculiare dei Consultori Teologi. I Padri Cardinali e Vescovi hanno inoltre discusso la Causa nella Sessione Ordinaria del 6 dicembre 2022. Ed in entrambi i consessi, posto il dubium se quello dei Servi di Dio si sia trattato di un vero e proprio martirio in odium fidei e per la fede e la carità cristiana, gli uni e gli altri hanno dato risposta affermativa.

Il sottoscritto Cardinale Prefetto ha quindi riferito tutte queste cose al Sommo Pontefice Francesco. Sua Santità, accogliendo e confermando i voti del Dicastero delle Cause dei Santi, ha oggi dichiarato: Constano il martirio e la causa che lo ha determinato dei Servi di Dio Józef Ulma e Wiktoria Ulma, coniugi, nonché dei 7 Compagni, loro figli, nel caso e per le finalità di cui si tratta.

Il Sommo Pontefice ha poi disposto che il presente decreto venga pubblicato e inserito negli atti del Dicastero delle Cause dei Santi.

Dato a Roma, il 17 dicembre dell’anno del Signore 2022.

 

Marcello Card. Semeraro

Prefetto

 

                                        + Fabio Fabene

                                    Arciv. tit. di Montefiascone

                                    Segretario